SOLO UN’OCCHIATINA
CAP. 1 OMG!
riveduta e corretta il 24.01.2009
“Ronald! Smettila
subito di parlarmi in questo modo!” urlò una ragazza dai lunghi
capelli scuri e ricci.
“Io non ti sto parlando in nessun
modo! Smettila tu, piuttosto, di trattarmi come un bambino!”
aveva risposto un ragazzo dagli occhi azzurrissimi e i capelli rosso fuoco.
“Io non ti tratto come un bambino!
Tu sei un bambino! Uno
stupido bambino maleducato!” rispose lei aumentando ancora di più
il tono di voce e attirando l’attenzione dell’intera Sala Comune.
“Ah, io sarei un bambino?! E tu cosa saresti allora?”
Ron e Hermione stavano litigando di nuovo, con immenso
giubilo dei timpani dei loro compagni di Casa.
Nell’ultimo periodo la cosa sembrava addirittura
peggiorata.
Litigavano prima di colazione, dopo colazione, a colazione,
tra una lezione e l’altra, prima o dopo pranzo, appena terminati gli
allenamenti di Quidditch, qualche frecciatina a cena e
un ultimo significativo bisticcio subito prima di andare a dormire, per
concludere con ottimismo la dura giornata scolastica.
Seamus e Dean guardarono il volto
innaturalmente arrossato di Ron ridendo, Calì e Lavanda quasi urlavano
per sovrastare le grida dei due pur di poter parlare delle loro avventure
amorose con due aitanti Corvonero dell’ultimo
anno. Colin Canon, tentato per un secondo di immortalare la scena con una foto,
desistette dal suo intento raggelato dallo sguardo che Hermione gli rivolse.
Neville, sbuffò, scambiandosi uno sguardo colmo di
significati con Oscar.
“Sempre la solita storia” borbottò Ginny a Harry, incrociando le braccia al petto con un gesto
stizzito. “Non si può continuare così, oggi è la
quinta volta” squittì lei, digrignando i denti dall’irritazione.
Harry, accanto a lei, si passò una mano trai capelli,
sospirando pesantemente. La situazione era diventata davvero insostenibile, lei
aveva ragione.
Ginny diceva che era perché
si piacevano talmente tanto da non riuscire più ad essere soddisfatti da
amici. E Harry, un po’ perché non sapeva più dove andare a sbattere
la testa, un po’ perché era improbabilmente seccato da quella
situazione paradossale, le aveva dato ragione.
Ron amava Hermione e Hermione amava Ron, punto.
Loro ci erano arrivati, così come il resto di Hogwarts. Ma i diretti interessati?
Harry aveva veramente qualche dubbio. E anche Ginny aveva qualche dubbio. Persino Oscar aveva qualche
dubbio.
Certo era, che non si poteva andare avanti in questo modo.
“Adesso basta!”
aveva urlato Harry sovrastando le voci di entrambi con la sua, facendo
sobbalzare Ginny. Ora tutta l’attenzione dei
presenti era rivolta a lui, e anche Ron e Hermione si erano zittiti
all’istante dopo che il loro amico aveva gridato.
“Non capite che non vi sopporta
più nessuno? Volete essere grandi? Bene, allora iniziate a non
rimbeccarvi ogni cinque minuti e a non urlarvi contro a vicenda” aveva
sbottato lui, mentre sorpassava il buco del ritratto e lasciava un’Hermione sull’orlo delle lacrime e un Ron
decisamente shockato.
Ora nella Sala Comune regnava un’atmosfera tesa, gelida
e innaturale, e nessuno dei due litiganti sembrava avere intenzione di guardare
l’altro.
La prima a muoversi fu Hermione, che con un flebile ‘Buonanotte’
era corsa velocemente nel dormitorio, seguita a ruota da Ginny
che non mancò di lanciare un’occhiata sdegnata al fratello prima
di scomparire su per le scale del dormitorio dietro alla sua migliore amica.
Ron serrò i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi.
Alzò lo sguardo e incontrò quelli incuriositi dei suoi compagni
di Casa.
“Beh?!” urlò,
ancora furioso. Dean e Seamus abbassarono
immediatamente i loro sguardi ridenti, Lavanda e Calì gli lanciarono un’occhiata
in tralice prima di proseguire con il loro discorso e Neville sussultò,
mentre Oscar cadeva miseramente dal bracciolo della poltrona.
