I could belong to the night
"Never was a girl with a wicked mind.
But everything looks better when the sun
goes down.”
-Make me wanna die
The Pretty Reckless-
La seducente piega delle labbra
– le sue labbra- ammiccava allo specchio, invitandola a proseguire, a
comprendere fino in fondo ciò che ancora, ignoto, turbava il suo cuore confuso.
Era un invito canzonatorio, una
sfida sfacciata a cui non sapeva come rispondere.
Cosa sto cercando?
Il sorriso era ancora lì,
pallidamente privo di trucco o inganno, scopriva appena i denti perfetti e
bianchi davanti alla provocazione divertita e, assurdamente, cosciente,
dell’altra lei.
In qualche modo il suo riflesso
comprendeva meglio di lei ciò che stava cercando, con i battiti del cuore che
risuonavano penosi nel silenzio della camera in penombra.
Cosa?
Disperata, si mise le mani ai
capelli, torcendo le lunghe ciocche scure delicatamente ondulate ed emise un
gemito soffocato vedendo come il sorriso era mutato improvvisamente in ghigno
spaventoso, selvaggio e ferino, pronto a saltarle alla gola al primo momento di
debolezza.
Sussultò inorridita e il
sorriso tornò ad essere solo quello, un semplice e tranquillo sorriso.
Inspirò profondamente l’aria
profumata della sua stanza, cercando di calmarsi e di riprendere il filo del
pensiero che si era spezzato nell’ombra di un momento di smarrimento.
Ripreso possesso del tempo e
dello spazio, tornata con la mente a vagare su più miti sentieri, passò le mani
bianche e perfettamente curate sulla fronte, seguendo la linea netta ed
elegante delle sopracciglia nere, sfiorando la pelle in cerca di qualche
traccia che la potesse consolare, capacitare di quella turbolenza interiore che
l’aveva trasformata in una donna che non avrebbe mai potuto credere di essere.
Diversa lo era, senza alcun
dubbio, capace di poteri tanto forti da scuoterle le viscere, scrigno di ombre
tanto profonde da temere di annegarvi, senza più via di uscita.
Sentiva a volte di soffocare,
tempestata dalle regole di un gioco proibito in cui si era gettata senza
riflettere, cercando di prendere una decisione, una volta per tutte, in grado
di soddisfare l’inquietante voglia di rivincita che borbottava indolente nelle
vene brucianti di un sentimento brutale, primitivo, assolutamente delizioso.
Per questo, nonostante i
momenti in cui le mancava il respiro, quel gioco non l’aveva ancora stancata.
Le dita scesero con accurata
lentezza, sfiorando gli angoli esterni degli occhi chiari, trasparenti.
Le increspature nervose che
avvertiva dentro di sé non intaccavano la bellezza serena delle iridi
cristalline, che continuavano apparentemente a guardare il mondo senza
incertezze o tentennamenti, sicura e determinata come era sempre stata.
Represse una risatina divertita
a come la parola ‘apparentemente’ desse un sapore decisamente aspro al pensiero
vagante nella mente stranita.
Apparentemente lei era giusta,
era buona.
Apparentemente lei era la
dolce, per quanto caparbia, pupilla del Re.
Apparentemente, infatti.
I polpastrelli svolazzarono
verso le labbra carnose, che stentavano a mantenersi ferme, irresistibilmente
partecipi dei suoi percorsi mentali privi di meta.
Si osservò per qualche altro
secondo, poi la rabbia le lanciò uno spillo avvelenato conficcandolo con
spietata crudeltà nel petto, incendiando gli occhi di cristallo.
Lo specchio si frantumò sotto
il peso della magia recalcitrante che non sempre riusciva a tenere a bada,
maldestra conduttrice di antichi saperi da tempo perduti che in lei trovavano
nuovo e vitale sfogo.
Chinò il capo di lato, come un
uccellino perplesso e la risata, questa volta, non riuscì proprio a frenarla.
La sua faccia ricambiava il suo
divertimento in milioni di piccole copie frammentate, divise le une dalle altre
da crepe profonde che trovava bellissime, piene di poesia.
La risata si spezzò e gli occhi
si ingrandirono di terrore quando, tra le tante sé ridenti, ne colse una che
ghignava sguaiatamente fuori coro.
Impedì l’urlo afferrandosi la
bocca con la mano, ma quando cercò di nuovo quella faccia stravolta dalla
perversione, non trovò nulla.
Si ricompose sulla sedia, anche
se il sudore di quegli attimi le aveva inumidito la piccola curva del collo,
appena sotto l’attaccatura dei capelli.
Afferrò tremante la spazzola,
decisa ad acconciarsi le ciocche ondulate alte sulla nuca e intanto, a
combattere il turbamento che le faceva battere furiosamente il cuore.
