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- Salve! Altra grande, gigantesca cavolata! Questa sinceramente
non so neanche da dove mi sia venuta fuori, lo giuro, per di più è scritta male….
mi sa che devo smetterla di scrivere alle 3 di notte.
- Spero che vi piaccia, spero di postare il prossimo capitolo
nei prossimi giorni. Ciao da pinca^^!
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- Un particolare di Lovino che non si poteva ignorare
assolutamente era la sua cocciutaggine.
- Era testardo, caparbio. Se si metteva in testa una cosa,
tirava dritto peggio di un mulo. Considerando però anche la natura della
domanda, la ragazza stesa al fianco del meridionale capì immediatamente che ad
allarmarla non doveva essere la sua insistenza ma ciò che si celava dietro.
- Latente, si era fatta avanti nella mente di Lovino quella
curiosità inopportuna, che quasi ogni altro pensiero si era riuscita a divorare
nel giro di due giorni, alimentata da una cocente gelosia che, peggio di
tizzoni ancora luminescenti sotto la cenere, stava tornando ad accendere un intero fuoco.
- E Rosalia gli diede le spalle e si accoccolò meglio sotto le
lenzuola, ignorando per la seconda volta la stessa domanda: -Sei stata con
qualcuno prima di me?- e si domandava perché, come e chi gli avesse messo quel
grillo per la testa.
- In verità a Lovino erano bastati due minuti di conversazione
con Antonio e Francis. Ok, stavano parlando tra di loro e gli era capitato di
sentire un nome, un nome che nessuno avrebbe dovuto pronunciare con tanta
malizia di fronte al bancone di un bar: il nome della Sua Sicilia.
- Quei due si erano accorti immediatamente della sua presenza
alle loro spalle, e per rincarare la dose, in aperta beffa, gli avevano sorriso
scaltri e gli avevano domandato: -Romano, come sta la sorellina?-
- Quei due bastardi! Quella era stata una provocazione bella e
buona! E fu sul punto di spaccare la faccia ad entrambi, se non fosse stato per
l’intervento disarmante di Feliciano, che come al solito non aveva avvertito il
minimo sentore di malizia, interpretando la domanda dei due come puro e cortese
interesse nei confronti della sorella.
- A Lovino aveva dato tanto fastidio quell’episodio che non
aveva fatto altro che pensarci in quei due giorni.
- Alla fine non aveva resistito, e dopo aver dato sfoggio ad
una delle peggiori performance della sua vita, si ritrovò a fissare il soffitto
bianco, sdraiato sul letto della ragazza che già da tempo aveva smesso di considerare
sua sorella maggiore, dando finalmente sfogo alla sua inquietudine.
- Lei per un attimo non reagì in alcun modo. Poi l’aveva
guardato con quel suo sguardo di insufficienza e derisione. Ecco, su questo lei
era esperta. Riusciva a essere due cose opposte nello stesso momento, cosa
impossibile anche per una moneta.
- Aveva fatto un lieve “ah”, di chi aveva compreso, stringendo
le sopracciglia verso l’alto, e alla fine gli aveva dato le spalle.
- Quello non fu affatto un buon segno per Lovino, già con i nervi
a pezzi.
- -Dimmelo!- in quell’ordine si poté avvertire chiaramente
l’allarmante gelosia divampare.
- -Uffa! Lovino, ma che domande fai!- si lamentò Rosalia
svilita dalla stanchezza e dal caldo.
- -Rispondimi!-
- -A cosa?- fece lei gnorri, sperando vivamente che la
smettesse immediatamente con quel discorso.
- -Sei stata con qualcun’altro prima di stare con me?-
- -Sai già la risposta….-
- -No che non la so, altrimenti non te l’avrei chiesto!-
- -Ma sono domande da fare? Dormi Lovino!- lo rimproverò
dandogli un calcio sotto le lenzuola.
- -Sei stata con qualcuno!- questa fu una accusa bella e
buona, chiaro segno che Lovino stava smettendo di ragionare come una persona
normale. Quindi la cosa più logica da fare per lei fu ignorarlo finché non gli
fosse passata.
- -Perché non rispondi?-
- Romano si mise dritto sui gomiti e la fissò truce. –Rosalì,
perché non mi rispondi?-
- -Perché non ho niente da dirti....- borbottò con un filo di
voce lei, come se stesse lì per addormentarsi.
- -Perché non sei stata con nessuno? Per questo non hai niente
da dirmi?-
- Rosalia sospirò con pazienza. -Lovino, ma ti pare possibile?-
con una mano vagò cercando il ragazzo dietro di se, e una volta trovalo lo
spintono leggermente. -Non fare domande della quale non vorresti conoscere la
risposta! Dormi…-
- Ma quella per Lovino fu peggio di una risposta. Voleva dire
che era peggio di quello che si aspettava!