Ron sospirò, e si lasciò cadere sulla poltrona
di fronte al camino, i suoi occhi fissi e vitrei sulle braci.
La odiava.
Odiava tutto di lei.
Il suo modo di fare, il suo tono saccente, il suo sguardo
deluso e risentito quando lo guardava fallire in qualche cosa, la maniera in cui
lo faceva sentire inferiore.
Chi si credeva di essere?!
Non era migliore di lui solo perché sapeva più
cose.
Non era migliore di lui solo perché a conti fatti
aveva sempre ragione lei.
Non era migliore di lui solo perché era eccezionale.
Non era migliore di lui, e questo era quanto.
Ron abbassò lo sguardo sul tappeto, serrando le
mascelle.
Invece sì.
Un’ora dopo il litigio, Ron era ancora seduto sulla
poltrona dove si era accasciato poco dopo che Hermione era andata via.
Stava fissando le braci nel camino, assente, immobile,
inconsapevole che la Sala Comune
si era velocemente svuotata intorno a lui poco dopo che lei era andata via.
Avrebbe voluto a tutti i costi aspettare Harry per
parlargli, per chiedergli scusa, per fargli sapere quanto avesse ragione a dire
che ormai la situazione stava diventando insostenibile. Si sentiva in errore,
inadeguato molto più di quanto non si fosse mai sentito e aveva bisogno
di riappacificarsi almeno con uno dei suoi migliori amici.
I suoi occhi però si fecero pesanti, il suo corpo
affondò maggiormente tra i cuscini del divano e il suo respiro divenne
improvvisamente pesante; avrebbe voluto aspettare Harry, avrebbe voluto dirgli
tante cose, avrebbe voluto sparlare di Hermione se lui glielo avesse permesso.
Ma si addormentò.
*
Era mattina presto quando Ron e Hermione riaprirono gli
occhi.
Solo che niente era come l’avevano lasciato la sera
prima.
E’ probabile che lo shock più grande sia stato quello
di ritrovarsi nello stesso letto. Insomma…Ron e Hermione. Nello stesso
letto! Un letto grande, comodo che implicava le loro
vicinanza nell’incoscienza, che implicava un toccarsi, uno sfiorarsi,
un’avvicinarsi che in quel momento sarebbe stato inconcepibile da svegli.
Non era credibile, insomma.
Non ci avrebbe creduto Harry.
Non ci avrebbe creduto Ginny.
E non ci credé nemmeno Ron quando si era ritrovato
con Hermione addormentata affianco, in un letto che non ricordava neanche di
aver raggiunto la sera prima.
Era seduto sul letto ora, e aveva iniziato a fissare quasi inconsciamente il
viso addormentato della donna accanto a lui, che sembrava Hermione, solo un
pochino più grande.
Ma non era possibile vero?
Cioè, stava sognando giusto?
Quella donna non poteva essere Hermione!
Eppure quei capelli solo un pochino più lunghi del solito, quel nasino regolare e quelle labbra
così rosse e piene sembravano proprio della sua Hermione.
Arrossì al pensiero che aveva appena formulato.
Avvicinò piano il suo viso a quello della ragazza e
per poco non gettò uno strillo quando lei aprì inaspettatamente gli
occhi e iniziò a urlare, spingendolo giù dal letto.
“Hermione! Hermione…calmati!
Calmati, sono io!”, ma lei non si calmava e continuava
a urlare in preda al panico.
Dopo svariati minuti, in cui lui aveva cercato in tutti i
modi di avvicinarla e lei aveva attentato senza remora ai suoi gioielli di
famiglia, Ron era riuscito finalmente a bloccarla per le spalle.
“Hermione, miseriaccia, guardami!
Sono io! Ron!”
aveva sbottato lui, guardandola dritto negli occhi e allentando subito la presa
notando la sua espressione spaventata.
“Ron…” aveva sussurrato lei mentre
allargava gli occhi sorpresa. “…cosa…cosa
ti è successo? Sembri più
vecchio…” aveva detto lei massaggiandosi il braccio che Ron le
aveva afferrato e ignorando l’occhiataccia del rosso.
