Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #01
SONIC THE HEDGEHOG:
FULL SPEED AHEAD
#01
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SINS OF PURITY Saga
Sfumature di blu, di rosso e di nero
Scritto e ideato da: Knuckster
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Emerald Beach – Giorno 1 (Ore 8:00)
Che sensazione magnifica il vento fresco
che sferza sul tuo viso quando corri libero senza alcun pensiero al
mondo! Solo tu ed un immenso spazio a tua disposizione per scatenarti a
velocità folle con la sabbia che schizza via al tuo passaggio.
Ma così è fin troppo noioso… Perché non
aumentare un po’ la velocità? In fondo non
c’è nessun Tails che raccomanda di fermarti e di andare a
velocità moderata.
- Potresti andare a scontrarti con
qualcosa, e in men che non si dica ci ritroveremmo tra capo e collo una
frittella di riccio blu! E’ meglio non esagerare! -
Certo! Come se potesse capitarti una cosa
così stupida! Non a te, il più veloce tra i veloci! Ma
cosa crede Tails, che quando corri lo fai con gli occhi bendati? Come
se quando tutte quelle volte che hai rischiato di rimetterci gli aculei
per fare la cosa giusta ti sia preoccupato di correre a velocità
sostenuta. Come se tutte quelle volte che hai fatto in tanti pezzi i
giocattoli meccanici di Eggman ti sia preoccupato di moderarti nella
tua smania d’azione per paura di finire schiacciato contro il
metallo! Semplicemente ridicolo! No, continuerai la tua folle corsa al
galoppo della vita senza un freno, vivrai, o meglio correrai, ogni
attimo della tua esistenza senza preoccuparti di quello che
accadrà in futuro.
Corri, sempre più forte, più veloce!
WHAM!
- Aaaagh! -
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Angel Island – Giorno 1 (Ore 8:00)
Se fossi estraneo alla faccenda ti
renderesti conto che si tratta di una scena piuttosto singolare. Ti
chiederesti se fosse un folle frutto della tua fantasia, una
strampalata visione come uno tra i più strampalati sogni nella
tua testa o semplicemente la pura e semplice realtà. Ammettilo,
è piuttosto curioso trovare qualcosa di simile in qualunque
angolo del pianeta. D’accordo, c’è un'isola
fluttuante sospesa nel vuoto sulla quale trovi un'echidna di color
rosso intenso, eretto sulle zampe posteriori, con le braccia conserte,
rigido come una statua, fermo e immobile come un cane da guardia.
Adesso stai forse meditando di farti rinchiudere in manicomio? Io dico
di sì. Tuttavia, la vista di un enorme e scintillante smeraldo
verde, incastonato in un grande altare di pietra, ti farebbe rinsavire
immediatamente. Sano di mente o no non ci penseresti due volte a
buttarti a capofitto su quella straordinaria pietra dal valore
incalcolabile. Farebbe impazzire i più valenti ladri di gioielli
del mondo.
Sorridi al pensiero di una Rouge con gli
occhi fuori dalle orbite per lo stupore, ingolosita da quel gioiello
straordinario e con le mani pronte ad appropriarsene. E se quella Rouge
avesse messo le zampacce sullo smeraldo, che avresti fatto? Non ci
avresti pensato due volte e l’avresti gettata giù
dall’isola senza tante cerimonie. Qualcuno dice “il gentil
sesso non si sfiora neanche con un dito”. Gentil sesso o no,
chiunque si avvicini alla pietra, una ladra di gioielli o un feroce
drago sputa fuoco, dovrà vedersela con Knuckles. Perché
cos’altro avrebbe dovuto fare se non quello?
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Posizione ignota – Giorno 1 (Ore 8:00)
M.
Che cos’è? E’ uno strano
suono che viene fuori dalla tua bocca, un fonema prodotto
dall’aria che esce dalla tua gola per ricongiungersi al mondo
esterno, una vibrazione che capti con le tue orecchie derivante
dall’unione delle tue labbra. Una cosa stupida a pensarci bene,
eppure per te è il preludio di qualcosa, l’inizio di una
cosa che per te ha un significato intenso, ma allo stesso tempo dolce.
A.
Un’emissione di fiato protratta per
qualche interminabile istante. Un seguito naturale del tuo ultimo
pensiero.
R.
Come un gioco di numeri in cui ognuno ha il
suo successore preciso e destinato. Nessuno sa perché sia
quello, per quale motivo lui e non qualche altro. Ma è
così.
I.
Cominci a prendere conoscenza. Un curioso
formicolio divampa nel tuo braccio sinistro e, tornata la
sensibilità, ti accorgi di una fortissima emicrania che ti
spacca la testa.
A.
Come un’ondata impetuosa, i tuoi
ricordi affiorano nella mente, in una valanga devastante che temi possa
frantumarti il cervello per la sua violenza. Eppure non ti sei mai
sentito così cosciente e lucido. La comprensione ti assale come
farebbe un grande leone addosso all’antilope. Non ti sembra
niente di particolare ma allo stesso tempo ha un significato profondo.
M-A-R-I-A. Cosa potrà significare?
