st mary 2
St
Mary's College
capitolo
2
How
I met...
...that
boy
-Hey
guarda!!!- bisbiglio Susie rifilando una gomitata nello stomaco di
Ashley.
Se
voleva la sua piena attenzione quel richiamo non verbale sarebbe
stato più che sufficiente a risvegliare un morto, ma, non
contenta, la sua migliore amica le arpionò il braccio con gli
artigli smaltati.
La
camicetta di Chanel...
-L'hai
visto che figo??? Stupendo... chi sarà???- trillò
l'altra poco partecipe del suo dolore per l'alta sartoria.
Ashley
alzò un sopracciglio scettica: Susie aveva la discutibile
abitudine di inserire nella categoria “fighi da paura” qualsiasi
maschio respirante. A volte la giovane McKenzie era arrivata persino
a dubitare che alcuni fra quegli esseri repellenti appartenessero
all'homo sapiens sapiens.
-Quello-
indicò Susie con l'unghia laccata di rosso.
Glielo
aveva spiegato forse trecento volte, che indicare violava una delle
sacre leggi del
galateo.
-Sì,
carino- concesse degnando di un 'occhiata superficiale il ragazzo che
usciva dall'aula accanto alla segreteria.
L'aula
dei primini, la più vicina alla presidenza. L'aula “sfigata”
come dicevano i suoi compagni di scuola...
Ashley
da tempo aveva smesso di pronunciare quella parola tanto poco chic,
e, per inciso, non inquinava le altrui orecchie nemmeno col termine
“figo”.
-Hey
aspetta!- disse fermandosi di colpo -Io quello lo conosco!!! E' il
figlio di una delle nostre cameriere!-.
-Sul
serio? E perchè non me lo hai presentato prima?!?!- cavillò
Susanne.
-Non
essere sciocca, non è certo un mio amico. Lo avrò visto
sì e no cinque volte in tutto. -
-Ma
secondo te che ci fa qui quel gran pezzo di...-
-Sue!!!-
la interruppe scandalizzata.
-Oh
andiamo, l'hai guardato bene??? Quello lì ha tutto al
posto giusto...-
-Niente
di eccezionale- valutò analiticamente Ashley arricciando il
nasino perfetto.
-Carino-
concesse magnanima dopo un paio di secondi -ma non abbastanza bello
da tentare me.-.
L'amica
aveva smesso di ascoltarla da un pezzo troppo presa ad osservare il
ragazzo che si passava distrattamente una mano sul leggero accenno di
barba che gli ricopriva le guance.
-
Comunque mi sembra di ricordare che dovesse sostenere il test
d'ammissione alla scuola, quello per la borsa di studio vacante...-
disse tentando di richiamare l'attenzione.
-Oh,
quindi magari quest'anno verrà a scuola con noi!!!- trillò
Susanne entusiasta e già su di giri.
-Non
ti esaltare troppo, non credo sia esattamente un secchione: è
stato bocciato, e non parla nemmeno bene la nostra lingua. Non credo
che Mr Fangboner potrebbe mai ammetterlo alla St Mary's....- spiegò
sussiegosa e prosaica.
-Vecchia
cariatide... va beh, presentamelo.- ordinò senza perdersi
d'animo.
-COSAAA???
Ma stai scherzando?? A stento ci rivolgiamo la parola- gridò
la bionda sconvolta al punto di dimenticarsi che urlare in pubblico
non era affatto elegante.
-Dai,
dai, dai...non farti pregare, sù- cantilenò Susie
attaccandosi al suo braccio e attentando di nuovo alla sua preziosa
manica.
-Ti
ho già detto che...-
-Oh-oh,
mi sa che dovrai presentarmelo per forza...- le bisbigliò
nell'orecchio.
Ashley
stava per chiederle ingenuamente cosa le conferisse tanta sicurezza,
ma voltandosi si accorse che il figlio di Catalina le aveva scorte e
si stava avvicinando.
-
Ciao Ashley- la salutò allegro come fossero stati amici di
vecchia data.
-
Oh, ciao...- rispose in automatico.
Calò
un silenzio imbarazzato.
Per
fortuna lui le venne prontamente in soccorso.
