Sentiva
Caro
Lettore, il mio musO ispiratore, il caro Voldy che conosciamo bene tutti quanti
ormai, ha insistito tanto perché scrivessi qualcosa su di lui... ed ecco qui
una flashfic di 500 parole esatte (che mi hanno fatta sudare, non tantissimo ma
abbastanza), sul momento in cui l'Oscurissimo riacquista un proprio
corpo. Per qualsiasi commento sei il benvenuto, maggiormente se si tratta
di critiche costruttive, ma anche una parolina è apprezzata. (:
Buona
lettura.
***
Sentiva
Lo sentiva, lo sentiva davvero...
Finalmente, dopo anni di attesa, poteva sentirlo. Poteva sentire i fasci di muscoli, asciutti, forti,
ricoprire uno scheletro rigenerato, tornato a dimensioni degne dell’anima
grande che ospitava... la sua anima, avrebbe forse dovuto provare compassione
per essa? Ah, la compassione era per i deboli, e per nessun altro!.. Lui
sapeva, lui sapeva tutto; sapeva cosa volesse dire essere potente, il più
potente: e adesso nessuno avrebbe più osato negarlo.
E sentiva, sentiva... non faceva altro che sentire: sentire
di nuovo piedi, gambe, ossa forti e pronte a sostenere il suo peso in posizione
eretta - a eliminare quella tortura della dipendenza! Quella orribile, penosa
dipendenza che lo costringeva a dover essere trasportato da altri, di così vile
statura... quella dipendenza sì che era penosa, ma era terminata. Lui non era
mai dipeso da nessuno, si era trovato in quelle condizioni per pura ironia
della sorte, e anche in quelle condizioni aveva trionfato. Non era forse vero
che quel codardo di Codaliscia avrebbe potuto pensare di ucciderlo..? E
certamente l’aveva pensato; ma non aveva mai messo in pratica tale idea. E questo
perché? Perché l’insulso essere aveva paura di lui, sapeva cosa fosse capace di
fare!.. E non era forse vero che da quelle condizioni che tanti, troppi, tutti avevano giudicato irreversibili, il
Signore Oscuro era finalmente tornato a nuova vita? L’aiuto di quel topo di fogna
era irrilevante; dopotutto, il fatto stesso che lo servisse e riverisse a
quella maniera, nonostante tutto, rendeva più che mai evidente la sua
grandezza.
Poteva tornare a sentire un addome, una colonna vertebrale
che lo facesse drizzare, più in alto di tutti gli altri, con le sue proprie
forze; un petto, che tanti avevano definito senza cuore, ma che lui poteva
meglio definire dall’anima dilaniata... Poteva finalmente sentire il giusto
luogo per quell’anima così grande da arrivare dove nessun altro aveva mai osato
sperare: all’immortalità. Poteva sentirle, sì, sentirle, le braccia! Finalmente poteva sollevare una bacchetta, la
sua bacchetta, finalmente non avrebbe
più avuto bisogno di mani d’altri per procurarsi ciò che gli serviva...
Le alzò all’altezza
degli occhi, muovendo le dita nell’aria frizzante della notte come se stesse
accarezzando un lembo di seta: erano dita lunghe, bianche, erano vere dita, ed
erano sue. Le mosse ancora,
toccandole appena, sentendo la sua stessa pelle vibrare di vita, di quella vita
che, lo sapeva, ormai non poteva più avere una fine.
Alzò ancora le mani, fino a toccarsi il volto: la stessa
pelle fredda, poteva quasi sentire il bianco sotto le dita... niente labbra né
narici a rovinare quel suo viso serpentesco, i suoi occhi piccoli che
sembravano fiammeggiare contro le dita immacolate, sporche solo del sangue di
innumerevoli vittime. Poteva toccare la sua testa, lì dove risiedeva il
cervello più sublime che mai la Terra avesse ospitato...
Chiuse gli occhi sulla meraviglia di quel suo corpo
ritrovato, e inspirò a pieni polmoni, sentendo l’aria entrare dentro sé e
sollevandogli il capo nella posizione austera a lui più congeniale...
Sentiva.
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