Un lampo blu che sfreccia a velocità supersonica nella tua
testa.
- Maria! -
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- Aaaagh!! -
Che dolore! Ma come era stato possibile?
Non era mai capitato! Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si
era reso conto della grande palma davanti a lui mentre sfrecciava a
velocità supersonica per la spiaggia. Un grande dolore esplose
sul suo volto mentre sentiva ancora la pressione del tronco
dell’albero sul naso. Con le lacrime agli occhi, strepitando e
saltellando come su carboni ardenti, piegò le ginocchia e
spiccò un salto perfetto che lo portò a più di
quattro metri da terra. All’apice del balzo, cacciò un
urlo fortissimo di dolore e nel preciso istante in cui richiuse la
bocca ricadde sulla sabbia.
Un po’ sconcertato, Sonic the
hedgehog sbatté per due volte le palpebre e non riuscì a
trattenere un sorriso. Subito dopo, si rotolava sulla sabbia in preda
alla risate tenendosi la pancia. Qualche secondo dopo ancora, si
trovava steso con le mani sulla nuca a guardare l’azzurro cielo
mattutino. Com’era bello poter godere di quei pochi momenti di
pace senza dover pensare a nulla, senza avere il peso di un pianeta
sulle spalle, senza avere la responsabilità della salvezza di
migliaia di persone. La sua naturale vocazione all’eroismo e alle
imprese spericolate lo aveva, infatti, messo più volte nella
condizione di doversi accollare il benessere di decine e decine di
anime. Non era una cosa che aveva chiesto o che aveva voluto, ma di
certo non avrebbe potuto ignorare il pericolo che si andava costituendo
per tutti quegli esseri innocenti e, non per ultimo, per sé
stesso. E dato che la natura gli aveva offerto un dono, un dono
supersonico, era suo preciso dovere sfruttarlo per salvaguardare la
serenità di quelli come lui. E non si sarebbe mai tirato
indietro.
Quello a cui però sarebbe andato
incontro nei giorni seguenti lo avrebbe costretto a ripensarci
seriamente. Più e più volte si sarebbe chiesto se le sue
capacità sarebbero state sufficienti ad evitare il totale
annientamento e, addirittura, sarebbe stato tentato di gettare
definitivamente la spugna. Buffo come, quando uno meno se lo aspetta,
il destino tessa per lui delle sottili ed ironiche trame.
Mentre mille pensieri sfrecciavano nella
testa di Sonic alla sua stessa velocità, qualcosa lo costrinse a
voltare la testa, e se non lo avesse fatto, probabilmente la sua
giovane vita sarebbe stata in grave pericolo. Qualcosa di informe e
nero stava volando ad una velocità pazzesca a pelo
d’acqua. Sembrava quasi un mantello da pioggia che veniva portato
via dal vento. Il problema era che non c’era un filo di vento
quella mattina!
Sonic si rizzò in piedi, incuriosito
da quello strano fenomeno. In quell’istante, la strana massa
informe aveva bruscamente cambiato direzione e stava sfrecciando verso
di lui. Non un solo muscolo di Sonic accennò a volersi spostare.
Abituato com’era a non avere paura e ad accettare ogni sfida, si
mise a braccia conserte e aspettò sogghignando che lo strano
oggetto gli venisse incontro. Sonic era lì e quella strana cosa
era a meno di tre metri da lui. Nei secondi successivi, la massa nera
si era avvicinata ad un pelo dallo stomaco del riccio e
quest’ultimo, con un rapidissimo scatto, si era mosso e aveva
schivato l’impatto spostandosi fulmineo verso destra. La massa
continuò la sua folle corsa e penetrò nella fitta
vegetazione sparendo alla vista.
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Perché cos’altro avrebbe
dovuto fare se non quello? In fondo era il suo compito e aveva giurato
molto tempo fa che l’avrebbe portato a termine. Il fatto era che
non sapeva se ci fosse o no un termine. Per quanto ancora Knuckles
avrebbe dovuto fare la guardia e proteggere il Master Emerald? Anche
con la sua vigile sorveglianza ci sarebbe sempre stato qualcuno che
avrebbe tentato di appropriarsene… e lui l’avrebbe fermato
come ogni volta. E allora? Era quello il suo destino? Rimanere su
quell’isola galleggiante fino al resto dei suoi giorni? E quando
Knuckles sarebbe passato a miglior vita sarebbe stato sostituito? Non
aveva mai conosciuto altre echidne all’infuori di suo padre e,
più di recente, di Tikal(1)
Nessuno dei due però era più accanto a lui, quindi non
aveva nessuno a cui dare conto delle sue scelte o che lo spingesse a
rispettare le sue responsabilità! Dunque, finché esisteva
il Master Emerald, la vita di Knuckles era legata a quell’isola e
non avrebbe mai conosciuto la libertà di andare dove voleva e di
fare ciò che voleva…
Quanto aveva invidiato Sonic per la sua
spensieratezza e la sua vita così sregolata e sciolta. Lui
avrebbe potuto fare qualunque cosa gli passasse per la testa. Gli
bastava desiderarlo e in men che non si dica era accontentato. Non
aveva pesi, non aveva responsabilità, non era costretto a
rimanere vita natural durante a guardia di un’enorme pietra
luminosa. E solo quel pensiero lo faceva diventare verde
d’invidia. Certo, le echidna sono sempre state creature fiere,
giuste e di parola. Se aveva accettato un compito, ebbene, lo avrebbe
portato a termine, ma Knuckles era stanco di quella vita. Lui era
l’ultimo della sua specie, era quasi del tutto sicuro che non ci
fossero altri come lui nel resto del pianeta. Se avesse disertato i
suoi obblighi che cosa sarebbe potuto succedere di tanto grave?
