A volte la polizia
è stressante. E
stupida. « È stata una morte improvvisa, ma
naturale », dicevano.
Certo, certo. Come se cadere dalle scale con un coltello ficcato
nella schiena possa essere una morte naturale, o una malattia.
Gravissima. Molto rara.
Non erano molto sicuri. Avevano visto
molti casi di morte naturale e omicidi, e quello sembrava un
omicidio.
Prove? Nessuna. Niente che provasse che
era un effettivo omicidio.
Le macchie di sangue sul pavimento non
contavano, o almeno non per la polizia. Solo perché non
trovavano
l'arma del delitto non volevano credere che fosse un omicidio.
Avevano impedito a tutti – detective
compreso – di entrare, di investigare, di sapere.
Ma il detective – quel detective,
almeno – non si faceva prendere in giro così
facilmente. Sapeva
che c'era qualcosa di sbagliato. Anzi, l'ha sempre saputo. Sapeva
già
la soluzione.
Assassino.
Arma del delitto.
Movente.
Lui conosceva la verità. Aveva solo
bisogno del consenso di parlarne. Ed era quello che aveva ottenuto da
poco.
« Morte naturale? Volete farmi ridere.
» intervenne il detective, pipa alla bocca. Non fumava
veramente, ma
rendeva più l'idea.
Uno dei tre poliziotti di turno
sospirarono. « Allora dacci una motivazione valida
». Esitarono.
Il detective rise. « Primo. »
cominciò, « La vittima non ha mai sofferto di
malattie che portano
alla morte. » continuò, diretto, allargando le
labbra in un
sorriso. « Secondo. » breve pausa. « Non
aveva motivi per
suicidiarsi. » fece qualche tiro dalla pipa, per finta.
« Terzo. »
un'altra breve pausa. « La serratura della porta di entrata
al suo
studio è scassinata. » concluse con una risata.
Pensava fosse
abbastanza, ma aveva altre motivazioni.
I poliziotti lo trovavano un po'
inquietante. Si scambiarono un'occhiata, poi esitarono. « Va
bene,
hai ragione. » gli riferì uno dei tre.
Il detective sorrise con la pipa fra le
labbra, mentre i tre si allontanarono per riferire ai superiori che
un investigatore aveva appena ricevuto il permesso di indagare. Ma
lui non ne aveva bisogno.
Uno dei capi incaricati del caso, si
avvicinò al detective. « Hai il permesso, ma hai
l'ordine di dirmi
i tuoi piani e, magari, i sospetti ».
Il detective sospirò, tenendo fra le
mani la pipa. « Voglio parlare con quella ragazza
», rise. Come se
non avesse ascoltato le sue parole.
Christine era come il detective. Lo
sapeva, forse anche meglio di lui.
Il capo annuì lentamente e fece
entrare la ragazza, Christine, colei che era stata trovata insieme al
cadavere.
« Da solo » aggiunse il detective
guardandolo con i suoi occhi rossi penetranti.
Il capo esitò, poi ordinò ai
poliziotti di lasciarli da soli, poi uscì anche lui.
Il detective fece un lieve inchino. «
Miss Christine, mi permetta di accompagnarla sul luogo del delitto
»
le disse lentamente, prendendola per mano, portandola nello studio
della vittima.
Christine era immobile, alternava
lentamente lo sguardo tra il detective e il muro, quasi assente.
Il detective rise, poi poggiò la pipa
sulle labbra. « Primo mistero »
cominciò, senza paura di
nascondere un ghigno. « Perché la vittima era da
sola in questo
studio? ».
Christine guardò negli occhi il
detective.
« Leggeva. Sai cosa leggeva? »
chiese, chiudendo gli occhi, come se lo aiutasse a riflettere, poi li
riaprì lanciando alla ragaza uno sguardo, per lei
inquietante. «
Certo che lo sai. “Il fantasma della Queen Berry”.
»
Christine era impassibile, sembrava non
volesse distogliere il suo sguardo assente dagli occhi del detective.
« È tuo, no? » chiese. Non sperava
in una risposta. « Secondo mistero » breve pausa. «
Perché stava bevendo del vino, anche se non gli è
mai piaciuto? »
Christine
continuava a guardarlo.
«
Sai cosa c'era nel vino? » chiese, girandosi completamente
verso di
lei, guardandola con un ghigno. « Certo che lo sai.
Sonnifero. »
Christine
teneva lo sguardo fisso su di lui.
Il
detective rise. « Il motivo di tutto questo è
semplice » cominciò
a spiegare, « Lui era destinato a morire, e lo sapeva
»
« Terzo mistero » breve pausa. «
Perché e quando la serratura è stata scassinata?
»
« Quarto mistero » le ripetè
lentamente. « La vittima non era da sola. »
guardò la ragazza
senza risparmiarsi il ghigno. « C'era qualcuno con lui?
L'assassino,
forse? » rise.
Christine alzò le spalle e fece un
sospiro.
« Quinto mistero » disse, tenendo il
suo sguardo intimoritore fisso sulla ragazza. « Come ha fatto
a
cadere dalle scale? »
Christine strinse qualcosa nella tasca
del vestito. Un coltello.
Il detective non la notò, e continuò
a parlare, dandole però le spalle.
« Io so le risposte alle mie domande.
Tu le conosci, le risposte? » rimase di spalle. Forse c'era
un
ghigno sul suo volto.
Christine abbassò lo sguardo,
avvicinandosi con il coltello sporco di sangue fra le mani,
appoggiando una mano sulla schiena del detective.
Il detective si voltò all'improvviso,
prendendole le mani e facendo cadere il coltello sul pavimento,
avvicinando il suo viso a quello di Christine, la guardò
negli occhi
incutendole paura.
« Tu lo sai, vero? Chi è l'assassino.
» disse.
Christine stette zitta.
« Allora, chi è l'assassino? » fece, con
un sorriso che potrebbe sembrare quasi
sadico.
La ragazza non rispose.
« Chi è l'assassino? »
ripetè.
Sapeva che lei aveva sentito bene. « È successo
davanti ai tuoi
occhi. Lo sai bene ».
Nessuna risposta.
« Chi è l'assassino? » chiese
un'altra volta. « Il tempo sta scadendo, Christine. Rispondi
in
fretta ».
La ragazza non mosse un muscolo. Il
detective lasciò andare i suoi polsi,
indietreggiò di poco,
pendendo il coltello.
« Se vuoi scappare e metterti in
salvo, ti conviene rispondere. » avvisò il
detective. « Allora,
chi è l'assassino? »
Christine sembrò trattenere il fiato.
« Anche se non rispondi, la risposta
ce l'ho io. Chi è l'assassino? »
Christine non rispose. Per lei era una
sorta di tortura psicologica.
« Avanti, non è difficile. Chi è
l'assassino? » chiese, « Il nome della persona che
ti sta di
fronte. Dillo! »
Christine sentì un nodo in gola.
« Forse c'è più di una risposta a
questa domanda. Ma se non rispondi, dovrò ucciderti. Allora,
chi è
l'assassino? Il tempo scorre »
La ragazza si trattenne.
« Chi è l'assassino? » chiese, con
una risata. « La persona che ti sta di fronte. »
« Dici il nome di questa persona. »
« Di' il mio nome! »
|