C'è
un piccolo spoiler, davvero minimo, all'inizio. In fondo Taliesin l'ho
tratto dall'episodio 3x05! xD
1. Profezia.
La grotta di cristalli.
La prima volta che vi aveva fatto ingresso, guidato da Taliesin, Merlin
era stato diffidente, quasi spaventato da ciò che vi avrebbe
visto.
La mente gli era tornata al dolore e alla confusione provati guardando
nel cristallo di Neahtid e a tutte le conseguenze di quel gesto
irresponsabile.
Il futuro era un peso troppo grande da portare, preferiva scoprirlo
giorno per giorno, affrontarne le difficoltà man mano che si
presentavano. Ma Taliesin aveva salvato la vita di Arthur e in cambio
gli aveva solo chiesto di guardare,
perciò lo aveva fatto.
Era stato doloroso. Ancora una volta aveva visto qualcosa che non
riusciva a spiegarsi e, quando aveva cercato di impedire che si
avverasse, il risultato era stato tragico.
Anche adesso le cose non erano diverse.
L'anziano stregone l'aveva trovato pochi mesi prima, ai bordi del lago
in cui una volta aveva detto addio alla sua Freya. La notte in cui
Arthur era finalmente diventato re.
In cui il loro destino si era compiuto senza l'aiuto della magia e
soprattutto... senza
Merlin.
La delusione, il dolore, l'amarezza per ciò che aveva
perduto, avevano rischiato di distruggerlo da dentro.
Senza una casa, senza uno scopo, Merlin era stato perso e confuso.
La cosa peggiore era sapere che Arthur lo aveva scordato, dimenticato.
Senza un secondo sguardo. Senza un secondo pensiero. Senza neppure
parlargli un'ultima volta.
Nell'abisso di autocommiserazione nella quale era precipitato, Taliesin
aveva rappresentato la sua speranza, la sua ancora di salvezza.
Grazie a lui aveva trovato un nuovo scopo e, sebbene non credesse
affatto nella sua visione
o nell'essere indispensabile per il futuro di Camelot, adesso l'assenza
di Arthur era un po' meno dolorosa.
E se di notte la loro ultima discussione continuava a perseguitarlo
come un incubo da cui non riusciva a svegliarsi, di giorno il mago
cercava di fuggire dai suoi pensieri. Di fuggire dal passato, seguendo
in silenzio gli insegnamenti del veggente.
Passava le giornate a meditare, a concentrarsi su libri e rotoli
dell'antica religione o sdraiato all'interno della grotta. Sulla roccia
fredda e umida intento a contemplare i cristalli.
Fila e fila di bianche stalattiti tutte uguali, tutte intrise di una
magia così potente da mettere a rischio la sua stessa mente.
Secondo Taliesin ognuno di essi custodiva un segreto e, un giorno,
Emrys li avrebbe conosciuti tutti.
Merlin non ne era affatto convinto, ma non voleva contraddirlo
apertamente.
Quasi per la paura che l'anziano si accorgesse di aver sbagliato e
decidesse di abbandonarlo... anche
lui.
Non voleva deluderlo. E non voleva restare di nuovo solo.
Perciò si limitava a fare ciò che gli chiedeva e
sperava in silenzio che fosse sufficiente.
«Concentrati Emrys» gli arrivò la voce
dello stregone riscuotendolo dai suoi pensieri.
Il druido si era seduto all'entrata della grotta, il bastone
abbandonato sul pavimento al suo fianco e una tazza di qualche bevanda
calda tra le mani.
Negli ultimi mesi non aveva fatto altro che tenerlo chiuso
lì dentro per ore infinite.
La mente bombardata da immagini senza alcun apparente filo logico, il
corpo incapace di sopportare quel carico di magia. Più di
una volta era svenuto a causa delle vertigini,risvegliandosi con
terribili mal di testa e le forze prosciugate per giorni.
Al contrario di ciò che affermava lo stregone, il passare
del tempo non l'aiutava affatto, anzi.
