Peter
arrivò a casa ancora assorto dai pensieri, uscì
dalla macchina e si fermò
a osservare la porta del suo piccolo appartamente al piano terra.
Peter viveva lì da 15 anni, da quando a 19 anni
iniziò
l'università, e due anni prima aveva chiesto ad Isabella di
andare a
vivere con lui. La sera prima aveva perso ogni speranza di fare il
passo successivo e di avere un futuro con lei.
Entrò
e trovò Isabella voltata di spalle, seduta sul divano a
fissare lo
schermo nero della televisione. Girò intorno al divano e si
ritrovò
davanti a lei: aveva gli occhi rossi per il pianto e sedeva con i
piedi sul divano e il mento appoggiato sulle ginocchia. Lei
alzò lo
sguardo e fissò Peter negli occhi, felice:«Pensavo
non saresti più
tornato», disse lei abbozzando un sorriso. «Pensavo
mi avessi
abbandonata. Sono stata un cretina ieri sera... non so cosa mi sia
preso. Perdonami, ti prego» e prese le mani di lui,
baciandole. Lui rispose, con
disgusto:«Perdonarti?». Rise leggermente.
«Ti ho
raccontato tutto di me, della mia famiglia, di come mi trattava mio
padre. Ti ho chiesto di venire a vivere con me, di sposarmi, e tu
cosa fai? Ti scopi quello stronzo!» «Non era
intenzionale. Mi ha costretta!», disse lei disperata.
«Non sembravi
molto forzata, ieri sera. Senti, sono venuto solo per prendere la mia
roba, dopodichè uscirò per sempre dalla tua vita.
Non ho intenzione
di rimanere a lungo» rispose sorridendo. Vederla
lì, disperata...
Era penosa. Eppure era lei che neanche 12 ore prima si stava
sbattendo il padre nella stanza a fianco, no? Perchè avrebbe
dovuto
perdonarla?
Andò
in camera e, fortunatamente, non trovò suo padre nudo sul
letto.
Rimase minuti a osservare quel letto vuoto, disfatto e prova di un
tradimento. Non poteva più rimanere in quella casa. Prese i
suoi
vestiti e li mise in un vecchio borsone, poi tornò in
salotto e
trovò Isabella che giaceva in posizione fetale sul divano,
piangendo. Prese quanti libri poté, la macchina da scrivere
e uscì
sbattendo la porta. Mise in moto la macchina e si fermò poco
dopo
davanti a un hotel a cinque stelle. Prima di entrare si accese una
sigaretta e chiamò l'organizzatrice del matrimonio.
«Salve. Peter
Widmore. 31 dicembre», disse Peter alla ragazza dall'altra
parte del
telefono, scandendo il suo nome e la data del matrimonio.
«Oh, signor Widmore! Come va con la futura signora Widmore?
Pronto
per il grande giorno?», rispose la ragazza entusiasta. Aveva
visto
Peter un paio di volte per accordarsi sulla data del matrimonio e
sugli invitati, ma Peter non la conosceva molto bene. «Volevo
parlarle
proprio di questo. Volevo... il matrimonio è
annullato.» «Oh.», mormorò la
ragazza.
«Mi dispiace, davvero. Grazie per avermi avvertito
anticipatamente.
Molti semplicemente non si presentano il giorno delle nozze.
Bhè,
provvederò», disse lei risolutamente.
«Perfetto. Passerò domani per il
pagamento. Arrivederci». Chiuse la comunicazione, prese il
borsone e
la macchina da scrivere ed entrò nell'hotel.
«Signor Widmore!
Come mai qui? Come va con la signorina?» chiese il
receptionist,
Walter, felice di rivedere Peter. Quest'ultimo d'altro canto, non
aveva voglia di chiacchierare. «Direi...
tragicamente», disse lui sorridendo.
«Avrei bisogno di una stanza, una qualsiasi.»
«Signore, mi dispiace, ma stiamo ospitando una convention di
medici, quindi sono rimaste solo poche suite» «Una
suite andrà
benissimo.» «Ottimo. Posso
vedere un secondo i documenti? Sa com'è... la
procedura.» Peter
rovistò nella giacca, ne tirò fuori la carta
d'identità e la passò
a Walter. «Ecco qui.» «Perfetto
signore,» e riconsegnò la carta
d'identità e la chiave magnetica
della suite a Peter, «questa è la chiave della
stanza 260, al terzo
piano. Le serve una mano con i bagagli?» e accennò
al borsone. «No, non preoccuparti. Ci penso io. A
dopo!» «Arrivederci, signore.» Peter si
avviò verso l'ascensore e premette più volte
il pulsante per chiamarlo; arrivò immediatamente e, quando
si aprì,
scorse all'interno una donna stupenda non troppo alta, mora, con una
fluida chioma mora e degli occhi azzurrissimi. La donna uscì
dall'ascensore e passò di fianco a Peter, lasciando
un'intensa scia
di profumo; inebriato da quell'odore, rimase immobile davanti
l'ascensore fin quando qualcun'altro lo chiamò e, arreso,
decise di
salire i tre piani usando le scale. Non sapeva chi fosse quella
donna, ma doveva assolutamente scoprirlo.
