Nick
Autore (sul forum e su EFP):
Sophie_85
Titolo: Farfalle di carta
Personaggi: Neville Paciock, Albus
Silente, Alice Paciock
Carta scelta: 31. Lo zucchero
Genere: Generale, malinconico, fluff
(?)
Rating: verde
Avvertimenti: /
Introduzione: Siamo alla fine del
primo anno e Silente decide di fare un regalo un po’
particolare a Neville: un
ricordo di sua madre.
NdA (eventuali): Non ero sicura su
che genere mettere, spero mi darai un consiglio a fine contest ^__^ Mi
auguro
che la storia ti piaccia, buona lettura!
Farfalle di carta
di
Sophie_85
Era la prima volta
che Neville entrava nello studio del preside; fino a quel momento non
si era neanche mai chiesto dove si trovasse. Era una stanza circolare,
ricolma di libri dall’aria antica e, sulla scrivania, strani
oggetti di cristallo ogni tanto esalavano sbuffi argentei. Gli ospiti
dei ritratti dei precedenti presidi di Hogwarts dormivano placidamente
nelle loro cornici, come anche un uccello dalle piume dorate poco
più grande di una colomba, chiuso nella sua gabbia in fondo
allo studio, vicino alla finestra. Nonostante tutti questi interessanti
oggetti, l’attenzione di Neville era stata catturata
dall’imponente spada custodita all’interno di una
teca di vetro: la lama argentea, dall’aspetto antico,
rifletteva lo scintillio delle candele mentre l’elsa era
incastonata di rubini.
“Bella,
non è vero?” la voce del preside lo fece
sobbalzare e, indietreggiando, Neville rovesciò un tavolino
bislungo e non troppo stabile; mentre mormorava scuse a mezza voce e lo
rialzava più impacciato che mai, Silente continuò
a parlare come se nulla fosse accaduto. “Era di Godric
Grifondoro. La leggenda vuole che solo chi dimostra di avere le doti e
il coraggio di un vero Grifondoro possa aspirare a
maneggiarla.”
Neville
contrasse le labbra in una piccola smorfia, come a voler dire che
quello era un discorso che lo riguardava ben poco, ma Silente gli
lanciò un’occhiata penetrante da sopra gli
occhiali a mezzaluna.
“Ogni
cosa a suo tempo,” disse quasi in un sussurro, sorridendo, ma
Neville non ebbe neanche modo di chiedere a cosa si riferisse che
Silente cambiò discorso, indicandogli una sedia e prendendo
posto dietro la scrivania. “Mi dispiace averla fatta
attendere. E’ curioso di sapere perché
l’ho mandata a chiamare, signor Paciock?”
Il ragazzo
si mosse a disagio sul posto “A dire la verità
sì, signore.” La presenza del preside gli metteva
sempre addosso una certa soggezione.
“Avrei
un regalo per lei. Natale è trascorso già da un
po’, quindi potremmo considerarlo un premio per la dedizione
con la quale ha tentato di proteggere i suoi amici
quest’anno, nonostante alla fine il signor Potter, il signor
Weasley e la signorina Granger si siano comunque avventurati alla
ricerca della Pietra Filosofale.”
Neville lo
guardò stupito mentre il preside si dirigeva verso un
armadio scuro vicino la porta dello studio. Aprì le ante e
ne estrasse un basso bacile in pietra, con delle strane incisioni,
forse rune antiche, scolpite lungo tutto il bordo.
“Un
Pensatoio!” esclamò Neville quasi senza pensare.
“Conosce
già quest’oggetto? Sa come funziona, signor
Paciock?”
“Sì,
preside. L’ho visto a casa di un mio bisnonno, ma non era
così… luminoso”.
Silente
sorrise. “Evidentemente la sua famiglia non lo utilizza
più. Io invece, ahimè, ne ho un estremo
bisogno.” Tornò serio prima di proseguire.
“Come lei sa, qualche anno fa sono stato chiamato per
esaminare la mente dei suoi genitori. Non sono un Medimago, ma posso
vantare una conoscenza della magia abbastanza vasta da poter, a volte,
essere di aiuto in questi casi. Purtroppo sa anche che non ho potuto
fare molto per loro”.