Sembrava quasi che la grotta si accanisse contro di lui
perché non si arrendeva.
Iniziava a disperare di poterla davvero
controllare.
«Devi solo concentrarti di più. Devi essere tu a
guidare i cristalli, non il contrario. Costringili a mostrarti
ciò che vuoi
vedere.»
La voce gli arrivava distante, come in una specie di sogno.
Stava perdendo di nuovo le forze.
Le immagini continuavano ad essere distorte, vaghe.
Sprazzi del passato... sua madre, col volto molto più
giovane di quanto lo ricordasse, il sorriso sereno e gli occhi pieni
d'amore mentre guardava un Balinor altrettanto giovane, ma col volto
già segnato dalla preoccupazione.
Volti che non conosceva, persone che aveva visto solo di
sfuggita.
L'immagine di Ygraine seduta sul trono di Camelot, con le mani sul
grembo tondeggiante e un sorriso sognante dipinto in volto. Stupita e
felice per il miracolo del bambino che, per natura, non avrebbe potuto
far nascere. Per la vita della quale ancora, non conosceva il prezzo.
Dietro di lei, col volto arrogante e identico a come sarebbe stato
vent'anni dopo, stava Nimueh. Le labbra rosso sangue e gli occhi privi
d'anima. Era difficile capire come Uther si fosse potuto fidare di un
sorriso tanto crudele e falso.
«Devi prendere il controllo Emrys o cercheranno di farti
impazzire» tornò a rimproverarlo la voce di
Taliesin. Alta e severa, come accadeva ogni volta che perdeva la
concentrazione.
Che perdeva se stesso nel mare infinito dei cristalli.
Ci stanno già
riuscendo... avrebbe voluto rispondergli, ma la testa gli
doleva troppo e aveva la gola troppo secca per costringersi a parlare.
«Mostragli ciò che vuoi vedere»
gli ordinò ancora in tono perentorio.
Merlin duplicò i suoi sforzi, concentrandosi sul soffitto
tanto che gli occhi presero a bruciargli e i contorni dei cristalli si
fusero in un'unica marea bianca.
Il futuro,
pensò furiosamente, mostrami
il futuro.
Come sempre, la grotta sembrò trattenere il fiato, pronta a
resistere alla sua magia, ma poi... accadde qualcosa di diverso.
Uno strappo, un lieve tremore sotto le sue mani premute a terra e fu
come se la roccia stessa sospirasse. Si arrendesse.
Le immagini si distorsero davanti ai suoi occhi. Nella sua mente.
Dapprima in colori sfocati, indistinguibili, come se le immagini stesse
non sapessero cosa fare, finchè, a poco a poco, Camelot
prese vita di fronte ai suoi occhi.
Ma non era la sua
Camelot.
Non era la città maestosa dei suoi ricordi. Era una
città distrutta e arsa dalle fiamme.
Morte e desolazione strisciavano per le strade una volta affollate di
voci e risa.
Un esercito di soldati dai mantelli neri falciava vite come fossero
grano, indomabile, inarrestabile.
Merlin si sentì soffocare dall’angoscia.
Com'era possibile? Dov'era il re? Dov'erano i cavalieri? Dov'era Arhur?
Le immagini vibrarono e si fermarono, un’esitazione durante
la quale Merlin credette di aver rovinato tutto e poi, l'immagine
cambiò di nuovo.
Una distesa d’erba rigogliosa... una pianura? Un lungo fiume
dall’acqua trasparente.
Non ricordava di aver mai visto un luogo simile.
Due eserciti erano schierati ai lati del campo di battaglia.
Il rosso di Camelot e il verde di un regno che non conosceva.
Chi?
Il viso di un ragazzo a comando delle truppe. Un viso familiare,
giovane. Dagli occhi verdi, ma freddi, carichi d'odio. Conosceva quegli
occhi. Conosceva quello sguardo.
Era…
Sei pronto Emrys?