-Esteban-
le rammentò.
-Esteban-
ripetè lei a pappagallo sentendosi spaventosamente idiota.
-Beh...questa
è Susanne- fu costretta a presentare l'amica, visto che Susie
praticamente stava iniziando a saltellare sul posto mulinando le
braccia per farsi notare.
-Piacere-
disse lui con un sorriso che metteva in risalto i denti bianchissimi
che spiccavano sulla pelle olivastra.
-Ciao,
piacere mio. Hai fatto il test vero?- lo interrogò senza
prendere fiato fra una parola e l'altra.
E
tanti cari saluti alla mia rispettabilità, ragionò
Ashley sconsolata. Adesso penserà che sono una pettegola.
Grazie tante Susie.
-Era
difficile? Speriamo che ti ammettano...E se ti ammettono che classe
dovrai frequentare?-
Una
volta lasciata a briglia sciolta la proverbiale parlantina di Susanne
Donnely era difficile da tenere a freno.
-Il
quarto anno.-
Ashley
quasi soffocò con la propria saliva.
Quarto,
aveva sentito bene???
-Davvero?!?!?Come
noi...oh, beh,...speriamo tu possa essere nella nostra stessa classe-
dichiarò Susie entusiasta.
Speriamo
proprio di no...si augurò
invece la sua migliore amica.
Susanne
sembrava fin troppo allegra alla prospettiva e si stava dimenando
come un cagnolino che scodinzola davanti ad un bell'osso. Patetico.
Ashely
decise di salvare la sua amica da un'ulteriore umiliazione e
l'afferrò risoluta per un gomito.
-È
stato un piacere incontrarti Esteban, purtroppo noi adesso dobbiamo
andare in segretaria- esclamò sfoderando un sorriso posticcio
-spero di rivederti presto. In bocca al lupo per il test.- disse
falsa come Giuda, mentre trascinava Sue il più lontano
possibile. L'amica, recalcitrante come una bambinetta capricciosa, la
seguì lungo il corridoio, salutando con la mano quel ragazzo
che, Ashley era pronta a giurarlo, si sarebbe messo a ridere di
quella loro magra figura non appena avessero svoltato l'angolo.
A
volte Ashley McKenzie tendeva ad essere un tantino paranoica.
***
...that
girl
Susanne
era una ragazza dall'aspetto piuttosto ordinario, formosa e
cicciottella, con una chiama di riccioli rossi in cima alla testa e
uno spruzzo di lentiggini sulle guance piene. Sembrava simpatica e
affetta da attacchi acuti di logorrea verbale.
Ashley
McKenzie lui l'aveva già vista e beh...era semplicemente
bellissima.
Slanciata
e flessuosa, aveva un viso cesellato e perfetto, boccoli biondi ad
incorniciarle il mento e la fronte, che scendevano morbidi fin quasi
alle spalle, mentre un paio di occhi scuri e profondi risaltavano
sull'incarnato pallido.
Esteban
era un caliente maschio latino, e non potè fare a meno di
notare che la natura, con l'erede della fortuna degli industriali
Mckenzie, era stata piuttosto generosa. Soprattutto in
certi...punti del corpo. Quelli fra la clavicola e la decima costola,
e subito al di sotto della schiena per essere precisi.
Peccato
che Ashley rovinasse tutto esibendo perennemente quell'espressione di
ostentata superiorità ed uno spocchioso cipiglio arrogante.
Le
due ragazze erano appena sparite imboccando un corridoio quando dal
portone d'ingresso fecero la loro rumorosissima entrata altre due
donne.
Sembravano
piuttosto prese in un appassionato alterco ed erano talmente
impegnate a battibeccare che Esteban poté prendersi un momento
per osservarle senza sembrare troppo sfacciato.
A
giudicare dalla somiglianza e dalla familiarità fra le due
doveva trattarsi di madre e figlia.
