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«Via libera Frank» sussurrò Mac dietro la porta della mensa.
Da un paio di settimane la mia vita sociale, che non era mai
stata delle più rosee, si era eclissata ancora di più.
Sistemai il cappellino con il frontino in testa ed entrai in
mensa.
«Non c’è nemmeno
Luke?» chiesi guardando fisso la punta
delle mie scarpe.
«No, solo Kathrina
e l’altra cheerleader. Quella con le lentiggini»
sussurrò Zac porgendomi un vassoio.
«Siete sicuri?». Meglio prevenire che curare.
Ci sarebbe stata la poltiglia grigia anche quel giorno e non
volevo che si ripetesse l’esperienza della settimana prima.
«Sicurissimi Frank». Mac posò il piatto di zuppa sul suo
vassoio e avanzò lungo il bancone della mensa.
«Francis! Francis!». Rabbrividii quando sentii il mio nome
urlato.
Solo lui poteva essere così scemo da non ricordarsi di
mantenere un tono basso.
«Shh». Mac si voltò di colpo e, ci potevo scommettere,
fulminò con lo sguardo John.
«Francis Hudson,
dove sei?». Mi picchiai una mano sulla
fronte davanti alla stupidità di John.
John Hanning poteva anche essere uno degli studenti più
brillanti in matematica e fisica, ma alcune volte, anzi, quasi sempre, nella
vita reale si dimostrava decisamente idiota.
«Ops». John capì l’errore e si avvicinò cercando
di sembrare disinteressato. «Peccato
che oggi Francis non ci sia» urlò per
rimediare.
«Idiota, ormai
l’hanno visto». Zac si sedette posando
il vassoio.
«Mi dispiace, dico
sul serio. Non mi sono più ricordato che dovevamo mantenere un tono basso. Ma
avevo un’idea grandiosa» parlò
velocemente; faceva sempre così quando c’era una notizia nuova che lo teneva
sulle spine.
«Cioè?». Mac mordicchiò un pezzo di carota e John
si sfregò le mani.
«Ho pensato al
nostro costume per la festa di Halloween».
Sorrise, fiero della sua idea.
«Dici sul serio?». Mi mostrai subito entusiasta e John
continuò elettrizzato.
«Sì! Saremo in
quattro, ma il costume è uno solo».
Sembrava che avesse vinto alla lotteria.
«E tu urli il mio
nome in mensa solo perché hai trovato il costume per una festa che si svolgerà
tra un mese?». Continuai a mascherare
il tono della mia voce, come se fossi stato anche io elettrizzato.
«Scusami Frank. Non
ci ho più pensato». Curvò le spalle
colpevole e improvvisamente capii di aver esagerato.
«Non fa nulla,
tanto mi avrebbero visto lo stesso». Tentai
di non dare troppo peso all’accaduto e con un gesto veloce della mano gli feci
capire di non preoccuparsi. «Allora, questo costume di Halloween? Che
cosa hai pensato?». Una smorfia si
dipinse sul mio viso quando cominciai a mangiare la zuppa grigia.
«Potremmo vestirci
da DNA, che ne dite? Ogni persona fa una base azotata, eh?». Ridacchiò soddisfatto per la sua idea e
Zac scoppiò a ridere sputando l’insalata sul tavolo e sul piatto di Mac, seduta
davanti a lui.
«Che idea idiota!
Come dovremmo vestirci da DNA?». Zac continuò
a ridere.
«Zachary! Smettila». Mac urlò picchiando il tavolo con un
pugno «Stai sputando sul mio piatto». Assottigliò le palpebre arrabbiata e Zac
smise di ridere di colpo.
«Scusa Mac, non
volevo». Prese il tovagliolo di carta
e cominciò ad asciugare il tavolo a caso.
«Allora, che ne
pensate?». John era talmente felice
della sua idea che non pensò minimamente di iniziare a mangiare.
«Non è male, però
non so se sarà apprezzata dagli altri».
Arricciai le labbra pensieroso e John sbuffò.
«Lo sapevo che tu
saresti stato contrario alla mia bellissima idea».
Prese il budino dal mio vassoio e cominciò a mangiarlo.