Mordred. Era Mordred.
Il ragazzo sorrise passando lo sguardo sulle truppe nemiche, convinto
di aver già vinto.
Merlin tremò «Tu
devi far si che il bambino muoia»
La profezia del drago, le parole che tanta indecisione gli avevano
provocato in passato, adesso tornavano a tormentarlo.
Era colpa sua.
Arthur, dov'era Arthur? Perché non riusciva a vederlo? Era
già troppo tardi?
La sua scelta di salvare un bambino innocente era stata davvero così
sbagliata?
Il mago tremò. Colpa
sua.
«Calmati Emrys. Devi imparare a guardare con distacco o la
profezia sarà influenzata dalle tue emozioni.»
Merlin voleva gridargli di fare silenzio.
Non capiva la gravità di ciò che vedeva? Non
capiva cosa stava accadendo?
E Arthur… era rimasto a corte? Difendeva la cittadella? Impossibile.
Arthur non era tipo da restarsene nascosto tra le mura di palazzo.
Doveva essere lì, da qualche parte. Sapeva il rischio che
correva? Sapeva cosa stava affrontando?
Contro Mordred le spade non sarebbero servite a nulla.
Il bisogno di sapere, di
vedere, di assicurarsi che Arthur fosse salvo, quasi gli
strappò un singhiozzo.
Lentamente, finalmente,
le immagini mutarono di nuovo.
Una fresca ondata di vertigini e nausea quasi lo costrinse a chiudere
gli occhi, a perdere i sensi, ma Merlin strinse i denti costringendosi
a resistere.
Doveva vedere. Doveva
sapere.
E alla fine, il viso tanto familiare, prese forma.
Il volto che aveva cercato di non immaginare per tanto tempo, prese
vita davanti a lui e sembrava così reale, così
vicino da farlo quasi piangere.
Arthur protetto da un’armatura che non sarebbe mai stata
sufficiente di fronte alla magia del suo nemico, in sella al suo
migliore destriero nero, roteava la spada sui nemici come un dio
intoccabile.
Il calore, l’affetto,
l’amore incondizionato che provò a
quella vista, lo colsero del tutto impreparato. Così forti
da sembrargli addirittura accresciuti.
Era possibile amare così tanto una persona? Adorarla al
punto di star male solo nel vederla?
Il cavallo nitrì ferito, il suo corpo maestoso si
piegò sulle zampe anteriori, prima di cadere
sull’erba.
Il re rotolò a terra e si rialzò, aveva perduto
l’elmo e i capelli erano più lunghi di come li
ricordava. Si guardò attorno, gli occhi spalancati in cerca
del nemico e fece roteare la spada tra le mani in un gesto familiare.
Davanti agli occhi spaventati di Merlin, Mordred lo vide e
affondò la spada nel suo avversario, lasciandolo cadere a
terra senza degnarlo di un secondo sguardo.
Gli occhi dei due nemici si osservarono da distante. Sfidandosi.
Arthur sorrise e puntò la lama verso il druido. Convinto di
vincere. Sicuro della sua forza.
Disposto a morire pur di trionfare.
Le spade vibrarono nell'aria e tutto attorno a loro sembrò
fermarsi. Come se esistessero solo loro due in mezzo al campo di
battaglia, come se tutti gli altri fossero semplicemente svaniti.
Fendente dopo fendente, affondo contro affondo, Merlin trattenne il
fiato col cuore in gola.
Quasi gli parve di sentire il sinistro suono di carne lacerata quando
Excalibur trapassò il petto di Mordred. Quasi si
lasciò sfuggire un grido di gioia nel vederlo cadere, ma
Mordred non era sorpreso, né spaventato. Non era vinto.
Era… soddisfatto.
E davanti agli occhi inorriditi di Merlin, Arthur cadde a terra col suo
nemico, la spada affondata nel suo addome, la bocca macchiata di sangue.
Il mago spalancò la bocca, ma non uscì alcun
suono.