Ad
una seconda occhiata più attenta erano piuttosto diverse, una
alta e formosa e l'altra piccola e minuta, ma il loro modo di
muoversi e di gesticolare con le mani, ognuna presissima nel perorare
la propria tesi, le rendeva in qualche modo parecchio simili, sebbene
la madre fosse una donna elegante e raffinata, vestita con capi di
haute couture ed avesse un trucco pesante e pastoso (da chiedersi
come riuscisse a tenere la palpebre aperte sfidando la forza di
gravità) e la figlia una buffa creatura acqua e sapone con
jeans, converse scarabocchiate col pennarello e un paio di tremendi
occhiali che le coprivano le sopracciglia e parte degli zigomi
facendola assomigliare alla caricatura di una grossa mosca.
Entrambe
avevano lo stesso colore di capelli, sebbene quelli della figlia
fossero decisamente più lunghi e meno curati, ed un numero
considerevole di braccialetti, pendagli, ninnoli, collanine e anelli
che producevano un tintinnio festoso
ad ogni loro passo e conferivano alle due un vago aspetto da albero
di Natale.
Quando
si avvicinarono, interrompendo per un attimo la querelle per
rivolgergli all'unisono un cortese “buongiorno” e un sorriso
gentile, Esteban notò che la cosa che accomunava di più
quelle donne era un paio di bellissimi occhi verdi di una sfumatura
particolarissima che gli ricordava il mare brulicante di pesci e
coralli del suo paese natio, quando lui e suo padre uscivano a pesca
e venivano sorpresi dalla vento forte.
La
ragazzina sembrava piccola, probabilmente non sarebbe stata in classe
con lui.
Sempre
ammesso che mi ammettano...
Si
rabbuiò al quel pensiero.
Ho
copiato tutte le risposte, mi ammetteranno... disse a se stesso
per rassicurarsi.
Ma
basterà davvero fare il test migliore?
Poteva
non conoscere Byron e l'esatta ubicazione di Memphis, ma di come
funzionava il mondo Esteban si era fatto decisamente un'idea
accurata.
L'agitazione
tornò di nuovo ad invadergli il cervello mentre, ostentando
una calma apparente che non provava affatto, lasciava l'edificio a
grandi passi.
***
...my
headmaster
Charleen
era sempre stata una ragazzina molto seria e responsabile.
Si
applicava nello studio e aveva il naso perennemente affondato fra le
pagine di un libro. Nel tempo libero si dedicava al volontariato,
disegnava nature morte e si arrampicava sugli alberi; non aveva mai
fatto troppi capricci né richiesto particolari attenzioni.
Non
doveva essere semplice per lei cercare, ogni giorno, di riscattarsi
per una macchia di nascita di cui non aveva alcuna colpa.
Tutta
l'immaturità che possedeva, Charleen la usava ad esclusivo
beneficio di suo padre e della moglie: quando l'ultima volta avevano
cercato di portarla in campeggio con la loro famiglia era riuscita a
rendersi talmente odiosa che, nel giro di tre giorni, il povero
Edmund aveva supplicato SaSh di correre a riprendersela al più
presto.
Per
il resto era una figlia perfetta, forse persino un po' troppo.
Nemmeno
quando aveva realizzato, finalmente, per quale motivo sua madre fosse
tanto famosa e il perchè dei risolini alle loro spalle, aveva
dato di matto, anche se SaSh l'aveva sentita piangere rannicchiata
fra le lenzuola del proprio letto. Era in prima media e, per la prima
e unica volta in vita sua, Mary Jane era stata convocata dalla scuola
per il pessimo comportamento della figlia: Charleen era riuscita a
guadagnarsi un giorno di sospensione prendendosi per i capelli con
una compagna di classe. Non era stato difficile per SaSh capire in
difesa di chi si fosse battuta quella ragazzina che al metro e
cinquanta non arrivava nemmeno in punta di piedi e sì e no
pesava quaranta chili.
Un
pezzo dell'innocenza di Charleen era morto quel giorno.
Quella
sera anche Mary Jane aveva pianto a lungo, lasciando che il mascara
si sciogliesse sulle sue guance e le macchiasse la camicetta.
Non
era giusto che fosse sua figlia a pagare per le sciocchezze che lei
aveva fatto da giovane: né per il suo lavoro, né per il
pessimo padre che le aveva scelto. Un uomo sposato, che di figli ne
aveva già due e di lei e sua madre non voleva saperne.