«Se devo essere
sincera anche a me l’idea non va molto a genio. Pensavo di vestirmi in un altro
modo». Mac parlò sottovoce senza
guardare John in viso per paura di offenderlo.
«Da cosa volevi
vestirti? Da computer?» John cominciò
a ridere e improvvisamente Mac arrossì.
«Ragazzi,
smettetela. Se Mac vuole mascherarsi in un altro modo non possiamo costringerla». Quando pronunciai questa frase Mac mi
guardò ringraziandomi con lo sguardo.
«Però a me sarebbe
piaciuto. Ma se non c’è lei siamo in tre e non possiamo più fare il DNA». Zac cominciò a sbuffare infilzando con la
forchetta una foglia d’insalata.
«Va bene, vi
accontento. Però scelgo io quale base fare».
Mac si sistemò sulla sedia.
«Io volevo fare la guanina» piagnucolò Zac passandosi una mano tra i
capelli.
«L’importante è che
non prendiate la citosina. Quella è solo mia»
parlò Mac seria e sentii John bofonchiare qualcosa.
«Ma io volevo la citosina,
non potresti proprio fare l’adenina?».
Cercò di convincerla ma io mi sentii chiamato in causa.
«Ehi! L’adenina la
faccio io! Casomai la timina». Ammonii
John con l’indice che, dopo aver posato la confezione vuota del budino sul tavolo,
si sistemò gli occhiali che gli erano scivolati sul naso.
«Non riesco a
capire perché la timina sia sempre sottovalutata. Ok, allora io sarò la timina,
in coppia con te, Frank, la mia adorata adenina. Zac e Mac invece saranno
bellissimi assieme, guanina e citosina».
John si sfregò le mani soddisfatto e ridacchiai.
«Ti rendi conto che
ci prenderanno in giro a vita per questa cosa?».
Fissai John serio e lo vidi fare spallucce.
«Sai quello che mi
interessa? Quelli che ci prenderanno in giro sono quelli che corrono dietro ad
un pallone o saltano con dei pon-pon in mano».
Disse noncurante e si alzò per gettare le carte del budino nel cestino poco
distante da noi.
«Effettivamente ha
ragione, anche se devo dire che non passeremo inosservati». Mac sembrava pensierosa.
«Ti preoccupi di
quello che la gente può pensare, Mac?».
Zac la punzecchiò e lei lo guardò con aria torva.
«Non sono affari
tuoi».
Cominciavo a chiedermi perché Mac fosse diventata così
sgarbata con Zac al ritorno dalle vacanze estive.
Eravamo sempre stati un gruppetto che conviveva senza
litigare, certo, ogni tanto i battibecchi erano normali, ma Mac aveva
cominciato a esagerare.
Non ne capivo il motivo e non lo capivano nemmeno Zac e
John.
Ne avevamo parlato in una serata tra di noi, Mac non era potuta
venire per qualche problema che non avevo capito, e ci eravamo messi a
spettegolare su di lei.
Tutti e tre avevamo notato il suo astio verso Zac, ma
nessuno di noi ne aveva intuito il motivo.
Zac, poi, era quello più confuso di tutti.
Giurava di non essersi comportato male e di non averla
offesa più del solito.
Avevamo liquidato l’argomento pensando che probabilmente Mac
era in quel periodo del mese.
Ci eravamo accorti però che ogni giorno sembrava essere in quel periodo e i conti avevano
cominciato a non quadrare.
«Houston chiama
Francis Hudson, Houston chiama Francis Hudson, sinapsi, state lavorando?». Zac sventolò una mano davanti ai miei
occhi e mi fece improvvisamente tornare alla realtà.
«Sì? Stavate
dicendo?». Scossi la testa leggermente
per risvegliarmi e guardai Zac, Mac e John in piedi davanti a me con i vassoi
in mano.
«Stavamo dicendo
che dovresti muoverti, se non vuoi che arriviamo in ritardo in biblioteca per
prendere il libro che ci serve per quella ricerca».
John cominciò a camminare verso l’uscita della mensa e mi alzai seguendo lui e
gli altri.