Gli occhi azzurri del re fissarono il cielo senza vederlo.
Le sue labbra insanguinate mormorarono qualcosa prima di fermarsi.
Prima che la vita le abbandonasse per sempre.
E allora Merlin gridò e la bile gli bruciò la
gola.
Gridò e gridò incapace di ascoltare la voce di
Taliesin. Incapace di fermarsi, incapace di controllarsi.
Gridò finché la grotta intorno a lui prese a
tremare e tutto si fece buio.
«Bevi un sorso di questo prima di parlare.»
Taliesin gli chiuse le dita intorno al ruvido legno di una coppa
ricolma di una qualche bevanda calda, Merlin la sorseggiò
senza commentare.
Aveva rinunciato da tempo a scoprire cosa Taliesin mettesse nei suoi
rimedi e, ad essere sincero, in quel momento avrebbe bevuto qualsiasi
cosa potesse aiutarlo ad allontanare la nausea e il panico che
sembravano sul punto di strozzarlo.
Nel silenzio che seguì, Merlin provò a tenere
sotto controllo il respiro, ma i suoi sforzi sembravano del tutto
inutili.
Ogni volta che il suo cuore tornava a battere a ritmo normale, le
immagini della sua visione tornavano a tormentarlo, rischiando di
rigettarlo nel panico.
«Quello che ho visto... era il futuro?
Accadrà?» la voce gli si incrinò, il
mago si strinse nel mantello per smettere di tremare.
La mano di Taliesin si posò sul suo polso costringendolo ad
alzare gli occhi.
Nel suo sguardo, Merlin lesse la risposta che cercava e quasi pianse
per l'angoscia «No»
scosse la testa «Non può... Albion
è…»
«Costruita ormai. Il destino di re Arthur si avvicina al suo
ovvio tramonto» replicò il druido con aria
afflitta. Se fosse triste per il re o per Merlin, il mago non lo sapeva.
«Se… se tornassi con lui, se lo proteggessi...
potrei evitarlo?» sussurrò speranzoso.
Era per questo che il druido lo aveva cercato, per salvare Camelot, per
salvare Arthur. Per aiutarlo come una volta. Per questo lo stava
addestrando.
Avrebbe fatto di tutto, accettato tutto, pur di impedire che quel
futuro si realizzasse.
Odio, rabbia, disgusto. Niente lo avrebbe fermato.
Avrebbe accettato di essere insultato, umiliato, perfino di vederlo con
Gwen e saperlo felice.
Tutto pur di saperlo vivo.
Taliesin rimase chiuso nel suo ostinato silenzio, guardandolo
tristemente, quasi con pietà.
Merlin non voleva accettare il significato di quello sguardo, non poteva farlo.
«Il destino non è scritto nella pietra. Mi
basterà intervenire. Avviserò Arthur.
Oppure… cercherò Mordred. Lo fermerò
prima che...» ma l'anziano strinse la presa sul suo polso e
scosse la testa interrompendolo.
Il mago si sentì improvvisamente furioso.
Con rabbia si strappò alla sua presa e gettò la
tazza ormai vuota nel fuoco «Perchè no? Non
è per questo che devo imparare ad usare i miei poteri? Non
è per questo che me ne sto sdraiato giorno dopo giorno in
quella stupida grotta?» gridò in collera, ma
Taliesin non si scompose.
Non si mosse neppure, attendendo in silenzio che il suo sfogo finisse.
«Ci sono volte Emrys, in cui il destino non
può essere cambiato. Neppure da te. Il tempo di re Arthur
sta finendo. Anche se riuscissi a salvarlo, cosa impossibile, alla fine
il destino troverebbe altri modi per manifestarsi e le conseguenze
potrebbero essere gravissime.»
Merlin lo fissò, sentendosi come svuotato. Cosa poteva
esserci di più
grave di questo?
Cosa poteva esserci di più orrendo e impensabile di
ciò che aveva visto?
