“Toby! Vuoi dirmi dove mi stai
portando?!”
Doveva essere una giornata normalissima, per Spencer:
avrebbe studiato un po’ con Toby, poi sarebbe uscita
con Aria, Hanna ed Emily; avrebbero preso il solito caffè al solito bar, e poi
sarebbe tornata a casa. Ordinaria amministrazione.
Il piano era sfumato quando Toby
era arrivato a casa sua in moto, le aveva bendato gli occhi, le aveva messo il
casco e l’aveva portata via.
“Te l’ho detto, ti ho presa in ostaggio e chiederò dei soldi
alla tua famiglia per farti avere indietro.” Ripeté per l’ennesima volta il
ragazzo.
Spencer sbuffò.
“Dai… dimmelo!” Gli diede una
pacca sulla schiena, prima di riaggrapparsi forte a lui: non si era ancora
abituata alla velocità a cui andava sempre il ragazzo, la spaventava
terribilmente, soprattutto dopo l’incidente che aveva avuto con Melissa.
“Non riesci nemmeno a picchiarmi.” Ridacchiò Toby.
“No, sei tu che stai andando troppo forte!”
“Tanto siamo quasi arrivati.”
Aveva ragione: rallentò lentamente, quasi non volesse
fermarsi; la aiutò a scendere dalla moto, poi le tolse la benda.
Spencer si trovò davanti allo spettacolo più bello che
avesse mai visto.
Erta in mezzo al bosco, c’era la casa che più adorava;
l’aveva vista un sacco di volte, ma era come se fosse la prima: avvolta nel verde,
sopra una roccia dalla quale scendeva una cascata.
Vedere la Casa sulla Cascata era una delle cose che più la
emozionavano al mondo: ricordava come se fosse il giorno precedente la prima
volta in cui l’aveva visitata, con i suoi genitori e Melissa. Mentre erano
distratti, si era allontanata ed era finita in un’ala della casa vietata al
pubblico; Spencer ricordava una stanza matrimoniale stupenda, con un’enorme
finestra che dava sul torrente e con un letto comodissimo sul quale si era
addormentata. Quando l’avevano ritrovata, aveva urlato che da grande sarebbe
vissuta lì.
“Sei rimasta a bocca aperta.” Commentò il ragazzo.
“Amo questa casa.”
“Lo so.”
Toby le sorrise, stringendole la
mano e portandola in mezzo alla folla che stava per visitarla.
Spencer prese il portafoglio; erano solo venti dollari, ma
le dava fastidio ogni volta che Toby le offriva
qualcosa, anche una bibita.
“Ehi.” La fermò lui, stringendole il polso. “Ti ho detto che
sei il mio ostaggio, quindi devi stare inerme e fare quello che ti dico io.”
Spencer sbuffò.
“Ok… ok.” Mormorò, richiudendo la
borsa.
“E’ la prima volta che vengo qui.” Disse, seguendo la gente.
“Non mi ci hanno mai portato.”
“Stai scherzando?”
Il ragazzo scosse la testa, guardandosi intorno.
“E’ davvero magnifica.”
Toby le strinse la mano, entrando
nella casa.
Era esattamente come Spencer la ricordava: il pavimento di
legno, i mobili essenziali, quelle enormi finestre che davano sul bosco e sull’acqua.
Era tutto meraviglioso.
Il ragazzo la trascinava da una parte e dall’altra,
osservando ogni minimo particolare, per poi passare avanti e tornare indietro:
era curioso e sorrideva, e Spencer adorava quando Toby
sorrideva. Il suo sorriso era una di
quelle cose che la rendeva felice.
“Ti immagini come sarebbe vivere qui?” Disse ad un certo
punto, guardando la cascata scorrere sotto di loro.
“E’ stato il mio sogno fin da bambina.”
“Lontani da tutto… senza andare a
scuola, senza pensare ai tuoi genitori che ci giudicano…”
“…senza Jenna.” Concluse la
ragazza, stringendogli la mano.
“Senza Jenna.” Toby sospirò, prima
di lasciargliela e andare a guardare da un’altra finestra.
Spencer lo guardò da lontano, per poi correre verso l’uscita;
Toby non l’avrebbe notato, sarebbe mancata solo per
qualche minuto. Cercò nella borsa la carta di credito che i suoi genitori le
avevano dato per le emergenze, prima di correre dal custode; sperava che la sua
idea venisse ascoltata.
Qualche minuto dopo, corse da lui.
“Vieni.” Disse, stringendogli il polso e portandolo fuori da
quella stanza.
“Ma qui non possiamo andare… è
chiuso al pubblico.”
“Tu vieni.”
“Dove mi stai portando?” Chiese Toby,
curioso.
“Sei diventato il mio ostaggio, ora sei tu che non devi
chiedere niente.” Ridacchiò Spencer.
“Ma è quasi l’ora di chiusura!”
“Appunto.”
“Come appunto?
Spencer?”
Arrivarono dove la ragazza voleva portarlo: la stanza dei
suoi sogni, quella in cui si era persa quella volta da piccola, quella dove
avrebbe voluto dormire una volta cresciuta.
“Ho affittato questa casa per la notte.”
“Hai…?”
“Volevo che la tua prima visita fosse speciale tanto quanto
lo è stata la mia.”
Si sedette sul letto, invitandolo a fare lo stesso; poi, lo
baciò dolcemente.
Sentiva che quella sarebbe stata una notte speciale.
*************************************************************************
Piccole note post-storia:
La casa di cui parlo, è la Casa sulla Cascata in
Pennsylvania, qui un
link per vederla ^^
Ringrazio la mia cara Eleanor_Siddal
per avermi sostenuta ^^
Spero vi sia piaciuta!