La storia è scritta dai vincitori
La
storia è scritta dai vincitori
La
storia è scritta dai vincitori, meditate gente,
poiché non sono i vinti a decidere ciò che era
giusto e ciò che era sbagliato, meditate gente, meditate.
Se voi chiedeste agli ebrei chi è dalla parte del guisto,
loro vi risponderanno che sono loro e vi narreranno la struggente
storia di un popolo che da molti secoli, millenni, è
perseguitato, senza patria, ne dimora dove riposare.
Se voi chiedeste ai Palestinesi chi è il colpevole di questa
guerra sanguinaria, loro risponderebbero: gli israeliti. Allora voi
sconcertati rimembrando le parole del popolo eletto da Dio, chiedereste
loro
quali sono le loro colpe e loro vi parlerebbero di un popolo avido e
sfruttatore, che a causa della sua ingordigia molte volte è
stato perseguitato e l'ultima vittima che la loro fame ha mietuto
è stato un pezzo del loro stato, del loro cuore.
Post metto, io non sono ne dalla parte del uno o del altro, troppe ere
ho vissuto e troppo vecchio sono diventato, per non aver capito nella
mia fin troppo lunga esistenza che nessuno dei due contendenti
è mai pio e l'altro un empio verme che meriterebbe di
strisciare con il ventre sulla terra, come la serpe che
tentò Eva.
No, ho decisamente vissuto troppe ere per continuare a credere di avere
gli strumenti giusti per giudicare, non sono onniscente e nonostante
sappia molto più della maggior parte degli esseri che vivono
su questo pianeta so ben poco per poter giudicare.
Come sono arrivato a queste amare conclusioni? La vita miei cari umani
e se avrete tempo per ascoltarla, ho una storia da raccontarvi, la mia.
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Come
dalle migliori storie partiamo dal principio, si, perché io
amo la coerenza, odio la gente che prende decisioni, anche importanti e
poi se le rimangia vigliaccamente, come se fosse stato qualcun'altro a
prendere quelle decisioni.
Sono nato molto prima che l'uomo venisse creato, ma non fu creato
dall'argilla, no, terribile errore di traduzione.
Comunque sia al inizio ero puro pensiero nella mente di mio padre, poi
prese delle nuvole e lì v'intrappolò quell'idea
che ero io, così vidi per la prima volta il volto di mio
Padre.
Non so se con le parole che la vostra specie usa per comunicare,
riuscirò a descrivervelo.
Lui è puro amore, un'amore così intenso da farti
male al cuore, ma per qualche strano motivo non te ne vorresti mai
separare, è una bellissima giornata di primavera, su di un
campo, con l'erba appena tagliata, come il primo volo di una rondine
che dopo la paura iniziale, capisce che quella è la sua casa
ed è il lento, fragile miracolo di una rosa che sboccia ed
il sorriso puro e contagioso di un neonato.
Lui non è buono, è Bontà, non
è
amorevole, è l'Amore supremo che non ha termini di paragone
ed io lo
amavo, con tutto me stesso, avrei dato la mia vita per lui senza
esitare un istante epppure lui era così preso dal suo
lavoro, dato che si era autoimposto di creare l'universo e credetemi,
era un lavoro molto duro, non aveva il tempo di fare il padre, quindi
crescemmo tutti allo sbaraglio, senza una guida, anzi, avevamo due,
Michael, il primo genito e vice di nostro padre ed il nostro
amore incondizionato per Lui.
Peccato che nessuna delle due potesse sostituire la presenza di un
padre amorevole.
Io volevo soltanto un padre che mi amasse quanto io amavo lui, volevo
essere coccolato ed abbracciato, ma lui era sempre troppo distante, a
creare stelle e pianeti, che nessuno avrebbe mai visto, mentre io
crescevo accudito da mio fratello, che tutte le sere mi diceva che
nostro Padre anche se era lontano ci voleva molto bene e sicuramente
gli mancavamo, come a noi mancava Lui.
Ho osservato la nascita di molti altri miei fratelli ed era sempre uno
spettacolo unico... divino, oserei dire.
Gli spiriti delle stelle si ruinivano tutti quanti, così
come i nostri fratelli, perché significava che nostro padre
era tornato a casa.
Mille luci di colori così belli da togliere il respiro a
qualsiasi mortale e così cangianti da vedersi a miglia di
distanza.
Era uno spettacolo così bello che non me ne saziavo mai,
proprio come un bambino molto piccolo, che mai si stancherà
del caldo e morbido abbraccio materno.
Eppure tutta quella meraviglia era seguita da un dolore inenarrabile,
che feriva sempre di più la mia grazia già
martoriata.
Di cosa sto parlando? Semplice della frase di rito 'Papà non
ci sarà mai nella tua vita, ma sappi che ti vuole bene'.
Perché dolore? Provate voi a vedere una creatura
così buona, pura ed innocente, che si è appena
affacciata a questo mondo, voi direste piangere, anche se questo
termine è riduttivo. I miei fratellini non piangevano,
mostravano direttamente tutto il loro dolore per tutta l'aria,
così tangibile, che se avessi allungato una mano
probabilmente lo avrei toccato.