Spazzola, fermaglio, di nuovo
spazzola e piccole gemme incastonate tra i fili sottili dei capelli,
l’acconciatura risultò decisamente perfetta sotto le accurate movenze delle
dita esperte.
Polvere di perle sul viso
candido, illuminava l’incarnato prezioso rendendolo più simile a morbido
velluto senza violare il rosa candito delle guance fresche.
Nero carbone a sottolineare gli
occhi, allungando lo sguardo di pura malizia, infittendo le ciglia scure
attorno alle iridi trasparenti.
La precisione di quei gesti le
portarono via un po’ di ansia e fu con soddisfazione immensa che prese l’ultimo,
finissimo pennino.
La donna che qualche minuto
prima aveva visto allo specchio era la donna che aveva imparato a conoscere con
pazienza nei giovani anni della sua vita.
Nonostante gli equilibri si
fossero ribaltati e la voragine della solitudine si fosse aperta nel suo petto,
inghiottendola come un burattino inerme, niente del suo viso grazioso era
cambiato, non una piega, non un inutile neo.
Tutto era uguale a prima, anche
se niente lo era più.
Adesso invece, col trucco quasi
completo, riusciva a percepire nell’aria frizzante che la circondava
l’elettricità della soddisfazione di essere riuscita ad arrivare sin lì senza
troppi intoppi, riusciva a vedere il Cambiamento.
Con estrema cura passò il
pennino sul contorno delle labbra morbide, poi dentro, riempiendo di rosso la
bocca, dolcemente arrendevole al suo tocco.
Se prima si sentiva eternamente
sospesa sul filo del rasoio, ora si sentiva completa.
Ecco cosa stavo cercando.
- Mia signora, siete pronta?
Avete bisogno di qualcosa prima di scendere?-
Gwen si affacciò dalla porta,
socchiudendola appena dietro di sé.
- No grazie, Gwen. Sono
pronta.-
La ragazza osservò
distrattamente la stanza con occhio critico, poi posò l’attenzione sullo specchio della toeletta.
- Cosa è successo allo
specchio? Vi siete per caso ferita?- esclamò lei, accorciando lo spazio fra
loro e sfiorando la lucida lastra infranta.
- Oh, no. È stato un semplice
incidente. Tranquilla, sto benissimo.- rispose, con un sorriso candido.
Gwen la squadrò, perplessa, poi
sorrise di rimando.
- Non preoccupatevi, ve ne farò
avere uno nuovo domani mattina. Andiamo? Il Re è ansioso di presentarvi ai suoi
amici stasera, e il ballo si prospetta divertente. Farete faville col vostro
nuovo abito.-
L’angolo della bocca si alzò,
delineando un altro sorriso.
- Lo vedremo Gwen cara, lo
vedremo,- disse, accompagnandola leggiadramente verso la porta.
Prima di uscire, si voltò con
occhi brillanti di divertimento.
Lo specchio rovinato rimandava
la sua figura snella immersa in nuvole di seta rossa, diabolicamente
moltiplicata in piccole principesse dall’aria divertita.
Quando afferrò in un secondo il
ghigno che tanto temeva, non tremò.
Il sorriso si ampliò e quel
ghigno divenne il suo.
Accetto la sfida.
La porta si chiuse con un tonfo
sordo sulla nuova se stessa e alla giovane Morgana, libera dalle crepe, non
rimase altro che continuare a ridere nello specchio.
SPAZIO DALL’AUTRICE:
Ciao a tutti ^^!
Benvenuti alla mia prima one shot su Morgana,
figura di grande fascino per me.
Qui ho cercato di tratteggiare il suo personaggio
nel momento in cui accetta la persona che è diventata dopo l’incontro con la
sorellastra e la partecipazione al piano per eliminare Uther.
Come spero si sia intuito, è un momento critico,
pieno di lati in ombra, paure e ansie. Ma anche incredibilmente ricco di
eccitazione, soddisfazione e delizioso divertimento.
L’instabilità la fa un po’ da padrona, ma alla fine
l’accettazione di ciò che è diventata la porta su un nuovo livello di coscienza
e padronanza di sé, una liberazione per lei.
Spero che la lettura vi sia piaciuta, nel caso
sarei felice di vedere i vostri commenti, come sempre!!!
La canzone da cui è tratto il titolo della fic e le
prime due frasi scritte come introduzione, è stata di grande ispirazione,
perciò ve ne consiglio l’ascolto.
Per ora è tutto, mi raccomando, fatevi sentire!!!
Alla prossima.
La vostra incredibilmente sfinita ma contenta
_Nalushka_