Arrivò
in camera, aprì velocemente la porta e posò sulla
scrivania la
macchina da scrivere.
La
suite era enorme. L'entrata era arredata con un'appendiabiti sulla
destra, una scrivania sulla sinistra e, al centro, un quadrato
formato da 4 divanetti di velluto rosso, con al centro un tavolo
quadrato di vetro. A sinistra del piccolo salottino, salendo un tre
scalini, si raggiungeva la camera da letto: di fronte all'entrata,
appoggiato al muro, stava un letto a baldacchino; di fronte al letto
c'era una grande televisione a muro; a sinistra c'era un enorme
armadio e dalla porta finestra, a destra dell'entrata, si poteva
accedere al balcone che circondava la suite ed era distante solo un
metro dal balcone della suite di fianco. Dalla camera matrimoniale,
di fianco all'armadio, si poteva accedere al bagno di marmo nero con
una Jacuzzi al centro e infiniti profumi e oli su uno scaffale a
destra. Un'ulteriore stanza, poco più piccola della camera
da letto,
si trovava a destra del salottino e aveva al centro un tavolo da
biliardo e, a destra, un minifrigo pieno di acqua, succhi e birra; in
fondo alla stanza, infine, c'era un mobile a muro con le ante di
vetro, contenete alcolici di vario genere.
Peter
prese un bicchiere di scotch e lo bevette d'un sorso per cercare di
rilassarsi e per cancellare dalla memoria le immagini della sera
precedente. Non era la prima volta che Isabella lo tradiva. Era
capitato un paio di volte, prima che andasse a vivere con lui; prima
di quello, però, neanche lui si era limitato più
di tanto. Peter
pensava si fosse tolta quel vizio, ma a quanto pare non era
così.
Suo padre aveva divorziato dalla moglie anni prima, quando Peter era
ancora un adolescente, perché la tradiva continuamente e,
durante il
periodo in cui Peter frequentava l'università, si era
portato a
letto anche qualche ragazza del figlio, dicendo:"Bisogna
condividere le cose!". Peter, però, aveva messo bene in
chiaro
con Charles che non voleva condividere Isabella. Non la sua futura
moglie.
Quando
si svegliò era ormai sera. Aveva ancora in mano il bicchiere
di
vetro vuoto, in bilico, e lo poggiò sul comodino di fianco
al letto;
si diresse verso il bagno, si spoglio e si fece una doccia veloce. Si
vestì e scese al piano di sotto, al ristorante. Questo era
molto
affollato, ma era vasto e creato per ospitare molte di persone: una
sala enorme ospitava centinaia e centinaia di tavoli; a destra
dell'entrata c'era un palco per esibizioni dal vivo, ora vuoto; sulla
sinistra c'era un bar fornito di qualunque tipo di bevanda.
Fortunatamente trovò un tavolo singolo in fondo alla sala,
contro il
muro. Vedendo arrivare il cameriere, si voltò e solo allora
notò
che al tavolo alla sua sinistra era seduta, con un uomo, la ragazza
dell'ascensore. Rimase minuti ad osservarla, incantato, e fu
'risvegliato' solo dal cameriere che, preoccupato, gli stava
scuotendo davanti gli occhi la sua mano. «Signore, si sente
bene?» «Sì, scusi», rispose
Peter disorientato. La ragazza, intanto, lo stava guardando
preoccupata. «Cosa posso portarle?»
«Prendo una bottiglia di Merlot e una bistecca.»
«Arrivano subito, signore.» Il cameriere
tornò in cucina e Peter tornò a
fissare la ragazza: aveva all'incirca venticinque anni, ma aveva
ancora i lineamenti di una ragazzina. L'uomo di
fronte a lei aveva più o meno cinquant'anni; qualcuno
avrebbe detto
che fosse affascinante, ma a Peter sembrava solo viscido. Provarci
così spudoratamente con quella ragazza davanti a tutte
quelle
persone?! Ma c'era qualcosa nello sguardo di lei, qualcosa di
ricambiato. Il cameriere portò il piatto e il
vino e lui mangiò velocemente. Ad un certo punto della
serata la
ragazza si alzò e si diresse verso il bar, mentre l'uomo
lasciò i
soldi del conto sul tavolo e andò verso l'ascensore. Peter
si alzò
e si sedette di fianco alla ragazza, al bancone del bar. «Hai
vent'anni, quindi probabilmente sei solo una
specializzanda e studi all'università per diventare qualcosa
di più.