Ansioso, l’echidna rossa salì
i gradini di pietra che lo separavano dall’enorme gemma. Il
rumore dei suoi passi ruppe il silenzio tombale. Stette fermo di fronte
allo smeraldo per qualche minuto e molto lentamente sollevò la
sua mano destra stretta a pugno. Stava per farlo… stava per
distruggere il Master Emerald… Ma che sarebbe successo se
l’avesse fatto? Questa è una domanda che Knuckles come suo
solito non si pose. Era troppo impulsivo per soffermarsi più di
un secondo sulla conseguenza di un suo gesto fisico. Sferrò un
gancio micidiale e chiudendo gli occhi si preparò
all’impatto con la pietra e al rumore di roccia frantumata.
Quando riaprì gli occhi, senza
capire come, si ritrovò lungo e disteso per terra fuori
dall’altare. Subito dopo avvertì una fitta dolorosa alla
spalla e al mento. Era evidentemente stato colpito in volto e
scaraventato giù dall’altare. Il dolore alla schiena era
conseguenza dell’impatto con il duro terreno. La rabbia
cominciò a montare pericolosamente, tanto che si rizzò in
piedi rapidamente. Si guardò attorno con la speranza di trovare
qualcuno con cui sfogarsi e lo individuò in una strana massa
nera fluttuante che si muoveva di fronte a lui.
Sulle prime, Knuckles non capì cosa
fosse, ma ogni sua perplessità svanì quando
l’oggetto cominciò a mutare davanti ai suoi occhi. Pian
piano, la massa cominciò a prendere forma. I suoi contorni si
dilatarono e la materia che costituiva il suo corpo si espanse con un
leggero sibilo. In un battito di ciglio, Knuckles si ritrovò di
fronte un piccolo essere nero come la pece che indossava una tuta
elastica, un pesante mantello scuro, dei guanti protettivi e una
maschera di stoffa che gli copriva gran parte del volto. L’unica
parte visibile erano i grandi occhi bianchi privi di pupille.
Knuckles non diede segno di stupore. Era
troppo abituato a non temere nulla e nessuno e anche quando lo strano
essere si esibì in un’inconfondibile posa da
combattimento, l’echidna sorrise e si preparò al confronto.
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- Maria! -
Come mai questo nome aveva così
importanza per lui? Chi era Maria? Tartagliato da dolori in tutto il
suo corpo, il riccio nero si puntellò con le mani e
sollevò dolorosamente il suo corpo muscoloso. Era interamente
coperto di graffi ed escoriazioni varie, alcune delle quali erano molto
marcate. Non riusciva a ricordare l’occasione nella quale se le
era procurate ma non ne dette molta importanza. Anche se su di una
parte di lui faceva un certo effetto guardarsi così conciato,
l’altra parte non si scomponeva minimamente. Il dolore fisico non
aveva importanza e non era motivo di preoccupazione, lo sentiva.
Molto lentamente, il riccio nero
cominciò a guardarsi intorno. Sulle prime credé di
essersi risvegliato nell’oltretomba, ma si rese ben presto conto
di essere in un grande spazio desolato e arido. La terra rossa era
prosciugata e secca e non c’era una forma di vita per chilometri
e chilometri se non qualche spoglio e scheletrico tronco avvizzito
sparso per il deserto. Il riccio si alzò in piedi, ancora
dolorante, e gettò uno sguardo alla volta celeste sopra di lui.
I ricordi e i pensieri nella sua testa erano molto confusi. Quasi quasi
non rammentava neanche il suo nome. Con un enorme sforzo tentò
di afferrare le sue memorie con il risultato di farsi venire un
tremendo mal di testa. Si sentiva stranamente svuotato, come se un
attimo prima avesse avuto per le mani un grande potere e questo gli
fosse stato sottratto di colpo. Tuttavia, avvertiva qualcosa nei suoi
polpastrelli, come un crepitio elettrico che protestava per venire
fuori. Osservando attentamente, schioccò le dita ed un lampo
viola sgorgò dalla punta di pollice ed indice e brillò
sfavillante per qualche secondo. Era come se il riccio se
l’aspettasse perché non diede cenno di stupore, tuttavia
non riusciva a ricordare di poter fare simili cose.
Un fruscio insistente riempì
l’aria intorno a lui. Dapprima non ci fece caso, ma quando
avvertì qualcosa posarsi sul terreno dietro di lui ebbe una
strana sensazione. Senza neanche usare gli occhi, ebbe in un istante la
consapevolezza che qualcuno, o qualcosa, era dietro di lui e che non
aveva intenzioni pacifiche nei suoi riguardi. Senza pensarci due volte,
Shadow the hedgehog si voltò e si preparò alla battaglia.
