Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J.K.Rowling
I Malandrini in:
Provaci
ancora, James!
di Yuki
Delleran
Prima Parte
Il sole splendeva luminoso sulle ampie distese erbose che
circondavano il castello silenzioso e illuminava le placide acque del lago poco
lontano mandando mille riflessi cangianti. Lo splendido pomeriggio primaverile
avvolgeva tutto nella sua atmosfera tranquilla creando la piacevole sensazione
che niente avrebbe potuto spezzare l'armonia di quei momenti.
«JAMES POTTER!!!
TU! SEI SEMPRE TU!! INCORREGGIBILE CANAGLIA!!!»
Il grido stridulo fece sobbalzare il sedicenne accoccolato
sul banco dell'ultima fila dell'aula di Trasfigurazione della Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts. Il ragazzo si alzò senza la
minima traccia di espressione colpevole, sistemandosi gli occhiali sul naso e
passandosi automaticamente una mano tra i capelli corvini già sufficientemente
spettinati.
«Canaglia? Andiamo, professoressa, non le sembra di
esagerare? Si è trattato solo di uno scherzo innocente.»
«TU QUESTO LO CHIAMI ‘SCHERZO INNOCENTE’!
Dovevi Trasfigurare il tuo porcellino d'India in un calice da champagne, non il
signor Patil in un porcellino!» esclamò la
professoressa agitando il povero Roger Patil che squittiva disperato sotto il naso di James.
Accanto a lui il suo inseparabile compagno di avventure Sirius Black sghignazzava apertamente, alle sue spalle Remus Lupin si premeva entrambe
le mani sulla bocca nel tentativo di non scoppiare in una fragorosa quanto
sconveniente risata e Peter Minus
si era completamente avvolto nel mantello per nascondere l'ormai irrefrenabile
ilarità.
«Canaglia… che roba… » borbottò James
tra sé con aria offesa. «Piuttosto Malandrino!»
Le risate contagiarono l’intera classe che comprendeva il
sesto anno di Grifondoro e Corvonero
e anche i compagni del povero Roger cominciarono ad
additarlo rinunciando a trattenersi.
«Ora basta!» tuonò la professoressa McGranitt.
«Cinquanta punti in meno a Grifondoro e per ogni
persona che ride toglierò altri dieci punti alla sua Casa!».
Questo spense le risate dei ragazzi come un'improvvisa
doccia fredda.
Al termine della lezione i quattro Malandrini si avviarono
velocemente verso l’uscita temendo l’ennesima predica della professoressa, ma
questa non venne. I ragazzi che passavano loro accanto salutavano James con pacche sulle spalle e risatine e le ragazze gli
lanciavano dei gran sorrisi che lui però non vedeva, troppo occupato a cercare
con lo sguardo l’unica persona (a parte Roger che
tornato al suo aspetto umano gli scoccò un’occhiata torva) che in classe non
aveva riso. Eccola: lunghi capelli rosso scuro, il viso spruzzato di efelidi e
occhi di smeraldo. Colei che popolava i suoi sogni nonché i suoi incubi essendo
Prefetto di Grifondoro.
«Li… » tentò di chiamarla, ma la ragazza gli passò accanto
senza nemmeno volgere lo sguardo, un’espressione seccata sul viso.
James sospirò e tornò a seguire
con gli altri il corridoio verso la Sala Grande dove li aspettava il pranzo.
A tavola il giovane Grifondoro fu
l’unico dei quattro amici a non fare onore all’ottimo cibo. Giocherellava con
le polpette che aveva nel piatto e non sembrava avere la minima intenzione di
mangiarle.
«James, non ti senti bene?» si
informò preoccupato Remus. «Stai ancora pensando ai
punti che ci ha tolto la McGranitt?»
«Stavolta ha davvero esagerato!» intervenne Sirius senza alzare la testa dal piatto che stava svuotando
voracemente. «In fondo era davvero solo uno scherzo e cinquanta punti sono
decisamente troppi! Comunque non stare a prendertela, con in classe gente come Lunastorta o Evans si recuperano
in fretta!»
«Sirius ha ragione.» continuò Peter. «Evans fa guadagnare punti
alla Casa ad ogni interrogazione.»
L’espressione di James si oscurò
ancora di più.
«Se state cercando di tirarmi su sappiate che avete toccato
il tasto sbagliato.»
