Narnia's
Spirits
[Spin-Off]
Necklace
of
Feelings
Il
sole splendeva,
illuminando ancora a pieno giorno il paesaggio nonostante mancassero
poche ore al tramonto.
Il venticello, fresco e frizzante come solo
quello che annunciava l'arrivo della sera poteva essere, correva sulla
spiaggia che dava sul mare dell'est, alzando dei granellini di terra
che si facevano trasportare dall'aria incuranti di dove sarebbero
potuti finire. Gli alberi facevano danzare le foglie e i petali di
fiore, scuotendo le chiome, e il cielo era azzurro, quell'azzurro
luminoso tipico di Narnia capace di far rilassare se lo si guardava per
più di qualche attimo.
Evelyn stava camminando sul
bagnasciuga in solitaria, osservandosi i piedi incrociarsi e
superarsi ad intervalli regolari, per poi girarsi indietro e constatare
che le proprie impronte erano state cancellate dalle onde che, placide,
avvolgevano il bagnasciuga.
Ridestatasi dai propri pensieri si
fermò a riflettere.
Susan sarebbe potuta essere in
biblioteca o all'allenamento degli arcieri, Lucy a far compagnia a
qualche driade, bevendo degli infusi con Tumnus ed i Castori. Peter era
forse quello che se la stava vedendo peggio, in quanto aveva dovuto
indire un consiglio per discutere dei confini a Nord. Ed
Edmund…
Eve corrugò la fronte, pensierosa,
strizzando gli occhi osservando la riga dell'orizzonte.
Suo fratello
era sparito dopo pranzo, dicendo che andava a fare una cavalcata e a
far dare una controllata alla lama della spada. A nulla erano valse le
richieste di Peter – nemmeno troppo insistenti, in
realtà – di restare per potergli dare una mano con
le sue capacità di ragionamento.
Sospirò,
sedendosi sulla sabbia asciutta, stando attenta che l'acqua salata non
raggiungesse la gonna rischiando di rovinarla. Le sarebbe dispiaciuto,
anche se qualche Narniana sarebbe stata ben contenta di confezionarle
un nuovo abito. Si sciolse lo chignon e chiuse gli occhi gli occhi,
serena, lasciando che l'aria proveniente dalla foresta le si insinuasse
tra i capelli – li aveva lasciati crescere molto
più rispetto alle sue sorelle ed ormai superavano la
metà della schiena. Ne andava fiera.
Erano passati
più di quattro
anni.
Più di quattro lunghi ed emozionanti anni da quando avevano
scoperto
Narnia, da quando erano diventati Sovrani di un mondo che nemmeno
conoscevano ma che avevano imparato a sentire loro fin nelle ossa.
Ed
era così incredibilmente bello, così appagante
per la sua anima, che ad Eve sembrava tanto un sogno. Un sogno
ammaliante da cui non avrebbe mai, per nessuna ragione al mondo, voluto
svegliarsi. Perché quella era la sua vita, la sua aria, la
sua libertà. Perché li stava bene,
incredibilmente bene. Niente bombe, guerre, attacchi aerei da cui
scappare la sera. Niente puzza di case bruciate o pianti di persone in
lutto. Niente tormenti, niente angosce.
Pace,
serenità,
vita, risate, felicità...
Narnia offriva a lei ed ai suoi
fratelli tutto ciò che ogni persona si ritrova a cercare di
ottenere per tutta la vita.
La felicità.
Sorrise da sola a
quei pensieri, piegando la testa all'indietro e beandosi dei raggi del
sole sul viso, il rumore calmo del mare che le faceva compagnia e
l'odore pungente della salsedine nel naso.
Però...
però le mancava una cosa.
Aprì gli occhi, un velo
di malinconia che velava il luccichio di serenità che li
animava, posando lo sguardo verso il basso. Sospirò,
improvvisamente affranta, sfiorando il ciondolo con la E che brillava
in mezzo alle clavicole.
L'altra mancava. Le si era rotta la cordicina
qualche giorno prima durante un allenamento ed era stato impossibile
riuscire a rimetterla.
E si sentiva in colpa, perché le era
stata regalata da Edmund per il suo compleanno.
Capitava a tutti che si rompessero le cose, non si spiegava come mai le
dispiacesse così
tanto.
Forse perché sembrava che
non ne avesse avuto abbastanza cura.