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La sagoma nera schizzò fuori dalla
macchia di vegetazione e si fiondò su Sonic che, senza esitare,
si catapultò a destra facendo schiantare la materia ignota
contro una roccia. Quando Sonic rialzò lo sguardo, vide un
soggetto tutto ammantato di nero, alto quasi quanto lui e con il volto
coperto da una grande maschera di stoffa. Pareva quasi un guerriero
ninja, anche se i combattenti di cui si sentiva parlare nelle leggende
antiche dovevano di sicuro essere più alti di così. Sulle
prime il riccio rimase di sasso, e manifestò il suo stupore con
un fischio sommesso, ma quando il piccoletto si rialzò
rimase guardingo.
Senza spiccicare parola, il nemico prese
una lunga rincorsa e si gettò a capofitto contro il suo nemico.
Sicuro di sé, Sonic spiccò uno dei suoi lunghi salti in
alto e spinse con le mani le spalle del suo aggressore, esattamente
come se avesse saltato una cavallina, risultando nella pesante caduta
dell’avversario sulla sabbia. In un istante, il corpo del
guerriero si dissolse in spessi fili di fumo che fluttuarono a distanza
di sicurezza per poi fondersi ancora una volta insieme e materializzare
così la figura scura e minacciosa.
- Mica male come trucchetto! - commentò il riccio con un ghigno, scarsamente impressionato.
Scattante come suo solito, diede inizio
alla sua corsa supersonica intorno all’aggressore per
disorientarlo e sollevare sabbia in modo da impedirgli la visuale. Fu
solo qualche istante dopo che avvertì una forte botta in volto e
capitombolò nuovamente al suolo. Il nemico era riuscito a
colpirlo con un pugno poderoso e ad atterrarlo senza difficoltà.
Come aveva fatto a colpirlo con tanta precisione se lui si stava
muovendo più velocemente dell’occhio? Sconcertato, Sonic
studiò con attenzione il suo avversario e gli concesse di
avvicinarsi minacciosamente.
- Aspetta, non è che ti va di parlarne? - gli chiese, sorridendo nervoso.
L’aggressore sferrò un pugno
destro velocissimo, ma Sonic riuscì a bloccarlo e a
contraccambiare con un montante sinistro. Il ninja volò per
oltre due metri e si accasciò a terra.
- Wow! Potenza dei ricci! Poi non dire che non te la sei cercata! -
Sicuro che lo scontro fosse in procinto di
terminare, Sonic stava per abbassare la guardia quando avvertì
la presenza di qualcun’altro alle sue spalle. Non fece neanche in
tempo a voltarsi che ricevette un pugno rapido per la seconda volta in
pochi secondi. L’attacco lo aveva costretto ad indietreggiare di
qualche passo. Si massaggiò la guancia indolenzita dal colpo e
trovò fondamento nelle sue previsioni quando si assicurò
che c’era un secondo ninja, se così si potevano chiamare,
sul sentiero di guerra.
- Quello si chiama giocare sporco, amico! -
affermò il riccio, senza nascondere la sua irritazione - Ma se
ci tenete ad essere massacrati dal sottoscritto allora preparatevi a
giocare sul serio! -
L’avversario scagliò un altro
colpo ma Sonic saltò molto in alto e, con una capriola perfetta,
cominciò a ruotare su se stesso nella sua micidiale azione
rotante. Con un’inaudita violenza, gli piombò addosso,
provocandogli danni rapidi ed inesorabili. La forza centrifuga del suo
classico attacco sbalzò l’avversario dalla sua
traiettoria, rendendolo momentaneamente inoffensivo.
- E che ci vuole? - considerò Sonic tra sé e sé.
Il riccio rimase quasi deluso che lo
scontro fosse finito così presto, ma le sue aspettative furono
ricompensate quando il primo ninja si rimise in carreggiata e
cominciò a correre verso di lui. Contento della nuova sfida,
Sonic si riscaldò i muscoli sgambettando per qualche secondo sul
posto per poi schizzare a velocità folle attraverso la spiaggia.
Ridendo e assaporando ancora quella
libertà, aumentò la velocità arrivando quasi ad
infrangere la barriera del suono. Anche se credeva fosse perfettamente
inutile anche solo ipotizzare che i nemici lo stessero inseguendo,
Sonic si voltò per guardare la sua scia. Rimase sbalordito
quando scoprì che i due avversari, nella loro forma fluttuante,
riuscivano a stare al suo passo. Decise allora di dare il meglio del
suo repertorio e di arrivare a velocità supersonica, ma
scrutando la strada davanti a sé gli venne un’idea
migliore. Puntellando i piedi sul tracciato, cominciò la brusca
frenata a circa cinque metri da una grande roccia che ostruiva la
strada per fermarsi appena in tempo ad un centimetro da essa. Come
Sonic aveva previsto, i due figuri, non dotati di piedi in quel
momento, non poterono in alcun modo frenare e così, dopo che il
riccio si accovacciò, si schiantarono fragorosamente contro la
pietra facendone addirittura schizzare piccoli granelli.