«Ti vedo più
distratto del solito Frank, va tutto bene?»
sussurrò Mac al mio fianco, senza farsi sentire da Zac e John.
«Certo, tutto
benissimo ora che Chris è tornato alla UCLA».
Strisciai il badge ed entrai in biblioteca seguito da Mac.
«Okay». Mac non insisteva mai, sapeva che se
avevo bisogno del consiglio di un’amica le avrei parlato senza problemi.
«E tu, tutto bene?». Come rigirare la frittata.
«Sì, perché?». Mi fissò confusa, come se fosse stata una
domanda stupida e senza senso.
«Era solo per
sapere». Cercai di fare il vago per
non insospettirla troppo.
«Quando hai le
prove con la banda?» mormorò Mac appoggiando
la borsa per terra prima di cominciare a cercare un libro.
«Stasera e
dopodomani. Perché?». Mi avvicinai
sistemandomi gli occhiali sul naso per leggere meglio i titoli dei libri e per
vedere se ci fosse quello che stavo cercando.
«Era per sapere.
Zac e John suonano sempre nella banda?».
Strana.
Mac era decisamente strana negli ultimi tempi.
«Sì Mac. Ma perché
mi fai tutte queste domande strane?».
Alzai leggermente il tono della voce confuso e mi guadagnai uno «Shh»
dal bibliotecario.
«Era per parlare di
qualcosa, scusami Francis». Fece
spallucce indifferente e si allontanò con un libro tra le mani.
«Donne. Ogni giorno
diventa più difficile capirle» sbottò
John appoggiato ad una scala che minacciò di spostarsi con il suo peso.
«Certo, perché noi
le donne le capiamo e riusciamo ad averne una diversa ogni sera. Siamo
circondati da donne». Zac alzò la voce
gesticolando con i libri in mano e il bibliotecario si avvicinò di nuovo con
un’espressione severa.
«Ragazzi, se non la
smettete sarò costretto a spingervi fuori. Abbassate il tono per favore». Ci fissò uno alla volta e annuimmo
colpevoli.
Non era da noi disturbare in biblioteca.
«Zac, Mac non è mai
stata come tutte le altre ragazze. Semplicemente non so che cosa le stia
succedendo, non è da lei». Scossi la
testa confuso e sbattei più volte il libro sulla borsa.
«Forse Mac si sta
trasformando in una cheerleader e segretamente fa le prove con loro. Magari è
diventata la migliore amica di Ashley e Kathrina, cosa ne sappiamo noi?» cominciò a vaneggiare John e assieme a Zac
ci avviammo verso l’aula di chimica.
«Secondo me Mac
soffre della sindrome da quel periodo del
mese». Zac, convinto delle sue
parole, si sedette posando i libri sul grande tavolo da laboratorio bianco.
«Tutti i giorni?
Non è possibile. Dovranno avere un po’ di tregua queste donne» ridacchiò John con l’espressione incredula.
«Smettetela ragazzi». Ero seriamente preoccupato. Non perché
fossi innamorato di Mac, ma perché lei era una mia amica dai tempi dell’asilo e
non si era mai comportata in quel modo assurdo.
Volevo parlarle, aiutarla, farla tornare normale, ma non
sapevo a chi chiedere aiuto.
«Potresti chiedere
a tuo fratello un consiglio. Il vecchio Chris Hudson è un volpone in fatto di
donne. Credo che possa aiutarti». John
quasi venerava la carriera privata di mio fratello.
«Grazie ma passo.
Non chiederei mai un consiglio sulle donne a Chris, a meno che io non voglia
farmi una cultura di posizioni e porcate».
Rabbrividii ripensando a quando, una settimana prima, Chris aveva parlato di
‘strane macchie’ sulla vecchia Chevry.
«Io una
chiacchierata con tuo fratello la sosterrei volentieri. Sono sicuro che è fonte
di saggezza per quanto riguarda le donne».
John si ammutolì quando il professore entrò in aula salutandoci.
«Noiosa. Noiosa.
Noiosa. Ho già detto noiosa? La più noiosa lezione che il professor Jane abbia
mai tenuto. La chimica non è mai stata così noiosa». John sbadigliò stiracchiandosi davanti ai nostri armadietti.