«State dicendo che morirebbe comunque vero? Che anche se
uccidessi Mordred in questo momento... Arthur…»
Da quando uccidere qualcuno aveva smesso di essere sbagliato?
Da quando gli pesava così poco pensarlo o dirlo?
«La sua storia finirebbe comunque, ma come o quando
diventerebbero un mistero.»
Merlin si sentì disperato.
Disperato come neppure il giorno in cui Arthur gli aveva strappato il
cuore dal petto bandendolo da Camelot l’aveva reso.
Sconfitto come neppure il suo matrimonio con Gwen, il suo amore per
un’altra persona, avrebbe mai potuto renderlo.
E la cosa peggiore era che aveva solo se stesso da rimproverare.
Se solo non avesse scelto di ignorare i consigli del drago.
«Perchè dovrei tornare allora? Solo per vederlo
morire?» mormorò con voce rotta.
«Che Arthur cada nella battaglia di Camlann è un
destino ineluttabile Emrys, ma che Mordred perisca per sua mano,
è solo una possibilità per adesso» gli
rispose Taliesin.
Il mago lo fissò confuso.
C’era una possibilità che Mordred sopravvivesse?
Ma aveva visto Excalibur ferire a morte il suo avversario. Gli aveva
visti combattere.
«Al momento Arthur non è in sè. Il suo
corpo è forte, ma il suo spirito è ferito.
Indebolito da una profonda sofferenza. Se non tornerai da lui, se non
lo convincerai a perdonarti, Mordred trionferà e Camelot
sarà perduta col suo re.»
«Camelot sarà comunque perduta»
sputò con veleno il mago.
Cosa gli importava di tutto il resto? Se Arthur moriva, cosa gli
importava di Camelot? Cosa ne sarebbe rimasto in fondo? Una
città distrutta dalla guerra, senza eredi e senza sovrani.
«Vorresti condannare la storia dell'uomo per il tuo re,
Emrys? Vuoi condannare tutti gli altri solo perché ritieni
che la vita sia stata ingiusta con te?» lo
rimproverò il druido e Merlin sentì la vergogna
divampare in lui, ma allo stesso tempo avrebbe voluto ridergli in
faccia.
Non era forse la verità? Era infantile, lo sapeva. Crudele. Ma
perché spettava sempre a lui sacrificarsi, se poi doveva
perdere tutto?
C'era una parte di lui troppo ferita, troppo delusa, per essere in
grado di preoccuparsi ancora del prossimo.
E c'era una parte di lui che inorridiva al pensiero di non fare niente.
«Come potete chiedermi di tornare lì, sapendo
quello che so. Sapendo di non poter fare niente. Mi state chiedendo di
guardarlo morire» bisbigliò con voce rotta. Impensabile.
«E' una tua scelta Emrys. Posso insegnarti ciò che
so, ma spetta a te scegliere.»
Con quelle parole Taliesin si alzò, lasciandolo solo con i
suoi pensieri. Con i
suoi incubi.
Tutte le lacrime del mondo non erano sufficienti a cancellare il peso
che portava nel cuore, ma ciò nonostante Merlin pianse e
pianse davanti al fuoco.
Ricordando Camelot e la vita perduta. Ricordando di risate felici e
carezze nascoste.
Chiedendosi per la prima volta cosa sarebbe accaduto se tanti anni
prima, quando tutto era andato distrutto, invece di fuggire da
vigliacco fosse rimasto ad affrontare le conseguenze.
Il suo principe l'avrebbe davvero ucciso ?
Oppure tanto dolore sarebbe stato risparmiato ad entrambi?
Ma ormai era troppo
tardi per scoprirlo.
Tbc
La storia entra nel vivo! Cosa ne pensate dell'idea? E soprattutto,
cosa ne pensate di Taliesin?? Personalmente è un personaggio
che mi ha incuriosito fin da subito, non potevo non scrivere qualcosa
su di lui, spero troverà altri sbocchi nella serie!! Fatemi
sapere i vostri pareri!!xDD
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