- Accidenti, potreste partecipare ai
campionati di zuccate contro la roccia, ragazzi! - propose con sarcasmo
Sonic, ridendo sotto ai baffi.
Il riso scomparve dal suo viso quando
ricevette un calcio girato che lo scaraventò sul bagnasciuga.
Uno dei guerrieri si era rialzato in fretta ed aveva scaricato la sua
furia in un modo sconveniente. Indietreggiando a gattoni
all’indietro, il riccio si trovò in un vicolo cieco.
Davanti a lui c’era il suo nemico, e dietro un’immensa
distesa di acqua, una debolezza che non aveva ancora avuto modo di
superare(2). L’avversario
stava ormai facendo roteare il pugno destro per caricare il prossimo
attacco. Sonic chiuse gli occhi e si protesse il viso con le braccia
aspettando l’impatto che però non avvenne. Sentì un
forte tonfo e, quando decise di dare una sbirciatina, vide il ninja
barcollare sul posto e piombare sulla sabbia asciutta.
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Knuckles non aveva mai visto un essere del
genere e, francamente, non gli importava per niente sapere chi fosse.
Se quel tipo desiderava combattere con lui voleva dire che sperava di
impossessarsi del Master Emerald ed ovviamente l’echidna non
l’avrebbe mai permesso. Sebbene poco prima stava quasi pensando
di distruggerlo, non sarebbe certo venuto meno ai suoi obblighi a causa
di nessun’altro che non fosse stato sé stesso. Aveva pur
sempre un orgoglio da difendere.
Senza perder tempo a rimuginare, Knuckles
caricò il suo pugno diretto destro pronto a spedirlo in faccia
all’avversario, ma prima di poter portare a termine
l’attacco, venne colpito allo stomaco. Indietreggiando,
l’echidna si accorse che era apparso un altro nemico,
accovacciato davanti a lui e che gli aveva sferrato quel colpo a
tradimento. Studiando la seguente mossa, Knuckles camminava piano
attorno agli avversari. Prima che potesse pianificare un attacco, il
primo balzò contro di lui con un calcio volante mentre
l’altro sferrò un pugno diretto. Con sorprendente
velocità, parò il calcio mandando a terra il primo rivale
con un potente montante e, girandosi di scatto, colpì il secondo
con una gomitata in pieno viso. Per concludere, Knuckles afferrò
una gamba a ciascuno dei due e, facendoli roteare sul posto per qualche
secondo, li scaraventò a cinque metri di distanza. In preda alla
foga del combattimento, effettuò il suo ultimo devastante
attacco. Conficcò i chiodi dei suoi guanti nel terreno e con una
forza ed un’abilità sconosciuta, disseppellì un
pezzo di roccia di dimensioni non indifferenti, sollevandolo sopra il
capo per poi lanciarlo a tutta forza sui malcapitati. L’impatto
fu così tremendo da risuonare con un rimbombo potente nel punto
in cui la pietra aveva cozzato contro il corpo dei nemici. Soddisfatto
di sé, Knuckles si avvicinò circospetto e scoprì
con sconcerto che i due erano spariti. Attento come non mai,
l’echidna si guardò intorno e vide del denso fumo nero
alle sue spalle condensarsi per materializzare le forme dei suoi
avversari.
- Ottimo! Un incontro troppo breve non è affatto divertente! - si disse.
Agile e scattante, scaricò una
raffica di pugni su uno dei due, ma distrattosi, venne colpito dal
secondo. Il confronto proseguì accanitamente. Fra pugni e calci,
alcune delle colonne marmoree che circondavano l’altare andarono
in frantumi, ma al guardiano non importava fintantoché sapeva
che lo smeraldo era al sicuro. I due rivali erano stremati, ma Knuckles
era ancora pieno d’energia.
- Coraggio! Potete fare meglio di così! - li incitò.
Uno di loro tentò di reagire, ma
venne spedito lontano da un potente calcio girato dell’echidna
per poi scontrarsi con il suo compagno. Pronto al colpo di grazia,
Knuckles corse per un breve tratto e spiccò un salto molto
lungo. Alzò i pugni a mezz’aria e, roteando su se stesso,
contrasse tutti i muscoli delle braccia prima di ricadere a terra.
Durante la discesa, puntò i pugni verso terra e li fece
schiantare fragorosamente al suolo. L’onda d’urto
generatasi fu così potente che i due ninja furono scaraventati
troppo lontano per poter costituire un ulteriore minaccia.
- Partita finita! - enunciò Knuckles pulendosi i guanti impolverati, prima di farsi da parte.
Dopo solo pochi passi, la sua soddisfazione
per un’altra battaglia vinta si trasformò in terrore puro.
L’imponente Master Emerald era sospeso in aria, all’infuori
della sua nicchia privilegiata, sorretto dalle mani di altri due
guerrieri ammantati di scuro. Non appena questi si accorsero della
presenza di Knuckles, furono avvolti da una spessa nuvola di fumo nero
e sparirono silenziosamente nel nulla, portando via con sé la
gemma.
