È la prima fanfiction che scrivo su Doremì ma spero vi
piaccia. Dal prologo probabilmente non si capirà molto, ma non preoccupatevi. L’ho fatto abbastanza corto, giusto
quello che basta per introdurre una situazione che, come capirete se leggerete
anche il primo capitolo, sembra non aver collegamenti. Vi dico subito che
userò i nomi originali delle streghette che metterò all’inizio del primo capitolo, insieme
a una piccola introduzione sul tempo in cui si svolge.
Per ora vi auguro buona
lettura!
NEL NOME DI SOVERAIGN
LA RICOSTRUZIONE
DEL PASSATO
PROLOGO
Chiunque fosse passato di lì in
quel tempo non avrebbe trovato altro che deserto. Dove un tempo si
estendeva la più grande pianura di fiori del Regno delle Streghe, ora
giacevano solo gambi stecchiti, alberi sradicati come simbolo della natura
sconfitta. Ma anche le streghe, seppur vincitrici, avevano subito numerose
perdite. Gli accampamenti, sebbene spogliati d’ogni materiale utile,
rimanevano nella loro struttura. Corpi non ve n’erano in gran numero: le
squadre di soccorso avevano già provveduto a sotterrare i cadaveri, che
ora giacevano in fosse privi di nome dove nessuno sarebbe mai andato a
piangerli. I feriti erano stati trasferiti nell’ospedale e si era
provveduto a trovare la loro identità. Era successo tutto per quella
dannata guerra scoppiata ad un tratto, apparentemente senza motivo che si era
infine protratta per quattro anni, tre dei quali erano stati completamente
inutili. Uno schieramento più forte non esisteva: si combatteva alla
pari, streghe e arpie. Una battaglia la vincevano le une, una la vincevano le
altre. Le perdite erano pesanti per entrambi gli eserciti e al concludersi del
terzo anno sembrava fossero destinati ad eliminarsi definitivamente e delle due
razze non sarebbero rimasti altro che corpi esanimi. Ma qualcuno riuscì
a ribaltare il pronostico, un gruppo di giovani streghe che avevano formato
un’associazione per contrastare il nemico. Nonostante la poca fiducia che
si era data loro, alla fine si fu costretti a schierarle in campo come ultima
disperata possibilità. Questo decretò la vittoria delle streghe.
E ora, otto giorni dopo la conclusione dell’ultimo
sanguinoso scontro, colei che aveva guidato l’attacco delle streghette
è silenziosa nel cammino attraverso quella landa. Con il suo costume
rosso è l’unica figura colorata nel mezzo di quella terra triste.
Si fa largo tra i corpi rimasti nel campo di battaglia, spostandoli
delicatamente con la lunga bacchetta e recitando qualche preghiera per loro o
ringraziandoli per il contributo che hanno dato da vivi. Prega anche per i
nemici, perché possano essere perdonati del loro grande peccato. Giunta
ai resti di un accampamento, tenta di creare un unico mucchio di utensili in
buone condizioni e riutilizzabili, raggiungendo una pentolaccia d’ottone
piuttosto luminoso con la punta della bacchetta, facendola scivolare sotto il
manico per poi avvicinarlo. Una figura ci si specchia dentro, un’altra
figura viva oltre a lei.
- Chi va là? – esclama lasciando cadere con un
tonfo la pentola e voltandosi a bacchetta levata.
- Non riconosci più la tua famiglia? –
Un’altra ragazza si fa avanti, ma non si ferma a
pregare per i morti e allontana i nemici a calci o mozzando loro le teste con
lo scettro. Ci mette rabbia in questo suo gesto, ma dal volto traspare una
cruda gioia di soddisfazione.
- Non mi aspettavo di vederti qui – le risponde la
prima, osservando inorridita i modi della compagna, ma senza rimproverarla,
ripensando al valore dimostrato in guerra e il sostanziale aiuto da lei portato.
- E tu? – le chiede la seconda arrivata, ammiccandola
per lasciarle intendere la conclusione della domanda, mentre si avvicina
curiosa alla pila di oggetti raccolti, infilando la stessa pentola di ottone
nel manico della sua bacchetta e facendola roteare attorno.
