- THE DANGER OF STORM -
La tempesta infuriava all’esterno di Hogwarts ormai da
diversi giorni e non accennava a smettere. Quella lenta litania che produceva
al suo contatto con il castello aveva portato questo
ad uno stato di calma e silenzio, come torpore nelle membra che faticavano a
muoversi.
Da quando questa stabile atmosfera aveva preso ad aleggiare
nell’aria si era rinchiuso in se stesso,
rimanendo ad osservare la pioggia che incessante cadeva. Teneva la fronte
appoggiata al freddo vetro, il suo respiro che si condensava nel gelo di quella
sera autunnale. Si strinse le spalle, infreddolito e stanco.
Stanco del mondo che lo circondava.
Stanco del suo destino.
Stanco…semplicemente stanco.
Scosse la testa, non voleva restare lì a deprimersi ma neanche tornare al suo dormitorio per far
preoccupare chi gli era vicino, lo leggeva nei loro occhi. Troppi avevano
già sofferto a causa sua, ne era consapevole e
ciò lo perseguitava, nei suoi sogni, nella vita.
Lasciò scorrere ancora una volta il suo sguardo oltre
la grande vetrata, prima di incamminarsi per i bui
corridoi.
Quando uscì fuori dal
castello si lasciò investire dalla lieve pioggia quasi con sollievo. Era
fredda e violenta, ma la sua presenza lo tranquillizzava un poco. Si diresse
verso il lago sapendo o sperando che nessuno lo avrebbe seguito.
Ma fu dopo poco tempo che rimase a
fissare la superficie increspata dal vento che si sentì chiamare. Non ci
badò comunque, credendo che fosse una fantasia
della sua mente.
Si riscosse immediatamente quando
qualcuno lo afferrò da dietro il mantello.
- Potter, cosa diamine
ci fai qui fuori? -
Malfoy, decisamente l’ultima
persona che si era immaginato di trovarsi appresso. Lo guardava
in difficoltà attraverso il cappuccio, la tempesta infuriava
sempre più potente.
- Cosa
vuoi Malfoy? -
Dovette gridare per potersi far sentire, prima che le parole
venissero coperte dall’ululato del vento. Non
sapeva il motivo per cui il biondo lo aveva seguito e
di certo non poteva immaginarlo.
Il serpeverde scosse la testa, evidentemente aveva capito poco di quello che gli era stato domandato.
Sospirò prima di afferrarlo per un braccio e trascinarlo lontano
dall’agitato bacino. Non lo sentì dimenarsi più di tanto,
probabilmente preoccupato più per la sua vita che per il comportamento
del moro.
Draco ebbe un moto di paura quando
capì dove il grifone lo stesse portando. Erano decisamente
troppo vicini al Platano Picchiatore e continuavano ad avanzare. Non si mosse
però al loro passaggio e consentì loro di passare tramite una piccola
porticina nascosta nel suo tronco.
Almeno ora non erano più alla portata del temporale.
Giunsero, dopo alcuni scalini, in una piccola stanza. Harry
accese il camino lasciando che la sua luce illuminasse il luogo, povero ma
alquanto accogliente.
- Dove
siamo finiti Potter? -
- Questa è la Stamberga Strillante
Malfoy. L’ho risistemata un po’, per quanto io potessi
fare -
Draco continuava a fissare la stanza, alquanto incerto,
quando un lampo discese dal cielo, seguito a breve dal fragore del tuono. Sobbalzarono,
lievemente spaventati.
- Conviene rimanere
qui fino a quando non smetterà -
Malfoy non aveva intenzione di discutere in quel momento.
Accennò affermativamente con la testa prima di togliersi il mantello
zuppo e sedersi su di una poltroncina vicino al fuoco, bagnandola a sua volta.
Harry gli porse poco dopo un asciugamano.
Si diresse verso il letto, che rimaneva in un angolo della
camera, togliendosi gli abiti bagnati che gli facevano sentire maggiormente il
freddo e lasciandoli su di una sedia. Rimase infine solo con i pantaloni,
stendendosi sulle coperte purpuree, affondando la testa nei morbidi cuscini,
sospirando sconsolato.
Stava ripensando alla situazione in cui si trovava che risultava estremamente inconcepibile. Da solo
con Malfoy bloccati dalla tempesta. Incredibile. Sperò di essere ancora vivo il giorno successivo e di passare con
tranquillità la notte. Forse, si disse, chiedeva troppo.