Neville
annuì, guardandosi la punta delle scarpe, e Silente
continuò: “Eppure osservando la memoria di sua
madre, ho potuto constatare che le sono rimasti alcuni frammenti di
ricordi alquanto lucidi. Molto brevi, ma rimasti intatti nella sua
memoria. E la maggior parte riguardano lei, signor Paciock.”
Neville
alzò la testa così rapidamente da farsi male al
collo. Silente sorrise di nuovo. “Chiuda gli
occhi”.
Con un
attimo di titubanza, il ragazzo obbedì. Si sentì
sfiorare la tempia da qualcosa di ruvido e quando riaprì le
palpebre, un tremolante filo d’argento era attaccato alla
bacchetta di Silente, che con un leggero movimento del polso lo
lasciò cadere nel Pensatoio.
“Lei
era troppo piccolo in questo particolare ricordo per poterlo richiamare
alla mente, ma quel momento è comunque dentro di lei e io
sono in grado di mostrarglielo, se ovviamente lo desidera e se la
sente.”
La
superficie scintillante, difficile a dirsi se fosse liquida o gassosa,
si increspò leggermente, e tra le sue onde si
formò l’immagine di un viso tondo e sorridente,
incorniciato lunghi capelli castani.
“Neville?”
Si rese conto di essere rimasto a fissare quell’immagine per
un tempo indefinito solo quando sentì il preside scuoterlo
gentilmente per un braccio.
“Sì,
preside, la prego.”
Silente si
scansò per dar modo a Neville di posizionarsi davanti al
Pensatoio e, dopo aver guardato per un istante la superficie eterea,
prese un respiro profondo e immerse il viso nel catino.
Neville si
ritrovò catapultato in quella che sembrava una cucina grande
e luminosa. Sul davanzale della finestra, ornata di tendine gialle,
faceva bella mostra di sé un grande vaso di fiori freschi
colorati. Al centro della stanza era disposto un tavolo con quattro
sedie, sul quale troneggiavano una vasta quantità di cibo,
vari recipienti, ingredienti e ciotole.
Un bambino
cicciottello era seduto nel seggiolone mentre una donna dalla morbida
chioma color nocciola che gli dava la schiena, era impegnata a
tagliuzzare le verdure sul lavandino a colpi di bacchetta,
canticchiando.
Neville non
aveva alcun dubbio: anche se c’era stato davvero poche volte
da quando era andato a vivere con la nonna, quella era la cucina della
casa dei suoi genitori.
Si mosse
incerto; stava per aggirare il tavolo per cercare di vedere la donna in
viso, quando il bambino cominciò a piangere, facendolo
sobbalzare. Se non fosse stato un ricordo, avrebbe di certo fatto
cadere una delle sedie.
“Neville,
tesoro! Che c’è?” la donna si
girò e il suo sguardo lo attraversò, senza
vederlo, per posarsi sul bambino. Anche se sapeva di non poter
interagire in maniera attiva nel suo ricordo, inconsciamente si
spostò di un passo per consentire a sua madre di raggiungere
il suo ‘io’ bambino. La vide prenderlo in braccio e
dondolarlo con dolcezza, per farlo calmare. Il cuore di Neville
mancò un battito. Era completamente preso dalla scena e non
riusciva a staccare gli occhi dal viso di lei, tanto simile al suo. Nel
ricordo sua madre era così diversa dalla
realtà… Aveva un viso tondo e simpatico e i suoi
capelli erano lunghi e luminosi, mentre nel presente il viso pallido e
sciupato le faceva sembrare gli occhi enormi e il caldo colore della
sua chioma era scomparso, striato da ciocche grigie e arruffate.
L’ingresso
improvviso di sua nonna lo costrinse a tornare alla realtà,
attirando la sua attenzione. Aveva un aspetto molto più
giovane di quello attuale, anche se l’abbigliamento restava
più o meno lo stesso.
“Alice,
se continui a prenderlo in braccio ogni volta che fa i capricci,
tirerai su uno smidollato!”
“Ma
no! Poverino, questa notte non ha dormito bene, è per questo
che è un po’ infastidito, vero amore?”