Le antiche rovine vennero nuovamente
pervase da un silenzio tombale. Knuckles the echidna rimase lì
impalato per qualche minuto prima di schiantare i pugni al suolo e di
cacciare un urlo di frustrazione.
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Shadow the hedgehog non batté ciglio
nell’osservare il panorama che gli si parava di fronte. Davanti a
lui c’erano due esseri completamenti in nero, poco più
bassi di lui, troppo impegnati a sfoggiare le loro pose di
combattimento per parlare, o almeno era quello che lui aveva pensato.
Shadow sorrise e si mise a braccia conserte. Non sapeva perché,
ma sentiva che non aveva nulla da temere da quelle due figure
inquietanti e che, se davvero avevano intenzione di combattere, sarebbe
uscito incolume da qualunque scontro. Era la parte di lui che forse era
più razionale che però era intimorita dalla prospettiva
di un combattimento. Era come se fosse appena venuto al mondo
perché la sua coscienza di sé si era risvegliata solo da
poco, senza un briciolo di memoria o di ricordi che potessero
suggerirgli cosa fare in una situazione del genere. Come avrebbe potuto
difendersi al meglio in quello stato?
Senza perdere altro tempo, uno dei due
ninja piombò a pugni tesi contro Shadow che, senza avere neanche
programmato la mossa, spiccò un notevole balzo sopra il nemico.
Guidato da un istinto completamente sconosciuto, piegò la gamba
destra e partì come un fulmine verso terra, tendendo la gamba ed
il piede in un tremendo calcio rapido che quasi fracassò il
cranio del malcapitato. Senza nemmeno prendere fiato e senza nemmeno
toccare terra, sfruttò lo slancio e decollò verso il
secondo nemico con il braccio sinistro teso e il pugno chiuso. Per
pochi secondi durante il breve volo, avvertì una strana
sensazione, come se il suo corpo si fosse dissolto all’improvviso
e riapparso altrettanto velocemente, eppure non vi fece caso, intento
com’era a lottare. Dopo aver scaricato un possente pugno diretto
alla mascella dell’avversario, lo colpì in seguito con una
gomitata nello stomaco per poi far scattare lo stesso braccio a pugno
chiuso verso il volto e colpendolo con le nocche. L’urto fece
accasciare il nemico a
terra.
Shadow non ebbe tempo né di
compiacersi né di domandarsi da dove quella carica battagliera
era venuta fuori. Avvertiva distintamente il secondo ninja che si
precipitava all’attacco. Senza nemmeno girarsi completamente,
colpì l’aggressore con la suola di una delle sue scarpe in
pieno volto e sferrò un colpo a palmo aperto sul suo collo. Il
nemico barcollò per un attimo e Shadow sentiva di dover sferrare
l’ultimo colpo. Concentrò il formicolio elettrico che
stava sentendo nelle dita e lo lasciò andare sottoforma di una
freccia luminosa d’energia. Il suo bersaglio accusò il
colpo in tutta la sua carica. Le sue gambe cedettero e crollò su
sé stesso in un istante. Shadow ritrasse il braccio,
sconcertato, e si guardò le dita ancora crepitanti. Nel momento
in cui aveva esercitato quel potere misterioso un flash improvviso gli
era balenato davanti agli occhi. Aveva visto un uomo corpulento e
baffuto. Subito dopo aveva scorto una ragazza bionda, il cui volto gli
trasmetteva un senso di serenità e di dolcezza. Maria?
Una fitta dolorosa pulsò come una
sferzata di chiodi nelle sue tempie. C’era qualcosa nella sua
mente che stava ostacolando il flusso di ricordi. Cominciò ad
essere assalito dalla paura. Paura di sé, di quello che era, di
quello che era capace di fare. Sentiva vibrare nel suo corpo
un’energia quasi illimitata, un’energia che avrebbe potuto
distruggere il mondo, se solo avesse voluto. Perché possedeva
quel potere così devastante? Da dove proveniva? Chi erano le
persone le cui immagini vorticavano nei suoi pensieri? Di una sola cosa
era davvero certo: le risposte che voleva non le avrebbe certo trovate
in quella desolazione. L’unica cosa sensata da fare era
interrogare i suoi assalitori per avere delle informazioni utili, ma
purtroppo per lui, quando si voltò verso i loro corpi esanimi,
scoprì che questi si erano volatilizzati rapidi com’erano
apparsi.
- Shadow the hedgehog! - mormorò tra sé e sé - Chi diavolo sei? -
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Dall’altra parte del pianeta, in
quello stesso momento, una riccia rosa che brandiva un enorme martello
di gomma guardava con sguardo feroce giacere inerme sulla sabbia il
sicario in uniforme nera che aveva appena steso. Meritava la sonora
mazzata che aveva ricevuto anche solo perché aveva pensato di
poter fare del male a quell’adorabile riccio blu che era steso
sul bagnasciuga poco più avanti con l’espressione
terrorizzata. Poverino, doveva essersi molto spaventato per
quell’improvvisa imboscata. Peccato che la ragazza ignorasse
totalmente che il motivo della paura di lui era molto più rosa
di quanto pensasse.