SaSh
però non era donna da lasciarsi abbattere dalla tristezza o
dalla lingua lunga di qualche strega bigotta e, fiera come un
generale in guerra, continuava stoicamente a camminare a testa alta.
La sua Charleen faceva altrettanto o, almeno, riusciva a trovare
sufficiente forza per dare buona mostra di sè.
“Ma
che bisogno ci sarà mai di andarsi a presentare il primo di
settembre?” si chiese Charleen per l'ennesima volta.
Il
preside della St Mary's pretendeva di incontrare ogni nuovo alunno
scortato dalla famiglia. Che poi Charleen, a parte sua madre e zia
Rose, una famiglia non l'avesse affatto era poco rilevante.
“Cazzate
da scuola privata” constatò fra sè. “Dovrò
passare due anni fra queste quattro mura, ne avrà di tempo per
conoscermi questo vecchio cretino.”.
Beh
quattro mura...quella sì che era un'eresia bella e buona.
La
St Mary's non era esattamente “piccola” anche se in totale poteva
vantare appena duecento allievi. Nella sua vecchia scuola erano stati
almeno quattro volte tanto in un edificio grande nemmeno la metà.
Il college sorgeva in uno dei quartieri più belli della città
ed il campus era immerso nel verde.
Arrivando
in macchina aveva visto i campi da tennis ed una piscina all'aperto,
ma sul dépliant che SaSh aveva dimenticato in bagno c'era
scritto che ci fossero anche un campo da calcio in erba, una piscina
al coperto ed un'enorme palestra per pallavolo, basket e quant'altro.
Charleen era praticamente incapace di tenere una palla in mano senza
fare la figura dell'idiota, ma nuotare le era sempre piaciuto
parecchio.
Se
avesse voluto quel giorno avrebbe anche potuto visitare il dormitorio
e dare un'occhiata alle stanze ma, ansiosa com'era di terminare al
più presto quel supplizio, si era limitata ad un'occhiata
superficiale alla facciata della grande costruzione chiara in stile
vittoriano. Sapeva che le camere erano grandi e luminose ed ogni
alunno aveva una scrivania ed una libreria per sè, e
quest'informazione le era più che sufficiente. Aveva anche
dovuto compilare un modulo online dove le era stato chiesto se
preferisse una stanza singola (disponibile pagando un piccolo extra
ovviamente) o una doppia.
Lei
aveva deciso per la doppia sperando la aiutasse a fare più
velocemente amicizia e augurandosi che la sua compagna di stanza non
fosse troppo snob.
Aveva
quasi rimpianto la sua scelta quando cliccando su “doppia” si
era aperto un questionario assolutamente cretino per valutare la
compatibilità con la futura compagna. Aveva cercato di
rispondere, ma aveva rinunciato alla quinta domanda “ti senti
più un ghiro, un cavallo o un gatto?”.
Da
quel momento in poi si era messa a cliccare a caso con il mouse.
Non
troppo snob non lo aveva trovato da nessuna parte.
L'edificio
scolastico invece, era una struttura di gusto più moderno,
bianca e gialla con un grande patio all'ingresso e un parcheggio
immenso -al momento quasi vuoto- sulla destra.
La
costruzione era sobria ma davvero elegante, disegnata con gusto e
senza fronzoli. Sulla facciata crescevano rigogliose piante
rampicanti di edera ben curate e bouganville fiorite. Sopra il
portone d'ingresso era stato dipinto a tinte vivaci il simbolo
dell'istituto, con la vergine orante assisa su un trono di libri,
mentre sulle colonne che incorniciavano l'ingresso era riportato più
volte il motto della scuola in scritte che salivano a spirale,
attorcigliandosi in un delicato intreccio di minuscole lettere per
tutta la loro lunghezza, dalla base al capitello.
“semel
scholar, sempre scholar“
Anche
quella scritta sembrava sancire la sua inesorabile condanna.
Non
era possibile che quel pesante portone in palissando si smuovesse da
solo dai cardini, ma Charleen, appena si fu lasciata l'ingresso alla
spalle, potè giurare di averlo sentito inesorabilmente
chiudersi su di lei per intrappolarla per sempre.