L'uomo è un famoso dottore dell'ospedale che ti ha promesso
un salto
di carriera in cambio di... chiamiamolo 'amore'. Tu accetti, ma dopo
un po' ti accorgi che sarai bloccata con lui fin quando
morirà, cioè
quando scoprirai che lui ha molteplici mogli sparse per il paese e
figli illegittimi tra cui si dovrà dividere il denaro: tu
non avrai
un soldo e ti ritroverai con il cuore spezzato e un lavoro di
merda»,
disse lui guardando la donna negli occhi.
L'espressione
di lei passò dallo scetticismo al
divertimento:«Cosa sei un
detective? O uno scrittore?» e inarcò le
sopracciglia. «Oh, prediligo il secondo, ma questa
cosa è talmente ovvia che scommetto che anche il cameriere
ci è
arrivato. Allora?» «Allora cosa?», disse
la donna ridendo. «Quanto di quello che ho detto è
vero?» «Neanche la metà: è
vero, sono una specializzanda; è vero, esco
con quell'uomo, un dottore dell'ospedale in cui lavoro; falso, so
già
che è sposato; falso, non sto con lui perchè mi
ha promesso un
lavoro.» «Sicura? Non ha mai neanche accennato alla
questione? Poi,
scusa, ma sei una bellissima donna. Perchè bloccarsi con
quel tizio?
Vai in giro, divertiti!» «Non sono bloccata
con lui. Io... lo amo. Non sono fatti tuoi, comunque.»
Dopodichè prese la sua borsa e si diresse
verso l'ascensore. «Sto solo cercando di farti ragionare. E
poi è
sposato, avrà dei figli. Vuoi davvero avere il peso della
loro
infelicità eterna sulle tue spalle?», disse Peter
correndole dietro
e salendo con lei sull'ascensore. Perché le stava correndo
dietro?
Cos'aveva di speciale quella ragazza?
La donna premette il tasto '3',
poi disse:«Oh, sul serio la
butti su questo campo, eh? Infelicità eterna dei bambini? Un po' di fantasia, per favore.
Oddio, non ho idea del perché io stia discutendo di questo con te! Sei un perfetto
sconosciuto che fissa le ragazze in modo inquietante.» «Oh, by the way, scusa
per quello.» «Perchè parli in
inglese?» disse la ragazza uscendo dall'ascensore e
incamminandosi
per il corridoio. «E smettila di seguirmi.»
«Non ti sto seguendo: la mia stanza è la 260.
Comunque
non so, ma ho sempre avuto una mania per l'inglese»
«260? Io ho la
259. Sei un incubo.» disse la ragazza e aprì la
porta della sua
camera, entrando senza salutare Peter. Lui entrò velocemente
nella suite,
chiudendo la porta alle sue spalle; corse in camera, poi
andò sul
balcone; raggiunse la fine di questo e con un salto finì su
quello
della stanza a fianco, quello della ragazza. Lei si stava spogliando
quando, voltandosi verso la finestra della camera, notò
Peter che
gesticolava. «Cosa diavolo ci fai qui?», disse la
ragazza aprendo la
portafinestra e facendo entrare Peter, dopo essersi rivestita.
«Te l'ho
detto: la mia suite è qui a fianco. Piacere,
Peter.» «Piacere tuo,
Meredith. Ora puoi, per favore, andartene?»
«Meredith... Ok, a domani.
'Notte!» e le diede un veloce bacio sulla guancia, prima di
scappare
uscendo dalla finestra.
Quella
notte Peter non ebbe bisogno di alcolici per sognare.
E' passata una
settima da quando ho pubblicato il primo capitolo, ma penso che d'ora
in poi aggiornerò più spesso... Vorrei darvi i
nomi di due attori che, secondo me, sono perfetti per i ruoli di Peter
e Isabella. A ogni aggiornamento vi rivelerò gli attori
rappresentanti due personaggi. Ovviamente è una
cosa personale e ognuno può immaginare, per i vari ruoli,
chiunque preferisce! Comunque per il ruolo di Peter ho sempre
immaginato Matthew Bomer mentre, per il ruolo di Isabella, credo che
Marion Cotillard sarebbe perfetta. Voi chi immaginate al posto di
questi due personaggi?
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