CAPITOLO 1
Il cielo era di
un blu profondo sulla città di Seilune. Fra i palazzi bianchi e azzurri si udivano i mille rumori quotidiani che caratterizzavano una
città così grande. Le donne si affrettavano al mercato,
avvolte dai loro abiti variopinti, alcuni bambini giocavano per la
strada, le guardie camminavano disinvolte tra la folla, lungi dall’essere una
minaccia. La città di Seillune era felice.
Nel Palazzo
Reale una ragazza, avvolta da ricche stoffe che ne testimoniavano l’alto
lignaggio, stava firmando una dopo l’altra una lunga serie di documenti, che
prendeva da una alta pila sulla sinistra della sua
scrivania in mogano, intagliata con motivi floreali, e posava in una pila
altrettanto alta sulla destra. La luce che filtrava abbondante dalle ampie finestre
alle sue spalle colorava il legno nuovo e odoroso
della scrivania e della sedia, e si rifrangeva sulle piastrelle di marmo rosa e
bianco e lilla, rimbalzando di volta in volta contro l’alto soffitto a
cassettoni, le pareti tappezzate di stoffa azzurra, le due cassepanche vicino
al muro di destra e la grande libreria sul muro di sinistra, traboccante di
voluminosi testi giuridici e filosofici.
Lei era una
ragazza sui sedici anni, piuttosto minuta, con i capelli neri che vibravano
ogni volta che scuoteva il capo per la stanchezza. Eppure
quello era il suo dovere, perché era la principessa di Seillune.
Non che fosse
un gran fastidio, anzi, lei sapeva che ognuna delle sue firme garantiva un po’
più di giustizia ai suoi sudditi, e ciò la rendeva oltremodo contenta di fare
il proprio dovere.
La voce garbata
del suo ciambellano la fece sobbalzare.
“Vostra Altezza,” cominciò, discreto. “Un vostro suddito chiede di essere
ricevuto.”
Amelia ripose
la penna nel calamaio e si appoggiò allo schienale, stirandosi i muscoli
indolenziti della schiena. Chi poteva mai essere? Era alquanto inusuale che un suddito chiedesse udienza alla Principessa
anziché al Re.
“Sei sicuro che
non voglia essere ricevuto da mio padre?” chiese, ancora stupita.
“Sì, Altezza,” rispose il ciambellano. “Ha fatto esplicitamente il
vostro nome.”
“Fallo entrare
allora,” lo congedò con uno dei suoi solari sorrisi:
se un suo suddito voleva incontrarla non poteva certo deluderlo. Si alzò in
piedi e si rassettò l’abito, portandosi poi davanti alla scrivania per non
avere, nemmeno fisicamente, alcun ostacolo burocratico fra sé e il suo ospite.
La porta si
aprì sul corridoio e ne emerse una figura imponente ma
slanciata, avvolta in un lungo mantello nero. Il volto dai lineamenti virili e
sottili era atteggiato ad un sorriso vivace ed era circondato da lunghi capelli
castani dai vividi riflessi ramati, tenuti raccolti da un fiocco nero in fondo
alla chioma. Gli occhi color nocciola scrutarono la
Principessa allegri e raggianti, mostrando un animo impavido, sebbene
rispettoso delle regole, e un’agnizione che non era corrisposta. Quando entrò
nello studio di Amelia il mantello si scostò
leggermente rivelando una tintinnante armatura blu recante sul petto lo stemma
di Seillune. Sul fianco si scorgeva l’inconfondibile rigonfiamento di una
spada.
Lo sconosciuto
si fermò a pochi passi da lei, che lo scrutava a sua volta, interdetta. Non
l’aveva riconosciuto e si domandò perché un suo
suddito indossasse un’armatura con lo stemma del Regno.
“Salute, popolano,” esordì Amelia, con voce squillante. “Come
può esserti utile la tua Principessa?”
“Salve Amelia,” rispose lui, con un tono inspiegabilmente affettuoso,
sebbene rispettoso della loro distanza sociale. Dal suo modo di camminare, dal
suo sguardo ed ora dalle sue parole risultava che lui
già la conoscesse, ma ancora Amelia non riusciva a capire chi fosse il ragazzo
imponente di fronte a lei. Ai suoi sguardi interrogativi il giovane si stupì.
“Ma come… non mi riconosci, Amelia?” riprese, sbalordito e
vagamente deluso. “O forse dovrei dire ‘Altezza
Reale’?” aggiunse poi, scherzosamente, come per alleggerire la tensione nella
stanza.
In quel momento
gli occhi della Principessa si illuminarono: possibile
che fosse davvero lui?
“Var…Varnion?”
pronunciò esitante, la bocca secca per l’emozione.
“In persona,” annuì il giovane.
