christmas daddy's suicide

di Bellatrix Lestrange
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Christmast’s daddy suicide

Christmas’s daddy suicide

 

 

 

 

Inverno.

Piccole lacere fiammiferai piangono le loro domande alla neve

La gente che passa le guarda, cercando di essere compassionevoli, ma sono solo infuriati. Come osano essere tristi, è natale. Come osano ricordarmi che si può trasgredire l’allegria obbligatoria. Come osano ricordarci che siamo ancora capaci di piangere, che non c’è niente che lo impedisce tranne i blocchi mentali tradizionalisti a cui ci aggrappiamo.

 

La gente intorno passa e lo evita, facendo un giro più largo, ma tutti prendono mentalmente nota di spendere una preghiera anche per lei quella notte, quando si riuniranno in chiesa, a cantare.

Perché e natale e siamo tutti più buoni.

E siamo tutti più buoni.

E siamo tutti più buoni.

 

Un mendicante canticchia in lontananza, nello sfondo innevato. Si stringe al petto le mani legnose, fissando la spruzzata di dita ossute che spunta dai guanti tarlati, di lana a pezzi come scaldamuscoli troppo calpestati. Amta, il vecchio. Canta, ancora, sempre. Le parole sono sempre più difficili da ricordare e la musica non suona più così vicina come se fosse lui a cantarla. Si allontana, mentre il freddo si fa più intenso e si infila tra le vesti sovrapposte alla rinfusa, quel maglione che ha trovato sul ciglio di una strada quella notte in  cui gli hanno investito il cane…il suo cane…improvvisamente lo sente quasi, sente quasi il suo pelo spinoso e caldo scaldarlo…ma poi il freddo ritorna e lui si sgonfia, piano piano, come un palloncino bucato…lentamente…si accascia a terra, ma non ha niente di scomposto, come un petalo che cade a terra.

 

La gente intorno passa e lo evita, facendo un giro più largo, ma tutti prendono mentalmente nota di spendere una preghiera anche per lui, quella notte, quando si riuniranno in chiesa, a cantare.

Perché e natale  e siamo tutti più buoni.

E siamo tutti più buoni.

E siamo tutti più buoni.

 

I bambini fissano il cielo nevoso cercando una slitta, uno scampanellio. Sgranano gli occhioni, innocenti, felici. Gli adulti li osservano magnanimi, vedendo un campo di innocenza ma dimenticando accuratamente che stanno per mieterlo. Mamma, ma babbo natale esiste davvero? Certo, tesoro. Ma davvero davvero? E non si sente di mentirgli, povero bambino.  La verità sicuramente è più giusta e pura, e perché macchiarsi la propria coscienza proprio a natale?

Verità

Verità

Verità

Digli la verità, mamma. Coraggio, macchialo…tanto ne ha tanto di tempo davanti per diventare nero come te.

Forse non così tanto.

Ma diglielo, perché la verità è giusta, è la strada del signore. E tu sei nella sua casa. Non puoi mentire.

E poi tu sei grande. E hai ragione. E allora perché piange così forte?

 

Ma la gente intorno passa e non la evita, facendo un giro più largo, e nessuno prendono mentalmente nota di spendere una preghiera anche per lui, quella notte, quando si riuniranno in chiesa, a cantare.

Perché e natale e siamo tutti più buoni.

E siamo tutti più buoni.

 

È solo un bambino che piange

È solo un bambino che piange

 

 

I cori della chiesa si sollevano portati dal vento, sfrecciando nella notte. In una casa buia che dà sulla chiesa un ragazza pallida stacca l’ultimo cartoncino dal calendario dell’avvento. Prende il cioccolatino e lo mangia. legge l’oroscopo, dice di volare alto o continuare a mimetizzarsi. Poi apre la finestra e sceglie di volare. Il telegiornale parla di ragazza melanconica, di cattive compagnie. I suoi amici, ottimi studenti, ragazzi modello, piangono ogni volta che in buco di silenzio non scoppia la sua risata cristallina. I giornali dicono di essere tristi. Normale.

 

Perché e natale.

 

 

E siamo tutti più buoni,

e siamo tutti più buoni.

 

 

E siamo tutti più buoni.

 

 

 

 

 

 

 

 





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