carla sy mary'sdef
Liam
ha 16 anni, un padre nei Conservatori e molti più soldi in
tasca di quanti lui e Matt possano spenderne sabato sera. Ashley
McKenzie invece è la figlia perfetta della famiglia perfetta e
sogna soltanto la nuova baguette di Fendi. Esteban Robledo Ramos
mastica poco l'inglese, sua madre è l'ennesima cameriera di
casa McKenzie e sente forte la mancanza del padre. Cos'avranno mai in
comune con l'occhialuta Charleen, e la tanto chiacchierata SaSh dal
passato ambiguo? La quarta B e molti più problemi di quanto
appaia.
St
Mary's College
prologo
Last Days
of Summer
Il/la
sottoscritto/a Mary Jane
Brown in qualità di padre/madre/tutore di
Charleen Mary Shawade,
nata a Vancouver BC, il
28/12/19XX, con la
presente richiede l'iscrizione del/la proprio/a
figlio/a al quarto
anno di corso presso il Saint Mary's College e allega in calce la
documentazione richiesta ai sensi dell'articolo 231 c.5 del Ministero
della Pubblica Istruzione e la copia delle schede di valutazione
del/la proprio figlio/a dei precedenti anni accademici.
Lì
15 Luglio 20XX
firma del genitore o di chi ne fa le veci
Mary Jane Brown
Kristine Jacobs sbuffò.
Se soltanto la metà
dei voti esorbitanti di questa Charleen fossero stati meritati, Mary
Jane Brown poteva dormire sonni tranquilli: a trentaquatranni' anni
suonati sua figlia non si sarebbe ritrovata, in un' afosa mattina di
settembre, sommersa di stupide scartoffie fino al collo.
Kristine Jacobs sbuffò
di nuovo.
Se si fosse applicata
anche lei al college in quel momento non avrebbe avuto una pila di
pratiche da compilare sulla scrivania, un mal di testa feroce e la
camicetta in purissima -finta- seta incollata alla pelle. Forse, in
quel momento, avrebbe potuto essere distesa su una bianca spiaggia
thailandese a sorseggiare batida de coco da un bicchiere decorato con
ombrellini e frutta esotica, mentre un aitante bagnino con uno
striminzito costumino rosso la contemplava dal bagnasciuga,
passandosi lascivamente la lingua sulle labbra.
Magari.
Kristine Jacobs sbuffò
per la terza volta.
Purtroppo di studiare non
aveva mai voluto saperne troppo e, disoccupata e tristemente single,
si ritrovava a fare la sottopagata e sfruttata segretaria in una
scuola esclusiva per ricchi rampolli viziati e snob, fantasticando
sugli addominali scolpiti di un bagnino immaginario che nella realtà
non avrebbe degnato i suoi 150 centimetri di altezza e la sua quarta
abbondante nemmeno di un'occhiata. Non lo avrebbe fatto non solo
perchè lei le Bahamas non poteva proprio permettersele, ma
soprattutto perché il sole abbacinante dei Caraibi non era,
con buona probabilità, tanto forte da accecare il suddetto
bagnino californiano, nascondendo ai suoi occhi quei chiletti di
troppo di cui l'avevano gentilmente omaggiata i barattoli di nutella,
la cellulite sulle cosce e quei rotolini tremolanti che si ritrovava
sui fianchi.
Questa volta Kristine
sospirò. Con le dita sporche di inchiostro afferrò il
timbro della presidenza e scrisse “approvato” sul foglio.
***
In un'aula spoglia, a
qualche metro di distanza dalla segreteria, Esteban si stava
chiedendo se l'“Ode ad un usignolo” Keats l'avesse scritta nel
1823 o nel 1819.
A giudicare dalla
solerzia con cui rispondeva ai quiz la biondina spalmata sul banco di
fianco doveva saperlo, e anche gli altri tredici ragazzi chini sui
test.
Come faccio a
rispondere se non so nemmeno cosa diavolo significa “usignolo”?
Si
chiese per l'ennesima volta. Poi, con l'immenso spirito pratico che
lo aveva sempre caratterizzato, decise saggiamente di smettere di
porre domande insolubili al proprio cervello, momentaneamente muto, e
di proseguire la conversazione col cellulare nella sua tasca.
Ringraziò
San Jimmy Wales e la Santissima Wikipedia, e decise, giusto per non
fare un torto a nessuno, di accendere un cero in onore di Thomas che
gli aveva prestato il telefono.
In
una scuola tanto-per-bene nessuno aveva pensato a fargli svuotare le
tasche prima di entrare in aula.
Se erano così
ingenui peggio per loro.
***
Se non bevo il succo,
forse potrò mangiare una fetta biscottata con la marmellata.
Senza burro. Dovrei farcela con le calorie, o almeno spero...., si
augurò Ashley McKenzie.
-Tesoro,
confesso di non aver capito bene perchè tu e Susanne dovete
andare a scuola questa mattina...- confessò sua madre, mentre
la cameriera le riempiva la tazza di “tisana alle erbe andine”.