***
Ok,
il suo nuovo preside conosceva sua madre.
E,
a giudicare dalla faccia sconvolta che aveva messo sù, non la
conosceva certo perchè era uno dei fan di “vanto di
passione”. Ma del resto chi, con un po' di sale in zucca, sarebbe
stato fan di una soap di quart'ordine come quella???
Purtroppo,
con un passato come il suo, bisognava che SaSh si accontentasse del
solito ruolo di amante e femme fatele che le appioppavano ogni volta
nei telefilm. Non avrebbe mai vinto l'Oscar, ma la pagavano davvero
troppo profumatamente per mettersi a protestare.
Mr
Fangboner stava ancora boccheggiando quando madre e figlia ultimarono
i saluti e le presentazioni di rito. Si riprese con un po' di sforzo
e balbettò qualcosa circa il “ci tengo a conoscere di
persona i nuovi allievi”.
...e
magari anche a conoscere intimamente
le loro madri, aggiunse per lui Charleen mentalmente.
Sua
madre e quel tizio, che Charleen, in quanto preside, aveva immaginato
decisamente più vecchio, iniziarono la solita tiritera su
“quant'è fornito il nostro laboratorio di chimica” e
“che splendidi voti ha sua figlia”...
Il
preside doveva decisamente abbassare il tiro e ammettere che alla St
Mary's ci tenevano a conoscere solo i genitori e la loro
dichiarazione dei redditi, perchè era chiaro come il sole che
dei figli non gliene importava pressoché niente visto che, da
quando era entrata, quei due non le rivolgeva praticamente la parola.
Charleen
si sentì legittimata ad estraniarsi fra i suoi pensieri.
Cercò
di trovare qualcosa di buono in quella “nuova avventura”,
come l'aveva ribattezzata sua madre, ma a parte il laboratorio di
chimica -nella sua vecchia scuola non avrebbe nemmeno saputo cosa
fosse una provetta se non fosse stato per le figure del libro- ma non
le venne in mente altro.
Valutò
se il fatto che il giovane matusa -età stimata nemmeno
quarant'anni- conoscesse SaSh potesse essere anche solo minimamente
una cosa positiva.
Se
aveva o aveva avuto certe pulsioni, significava che almeno un pochino
umano doveva esserlo....
Ci
pensò in po' meglio...
Occavolo!!!
Il preside della sua scuola si era probabilmente fatto una sega
pensando a sua madre!!!
Non
era decisamente una cosa positiva. A dirla tutta era anche piuttosto
disgustosa.
***
...your
mother
Quando
aveva aperto la porta dell'ufficio ritrovandosi davanti la bellissima
SaSh, che a più di quarant'anni era ancora indiscutibilmente
splendida, altissima e dal decoltè generoso, Mr Fangboner era
rimasto letteralmente basito. Per un attimo gli era sembrato di
essere finito in una delle indecenti fantasie che aveva immaginato da
adolescente.
Poteva
affermare con un certo compiacimento che era riuscito abilmente a
mascherare la propria sorpresa, e ad uscire dall'impasse in maniera
brillante, ma sebbene la sua ospite e la figlia si fossero congedate
da più di trenta minuti, era ancora sconvolto.
Non
è cosa da tutti i giorni incontrare la donna su cui, poco più
che adolescente, hai fantasticato a lungo. Se poi, pensando a quella
stessa donna e alle di lei performances, hai passato ore intere
chiuso in bagno, allora decisamente lo shock di Mr Fangboner era più
che giustificato.
Quella
che ora si faceva chiamare SaSh, ma che all'epoca era stata per lui
semplicemente “Jane”, fino a sedici anni prima era stata un'icona
sexy e il sogno erotico di un'intera generazione.
A
vent'anni Mary Jane Brown aveva debuttato nel mondo del cinema a luci
rosse con notevole successo di pubblico.
A
ventiquattro era rimasta incinta e aveva smesso di calcare le scene
-o almeno un certo tipo di scene- ma i suoi quattro anni di attività
erano davvero stati anni di folgorante e “onorata” carriera.
