Elizabeth Hall

di Catherine Cain Earnshaw
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In una tiepida serata primaverile me ne stavo all'ombra del crepuscolo nell'immenso giardino arcobaleno.

Dietro di me la casa, davanti solo l'orizzonte scarlatto.

Me ne stavo poggiata su di un ramo di noce, lasciando dondolare le affusolate gambe riuscendo così a sentire l'aria attraverso l'abito rosso di tramonto.

Sapevo che Lui dalla sua finestra mi stava osservando, e questa consapevolezza mi faceva sentire amata, il che per me era una cosa fondamentale come l'aria.

Ne avevo avuto la conferma in uno dei suoi viaggi, stando per così tanto tempo lontana da lui per poco non mi ammalai; la cosa che mi rese di nuovo piena di vita fu la certezza che anche per lui la mia assenza fu tormentosa e dolorosa.

Avevo letto e sentito parlare di quell'amore che lega le anime di due persone, ma mai avrei creduto di riuscire a provarlo.

Eppure legata a quell'uomo burbero e dallo sguardo severo, ero Felice.

Edward Wood era un uomo alto, dalle spalle larghe e la carnagione scura.

I capelli corti e neri come gli occhi, e le sopracciglie scure che li sovrastavano, donandogli quasi sempre un'aria severa e accigliata.

Le labbra sottili e morbide, che sembravano in perfetta armonia col suo viso ovale.

Non era un bell'uomo, glielo ripetevo sempre e la risposta era la stessa ogni volta: “Che driade impertinente.„

Mi definiva la ninfa che lo aveva salvato dagli inferi, oppure mi considerava la sua Piccola affettuosa solo per il nostro divario d'età.

Io avevo appena compiuto i diciott'anni, mentre il Signor Wood stava per compierne trentasei.

Sono sempre stata di corporatura minuta seppur alta, i capelli castani abboccolati che ricadevano lunghi fin sotto le scapole, alla moda del tempo.

Gli occhi grandi e color delle foglie appena nate; le labbra rosse come crisantemi.

Elizabeth entra, sta facendo buio.„

La sua voce potente e severa mi raggiunse, ma non feci in tempo a voltarmi che era già scomparso dalla finestra.

Scesi con un balzo aggraziato dall'albero e la gonna dell'abito si aprì come la coda di un pavone.





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