- Io sono qui per ricordare…ehi ehi! Ferma, non
toccare! –
Troppo tardi, la compagna ha già colpito il tutto con
un incantesimo e ora ride di gusto osservando tutti quegli strumenti
volteggiare nell’aria colpendosi e suonando chiassosamente. La rossa, chiamiamo
così la prima per il suo costume rosso ed evitare incertezze nei
dialoghi, mantenendo la tranquillità di cui ha dato prova esser molto dotata,
riporta a terra gli utensili ricreando il mucchio e facendo in modo che i
più stabili stiano sotto a reggere la colonna. Sistemati alla meglio, si
volta verso l’altra, riprendendo il suo discorso da dove è stato
interrotto.
- Sono qui per ricordare chi ha combattuto ed è morto
per questa guerra, e non solo chi ha fedelmente servito la regina, ma anche
chi, nella sua ignoranza, le andava contro -
- Quanto sei stupida. Perdi tempo con degli inutili cadaveri
che non ti possono sentire invece che preoccuparti delle tue compagne! Da
giorni aspettiamo che tu parli ed esprima il tuo pensiero! –
- Io il mio pensiero l’ho già espresso. E la
decisione è stata unanime e tu sai qual è, Hidaka. Non farmi
tornare sui miei passi e soprattutto, smettila di aggirarmi –
- Io non ti sto aggirando Kugayama! Mi chiedo solo se questa
soluzione è necessaria! Potremmo vivere ancora, aiutare ancora se
restassimo su questa terra! –
- Il nostro potere è troppo grande, finiremmo per
abusarne. Se invece lo sigilliamo, un giorno potremo
riprenderlo, ma solo quando il nostro aiuto servirà veramente. Cerca di
comprendere la mia scelta. È la migliore per tutte noi –
- Allora, dovremo anche separarci – sussurrò
con un fil di voce, parlando tra sé, ma con l’intento di
comunicarlo anche alla rossa. Se ne va, n quel momento, la sua spavalderia:
è preoccupata, ha fallito nella missione di persuadere la compagna a
rivedere la sua decisione.
- Sì. Altrimenti saremmo sospette. Ci divideremo a
coppie e vivremo la nostra vita –
- Ma…-
- Niente ma, da adesso è ufficiale. La compagnia
è sciolta –
Sono le sue ultime parole. Si avvolge quindi nel mantello e
alzando lo scettro al cielo, in un turbinio di scintille rosso porpora si dilegua.
La strega chiamata Hidaka non risponde al rimprovero di un
superiore e non lo segue. Si siede su quella stessa pentola che poco prima ha
sollevato con la testa tra le mani. Vorrebbe urlare, afferrare lo scettro e
distruggere ciò che ancora giace, che sia vivo o morto, sulla terra su
cui si trova, ma in cuor suo sa che non servirebbe a niente.
L’associazione di cui fanno parte lei, la rossa e altre sei compagne, la
stessa associazione che ha combattuto ribaltando il pronostico, ora non esiste
più. I membri si sarebbero dispersi, giurando di non comparire mai
più. E sarebbe accaduto con una magia fatale, impossibile da spezzare da
chi l’ha creata e da chi non conosce il giusto rituale. Ma questo sarebbe
stato a portata di tutti i membri del consiglio delle streghe, nella stanza dei
cimeli, al centro delle bacheche di cristallo contenenti gli scettri delle
guerriere. E una targa dei sette colori dell’arcobaleno più uno
avrebbe sovrastato l’entrata con la scritta:
“In ricordo delle otto guerriere che salvarono il regno delle
streghe e che scomparirono lasciando solo una pergamena e gli scettri del loro potere.
In ricordo del loro coraggio, della loro determinazione e della loro forza,
segniamo indelebile su questa lastra il nome con cui si fecero conoscere.
Questo per non dimenticare mai ciò che fu, che è, e che
sarà sempre l’anima di
Soveraign”
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Da questo prologo sarete
sicuramente rimasti con molti dubbi in testa, ma non preoccupatevi,
“presto” scoprirete tutto. Per chi si stesse
chiedendo dove è finita Doremì,
sappiate che apparirà nel primo capitolo.
Ora, io so che sono pazza
perché ho già qualche ff da portare
avanti, ma una sta per finire, un’altra ha i tempi morti e fortunatamente
la terza non sono sola a scriverla! Questa è la
quarta, ma credo riuscirò a scrivere i capitoli
in tempi decenti!
Nelle recensioni accetto
qualunque consiglio e se ne avete (riguardo trama,
stile e altre cose) non esitate a darmeli!
Alla next boys and girls! Ciauz!