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Pandora
Titolo:Vieni via con me Titolo del Capitolo: Il desiderio di un semidio (non più
tanto In)pavido. Fandom: Percy Jackson Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan Genere: Introspettivo, malinconico Rating: Verde Avvertimenti: One-shot. Spoiler Conteggio Parole: 521 Note: 1. Pur troppo non è betata
2.
Stamani mi sento
molto fruttifera per le storie.
3.
Questa è una LuNnabeth
(o LukeBeth?), anche se alla fine l’ho resa diversa. Io odio
questa coppia sono
una ThaKe prima di tutto, dunque spero si sia capito dal finale.
4.
Questa ff è un
tentativo di rendere bene una delle scene iniziali della battaglia del
Labirinto o vero quando Luke chiede ad Annabeth di fuggire con lui, lei
rifiuta
(ed Ermes si infuria parecchio).
5.
Diciamo che il Mi
ami Annabeth? di Luke alla fine non è uscito così dal
nulla. RR l’ha ben pensato.
Anche se io rimango Thake e dunque l’ultima frase lo rende al
meglio.
Buona lettura,
EsL
(Non siate criudeli
nelle recensioni)
Vieni
via
con me
La
vedeva diffidente e nervosa.
Forse
non voleva essere lì?
Non
voleva parlargli?
Non
voleva vederlo?
E
come darle torto?
Lui
lo capiva benissimo. Le aveva
fatto male.
A
lei più di tutti gli altri.
“Cosa vuoi?”
Gli
chiese, cercava di essere
rabbiosa, non c’era riuscita.
Lui
esitò.
Doveva
chiederglielo. Lei avrebbe
capito.
Lei
avrebbe accettato.
Non
l’avrebbe abbandonato, almeno
non lei.
“Vieni via con me”
Non
era una domanda, non era un
ordine ne un consiglio.
Era
una preghiera.
I
suoi occhi grigi erano come
ghiacciati.
Forse
aveva sentito male?
“C.. cosa?” balbettò.
“Ti prego fuggi con me!”
esclamò
lui.
Le
prese le mani. Lei era
diffidente, lo leggeva nei suoi occhi.
“Perché?”
bisbigliò lei.
Lui
rimase a fissarla ancora, con
le mani strette sulle sue.
La
ricordava bambina, quando l’aveva
conosciuta.
Le
aveva promesso che non l’avrebbe
lasciata, ma non aveva mantenuto la promessa.
Per
questo lei non si fidava più di
lui.
“Questa storia, sta diventando
troppo per me … Non c’è la farò”
Rispose
lui.
Lei
l’abbracciò.
Ne
era certo che avrebbe detto di
si.
Ma
ci sperava.
Lei
voleva salvarlo.
L'
aveva sempre detto.
Diffidente
o meno.
Non
l’avrebbe abbandonato.
Non
lei almeno.
“Non voglio essere il suo ospite”
Non
serviva neanche che parlasse di
più.
Sicuramente
lei avrebbe capito.
Sarebbe
andata via con lui, infondo
voleva salvarlo.
L’aveva
sempre voluto.
“Mi spiace Luke, non posso”
Sussurrò
con le lacrime agli occhi.
“Voglio salvarti. Ma non posso
andare via”
Si
strinse di più.
Un
abbraccio vero e sincero.
Lui
si sentì vivo tra quelle braccia
e morto per quelle parole.
Se
non fosse andato via, Crono
avrebbe fatto di lui: il suo ospite.
Doveva
andare via, ma non aveva la
forza di farlo da solo.
“Oh Annabeth”
Mormorò.
Sarebbe
stato più semplice se
avessero abbandonato quella guerra.
Dimenticato
i titani, gli dei e di
esser semidei loro stessi.
Sarebbe
stato più semplice essere
Luke Castellan e Annabeth Chase.
E
non il figlio di Ermes e la
figlia di Atena.
Il
generale di Crono e l’amica di
Jackson.
“Fidati di me. Ti salverò!”
bisbigliò lei.
Luke
si allontanò.
“Devo andare” sussurrò.
“Ti salverò”gli
mormorò Annabeth,
ancora con le lacrime agli occhi.
Luke
aveva continuato per la sua
strada, voltandosi ogni tanto a rimirare Annabeth.
Ricordava
quella bambina di sette
anni.
Coraggiosa
come lui non lo sarebbe
mai stato.
Forse
quella era l’ultima volta che
l’avrebbe rivista con i suoi occhi.
Sarebbe
stato l’ospite di Crono.
E
quando avrebbe riaffrontato
Annabeth non sarebbe stato in lui.
Sicuramente
l’avrebbe uccisa.
Sperava
di no.
“Ti salverò! Fidati di me!” urlò
ancora Annabeth.
Lui
sollevò la mano per salutarla,
continuòa camminare.
“Mi fido di te” rispose, ma
non era
così.
Lo
sapeva lui e lo sapeva lei.
La
figura di Annabeth sparì dietro
le colline, assieme alla sua voce rassicurante.
Era
stato bello rivederla almeno
un’ultima volta.
Era
stato bello essere Luke ed
Annabeth, come quando erano bambini.
Essere
tra le sue braccia, gli
aveva riportato alla mente quando Annabeth da bambina si addormentava
abbracciata a lui, senza preoccupazioni.
La
sua piccola Annabeth a cui
voleva bene come una sorella.