«Sì, credo che il
concetto sia chiaro». Mac sbucò
all’improvviso e sussultammo spaventati.
«Dovremmo legarti
un campanello al collo: saremmo sicuri di sentirti arrivare così». Zac sorrise a Mac che lo incenerì, senza
motivo, con lo sguardo.
«Bene ragazzi,
direi che possiamo anche tornare a casa ora. Il professor Moriarty è assente
oggi e la nostra amata lezione di educazione fisica salta». Cercai di smorzare la tensione che si era
creata senza successo.
«Ci vediamo domani
ragazzi». Mac salutò con la mano
avviandosi verso l’uscita e rimanemmo a guardarla sparire.
«Oggi è in quel periodo del mese, ne sono sicuro.
Avete visto come risponde?». Zac
indicò il corridoio vuoto.
«A dire la verità
Mac risponde solo a…». Non lasciai
finire la frase a John perché gli tirai una gomitata su un fianco che lo fece
gemere per il dolore.
«Sì, hai ragione Zac». Annuii facendo finta che non fosse
successo nulla.
Non sapevo che cosa significasse il comportamento di Mac, ma
ero quasi sicuro di essere vicino alla soluzione.
Vicino alla soluzione per capire Mac voleva dire come minimo
un mese, forse due.
«Ci vediamo questa
sera alle prove, ragazzi?». Dopo
esserci incamminati in silenzio verso il parcheggio, parlai.
«Certo, speriamo
che non ci facciano suonare cose strane per i pon-pon neri e oro». Scoppiai a ridere per il modo stupido con
cui Zac era solito chiamare le cheerleader.
«L’ultima volta che
hai detto questa frase ho dovuto suonare il trombone per venti minuti perché si
dimenticavano un passaggio con le mani».
John sbuffò sedendosi di fianco a me in macchina.
«Hai ragione. Zac,
ti ricordi quanto l’abbiamo preso in giro? Poooo-po-po-popo-poooo». Imitai il suono del trombone e Zac
cominciò a ridere.
«Sì, perché
Kimberly anticipava il piede, non era per una stupidata così?». Si sporse con il viso tra i due sedili
anteriori e io annuii.
«Certo, ridete.
Ridete pure, sapete? Sono convito che alla prossima prova con la banda Zac
patirà le pene dell’inferno e non sto scherzando. Ho sentito in bagno uno della
squadra parlare e dicevano che le cheerleader stanno preparando un balletto che
avrà come base solo la cassa». John si
voltò verso Zac che sbiancò per la paura.
«Andiamo, non si è
mai sentita una cosa del genere».
Spalancò gli occhi terrorizzato e si sistemò gli occhiali sul naso.
«Per questo, dicono
che sia qualcosa di nuovo che nessuno ha mai sperimentato». John continuò a parlare con Zac anche
quando scesero dalla macchina, senza salutarmi.
Quella sera le prove si rivelarono divertenti.
Il povero Zac fu costretto a provare con John un
arrangiamento speciale che doveva servire da base alle cheerleader.
Il mio lavoro nella banda, come suonatore di fagotto, non
era poi così indispensabile; non quanto quello di Zac e John almeno.
Il mattino dopo, quando ci ritrovammo per andare a scuola,
avevamo tutti e tre delle occhiaie spaventose che nemmeno gli occhiali
riuscivano a mascherare.
«Che cosa avete
fatto ieri sera? Sembrate tre zombie».
Mac cominciò a scherzare alternando lo sguardo tra i nostri visi stravolti.
«Abbiamo fatto le
prove con la banda. Dovresti unirti a noi, ci manca un suonatore di triangolo» la canzonò John.
«Divertente. Ieri
sera io invece sono stata in grado di hackerare il server della scuola e posso
leggere le pagelle di tutti gli studenti, anche tutti i voti di ogni singolo
test, non è fantastico?». Mac
sprizzava allegria da ogni singolo centimetro di pelle.
«Non ci credo.
Bluffi. Non è possibile. Di la verità, ieri sera ti sei seduta sul divano con
un pacchetto di patatine e hai guardato un film romantico». Zac scherzò colpendole leggermente il
fianco con il gomito ma Mac non sorrise.