“Se sono invecchiato io, allora lo sei anche tu”
borbottò lui, stizzito.
“Non essere ridicolo, Ronald!” rise lei, “Come
avrei fatto ad invecchiare in una sola notte?!”
“E allora io?! E poi se non ci credi, vatti a guardare allo specchio!” e Hermione
non se l’era fatto ripetere due volte. Si era alzata ed era andata
spedita verso lo specchio dalla parte opposta della camera, pronta a confutare
la tesi del suo inconsuetamente barbuto amico.
“Oddio!” strillò,
mettendosi le mani sul petto per coprire ciò che la sua camiciola da
notte non nascondeva come avrebbe dovuto, “Ron! Guardami!…Ron,
ma che…cosa diavolo ci è successo?!”
aveva detto lei dopo aver studiato velocemente il riflesso di una donna sui
venticinque anni e con le forme decisamente più generose delle sue.
Arrossì al solo pensiero, afferrando una vestaglia
pastello abbandonata su una sedia poco lontano.
“Non ne ho la minima idea…magari siamo finiti in
qualche-” si era bloccato subito una volta che aveva raggiunto Hermione
allo specchio e aveva visto il riflesso di un ragazzo decisamente bello, molto
muscoloso e con i lineamenti induriti dalla barba incolta sul viso.
“Hermione! Ma mi hai visto?! Sembro un barbone! E poi guarda qui…”
ma lei non lo ascoltava più. L’attenzione della ragazza era
caduta su una foto poggiata sul cassettone della biancheria. Con gli occhi
spalancati e la bocca leggermente aperta dallo stupore, si era avvicinata al mobile
e aveva preso la foto accuratamente incorniciata.
“Ron…”
“-…Guarda, guarda! Cioè, ma come mi sono
ridotto?! Poi guarda qui, ho le maniglie
dell’amore!”
“Ron…”
“Merlino, sono grasso! Come ho fatto a ingrassare?”
“RON!” finalmente il ragazzo aveva spostato la
sua attenzione dai suoi addominali, che lui aveva stupidamente scambiato per ciccetta, a Hermione, o più precisamente alla foto
che lei gli stava mostrando.
Quella foto.
Erano loro.
Erano loro il giorno del loro matrimonio.
Cazzo.
“Noi…noi siamo sposati…” aveva sussurrato lei, arrossendo violentemente
e rispondendo alla muta domanda di Ron, che aveva le sopracciglia talmente
inarcate che se avessero potuto gli sarebbero arrivate dietro la nuca.
“Sp-sposati…”
aveva balbettato lui, mentre fissava con gli occhi fuori dalle orbite la fede
all’anulare sinistro e le sue orecchie assumevano inevitabilmente una
tonalità molto accesa.
Ci fu un lungo silenzio imbarazzato tra i due, entrambi
troppo sconvolti e agitati per avere il coraggio di guardarsi in faccia.
Il silenzio quasi religioso che si era formato, venne
però rotto da un rumore di passi fuori dalla camera da letto.
Sia Ron che Hermione si girarono di scatto verso l’entrata,
quando questa venne aperta da una bimba sui quattro anni dagli enormi occhi
azzurri e lunghi boccoli color rame che adesso saltellava tutta contenta verso di loro.
“Mamma! Papà! Vi siete svegliati finalmente!”
Ron emise un suono strozzato.
“M-mamma?!...”
la voce di Hermione aveva una forte flessione isterica. Fissò la bimba
con gli occhi sgranati, mentre lei abbracciava le ginocchia del ‘padre’ tutta sorridente e apparentemente non
badando allo sguardo atterrito che Ron le rivolse.
“O Santa Morgana…” queste furono le uniche
parole che uscirono dalla bocca del ragazzo appena la bambina si fu staccata
dalle sue gambe ed ebbe l’occasione di guardarla bene.
Era esattamente uguale a lui.
Cosa era successo? Come erano arrivati lì?
Ron e Hermione si guardarono per un secondo, il loro sguardo
indecifrabile.
Quella sarebbe stata sicuramente una giornata interessante.
Solo una prova, per una
nuova FF che sarà lunga non più di quattro o cinque capitoli…come
vi sembra? Piaciuta?!
Aspetto commenti, mi
raccomando!
Baciotti :D
Gaia :3