Tentavo di rincuorarli, ma non ci riuscivo molto bene,
perché conoscevo solo frasi di circostanza, vuote, che mio
fratello mi ripeteva molto spesso, ma soprattutto, temo, a causa del
fatto che le loro lacrime risvegliavano il mio antico dolore mal sopito.
Allora li stringevo a me tentando di celare le mie lacrime come meglio
potevo e proprio in quei momenti odiavo profondamente mio fratello,
invidiando con tutte le mie forze la sua fede cieca e salda.
Lui non dubitava mai di nostro Padre, fedele fino al osso, copriva
sempre le marachelle da giovani creature che io ed io mio altro
fratello facevamo.
Lo ammetto con un poco di vergogna, lui decideva sempre cosa fare ed io
lo seguivo affascinato dai modi molto creativi che trovava per passare
il tempo e scuotere un poco il paradiso molto monotono.
Facevamo arrabbiare letteralmente nostro fratello/vice padre Michael,
che prontamente ci difendeva nascondendo tutte le marachelle che
facevamo agli occhi di un padre fin troppo cieco ed assente.
Ancora ricordo con malinconia quei giorni caratterizzati da una pace
fasulla, che a quel tempo ci sembrava più che vera ed
autentica, che angeli ingenui...
Allora ancora ingoravo il perché mio Padre mi avesse creato
diverso da tutti i miei fratelli, nel suo egocentrismo
smisurato, perché è ciò che
è mio
Padre, egocentrico fino al midollo che prima t'abbaglia con il suo
candore e quando tu inizi ad adorarlo, se ne va tutto soddisfatto e
contento, lasciandoti nel buio e nel dolore.
Ma adesso so, so che il bene risplende soltanto se è
presente anche il male, come una candela la cui luce di giorno viene
ignorata, mentre di notte risplende.
Lui voleva che io fossi il male, per far risaltare il suo candore, che
adesso so essere soltanto una facciata.
Lo amavo, ma lui non aveva tempo ne per me ne per i miei fratelli e,
quando c'era era freddo e distante, quasi come se non gli importasse
nulla di noi.
Quando finalmente lo capì, immediatamente tutto mi fu
più chiaro, il perché del mio carattere ribelle e
poco incline alle regole, il mio dolore e senso di costrizione nel
doverle seguire e decisi egoisticamente per la prima volta in tutta la
mia millenaria esistenza, che avrei fatto ciò che era bene
per me.
Ribellarmi.
Non fu il perché Jahwèh creò l'uomo,
come venne detto poi, ma fu perché io ero nato
così e mi sentivo costretto in una situazione che era contro
la mia natura.
Ma amavo ancora i miei fratelli, quindi ne convinsi il più
possibile, al solo scopo di doverne combattere di meno.
Mossi una ribellione contro il paradiso, volevo sedere io sul trono di
mio padre, per poter essere un buon padre per i miei fratelli,
nonostante il piccolo periodo dell'infanzia in cui io e Gabriel
facevamo il diavolo a 4,
volevo bene ai miei fratelli e glie ne voglio ancora molto, anche ai
fratelli che non si ribellarono con me.
Credo che sia stata quella la mia pecca, il motivo per cui ho perso la
battaglia: facevo di tutto per non far morire i miei uomini.
Ma ancora una volta dopo tanto tempo, mi ritrovo a stupirmi ancora una
volta della crudeltà di mio padre, che dopo aver organizzato
tutto in modo tale che io e Michael ci scontrassimo, lo ha lasciato da
solo, indifeso, senza protezione.
Tipico da lui, anche se Michael è sempre stato il soldatino
di Papà.
Adesso, a vederlo rannicchiato per terra mi duole il cuore, Michael mi
ha cresciuto come un padre e non avrei mai voluto vedere
così, ridotto in lacrime.
Vorrei poterlo consolare con tutto me stesso e dirgli che questo dolore
prima o poi scomparirà, poiché lo comprendo
più di quanto non pensi, dato il fatto che anch'io amavo
ancora mio padre, quando decise di esiliarmi agli inferi.
Però purtroppo so che anche questo dolore non cessa mai di
torturarti, solo ci fai amaramente l'abbitudine. L'unica cosa che posso
fare è osservalo in silenzio, impotente, ed io dovrei essere
malvagio.
Meditate gente, meditate.
Firmato
Lucifer, la stella del mattino.
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Il
mio vero angolino, spero che abbiate capito che è stato Lucy
a parlare dal inizio alla fine.
Questo è un mio esperimento che probabilmente
pubblicherò, che mi è venuto in mente un po' di
tempo fa, quindi se leggerete questa nota vorrà dire che lo
avrò pubblicato, con la faccia tosta di dire 'Ho voluto fare
l'avvocato del Diavolo' letteralmente parlando.
I commenti sono graditi e richiesti, perché come ho
già detto, questo è un mio esperimento pazzo e
volevo sapere se è riuscito o fallito misetamente.
Un bacio alla comunità di Epic FanFiction.
P.S. Chiedo scusa se non ho scritto nel intro che il personaggio era
Lucifer, ma parte del esperimento è proprio il farvi entrare
in empatia con l'arcangelo ribelle, cosa che non sarebbe stata
possibile se aveste saputo subito il suo nome, perché
parlando sinceramente: chi proverebbe mai pietà per un
cattivo?
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