-A
scuola? Il primo di settembre?- chiese suo padre mentre le si sedeva
di fronte e allungava una mano a scompigliare i riccioli biondi di
Mel.
-PAPIIII-
trillò la piccolina di casa aprendosi in un sorriso sdentato.
-Buon
giorno principessina- le sorrise l'uomo da sopra il barattolo dei
biscotti.
-Mamma,
te l'ho già spiegato!- sbuffò la figlia maggiore mentre
poggiava nel piatto la fetta biscottata intatta -dobbiamo controllare
che la segretaria non combini disastri con le stanze! Ti immagini se
per sbaglio finiamo al lato Nord? Lì non c'è mai il
sole, ma in compenso arriva benissimo l'odore della mensa non appena
ti azzardi ad aprire la finestra! Che schifo! E se poi non ci
dovessero mettere di nuovo in camera insieme?- spiegò con
un'espressione talmente seria e contrita da riuscire a distrarre la
piccola Mel dai suoi cereali.
-Oh,
certo- fece solidale la biondissima signora McKenzie con lo stesso
viso grave che riservava tutte le domeniche alla predica di Padre
John.
-Vuoi un passaggio tesoro?- si offrì suo padre mentre la
cameriera gli toglieva la tazza vuota da davanti -vado in azienda tra
poco, non mi costa nulla accompagnarti...-
-Non
preoccuparti papi- Ashley fece una teatrale pausa ad effetto -viene
Susie con la macchina nuova.- e lasciò cadere la frase nel
vuoto con studiata nonchalance. Finse di non notare l'occhiata di
puro terrore che i coniugi McKenzie si scambiarono da sopra il bricco
del latte, e fissò la colazione intatta nel suo piatto.
Se pensavano che la
sua amica avesse una guida tanto pericolosa avrebbero potuto
benissimo comparle la macchina che aveva chiesto per i sedici anni,
visto che aveva preso la patente a maggio!
Quello
comunque non era il momento adatto per ricominciare con la storia
della mini cooper rosa, visto che Susie sarebbe arrivata in meno di
venti minuti e lei doveva ancora decidere quale maglietta abbinare ai
sandali Jimmy Chooe nuovi di zecca. Li aveva scovati in una vetrina
di Miami quella stessa estate, ma non aveva nient'altro di quella
particolare tonalità di azzurro...
***
-Non
voglio andarci- dichiarò Charleen appoggiandosi con la schiena
allo stipite della porta.
Trenacinque,
contò mentalmente Mary Jane, mentre davanti allo specchio
passava l'ombretto dorato sull'occhio sinistro.
-Non
voglio andarci e non ci andrò- ribadì la figlia, e a
sottolineare l'intenzione incrociò le braccia e increspò
le labbra in una delle migliori espressioni capricciose del
repertorio “figlia-adolescente-ribelle”.
Quel
rompiscatole di Cecè avrebbe pagato dollari sonanti per
un'espressione del genere sul set, pensò distrattamente la
signorina Brown mentre aggiornava il conto.
-SaSh
dico sul serio.- rognò Charleen avanzando a grandi falcate
fino allo specchio.
Mary
Jane alzò la testa e fissò il riflesso della figlia nel
vetro. Da dietro le spesse lenti degli occhiali un intenso paio di
occhi verdi ricambiò lo sguardo della madre in una supplica
muta.
Contò
trentasette, sebbene sua figlia non avesse proferito verbo: quello
sguardo valeva mille parole.
-Certo
che il mondo è davvero un posto triste se persino tua figlia
ti chiama col tuo nome d'arte...- brontolò a mezza voce.
Tirò
un lungo sospiro.
-Tesoro
te l'ho già spiegato- esordì paziente -sai
perfettamente che non dipende da me. Tuo padre vuole che frequenti
una scuola prestigiosa e importante, e la St. Mary's lo è-.
-Ma
SaSh- la interruppe Charleen scuotendo i lunghissimi capelli castani
-Edmund vive dall'altra parte dello stato e nemmeno mi conosce! Non
può giocare alla famiglia felice con gli altri figli che ha?
Perchè diavolo deve romper le palle a me?!?!- strillò.
-Le
scatole! Le scatole!- la riprese sua madre che notoriamente parlava
come uno scaricatore di porto, ma non le aveva mai permesso di usare
un linguaggio scurrile.
-E'
tuo padre, e non so da dove abbia tirato fuori questa brillante
trovata, ma so benissimo che potrebbe ricorrere ad un giudice per far
valere i suoi diritti e non ho intenzione di correre il rischio di
perderti- sibilò tagliente -e comunque rompe le palle perchè
è un gran rompicoglioni- aggiunse urlando irritata e
assolutamente coerente con la storia del linguaggio forbito che
rifilava a Charleen da quando aveva iniziato a vagire.