- Quindi
Potter, non hai nulla da dire? -
- Esattamente riguardo
a cosa Malfoy? -
- Riguardo alla tua
voglia di morire. Non credevo avessi anche manie suicide, oltre alla tua
memorabile sfiga -
Harry scosse la testa, non avendo alcuna intenzione
di sostenere questo tipo di conversazione, decisamente troppo monotona e
già trattata. Malfoy era ora in piedi di fronte a lui, intento ad
asciugarsi i capelli. Certo era strano vederlo con i capelli fuori posto,
constatò, quasi non sembrava lui, decisamente
un’altra persona.
- Bè Potter? Che fai, non rispondi? -
- Sono stanco di
questa storia, di cui non noto utilità, quindi se vuoi continua pure da
solo, non sarò di certo io a fermarti -
- Quale storia? -
- Tu che mi insulti, io che ti rispondo. Ammettilo Malfoy, ormai non
ha più molto senso, va avanti da troppi anni. Ci siamo solo noi qui e
nessun motivo per dare spettacolo -
- Sei così
disperato da volere una tregua? -
- No, sono solo stanco
-
E lo era…oh eccome. Mai come in quel periodo sentiva la stanchezza impossessarsi del
suo corpo, tanto da non riuscire a muoversi, a parlare, a piangere. Niente,
non poteva fare niente. Poggiò gli occhiali sul comodino, perdendosi in
forme senza confine, lasciandosi cadere solo per un istante nel buio che dolce
lo accoglieva. Così stanco. Erano i fulmini fuori che ghermivano la
stanza, fuochi tra le nere nuvole, e la tempesta che infuriava. Eppure c’era silenzio in quel luogo che assordante
quasi copriva il rumore della pioggia sui vetri. Era quello sguardo che urlava
confusionarie domande. Lo sentiva scivolargli addosso, quasi accarezzandolo
lentamente, scrutarlo con attenzione, attraversandogli l’anima.
- Smettila Malfoy -
Draco sobbalzò, perso com’era
nell’esplorazione di linee a lui note ma così distanti da esser
rara la loro visione. Non seppe dire se la sua attrazione fosse esercitata dal
corpo del ragazzo o dall’aura che esso emanava, uguale e contraria alla
tempesta che imperversava e alla persona che credeva di conoscere.
- Esattamente di fare
cosa, Potter? -
Non voleva giocare con lui, non in quell’attimo di
pace che gli era stato accordato come non capitava da un po’. Ma era
così pungente e affilato quello sguardo, una fredda lama che trapassa le carni tra dolore e agonia. Insopportabile, un
quotidiano tormento che infieriva sul suo corpo
stanco. Avrebbe dovuto rispondergli a tono, insultarlo o rigettarlo tra i
fulmini della tempesta, tuttavia non voleva uscire da
quel calmo buio. Aprire gli occhi significava tornare alla realtà e non
era di certo questo il suo attuale desiderio.
Posò un braccio sugli occhi come per allontanare quel
lieve ed accecante barlume di luce che proveniva dal caminetto. Si stava bene
ora nel calore della stanza se non fosse stato per gli occhi di Malfoy che
continuavano a scrutarlo.
- Smettila di
fissarmi. Non mi piace ed è decisamente
fastidioso -
Il biondo si stupì di quella considerazione, credendo
che il suo sguardo fuggiasco non potesse essere scorto da Harry. Tuttavia non riusciva a porre fine a quell’illusorio
contatto che lo aveva rapito nella sua contemplazione. Pensò che non
fosse normale questo interesse, più che altro
deleterio alla sua mente, ma era preso dall’atmosfera surreale e
distogliere la sua mente da tutto ciò sarebbe stato come avvertire
nuovamente freddo.
- E
se io continuassi? -
Harry si contorse tra le coperte purpuree a quelle parole,
forse in un moto di disappunto ma a Draco questo non
importava…non più comunque e ad ogni modo di certo non era al
centro dei suoi pensieri. Non era abituato, come a molte altre cose quella
sera, ad osservare Potter mezzo bagnato che si contorceva a torso nudo in un
letto. Di certo uno spettacolo a cui mai avrebbe pensato di
partecipare. Era bello, attraente, sensuale e per quanto sapesse che ci
sarebbero stati riscontri negati, o se ci sarebbero stati, non avrebbe mai potuto fermare ciò che il flusso dei suoi
pensieri lo avrebbe portato a fare.