Aggiunse l’ultima parte con un sorriso, rivolgendosi
direttamente al piccolo, che nel frattempo si era calmato tenendo
stretta nel pugnetto una ciocca dei capelli della mamma.
Intanto
Augusta Paciock armeggiava con borsa e cappotto. “Sei sicura
che non vuoi che resti? Cosa farai se Neville non dovesse
calmarsi?”
“Non
preoccuparti e vai tranquilla. É così tanto tempo
che non vedi la tua amica.”
“Come
preferisci, ma non dargli lo zucchero, altrimenti finirai per
viziarlo.” Si avvicinò al piccolo Neville e gli
diede un buffetto sulla guancia. “E tu fai il bravo ometto.
Ci vediamo stasera.”
Con un
sonoro ‘crack’, lasciò la stanza.
“Ok,
è ora di cominciare, si sta facendo tardi!” Nel
momento stesso in cui Alice provò a metterlo nel seggiolone,
il bambino ricominciò a frignare. “Così
però la mamma non riesce a cucinare, e dobbiamo preparare la
cena per il compleanno di papà prima che torni
dall’ufficio. Cosa c’è che non va,
cucciolo?” Lo vide agitarsi allungando le manine paffute
verso il barattolo di vetro trasparente sul ripiano in alto.
“Vuoi queste?”
La mamma
prese il barattolo per poi posarlo sul tavolo, e il piccolo Neville
fece un grosso sorriso, emettendo versi non ben definiti. Osservandolo
più da vicino, Alice si rese conto che erano le gomme Bolle
Bollenti che tanto piacevano a Frank. Rimettendo il barattolo a posto,
disse al figlio: “Queste sono troppo forti per te, Neville,
mi dispiace!” E visto che il bambino stava per ricominciare a
piangere, aggiunse: “Allora la nonna ha ragione a dire che
fai i capricci…” il sorriso sulle sue labbra e un
buffetto sul naso del bambino stemperarono completamente il leggero
tono di rimprovero. “Aspetta, la mamma ha una
soluzione.” Aprì la credenza con i dolci e prese
una piuma di zucchero. Sussurrò:
“Engorgio!” e la piuma divenne grande quanto la sua
mano. Quando la mostrò a Neville, al bambino si illuminarono
gli occhi: l’afferrò con entrambe le mani e
iniziò a succhiarla con voracità.
“Non
dirlo alla nonna, altrimenti mi sgrida!” Gli fece
l’occhiolino, mentre ricominciava ad armeggiare con gli
ingredienti sparsi sul tavolo.
Continuava
di tanto in tanto a tenere d’occhio il piccolo, che,
nonostante fosse più che contento della propria piuma,
– Neville adorava lo zucchero - continuava a lanciare
occhiate curiose verso il barattolo. Ad Alice venne un’idea.
“Forse
ho capito… Accio!”
Il barattolo
si aprì e uno degli involucri delle gomme volò
verso di lei: era di un azzurro particolarmente sgargiante.
L’afferrò al volo e la porse a Neville: con la
manina libera, il bambino prese la carta e guardò con occhi
rapiti la luce e i riflessi colorati che questa rilasciava
accartocciandosi. Alice gli sorrise con estrema dolcezza, mentre il
piccolo Neville le mostrava raggiante il suo piccolo tesoro.
“Quando la mamma vede questo bel musetto triste, le si
stringe il cuore, cucciolo.” E con un colpo di bacchetta
richiamò tutte le altre carte dal barattolo, facendole
volare intorno a Neville come tante farfalle colorate. Il piccolo
cominciò a battere le mani, entusiasta.
“Farei
di tutto per vederti felice, amore mio.” Gli posò
un bacio fra i capelli e piano piano il ricordo scomparve.
*
Il pesante
russare di Dean gli confermò che ormai si erano assopiti
tutti, nel dormitorio. Nonostante l’insolita quiete, il
ricordo che aveva appena rivissuto non gli permetteva di prendere sonno
e così Neville decise di riporre le ultime cose nel baule:
il giorno seguente sarebbero tornati tutti a casa.