- Guardò dinnanzi a se la parete luminosa e deglutì facendosi
coraggio. -Quanti?-
- Ma Sicilia lo ignorò. Aveva chiuso gli occhi e questo per
lei voleva dire non essere più disponibile per niente, nemmeno per una
parolina.
- Lovino perse la pazienza e la afferrò per il braccio
scuotendola malamente.
- -Maledetta femmina, dimmelo!-
- Ma niente, neanche una smorfia di fastidio.
- -Non puoi fare finta di dormire! Guarda che lo voglio
sapere, non lascerai cadere così l’argomento!-
- Incredulo per la tenacia, si mise seduto dritto con un
broncio contrariato e furioso, e le braccia incrociate sulle ginocchia.
- -Femmina omertosa!-
- Quella parla, proprio quell’ultima parola ebbe il potere di
farle sbarrare gli occhi e bastò a ribaltare la situazione a sfavore di lui.
L’aveva apertamente provocata!
- Per Lovino sarebbe stato meglio seguire il suo consiglio,
non avrebbe dovuto fare una domanda della quale non avrebbe voluto, veramente,
sapere la risposta. Certe cose a volte dovevano restare ignote per il bene di
tutti, ma soprattutto per il suo e del suo stato mentale.
- Ma questo non lo comprese neanche quando Sicilia, con un
sorriso diabolico e vendicativo, si appoggiò docilmente sul suo petto,
disegnandovi cerchi invisibili con le dita.
- Un’altra cosa che Lovino non avrebbe imparato mai, era
quella di non provocare una femmina. Che questa fosse Rosalia, o qualunque
altra, non aveva importanza, era proprio il genere pericoloso di natura, e lui
era un ragazzo dall’animo semplice, una facile vittima in sostanza.
- -Vuoi veramente saperlo?- gli chiese con fare da gattamorta,
che diede una gran soddisfazione a Lovino, convinto di averla finalmente avuta
vinta. Come si sentiva maschio in quel momento non lo si era sentito mai! Era
proprio convinto il ragazzo!
- Poverino, pensò Sicilia arricciando diabolicamente l’angolo
sinistro delle labbra. –Allora ti dirò tutto, così amore mio tra te e me non ci
saranno segreti! Vediamo, da dove comincio….- fece con fare pensoso
strusciandosi al petto gonfio di soddisfazione di quell’allocco. –Allora, il
mio primo ragazzo, Eracle, avevamo appena quindici anni, sua madre ci aveva
lasciati da soli per andare a prendersi cura di te e Feli. Siamo stati insieme
anche dopo, poi c’è stato Dzayer, Anko, Federich… Federich e Dzayer…-
- Lovino corrugò la fronte perplesso. Dzayer? Federich?
Federich E Dzayer?
- -Aspetta, aspetta, ma chi sono?- e soprattutto perché li
aveva nominati insieme?
- Ma Sicilia lo ignorò bellamente, e sorvolò continuando la
sua lista, cosa che non lo distrasse comunque da quei due nomi. -Frencis, Antonio…
con Antonio ci sono stata per un bel po’, che testa calda! Poi… Ivan…-
- Quest’ultimo nome nemmeno lo sentì. Perché cavolo li aveva
detti insieme quei due nomi?! E perché non aveva risposto?
- -Quasi dimenticavo, quello stronzo di Alfred….- continuò lei
che si era tenuta il conto sulle dita della mano. –Una notte sola vale, no?
Certo, vale anche Ivan, ma sulla spiaggia conta?-
- -Chi diavolo è dvay?!- fece in tutta risposta lui
incrociando finalmente il suo sguardo, dopo aver tenuto caparbiamente gli occhi
incollati al soffitto.
- -Dzayer? Maghreb, ora Algeria!-spiegò lei distrattamente per
poi tornare a giocherellare sul petto di Lovino. –Allora, Alfred vale sicuro, e
il fatto che mi gironzoli ancora per casa penso che sia una cosa che potrebbe
darti fastidio. Che ne dici di cacciar….-
- Ma a Lovino non era bastata quella delucidazione per tornare
a rilassarsi e ad affrontare la discussione da grand’uomo quale credeva di
essere.
- -E chi cavolo è Federich?-
- Questa domanda spiazzò completamente Sicilia, sicura di se
fino ad un attimo prima, tanto da farle strabuzzare gli occhi e balbettare per
diversi secondi.