«Oh, andiamo, non puoi pretendere di avere tutta la
componente femminile della scuola ai tuoi piedi!» tentò di sdrammatizzare Sirius peggiorando però la situazione.
«Lei si impegna tanto per far guadagnare punti alla Casa e
io ne faccio perdere cinquanta per volta! Quando faccio il buffone in classe
tutti ridono ma lei non mi guarda nemmeno. Le volte che mi ha rivolto la parola
si contano sulla punta delle dita… Non posso continuare così, devo attirare la
sua attenzione!»
Così dicendo si alzò e lasciò la Sala Grande di corsa e il
piatto intatto sul tavolo.
I tre rimasti si guardarono interdetti.
«Ha perso la testa.» commentò Sirius.
«Che abbia la febbre? » si chiese Peter.
«Oppure » fece Remus serafico
lanciando uno sguardo alla rossa seduta al tavolo dei Prefetti. «si è
semplicemente innamorato. »
La successiva ora di lezione sarebbe stata Divinazione.
Normalmente James si sarebbe fatto delle gran risate
a sentire la professoressa che prediceva la sua morte nei modi più assurdi,
cosa che avveniva praticamente ogni volta che lo vedeva, ma quel giorno non era
in vena di ascoltare le fantasie farneticanti di una falsa veggente. Aveva solo
voglia di prendersi un po’ di tempo per pensare a Lily e al modo per far sì che
si accorgesse di lui. Marinare una lezione non era poi così grave, peccato che
si trovasse già nel corridoio che conduceva alla scala a pioli per l’aula di
Divinazione e quelli dietro di lui fossero indubbiamente passi di studenti.
Senza pensarci aprì la porta di uno sgabuzzino e vi si infilò dentro. Il posto
ideale per nascondersi da occhi indiscreti in mancanza del fido Mantello
dell’Invisibilità.
«AAAHH!! COSA STAI FACENDO?! »
Spaventato dallo strillo improvviso, James
alzò gli occhi e incrociò lo sguardo fulminante di Lily Evans
appollaiata in cima a una scala con uno scatolone tra le mani.
«Cosa…? »
«VATTENE IMMEDIATAMENTE, RAZZA DI MANIACO! TOGLITI DA LI’!! »
La ragazza si chinò bruscamente tentando di indicargli la
porta con le mani occupate ma così facendo mise un piede in fallo. James scattò in avanti e se la vide crollare addosso
assieme allo scatolone pieno di carte planetarie, oroscopi e sfere di cristallo
che piovvero da tutte le parti, compresa sulla sua testa. Quando riaprì gli
occhi si rese conto che Lily era sopra di lui, le braccia appoggiate al suo
petto e… le labbra praticamente sulle sue! Il suo cuore prese a battere
all’impazzata: era vero? Era successo sul serio o si era addormentato durante
la lezione di Divinazione e stava sognando?
Lily si rialzò di scatto e a garantire un rapido risveglio
da qualunque fantasia giunsero il rumore secco di uno schiaffo e le
esclamazioni eccitate di una piccola folla di studenti curiosi che si accalcava
davanti alla porta dello sgabuzzino, probabilmente attirata dal trambusto. La
ragazza si allontanò velocemente nel corridoio con espressione furiosa
lasciandolo seduto sul pavimento ancora stordito. Le occhiate maliziose che gli
spettatori si lanciavano tra loro, i sorrisini ambigui e le battute che
iniziavano a correre di bocca in bocca resero James
improvvisamente conscio della situazione: il Prefetto e il capitano della
squadra di Quidditch… la scuola avrebbe avuto di che
chiacchierare per mesi.
«Questa volta Lily mi
odierà davvero… »
«Ti do una notizia, Ramoso. La scuola chiacchiera di te da anni. Quanto a Evans…
bhè, ti odiava già, non è un gran cambiamento. »
«Bella consolazione, Sirius,
grazie! » protestò James sistemandosi su una delle
poltrone dell’aula di Divinazione che, suo malgrado si era trovato a dover
frequentare. «Comunque non è vero, altrimenti non me la farebbe passare liscia
tutte le volte. Considerando i guai in cui mi trovo spesso “casualmente”
coinvolto, devo essere un bel grattacapo per un Prefetto. »
«Ah, se è per questo devi ringraziare l’intercessione del prefetto
corrotto di Grifondoro. Nessuna ragazza resiste agli occhioni da cucciolo di Lunastorta.