- Oh, Sonic! Ho avuto tanta paura che ti
facessero del male! Per fortuna ero nei paraggi altrimenti ti avrebbero
fatto a pezzi! Come si sono permessi di allungare le mani su di te?
Razza di gentaglia! Hai idea di chi fossero? O di cosa volessero da te?
- disse lei in un’enorme tirata con le lacrime agli occhi mentre
stringeva Sonic a sé in un abbraccio spaccaossa.
Il riccio, con il poco fiato rimastogli
cercava di dire alla ragazza di allentare la presa, ma la sua morsa gli
stringeva fin troppo efficacemente il collo.
- Sarei contento di rispondere alle tue domande, se solo mollassi la presa, Amy! -
Realizzando solo in quel momento
l’eccesso di affetto che ci aveva messo, Amy Rose esaudì
il desiderio del suo adorato riccio blu e si fece da parte.
- Scusami! - replicò ingenuamente - Non mi ero resa conto di quanto fossi fragile! -
- Fragile io? Ma se mi stavi facendo a
polpette! - protestò Sonic - Con quella presa faresti invidia al
miglior lottatore di sumo! Ehm… con questo non intendo dire che
tu sei grassa! - si affrettò ad aggiungere, quando notò
l’occhiata torva che quella precisazione aveva scatenato -
Ma… ma… In ogni caso, cosa ci fai da queste parti? -
- Oh, bé, diciamo che sono capitata
qui per caso! - esclamò la ragazza, tutta uno zucchero.
Sonic inarcò un sopracciglio, per
niente soddisfatto da quella spiegazione sospetta ed evasiva. Amy se ne
accorse immediatamente e decise di scoprire le carte in tavola.
- O, per dirla con altre parole, volevo fare una sorpresa al mio futuro maritino! -
- In che giorno, mese o anno ti ho mai fatto credere di essere il tuo… futuro maritino? -
- Nel giorno, mese ed anno che ho stabilito io! Qualche obiezione per caso? -
Sapendo che era inutile tentare di
persuaderla, Sonic lasciò cadere l’argomento, come era
ormai diventata un’abitudine fare con lei.
- A quanto pare alla sorpresa hanno
già provveduto queste mezze calzette! Certo che lo hai davvero
fatto secco con quel colpo! -
- Lo sai! Il mio martello non sbaglia un colpo! - rispose fiera Amy.
Il riccio blu si avvicinò
all’avversario privo di sensi con circospezione. Cautamente, gli
diede un colpetto per sincerarsi delle sue condizioni.
- Non l’avrò mica… -
- Rilassati! - la rassicurò Sonic -
E’ solo stordito! Almeno credo! E’ difficile capire persino
se respira o no! -
Sonic si chinò e prese un lembo del
mantello dell’avversario. Era stranamente caldo e vischioso, come
se fosse stato ricoperto di olio. Sotto gli occhi stupefatti dei due
ricci, il corpo del nemico sussultò per un secondo e poi
cominciò a dissolversi. Sonic si allontanò di scatto,
strappando involontariamente il pezzo di tessuto che stringeva tra le
dita, mentre braccia e gambe del ninja si scioglievano, trasformandosi
in denso fumo scuro. Furono sufficienti pochi istanti perché
questo sparisse senza lasciare traccia.
- Chi era quello? - chiese Amy sconcertata - O cosa era? -
- E’ la domanda da un milione di
Rings! - sentenziò Sonic - Di cose folli ne ho viste in vita
mia, ma questa sta decisamente scalando la classifica! -
Pensieroso come raramente lo si vedeva,
Sonic guardò il pezzo di mantello che gli era rimasto in mano,
l’unica parte di quegli strani esseri che era ancora rimasta
intatta.
- Tuttavia ho la sensazione che Tails
sarà contento di provare a vincere quel milione! E’ meglio
andare a fargli una visitina! Vieni con me? -
- Certo che sì! - disse la ragazza,
con convinzione - E se ce ne fossero altri nei paraggi? E’ dovere
di ogni brava moglie proteggere il suo sposo! -
- Perché mi sento tanto come se
avessi un cane da guardia alle calcagna? - commentò Sonic ad
alta voce.
Senza dare modo alla riccia rosa di
protestare ulteriormente, la afferrò per un polso senza troppe
cerimonie e in meno di un secondo si ritrovarono entrambi a sfrecciare
a velocità folle per la spiaggia, diretti verso la loro comune
destinazione.
Il
futuro di Sonic the hedgehog sta per tingersi ancora una volta di
mistero. Chi sono gli strani figuri che lo hanno attaccato? Che
interesse hanno per il Master Emerald? E qual è il ruolo di
Shadow in questa storia? Per tutte le risposte, fan di Sonic,
continuate a seguire la saga di SINS OF PURITY... prossimamente online
il secondo numero!
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(1) Tikal è apparsa per la prima volta in Sonic Adventure. E’ una
lontana antenata di Knuckles che in tempi antichi sacrificò la sua
libertà sigillandosi all’interno del Master Emerald per purificare lo
spirito di Chaos.