Lo stato mentale in cui verteva non dava spazio alla ragione
che da sempre lo caratterizzava in ogni cosa che faceva, poiché
ciò che stava per fare ora era al di fuori di ogni
logica, per lo meno la sua. Era ormai di fianco al letto con il moro a breve
distanza da lui e non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Quasi esitante
si sedette vicino a lui mentre una mano andava a
sfiorare il braccio che copriva i verdi occhi.
- E
se io non smettessi…se ora avessi la tua completa fiducia…se
potessi farti… -
-
Cosa…cosa vorresti farmi Malfoy… -
Draco era troppo vicino ed Harry non sapeva che fare, solo
la sua voce era così strana, calma, desiderosa. Erano i suoi desideri
questi ed era inutile ricevere una risposta a domande che in realtà non
la richiedevano necessariamente. Forse, per una volta, lasciarsi andare era
l’unica risposta a tutte le domande. Era stanco anche di cercare
continuamente soluzioni a molteplici quesiti. E se
questa volta avesse deciso di non rispondere?
- Voglio
guardarti...voglio toccarti, possederti,voglio averti
per me, per una volta… -
O quanto lo voleva. Solo ora se ne accorgeva chiaramente, come se lo avesse
sempre cercato quando era di fronte ai suoi occhi, nascosto dalla realtà
in una visione distorta di essa, mostratosi forse per complicità di
questa tempesta che li aveva avvicinati in una situazione impensabile…e
ormai cosa restava a trattenerli? Non c’era nulla in quel luogo che
avrebbe potuto farlo.
Harry spostò il braccio per poter osservare il biondo
vicino a lui. Gli aveva detto che lo voleva, senza
timori, senza incertezze, solo il desiderio di averlo. Quasi
non riuscì a credere di aver udito certe parole pronunciate dalla sua
bocca. Sorrise, non sapendo dire per qual
motivo precisamente, e guardandolo gli passò le braccia intorno al
collo. Perché esitare, in fondo cos’era
se non una scappatoia a quello stato di stanchezza che lo aveva accolto. Lasciarsi
andare, solo per una volta.
Rimaneva strano farlo tra le braccia di Malfoy, ma non così tanto.
Si fissarono, solo per rassicurarsi che fosse reale, per
credere che rimarrà il ricordo domani, per
darsi un’ultima occasione di desistere. Non ce ne fu realmente bisogno poiché semplicemente rimaneva la
realizzazione di ciò che avevano perso nel tempo.
Loro stessi.
In quel continuo rincorrersi e cercarsi, smarrendosi tra i
pensieri, i dubbi e l’odio, si erano ritrovati tra le mura di quella
piccola stanza che ora li teneva separati dai pericoli della tempesta
anche se tra loro si erano insidiate ormai altre folgori nel cielo delle
loro menti, un nuovo fuoco che prese a scaldarli nella loro unione, in quella
precaria felicità che come cristallo rischiava di venir frantumata.
Così loro, fragili nell’animo, si erano
spezzati e ricomposti più volte in quella notte, tra lacrime e sorrisi,
tra tuoni e fulmini, l’uno di fronte all’altro, in un reciproco
silenzio che urlava dal dolore nell’inizio di ciò che per mano
d’altri probabilmente non sarebbe durato.
Vennero ritrovati assieme la
mattina seguente, quando le nuvole ormai diradate lasciavano spazio a quel sole
maledetto i cui raggi presto li avrebbe riportati ad una infelice
realtà. Ron aveva a lungo cercato l’amico quando
non lo aveva trovato in camera al suo risveglio. Non provò rabbia, non provò disgusto, non li svegliò. Guardando
l’amico l’unica cosa che sentì fu solo tristezza.
- Cosa
ne pensi Weasley? -
Non gli importava di essere stato seguito, anche se da un serpeverde, ma Zabini l’avrebbe pagata se li avesse
traditi. Non avrebbe permesso a nessuno di farlo. Sospirò affranto,
scuotendo la testa.
- Forse erano
semplicemente stanchi -
- FINE
-
Note dell’autrice:
Mi ha fatto piacere
partecipare ad una sfida come questa, di solito quando
scrivo non è per suggerimento o quant’altro ma per ispirazione.
Bè, effettivamente a ripensarci anche questa volta è stato
così: tutto è nato dall’ultima frase che ho scritto.
Succede sempre e senza non l’avrei neanche iniziata -__- Comunque non so come reputarla, ma sinceramente mi ha resa
un po’ triste ç__ç mi lascio prendere troppo dalle
situazioni…