Mentre stava
riordinando gli ultimi vestiti, inciampò sul piede del letto
e finì quasi addosso a Ron, il quale si limitò a
grugnire qualcosa e a girarsi dall’altra parte. Sollevato di
non aver svegliato l’amico, Neville prese i pantaloni caduti
a terra e, nel farlo, un foglietto di carta gli cadde dalla tasca; lo
raccolse sedendosi sul bordo del letto: era uno degli involucri delle
gomme Bolle Bollenti che la madre gli dava sempre quando andava a
trovarla all’ospedale. Se la rigirò tra le mani,
lasciando che la luce della candela creasse dei vivaci riflessi
arancioni, mentre lui si perdeva tra i propri pensieri. Sua nonna non
gli aveva mai fatto mancare nulla: era un po’ severa, ma gli
voleva bene; quella sera però, per la prima volta in vita
sua, aveva capito davvero cosa significava essere amato dalla propria
madre. Quella dolcezza, quel calore che lei era riuscita a
trasmettergli in quei pochi attimi, erano il regalo più
grande che avrebbe mai potuto ricevere.
Neville si
rigirò tra le mani la carta della caramella, tirando su col
naso. Estrasse la bacchetta e la puntò con un sussurro sul
rombo colorato: per un momento si sollevò in aria, ma dopo
poco ricadde inerme sul palmo della sua mano. Nonostante la scuola
fosse finita, ancora non padroneggiava pienamente
l’incantesimo Wingardium Leviosa.
Aprì
il cassetto del suo comodino, estraendone una scatoletta di latta:
all’interno c’era un numero considerevole di
involucri vuoti di gomme Bolle Bollenti a cui aggiunse quella che aveva
in mano. La ripose con delicatezza vicino alla confezione di piume di
zucchero, le sue preferite, e richiuse il cassetto con un mezzo sorriso
e gli occhi lucidi. Sua madre lo aveva amato davvero con tutto il
cuore. E anche se adesso non era quasi più in grado di
riconoscerlo, forse, a modo suo, nonostante tutto cercava ancora un
modo per renderlo felice.
Fine
Sophie' space
Ciao a tutti! Questa fanfiction
è stata scritta in occasione di un contest, e quando ho
scoperto che al prompt 'zucchero' era associato il personaggio di
Neville, non ho potuto fare a meno di pensare alle carte delle
caramelle che la madre continua a donargli ogni volta che va
all'ospedale. Ho pensato 'Chissà perché proprio
le carte delle caramelle?'
Questo
è il risultato della mia ipotesi. ^___^
Il finale in
realtà è stato leggermente modificato: all'inizio
avevo pensato a Neville che faceva volare gli involucri come delle
farfalle, proprio come la mamma aveva fatto per lui, ma poi mi sono
resa conto che Neville del primo anno non ne sarebbe mai stato in grado
:)
Spero che la
storia non sia risultata troppo sdolcinata o melensa, perché
io ho amato l'idea e ancor più scriverla.
Anche se non vi
è piaciuta, vi ringrazio per essere arrivati a leggere fino
a qui. Ah! Ringrazio vivamente Only_ per aver eccezionalmente sostituito la mia beta, Fabi_ :) E Acardia, per i preziosissimi consigli con cui sono riuscita a limare un po' il mio stile ed eliminare le mie mille ripetizioni XD
Un abbraccio,
Sophie!
Potete trovare la mia pagina su fb qui: http://www.facebook.com/pages/Sophie_85/297003163686205 dove inserirò eventuali nuove storie e chiacchiericci vari ^_^
Classificata
2° al 'Card contest' di Jules black Vincitrice del premio 'Emozione'
Stile:
8.5/10 punti
Grammatica: 9.5/10 punti
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 punti
Originalità: 10/10 punti
Utilizzo del prompt: 10/10
Gradimento personale: 4.3/5
Punti bonus: 5/5
Totale: 57.8/60 punti Rivoglio
indietro tutti i fazzoletti che ho
speso leggendo questa fan fiction. E’ sublime, malinconica,
dolorosa. Talmente reale che sembrava essere parte integrante di un
libro della Rowling. Davvero, meriti talmente tanti complimenti che
risulterei essere ripetitiva. In quasi tutti i parametri hai avuto il
massimo. Per lo stile, mi sono mantenuta cauta, per il semplice fatto
che altre partecipanti mi sono sembrate stilisticamente
“più mature”. Bazzecole, se messe a
confronto con quello che hai scritto. C’è solo
un’imperfezione grammaticale. “Lei eri troppo piccolo in questo
particolare”. Ovviamente va scritto “lei
era”. Stupidaggini. Per il resto, nulla da dire. E’
un tributo meraviglioso alla povera Alice. Ed a Neville. Commovente.