- -Fe… Federich?- chiese sperando di aver capito male.
- Lovino, teso come una corda di violino, la fissava corrucciato,
attento alla sua reazione.
- -Sicuro? Sono certa di non aver mai detto un nome simile…-
negare, negare e sempre negare!
- Certo, Dzayer era diventato Algeria, ma come cavolo le era
saltato in mente di nominare anche lui, lui che era diventato la persona che
Lovino più detestava al mondo!?
- Per di più dopo che, ai tempi, gli aveva fatto passare il
tutto per un’innocente produzione letteraria. Dopo tutto perché mai allora, a
Lovino, avrebbe dovuto interessare che scrivevano poesie tra le lenzuola del
letto a baldacchino?
- Gli occhi scuri di lui si assottigliarono sospettosi, e il
suo braccio intorno alle spalle si indurì minaccioso.
- -Chi cazzo è ‘sto Federich?-
- Sicilia rimase per qualche secondo a bocca aperta, senza
sapere che dire, ma si ricompose e si avvicinò alle sue labbra con fare
svogliato e infantile. –Nessuno amore! Ma che importanza ha?- chiese
baciandolo, nella speranza che si addolcisse e si lasciasse trascinare da quei
baci. –Adesso siamo io e te!-
- Lo baciò ancora appiattendosi contro il suo petto,
accarezzandolo. E pensare che aveva tentennato su Ivan per paura che andasse a
curiosare troppo!
- Lovino serrò le labbra e la bruciò con uno sguardo truce e
iracondo, intransigente come non lo era mai quando l’intransigenza veniva
richiesta.
- -Dai amore, adesso basta pensarci e dimostrami quanto vali!-
insistette lei sussurrando dolcemente scendo a baciargli il collo. –Per colpa
di questi pensieri brutti quella di prima è stata l’epopea dei fallimenti!
Lasciali stare….-
- Lovino le afferrò un polso e l’allontanò bruscamente.
- -Adesso tu mi dici chi cavolo è ‘sto Federico e che cosa…- ma
le parole gli morirono in gola quando si rese conto di essersi dato la risposta
da solo. Quel bastardo… ecco perché aveva sempre quel sorriso stampato sulla
faccia quando andavano a caccia insieme!
- -Lovino….- lo chiamò preoccupata Sicilia.
- -Quel… Sacro Romano…- non riuscì nemmeno a finire la frase
quanto si sentiva… indignato? Tradito? Fregato? E lui che si era preoccupato di
Frencis e Antonio!
- Chissà invece come se la rideva quell’altro!
- -Lovino, dove vuoi andare?- gli chiese Rosalia mettendosi seduta
e stringendosi il lenzuolo al petto, mentre l’altro si era alzato e stava
girando per la stanza recuperando i vestiti.
- Lei sbuffò. Era proprio in momenti come quelli che si
ritrovava a chiedersi come mai stesse con un ragazzino infantile come lui
invece di stare con un tipo come Antonio certamente più maturo... ok, questa
era una grande cavolata. Antonio era peggio di Lovino. Non si incavolava per
certe stupidaggini, ma metteva le corna e non accettava che il favore gli
venisse ricambiato.
- Si coprì il viso con la mano e scosse la testa esasperata,
constatando che in effetti Lovino era decisamente mille volte meglio.
- Lovino uscì dalla stanza sistemandosi i bottoni dei
pantaloni, e percorse il corridoio con Rosalia che lo seguiva a breve avvolta
solo dal lenzuolo bianco.
- -Senti, per quanto riguarda Alfred, quando pensi di…-
- Ma Lovino era su tutte le furie e non la stava ascoltando
già da un pezzo. Scese le scale e si chiuse la porta alle spalle senza voltarsi
indietro.
- Rosalia si fermò sugli ultimi gradini guardando scocciata la
porta di casa tenendosi stretto il lenzuolo al petto, finchè un rumore, dei più
molesti, non le fece sgranare gli occhi.
- -Slurrrppp! Slurp! Ahahahah, ha fatto cilecca?-
- -Alfred!- lo rimproverò lei.
- -Che c’è?- Il ragazzo, seduto comodamente nel bel mezzo del
soggiorno, strinse le spalle continuando a bere la sua pepsi.
- Sicilia roteò gli occhi al cielo e tornò su.
- Assurdo che proprio quel cretino fosse l’unico a sapere
della sua mezza tresca con Lovino!
- Le dava un fastidio avere casa sua occupata da quella
scimmia bionda!
- No, neanche Antonio sarebbe riuscito a schiodare da casa
sua quell’idiota americano!
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