«La C- che hai
preso in letteratura inglese tre anni fa è una prova valida o dovrei parlare
della D+ dell’anno scorso? Mi sembra che nessuno di noi ne sia al corrente, no?». Assunse una smorfia di superiorità che
fece ridere me e John.
«Mac, lo sai che
sei un genio?». Le baciai la guancia e
nel suo volto si dipinse un sorriso.
«Sì, ma fa sempre
bene sentirselo dire». Abbassò lo
sguardo imbarazzata.
«Potremmo ricattare
tutta la scuola! Diventeremmo ricchi».
Gli occhi di John si illuminarono di felicità.
«Non credo che alla
gente interessi se diffondiamo un voto o meno».
Fece spallucce e non potei non concordare con lei.
«Hai ragione Mac,
dubito che alle cheerleader interessi se diciamo che hanno preso una F in
fisica». Chissà quali erano i voti di
Ashley.
«Be’, io credo che potremmo
pubblicare i voti in un sito anonimo. Sarebbe una figata!». John continuò a sorridere elettrizzato.
«E hai visto i
giudizi di chi?». Cercai di suonare
vago ma non ci riuscii.
«Di molti. Le
cheerleader hanno una sfilza di D e la squadra di football anche. Alex e Luke
hanno una A solo con il professor Moriarty, per il resto non riescono a
superare una C+. Però devo ricredermi su Ashley. Non ha una media altissima ma
i suoi voti si aggirano attorno a una B-, eccetto in fisica e matematica. È una
schiappa in quelle materie». Mac
sogghignò alzandosi dalla nostra panchina.
Allora non era stupida come si pensava.
Conoscevo Ashley dall’asilo, ma solo negli ultimi giorni
avevo imparato a ‘conoscerla’
veramente, se quello era il termine esatto.
L’avevo sempre vista come una cheerleader di cui ero
innamorato, bellissima, ma l’avevo sempre considerata senza cervello per le
compagnie che frequentava.
Da una settimana a quella parte, da quando si era scusata
con me per il comportamento di Alex, Ashley aveva acquistato un sacco di punti,
come se non ne avesse già avuti abbastanza.
«Che cosa abbiamo
alla prima ora?». John come al solito
non si ricordava mai l’orario.
«Fisica. E ricordo
che in quest’ora ci sono anche i gorilla e le donne in gonnella». Zac si sedette al solito posto, in prima
fila davanti a me, e cominciò a sistemare i libri sopra al banco.
Mi voltai verso la porta quando sentii una risatina che
conoscevo bene.
«Alex, non puoi
dirlo sul serio». Ashley ridacchiò varcando
la soglia seguita dal suo ragazzo e dall’interminabile stormo di oche.
«Ashy, se lo dice
lui vuol dire che è vero» gracchiò
Kathrina, l’oca giuliva per eccellenza.
Non mi piaceva, peggio: la detestavo con tutto me stesso.
Non capivo perché ma mi sembrava pronta a tradire tutto e
tutti per raggiungere i suoi scopi che da anni si focalizzavano quasi tutti su Alex
e sul diventare capo cheerleader.
Questo metteva in pericolo Ashley.
«Buongiorno ragazzi». Quando il professore cominciò la lezione
tutti gli studenti si zittirono. «Oggi
c’è una comunicazione importante che vi riguarda. Siete studenti dell’ultimo
anno e i vostri esami finali vi aiuteranno ad accedere al College. È stata
fatta una modifica che purtroppo temo sbarrerà la strada ad alcuni di voi». Cominciarono i mormorii contrariati che
provenivano dalle ultime file. «Purtroppo
il voto finale dipenderà dai test dell’ultimo semestre, oltre che dall’esame
finale. Per questo, per poter superare fisica sarete costretti ad avere una
media non inferiore a B». Le ultime
file protestarono rumorosamente proprio quando Zac si voltò verso di me
sogghignando.
«Lo sapevo che
sarebbe arrivata la vendetta dei secchioni! Le pon-pon e i gorilla rimarranno
al liceo a vita». Questa battuta causò
le risa di Mac e anche di John, oltre alle mie, naturalmente.