Dolcissima, come lo zucchero. Davvero, complimenti.
Vincitrice del 'Premio
Dolcezza' al "Please, give me a fanfiction!" contest di Aras
"Dolcissima! Hai raccontato un momento fantastico, molto dolce,
familiare, banale ma assolutamente importante! Mi piace leggere storie
così, che parlano di piccoli momenti di vita quotidiana,
senza grandi imprese o gesti eroici. Un meraviglioso tributo d'amore ad
Alice! E Neville, oh era così lui! Impacciato, insicuro, non
crede in se stesso e ha sempre paura di sbagliare, ma ha
così bisogno d'amore, è così
sensibile... ci credi se ti dico che mi sono quasi venute le lacrime
agli occhi leggendo la tua fic? Davvero splendida!"
6° classificata su 42
partecipanti a "La mia perla edita" contest, di .Pad. e vincitrice del
'Premio Dolcezza'
Grammatica
e Punteggiatura:19.50/20
Stile:10/10
Originalità:15/15
Caratterizzazione:10/10
Gradimento personale:15/15
Parlo dopo del resto (grammatica, punteggiatura, stile,
originalità e caratterizzazione).
La tua storia mi ha messo i brividi e uno stupido sorriso stampato in
faccia.
Una storia dolce e piacevole, che ti rende sorridente, ma anche triste.
E mi viene da dire quanto sia ingiusto il destino. Hai descritto Alice
come una mamma dolce e che fa passare anche qualche capriccio al
figlio, ma io l’ho sempre immaginata così. Come
non può piacere una storia del genere? Io non lo so proprio.
Sta sicura però, a me è piaciuta
molto.
Nessun errore di grammatica.
Ti faccio notare una cosa in punteggiatura:
-“Ogni cosa a suo tempo,”- tu hai messo la virgola
come se Silente dovesse continuare a parlare e lo fa, certo. Ma quando
riinizia a parlare la prima parola deve iniziare per lettere minuscola
(-50).
La storia è senza dubbio originale. Non
ho mai letto nulla del genere, ma è già originale
per l’immensa dolcezza.
La caratterizzazione, soprattutto quella di Alice,
è ottima. Lei l’ho proprio adorata: nei suoi
piccoli gesti verso il figlio e col suo amore materno.
Storia partecipante al
secondo turno dello 'Storytelling' contest di Fabi e 1°
classificata nella squadra degli 'Ungari Spinati'
Grammatica
e sintassi: 5/5
Lessico e stile: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Originalità: 4.8/5
Utilizzo del prompt: 5/5
Gradimento personale: 5/5
Sviluppo della trama: 5/5
44.8/45
Cosa posso dire di questa storia? È davvero molto bella.
Hai presentato Neville e Silente in modo eccellente, il modo che
Silente ha di rivolgersi a Neville sembra rimarcare un libro originale
della Rowling, allo stesso modo questo ragazzo un po' impacciato che
non sa padroneggiare gli incantesimi e che timidamente risponde al
preside, l'ho trovato perfetto.
La caratterizzazione è il punto di forza assoluto di questa
storia, hai curato ogni dettaglio, a partire dalla descrizione del
ricordo, fino alla semplice presentazione del pensatoio. Hai presentato
un ricordo toccante e molto ben definito, che descrive l'amore che
Alice prova per suo figlio in modo semplice.
L'inserimento dell'immagine è originale e interessante, hai
analizzato bene l'immagine, cercando di riportare quello che voleva
trasmettere, anziché quello che mostrava ad un primo
sguardo.
La grammatica è perfetta e lo stile è scorrevole
e avvincente.
La storia è molto originale, curata in ogni dettaglio.
Cosa posso dire? Ho iniziato il giudizio domandandomelo e ancora non
riesco a rispondere. Credo che questa sia una storia da leggere.
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