- Ma
mamma...- tentò ancora, sfoderando il labbro tremulo e la
voce piagnucolosa.
SaSh
alzò un sopraccigio. Se sua figlia la chiamava mamma doveva
essere davvero disperata.
-E'
una schifosissima scuola per figli di papà viziati, ed ha pure
il dormitorio!!! E poi noi non siamo cattoliche.-
A
Sash veniva da piangere alla sola dea che sua figlia dovesse dormire
fuori casa almeno cinque giorni su sette, ma sfoderò
storicamente tutto il proprio talento da attrice consumata
sorridendole paziente.
-Charlie
noi non siamo credenti, ma trovo che confrontarsi con la fede sia una
parte fondamentale per la crescita di una persona, indipendentemente
da quelle che poi saranno le sue idee sulla religione. Questa è
forse una lacuna nella tua educazione...e forse è anche per
colpa mia. Avrei preferito che ti confrontassi con tanti punti di
vista diversi, ma intanto cogli quest'occasione, fa buon viso a
cattivo gioco...-
Quella
spiegazione non convinceva troppo Charleen che alzò un
sopracciglio scettica mentre SaSh proseguiva:
-In
ogni caso non ci sono le suore col cilicio alla St Mary's e nessuno
pretenderà di convertirti. Sono tenuti ad accogliere tutti per
legge: dovrai soltanto seguire un'ora di religione a settimana.-
-E
con quei ricconi viziati come la mettiamo?-
-Non
chiamare così i tuoi compagni: innanzitutto nella tua classe
ci saranno un paio di borsisti, e poi ricorda che se non sei
schifosamente viziata è solo perchè cerco di darti un
freno, ma riccona lo sei anche tu.- fece col tono seccato di chi
considerava la conversazione conclusa.
-Ci
faranno a pezzi. Ti faranno a pezzi- mormorò piano
Charleen, mentre lasciava la stanza e SaSh iniziava a passarsi il
rossetto sulle labbra.
***
-...e
il pranzo è nel frigorifero, basta che lo scaldi al microonde-
si raccomandò per la centesima volta sua madre.
-
E non prendere la mia macchina mentre non ci sono, non sai ancora
guidare bene e...-
-Mamma
basta!!!-la frenò William -smettila di rintronarlo e andiamo,
il taxi ci aspetta..- aggiunse mentre col pc sottobraccio afferrava
la donna per una spalla.
Certe volte adorava
suo fratello.
-Ciao
Lì, ci vediamo a Natale- lo salutò aprendo la porta.
-Ciao
Liam, torno tra qualche ora. Il tempo di arrivare in aeroporto e fare
la spesa.-.
Il
che con il traffico significava circa tre ore, riflettè
Liam, mentre alzava una mano in segno di saluto.
Benissimo.
Appena
la porta di casa si chiuse si fiondò su per le scale:
-PAPAAAA' ???- chiamò a gran voce -devo andare da Matt, posso
prendere la macchina?-. La tua aggiunse mentalmente.
Da
sotto le coperte l'assessore dei Conservatori, Andrew Pittwighs,
rantolò qualcosa di molto simile ad un assenso.
Sua madre era davvero
un'ingenua: perchè avrebbe dovuto prendere la piccola Smart
quando suo padre aveva una porche in garage???
Amelia
Pittwighs era ancora in taxi, raccomandando al suo primogenito di non
passare troppo tempo a lavorare chino sul computer, che il secondo
nato di casa Pittwhigs aveva già inserito le chiavi nel
quadro.
note
-
-Last
Days of Summer è il titolo di un romanzo di Steve Kluger, ma
richiama anche una canzone dei Cure “the last day of summer”,
“last day of summer” è anche il titolo di un film.
-
-Il
cognome Pittwhigs, è la fusione di Pitt (ministro inglese) e
Whig, nome di partito “di centro- centro sinistra”. In realtà
Pitt pur definendosi un whig indipendente faceva parte dei tory,
insomma senza perderci nella storia inglese di cui sono
completamente ignorante, con questo nome volevo mettere in evidenza
un po' di contraddizioni e non nel carattere di questa famiglia.
-
Il
nome Saint Mary's College non si riferisce a nessun college
realmente esistente, ma ad una scuola superiore di mia
invenzione...cmq cercando sul web esiste un'università in
California con questo nome, ma credo che sia un nome piuttosto
abusato...
Questa
storia mi è venuta in mente dopo aver visto la serie
televisiva Rebelde Way di Chris Morena Si tratta di una serie tv
argentina mai tradotta in inglese o italiano...personaggi e trama
sono ovviamente molto diversi da quelli della serie ma mi è
sembrato opportuno specificarlo e aggiungere che ciò che
scrivo non ha assolutamente fini di lucro.
In
ogni caso ho provato a vedere il regolamento di efp in merito, ma non
so perchè non mi compare nulla cliccando su ispirazioni e
cliccando sul regolamento mi dice che il link è rotto.
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