«Ragazzi! Ragazzi
per favore». Il professore cercò di
richiamare l’attenzione su di lui con scarsi risultati. «Ragazzi!». Urlò
zittendo tutta la classe. «Bene, ora
che ho la vostra attenzione credo di poter continuare con le cose importanti.
So che gli studenti che hanno più problemi nella mia materia si trovano seduti
nelle ultime file. Se posso darvi un consiglio, chiedete a qualche studente
delle prime file di aiutarvi, sono molto disponibili e potrebbero riuscire a
farvi amare la materia». Cercò di
suonare simpatico ma nemmeno io, Zac, Mac e John riuscimmo a sorridere.
Dare ripetizioni a scimmioni e ragazze pon-pon? Era come
suicidarsi, morire, ritornare in vita e suicidarsi per morire subito dopo una
seconda volta.
Quando i mormorii cessarono il professore ricominciò la
lezione che terminò in ritardo di dieci minuti; aveva cominciato ad insistere
che il programma era vasto e il tempo era poco.
Nemmeno quando gli avevamo fatto presente che eravamo a
settembre aveva rallentato.
«Quindi adesso
possiamo dire che tutti quelli che speravano di superare il test di fisica con
una bella C+ si trovano a piedi?».
John parlava camminando di fianco a noi.
«A questo punto». Scrollai il capo, sollevato dal fatto che
per una volta noi secchioni fossimo in vantaggio.
«Be’, devo dire che
mi piace questa nuova regola». Mac,
raggiante, aprì il suo armadietto e incastrò a forza i libri.
«Anche a me». Zac si appoggiò con la schiena al muro e
impallidì inaspettatamente. Le sue labbra tremavano dallo stupore. «Oh cavolo».
Quando incontrai i suoi occhi mi accorsi che erano puntati dietro di me.
«Che c’è?». Continuai a fissarlo chiudendo il mio
armadietto.
«Wow». John, che non riusciva a distogliere lo
sguardo da qualcosa alle mie spalle, aveva una faccia sconvolta.
«Francis, c’è
qualcuno per te, credo». Mac indicò
con il mento lo stesso punto che stavano fissando tutti.
«Frank?». Quando quella voce mi chiamò mi
immobilizzai di colpo.
Sbarrai gli occhi, raggelato e immobile.
No, non era possibile.
No.
Un sogno.
Dicevano che i sogni erano in bianco e nero ma delle volte
io li facevo anche a colori, per questo in quel momento continuavo a vedere gli
occhi azzurri di Zac spalancati, per questo in quel momento continuavo a vedere
le meches rosse di Mac davanti a me.
«Frank?». La voce mi chiamò di nuovo, decisamente
più vicina.
Mac mi guardò per farmi forza e lentamente mi voltai.
«S-s-s-si?».
Salve ragazze! :)
Intanto vi ringrazio per aver
letto anche questo secondo capitolo.
Ringrazio anche tutte voi che
avete inserito la storia tra i preferiti, i seguiti e quelle da ricordare!
Siete tantissime e non me lo aspettavo veramente!
Un ringraziamento particolare
anche a chi ha recensito il primo capitolo! :)
Poi poi poi, stringo che non
voglio dilungarmi molto, non so se avete notato, ma sia nel capitolo precedente
che in questo ho messo alcuni ‘riferimenti’ a film o a libri, mi piacerebbe
capire se li avete notati o no. (Nello scorso capitolo c’era un riferimento ad
un libro, in questo uno per un film).
Nel prossimo capitolo si
comincerà ad entrare nella storia, diciamo che questi sono stati più o meno
un’introduzione.
Come sempre se volete nel mio
profilo FB trovate le foto dei protagonisti.
Ultima cosa: per tutte
quelle che stanno aspettando l’inizio di ‘Kiss on
forehead’, non l’ho abbandonata, che sia chiaro, solo che ora come ora non
ho tempo. Comincerò penso tra una o due settimane :)
Ringrazio come
sempre Malia85 che mi beta la storia!
Alla prossima settimana e
grazie ancora! :)
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