Si portò le ginocchia
al petto, circondandole con le braccia, appoggiandoci poi sopra il
mento ed osservando il movimento continuo delle onde che arrivavano
sulla spiaggia, sentendosi avvolta solo dai suoni della natura che la
circondava.
Così rilassante...
Fu quando si vide coperta da un'ombra che alzò
di scatto lo sguardo, sentendo il proprio corpo intorpidito
risvegliarsi
all'istante per quella presenza improvvisa che non aveva sentito
arrivare.
Oh...
Si
rilassò istantaneamente quando, mettendo a fuoco la vista,
trovò gli occhi castani e familiari di Edmund che la
osservavano, tranquilli. Sussultò lievemente, rendendosi
conto che le era venuta una morsa allo stomaco alla vista del fratello.
Tutto il sospetto verso quella presenza inattesa che aveva provato per
quei pochi secondi scemò via così come era
arrivato.
Perché?
Evelyn tentò di rilassarsi,
respirando lentamente e a fondo, riportando gli occhi su Edmund,
facendogli cenno di sedersi con un sorriso forzato che voleva apparire
naturale. Sperò che il suo volto non tradisse l'improvviso
cambiamento di umore che stava percependo.
-Dove sei stato?- si decise
a domandargli, cercando di concentrare la testa su altri pensieri e
ripuntando ostinatamente lo sguardo verso il mare.
Perché
non riusciva a guardarlo in faccia?
Edmund si era seduto vicino a lei
in una posa decisamente più stravaccata, smuovendo con gli
stivali un po' di sabbia.
-In giro.-
Evelyn si voltò ad
osservarlo come se fosse stata chiamata, non riuscendo a decifrarne il
tono di voce ma immaginando che poteva aver fatto spallucce dal tono
vago che aveva utilizzato. Boccheggiò un paio di volte,
ritrovandosi
spiazzata a fissare gli occhi di Edmund.
Riportò lo sguardo
sulla distesa d'acqua, voltando la testa di scatto come se si fosse
scottata. Sentiva le gambe tremare, eppure non era in piedi. Sembravano
gelatina e tremavano. Tremavano come mai avevano fatto.
Per cosa?
Dannazione! Era emozionata? Non aveva senso!
Scosse la testa cercando
di scacciare la vocina insistente che aveva iniziato a girarle in
testa.
-Tieni.-
La voce del Giusto, e il suo braccio che le tendeva
qualcosa, riportarono Eve alla realtà. Sgranò gli
occhi, sorpresa, mentre titubante protendeva la mano verso la
scatoletta che lui le stava porgendo. Corrugò la fronte,
desiderosa di spiegazioni, ma l'occhiata eloquente di Ed verso
l'oggetto la spinse a lasciare perdere le domande e fare ciò
che le aveva chiesto.
Ci mise qualche secondo a capire come aprire la
scatola, aveva paura di metterci troppa forza o fare qualche figura
pessima come già capitato.
La
Pevensie sgranò gli occhi, sentendosi nuovamente spiazzata
nel giro di qualche minuto. Riportò lo sguardo verso Edmund
in modo talmente meccanico che quasi le fece male il collo per quel
movimento improvviso.
La sua collana...
Il cuore sembrava volerle
schizzare fuori dal petto ed Evelyn si ritrovò ad odiarlo,
in quel momento. Se avesse potuto avere un pulsante per poterlo
spegnere lo avrebbe premuto all'istante.
-L'ho fatta riparare.- fu la
semplice risposta che le diede – tranquillo, Edmund era fin
troppo tranquillo per i gusti di Eve, in quel momento, che al contrario
si sentiva investita come da un tornato di emozioni
– mentre prelevava il ciondolo dalla scatolina.
-Co__C_cosa stai facendo?- Eve balbettò quelle tre parole
più di quanto si aspettasse e il tono le uscì
leggermente più acuto del solito, accorgendosi di Edmund che
le si posizionava alle spalle.
Si sorprese di come fosse imbarazzata e
si voltò leggermente alla ricerca del viso del Pevensie,
cercando di scorgere qualcosa che le desse delle risposte. Questo si
era bloccato dietro di lei e sembrò studiarla per qualche
istante che le parve lunghissimo – Eve si pentì
del tono acuto con cui aveva parlato. Sicuramente stava destando
sospetti con quel suo comportamento da idiota.