Varnion! Non
poteva essere lui! Era così diverso, così… grande! Ma
dopotutto erano passati quasi quattro anni dall’ultima volta che l’aveva visto,
e per tutto quel tempo lui le aveva mandato una quantità enorme di lettere dai
più lontani angoli della penisola dei demoni, sicché lei aveva sempre saputo
cosa stava facendo, con quali persone stava viaggiando, dove si stava
dirigendo. Molte volte in quegli anni aveva fantasticato su come sarebbe stato
se fosse tornato indietro, ma sapeva che Varnion per
sua natura era uno spirito vagabondo. Eppure in quel
momento era lì, di fronte a lei!
Riconoscerlo e
corrergli incontro gettandosi fra le sue braccia fu una cosa sola.
Varnion la
abbracciò sbalordito, piroettando per evitare di essere atterrato dalla potenza
della ragazza.
“VARNION!”
esclamò lei, le lacrime agli occhi per la felicità. “Sono così felice di
vederti, Varnion!”
Lui ridacchiò,
cercando di respirare nel poderoso abbraccio di Amelia.
“Anch’io sono felice di vederti,” riuscì infine a
rispondere. “E’ passato troppo tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati!”
Finalmente la
ragazza poggiò i piedi a terra e allentò la presa sul suo collo, sicché Varnion
riuscì a rimirarla meglio: aveva ancora i grandi occhi blu pieni di gioia di
vivere di una volta, sebbene nel frattempo fossero
successe molte cose. In quegli ultimi anni aveva sentito parlare della sua
amica d’infanzia, diventata una girovaga Paladina della Giustizia insieme ad un gruppo di avventurieri, coinvolti nelle più terribili
calamità, dalla distruzione di Sairaag alla morte dell’Hellmaster ai pericoli
senza nome del mondo esterno.
“Non sei
cambiata,” le disse infine, perdendosi nei suoi occhi.
“Tu invece sì,” rispose, giocosa, Amelia, che non notò l’espressione
rapita nei suoi occhi color nocciola. “Sei diventato altissimo e fortissimo… Ma
dove sei stato?”
“Un po’
ovunque… ti sono arrivate le mie lettere?”
“Sì, ma non
sapevo mai dove mandare le risposte, eri sempre in movimento!”
“Sì, è vero, ho
girato tutta la penisola dei demoni, poi quando la barriera dei demoni è caduta
ho saputo che ti eri recata con tuo padre
nell’Alleanza degli Stati Costieri, così mi ci sono diretto anch’io…”
“Davvero?”
Amelia era sinceramente stupita. “Non me l’hanno mai detto!”
“Volevo passare
a salutarti, ma a quanto pareva eri già partita. Oltretutto
un maremoto aveva colpito la città e non ho potuto non dare una mano per le
ricostruzioni…”
La ragazza
annuì, fiera. Era proprio il comportamento che si aspettava da lui. “Mi
rincresce che tu abbia fatto il viaggio a vuoto,”
riprese contrita, dopo un attimo.
“Al contrario!”
rispose Varnion e rise, al ricordo. “Ho avuto modo di rincontrare i nostri
padri, che mi hanno informato un po’ sugli ultimi avvenimenti. Ho saputo che
hai affrontato molte avventure…” Il suo tono di voce si fece
più basso e preoccupato. “Devi essere stata in grave pericolo.”
“A volte sì,” annuì lei, con un po’ di malinconia nella voce. “Ma non
ho mai dubitato che la Giustizia potesse trionfare, così io e miei compagni ce
la siamo sempre cavata!”
“Ne sono felice,” disse Varnion, sollevato.
“Ma anche tu
devi aver vissuto molte avventure,” riprese Amelia, lo
sguardo illuminato dalla curiosità e dalla gioia. “E chissà quanti pericoli!... Accidenti, ho così tante domande da farti! Quando sei arrivato in città?”
“Da poche ore.”
“Allora dovrai
essere molto stanco! Do subito ordine che ti venga
preparato un appartamento qui a palazzo, così potrai riposarti un po’. Potremo
parlare più tardi.”
Al ragazzo
parve di sentire tutta la fatica di quei mesi di viaggio piombare su di lui in quel momento. Annuì, felice di poter riposare un
po’. “Va benissimo!”
Amelia diede i
suoi ordini al ciambellano e accompagnò Varnion verso l’ala occidentale del palazzo,
tenendolo per un braccio. In quel momento non sembrava la
principessa di un regno come Seillune, ma una ragazzina come tante, entusiasta
di aver ritrovato un amico da lungo tempo assente.
Varnion, da
parte sua, si sentiva estremamente felice di poter
nuovamente camminare fianco a fianco ad Amelia, come tanti anni prima.