Non
sarebbe stato decisamente il caso di ammettere nella sua
prestigiosissima e morigeratissima scuola la figlia di una ex
porno-star, ma ,a quindici giorni dall'inizio dell'anno accademico,
respingere un'adesione già confermata avrebbe portato a
conseguenze legali piuttosto spiacevoli.
Non
ci andavano leggeri con la discriminazione verso i minori nel loro
Stato.
Mr
Fangboner era fregato: doveva per forza tenersi quella Charleen in
quarta B, fra i figli degli industriali, dei notai, degli
imprenditori e dei politici più in vista della città
Se
lo avessero scoperto...anzi, non appena lo avrebbero scoperto i
rappresentanti dei genitori avrebbero preteso il suo scalpo.
Urgeva un'idea per rimediare.
Mentre
aspettava l'illuminazione decise di ingannare l'attesa uccidendo
quell'incapace della sua segretaria che non sapeva nemmeno indagare
come si deve.
***
...the
Sycamore tree
-Uno
spritz, col Campari.- .
-Per
me un Negroni-
Sono
appena le dieci del mattino..., pensò il vecchio al banco
del bar.
Lui beveva solo un bicchiere di buon vino ad ogni pasto. Lo dicevano
anche al tg che faceva bene alla salute...
Il
Paese andrà in malora con questi giovani allo sbaraglio, senza
principi e senza ideali...
Quel
vecchio di grande levatura morale, che era sempre stato fedele ai
propri grandi principi e coerente con i propri ideali, non ebbe
nessuna remora a servire alcolici a qualcuno che forse l'età
per bere non l'aveva ancora raggiunta.
Gli
ideali a cui si riferiva dovevano essere quelli del denaro e del
guadagno evidentemente.
-Bella
gnocca comunque- ruggì d'approvazione Matt ripassando il
cellulare all'amico.
-Una
gran rompiscatole però- puntualizzò Liam -mi ha
tormentato per scattare questa foto...-spiegò.
Matt
annuì con un gesto pigro del capo e l'aria di chi
sull'argomento la sapeva lunga.
-Allora?-
chiese curioso.
-Allora
che?- domandò a sua volta il biondo fingendo di non capire.
-
Insomma ti sei dato una svegliata o no?- ululò in preda alla
curiosità.
Liam
non rispose, e quel silenzio stava chiaramente per un no.
-Ma
insomma!!!-sbottò Matt alzandosi teatralmente in piedi -che
cazzo sei una femmina che aspetta il principe azzurro???- sbraitò
esasperato allargando le braccia -Le donne gliela vogliono dare e lui
dice di no!!!- spiegò rivolto al liquido ambrato nel proprio
bicchiere.
Liam
increspò le labbra infastidito, mentre il barista si ritrovò
inconsapevolmente a scuotere la testa
I
giovani d'oggi non avevano più nemmeno un briciolo di
virilità...
-Almeno
ci hai fatto qualcosa?- domandò Mattew tornando a sedersi.
Per
la seconda volta nel giro di qualche minuto, a Liam non servirono
parole per farsi capire; bastò un ghigno.
-Meno
male!!!- soffiò il moro gettandosi sul cocktail nel vano
tentativo di dimenticare quella conversazione ai limiti dell'assurdo.
Il
barista, ancora impegnato ad impicciarsi dei fatti altrui, annuì
vigorosamente a testimoniare il proprio sincero plauso per quelle
parole.
E
meno male sì...
Ai
miei tempi...
L'essere
oggetto del pubblico ludibrio indispettì Liam Pittwighs
ulteriormente.
Che
cazzo, aveva sedici anni e tutto il tempo del mondo! Non era come
Matt, che pur di infilarsi fra le gambe di una donna non avrebbe
esitato a scoparsi un cesso con la parrucca...
E
poi se avesse voluto avrebbe avuto solo l'imbarazzo della scelta!!!
Ok,
forse non proprio l'imbarazzo...ammise, ma la possibilità
sicuramente non gli sarebbe mancata...
L'amico
intanto continuava il suo solitario monologo col ghiaccio di un
bicchiere vuoto.
-Finiscila,
te l'ho già spiegato- berciò -quella era una che andava
con tutti, che schifo...- sputò storcendo la bocca in una
smorfia di disgusto.