(2) Sonic infatti non ha mai imparato a nuotare.
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Un tuffo nel Sonicverse
Destinazione: Mobius
Se
avete sempre desiderato saperne di più sul mondo in cui vivono
Sonic the hedgehog e la sua combriccola, questo è il posto che
fa per voi! In questo primo articolo ci occuperemo delle principali
informazioni che riguardano il pianeta Mobius.
Mobius è il pianeta su cui vive la razza mobiana, terzo in
ordine di distanza dal Sole, stella attorno alla quale descrive la sua
orbita. Non è l’unico all’interno della galassia ad
ospitare la vita, come riprovano gli studi effettuati dalla scienza
moderna, sia all’interno dell’Universo che del Macroverso.
In particolare è stata appurata l’esistenza di un pianeta
gemello, la Terra, collocato parallelamente a Mobius nel tempo e nello
spazio, ma su di un piano dimensionale differente, con cui condivide
parecchie caratteristiche fisiche.
E’ uno dei pochi a possedere sulla sua superficie acqua in
tutti e tre gli stadi di aggregazione (solido, liquido e gassoso),
caratteristica fondamentale per la presenza della vita.
E’ protetto dalle radiazioni solari nocive da uno strato
d'ozono che scherma i dannosi raggi ultravioletti. L’atmosfera
è composta in prevalenza da azoto e ossigeno.
La formazione di Mobius è datata circa a 4 miliardi e mezzo
di anni fa. Possiede un solo satellite naturale, la Luna, formatasi,
secondo studi geologici, pressappoco nello stesso periodo. Il fenomeno
dell’alternarsi delle stagioni è dovuto al moto di
rivoluzione del pianeta.
Sono rilevanti anche le influenze dello spazio esterno sulla
fenomenica planetaria, come ad esempio l’effetto
dell’attrazione lunare all’origine delle maree e gli
impatti di alcuni asteroidi sulle caratteristiche della superficie.
La distribuzione in percentuale di terre emerse ed oceani è
quasi
equivalente. Il clima varia a seconda della zona geografica di
riferimento, generalmente fredda ai poli e mite nell’entroterra.
La
conformazione del territorio è parecchio variegata, comprendendo
deserti, boschi, foreste, paludi, giungle, montagne, valli, praterie,
laghi, fiumi, caverne, isole, città e via dicendo. La maggior
parte
delle terre emerse sono colonizzate, o comunque abitate, ma,
considerandone la vasta estensione, alcune regioni sono ancora
inesplorate. Quelle che però sono state scoperte vengono
comunemente chiamate Zone. Ogni Zona ha una nomenclatura che varia a
seconda di un elemento particolare del paesaggio, naturale o
artificiale. Ad esempio, il nome della Green Hill Zone è stato
ispirato alle colline verdeggianti uniche di quell'area geografica.
Tuttavia, esistono alcune Zone che trascendono il normale piano
dimensionale di Mobius, situate in punti imprecisati del
Macroverso, dove la normale fisica e la normale geografia del
pianeta possono venire totalmente sconvolte.
Sul planisfero di Mobius si possono individuare otto continenti,
riconosciuti tali politicamente e geograficamente parlando, elencati
qui di seguito:
MAZURI (Sud-Ovest),
un continente montuoso e ricco di attività vulcanica,
scarsamente colonizzato. Ospita le Mystic Ruins, le rovine della terza
grande civilizzazione, ed Angel Island;
APOTOS (Nord-Ovest), continente
verdeggiante, di ampie praterie e suggestive colline. E’ abitato dai
mobiani più tradizionalisti, quelli che amano la vita semplice e
tranquilla di campagna. E’ la dimora della celeberrima Zona Green Hill e
di Windmill Isle, oltre ad essere il continente in cui vivono Sonic e i
suoi amici più stretti;
SPAGONIA (Nord-Ovest), continente
ricco di fiumi e di pianure. Tappezzato di grandi città di stampo classico,
sede di importanti città marittime e di rinomate
università, come quella di Orange Roofs;
CHUN-NAN (Centrale), il continente
più grande di tutta Mobius, alterna paesaggi montuosi a valli
rigogliose. Ospita alcune tra le più grandi città del pianeta, collegate
dalla strada maestra che percorre tutto il continente, Dragon Road;
ADABAT (Centro-Sud), continente interamente circondato dall'oceano, la maggiore meta turistica di Mobius per via delle
indimenticabili spiagge tropicali e del mare cristallino;
HOLOSKA (Estremo Nord), continente
polare di Mobius, perennemente freddo e imbiancato, vanta
una serie di suggestivi ghiacciai. Il centro abitato più grande e
popolato è quello di White Acropolis;
SHAMAR (Nord-Est), il continente
meno abitato di tutta Mobius, tappezzato per gran parte della superifice
da un vasto deserto nel quale spuntano lagune asciutte e resti di
antiche civiltà;
EMPIRE CITY (Sud-Est), il
continente, di contro, più pulsante di vita di tutto il pianeta. Ospita
le metropoli più avanzate e tecnologiche di tutta Mobius, come Metal
City e Metropolis.
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