Petali rosa

di Emma Berenyi
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La donna sogna. Le parole non la lasciano in pace. Parole su demoni, dee e caos. Sogna di prendere la penna e scrivere. Sogna un nome. Ma resiste. Ha giurato che non scriverà più. Non aprirà più
(la porta)
il quaderno.
Si sveglia inquieta. Mentre prepara il caffè non riesce a cacciare via il sogno. Di solito le viene bene. Caffè, doccia e uscire. Corriera fino in città. La sera un buffetto al gatto e chiudersi in casa. Voleva prendere il micio, ma non lo ha fatto. Aveva paura di innamorarsene. E ora teme che sia tardi. Di nuovo lui. Ha sognato di nuovo quell’uomo.
Ora la donna vede Yobai che fronteggia il micio.
 
Il gatto vive da molte lune in questa strada. Una strada poco trafficata, coi peschi lungo il marciapiede. Sa che questa è l’unica porta da cui nessuno lo caccerà. Ma non basta. Sa che i freddi inverni passerebbero meglio, se l’umana gli aprisse la porta. Allora tenta di dirglielo.
Io già avevo una casa. Conoscevo gli odori caldi di un umano, la polvere sotto i mobili e la lana sul letto. Vivevo in un mondo di odori e colori morbidi.
Ma presto farà caldo, anche se l’aria sa di ghiaccio. Gli alberi lungo la strada sono carichi di fiori rosa. Petali rosa che cadono vorticando nel vento.
 
Il mezzo demone segue il nemico. Hyoutsuki il superbo. Cammina su una strada sconosciuta in una pioggia di petali. Questi non sono ciliegi.
Yobai è furioso. I suoi occhi promettono tempesta.
C’è un animale bianco, nel rosa dei petali, con gli occhi dorati.
Fessure che lo scrutano.
Hyoutsuki.
Yobai alza la mano per colpire.
Si ferma. C’è qualcosa
(tra i petali)
una donna. Un’altra donna legata alla Dea. Ma questa
ha smesso
non interferisce con il suo mondo. Chissà perché.
 
La donna lo vede alzare una mano. Trema. Sa che ucciderà il gatto. Apre la bocca, ma non riesce a dire nulla. Poi qualcosa succede. Un lampo passa dagli occhi dell’uomo a quelli del gatto.
L’uomo abbassa la mano. Avanza verso il gatto e lo supera, senza girarsi.
Lei si avvicina al gatto, lo prende in braccio e torna in casa.




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