-Ma
farti mettere le mani nei pantaloni non ti faceva tanto schifo...-
ironizzò Matt salace.
-MATT!!!-
lo riprese, sentendosi un tantino osservato. Il vecchio barista
fingeva di riempire le zuccheriere, ma lui poteva giurare che non si
stesse perdendo una parola, come gli altri avventori del pub.
Ok,
fine della discussione, pensò
Matt. Poi tirò fuori una banconota e la poggiò sul
bancone.
-Offro
io.- disse.
Era
il suo modo di scusarsi.
Liam
che lo conosceva dalla culla lo sapeva bene.
Uscirono
in silenzio dal locale e si rimisero in macchina senza una parola. Il
biondo cercò il cd dei suoi adorati Queen dietro il sedile e
con Radio Ga Ga a palla mise in moto e si inserì nel
traffico, guidando un po' troppo veloce per le sue capacità.
-Hey,
a proposito...- fece Matt insinuante -lo sai vero che Freddie Mercury
era gay???- ghignò perfido.
Liam
rispose con un'occhiata assassina e rifilò all'amico una pacca
sulla schiena con tutta la forza del
braccio scolpito dallo sport.
Non
era veramente arrabbiato, sapeva che l'amico scherzava ed era
abbastanza sicuro della propria virilità da non sentirsi
troppo toccato dalla battuta.
Gli
dava fastidio però.
Matt
era l'unico a sapere della sua scomoda verginità: a scuola
non ci avrebbe creduto nessuno.
-Beh,
comunque male che và alla fine c'è sempre Claire...-
disse ancora Mattew che evidentemente cercava di farlo arrabbiare.
Claire,
una loro compagna di scuola. Del resto di ragazza “molto allegra”
ce n'è sempre una, in tutte le scuole del mondo. Come c'è
sempre il secchione sfigato e la tipa bellissima e irraggiungibile.
Il
cd non era ancora arrivato a Bohemian Rhapsody quando un gattino
nero, alla faccia di chi non è superstizioso, tagliò
loro la strada.
Fu
solo per evitare la creatura, e non certo per l'alcol che aveva in
corpo o per Matt che lo aveva distratto, che Liam Pittwighs sterzò
bruscamente. Le ruote sbandarono leggermente e l'auto salì sul
marciapiede, travolgendo nella sua corsa fuori controllo sedie e
tavolini, miracolosamente vuoti, di un bar vicino. Una donna
dall'altro lato della strada cacciò un urlo agghiacciato
mentre una delle sedie andava ad infrangere la vetrina del locale in
un tintinnio di vetri rotti e la porche nera dell'assessore
all'urbanistica procedeva ancora per qualche metro, andando infine a
schiantarsi dritta contro il tronco di un platano qualche metro più
avanti sollevando una nuvola di polvere. Uno stridio di freni e un
rumore sinistro di lamiere accartocciate riempirono il silenzio di
quella mattinata di un'estate ormai agli sgoccioli.
note
-
il titolo
è un palese riferimento alla serie televisiva statunitense
“How I met your mother”.
-
specifico
che la mia storia non è ambientata né negli USA
né da nessun'altra parte
-
giuro che
per accedere ai dormitori di alcuni campus universitari bisogna
compilare un test con alcune domande davvero bizzarre (ad esempio:
odi i fumatori o sei una ciminiera -io non fumo ma non per questo
voglio sparare ad ogni fumatore del pianeta-, che rapporto hai con
l'alcol, “sei un'allodola o un gufo”, scegli un colore fra
questi etc...)
-
ok...il
latino per me è un lontano ricordo, e l'ho rimosso non appena
ho messo piede fuori dal liceo (e dire che ero pure una secchiona)
inoltre sono sprovvista al momento di un vocabolario e google non ne
fornisce nessuno adeguato. Vi prego se ho sbagliato ditemelo!!!
-
Ho scelto
il Platano perchè ho da poco visto il film “Flipped”
di cui una buona parte della
trama ruota attorno ad un Sycamore tree. Se vi capita l'occasione
vedetelo è molto carino anche se non credo sia mai stato
tradotto in italiano.
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