-Ti metto la collana. Non la vuoi?- fece poi lui eloquente, in
apparenza per nulla turbato dal modo di
fare della Pevensie.
-Ah, oh… si, grazie.- Eve sgranò
gli occhi quasi sorprendendosi del suono flebile con cui le erano
uscite quelle parole. Riconobbe con angoscia anche l'imbarazzo che le
aveva impregnate insieme ai suoi atteggiamenti.
Perché era
così imbarazzata? Perché diavolo si stava
comportando in maniera così strana?
Edmund si
ritrovò a sorridere senza che lei potesse vederlo,
osservando il collo candido della sorella che si era spostata i capelli
di lato per facilitargli il lavoro.
-Prego.- Evelyn si
ritrovò a socchiudere gli occhi, inebriata senza nemmeno
volerlo dalla presenza di Edmund dietro di lei. Protettiva, calda,
dolce, sicura. Non la stava toccando se non per cercare di agganciare
il ciondolo, eppure riusciva a percepire il modo in cui la sua figura
era china su di lei.
Sbatté le palpebre sorpresa, un brivido
che le correva la schiena quando lui le sfiorò la pelle in
un tocco sfuggente.
Perché? Perché stava
accedendo tutto quello?
Ed arrossì. Si ritrovò ad
arrossire senza volerlo, gli occhi puntati in basso che evitavano in
tutti i modi di incrociarsi con quelli castani del fratello.
Odiò la debolezza che stava dimostrando in quel momento nel
comandare il proprio corpo. Strinse i pugni, indignata con se stessa.
-Finito!- Eve si sentì prendere per le spalle e si
sforzò di alzare lo sguardo. Guardò Edmund senza
capire, notando che si stava facendo sera e un tenue rossore proveniva
dal sole che stava tramontando. Anche i capelli di Ed riflettevano in
parte quella luce rossastra, riempiendosi di riflessi castani che la
Pevensie trovò particolarmente simili alle sfumature dei
suoi occhi.
-Non dici niente?- le domandò lui davanti al suo
silenzio, imbronciando un labbro in una smorfia insoddisfatta ed
alzandosi.
Evelyn si rilassò, riuscendo in parte a
riprendere il controllo su se stessa e sorrise.
-Grazie.- accettò la mano che il Pevensie le stava porgendo
per
aiutarla. La percorse una scossa quando se la ritrovò
circondata da quella salda del fratello, e sentì di nuovo il
calore salirle alle guance. Si stava imbarazzando ancora.
Edmund la
precedette, apparentemente ignaro dell'effetto che le stava facendo in
quei momenti. Evelyn osservò la sua sagoma camminare sulla
spiaggia, lentamente. Cosa
le era preso? Si perse ad osservarlo,
mordendosi un labbro pensierosa ed un po' angosciata da se
stessa.
Non era
possibile... Non poteva essere così idiota.
-Evelyn, muoviti! A
Cair Paravel si staranno domandando che fine abbiamo fatto!- Edmund si
stava sbracciando per richiamare la sua attenzione.
Eve si
portò automaticamente una mano al petto, stringendo la
collana nuovamente tornata al proprio posto e sospirò,
consapevole che le cose non sarebbero più state uguali da
quel momento in avanti.
Dannazione... era
proprio un'idiota.
Revisionata in data 31/03/2020. Collegata al capitolo 35
di Narnia's Spirits "Collana di sentimenti."
Ben
ritrovati! Beh, che dire? Altra
one-shot collegata alla long principale, in particolare più
delle altre per via delle collane che sono presenti anche nella storia.
Evelyn
in questa
ha circa diciotto anni, età secondo me "giusta"
per farla
innamorare in una maniera che non si confonda con una possibile
infatuazione dal momento che se la trascina dietro poi per anni come
sappiamo.
Qui
ho
dato principalmente solo il punto di vista di Eve. Ovviamente non
è approfondito abbastanza
perchè lo riprenderò anche nella storia
principale in un momento abbastanza importante per la trama, quindi ho
cercato di evitare di farvi leggere due cose
apparentemente uguali. Il capitolo nella long sarà
più
completo, ma ho voluto darvi questo piccolo anticipo che spero
apprezzerete.
Vi
ringrazio,
D.
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