»
«Prefetto corrotto, a chi? » si inalberò l’interessato
mentre James spostava lo sguardo su di lui.
«Remus, ti avverto… »
«James. » lo interruppe il ragazzo
in tono esasperato a sottolineare l’assurdità degli avvertimenti che l’amico si
apprestava a pronunciare.
«Ok, ok…
»
La professoressa si schiarì la voce e cominciò a distribuire
carte astrali che gli studenti avrebbero dovuto interpretare.
«Io comunque non ho ancora capito perché Evans
se la sia presa tanto. » bisbigliò Peter additando il
livido che si stava formando sulla guancia di James.
«Bhè, sai, Codaliscia,
Evans è una ragazza. » disse Sirius
come se quella fosse una spiegazione universale.
«Una ragazza che stava in cima a una scala mentre James si trovava sotto. » continuò Remus.
«Le ragazze portano la gonna, l’hai notato vero, Peter? » chiarì definitivamente Sirius.
Finalmente l’espressione del ragazzo si illuminò di
comprensione.
«Senza contare che l’ho baciata. »
A quelle parole tre paia di occhi sgranati si voltarono di
scatto verso James mentre tre voci esclamavano
all’unisono: «COSA?! » attirando sul quartetto un’occhiataccia della
professoressa.
«Traditore! Questo non l’avevi detto! Come osi tenerci
all’oscuro di un cosa del genere? » sussurrò Sirius
concitato fingendo di concentrarsi sulla congiunzione tra Marte e Giove.
«E’ stato un primo bacio molto appassionato… » fece James con sguardo sognante.
«Terra chiama Potter! Torna tra
noi, amico, non ti era caduta addosso? »
«Tu sai sempre come rovinare l’atmosfera, vero, Sirius? » brontolò James
afferrando la mappa astrale e prendendo a tracciare cuspidi a casaccio tra le
costellazioni. «Allora… Mercurio in terza casa, fortuna nel lavoro e soldi in arrivo.
Congiunzione di Marte con la Luna, buona salute. Venere in Bilancia, fortuna in
amore. »
«James, sembri l’oroscopo del
Settimanale delle Streghe. » sospirò Remus.
Quando il ragazzo alzò la testa per rispondere all’amico,
scoprì di avere di fronte la professoressa che lo fissava con uno sguardo vacuo
e leggermente appannato.
«Ehm… io stavo… »
«Il tuo futuro di gioia non si realizzerà. » lo interruppe
la donna con voce piatta spostando gli occhi da lui a Lily, seduta dall’altra
parte dell’aula. «Ciò che l’amore crea, l’odio distrugge e l’oggetto dell’amore
subirà inevitabile destino infausto. »
Nella classe scese un silenzio innaturale e Lily,
impallidendo suo malgrado, sotto quello sguardo fisso, si ritrasse leggermente.
James balzò in piedi di scatto
urtando il tavolino e facendo precipitare a terra la sfera di cristallo che vi
era appoggiata e che finì in mille pezzi. Il fracasso fece riscuotere la
professoressa che guardò il disastro ostentando una grande calma.
«Una Sfera Infrangibile in frantumi… pessimo presagio… »
«ORA BASTA! NON VOGLIO SENTIRE UN ALTRA PAROLA! » gridò James fuori di sé sotto gli sguardi esterrefatti degli
amici e dopo aver scavalcato i resti della sfera abbandonò l’aula senza
voltarsi.
Remus e Sirius
si alzarono a loro volta contemporaneamente, ma il Prefetto appoggiò una mano
sul braccio dell’amico.
«Ci penso io. » disse convincendo il più esuberante del
gruppo a lasciare la situazione nelle mani del più saggio. «Professoressa,
credo che Potter non si senta bene. Posso accompagnarlo
in infermeria? »
«Comprensibile… comprensibile… dopo una rivelazione del
genere… » borbottò la professoressa. «Certo, vai pure, Lupin.
»
Ma Remus era già fuori dall’aula.
Remus scese la scala a pioli che
portava all’aula di Divinazione e si guardò attorno nel corridoio deserto.
Dov’era finito James? Il suo sguardo cadde sulla
porta dello sgabuzzino.
«L’assassino torna
sempre sul luogo del delitto. » pensò il ragazzo aprendo lentamente la
porta.
La stanza era completamente buia ed estraendo la bacchetta
mormorò: «Lumos.
»
Il debole raggio di luce illuminò una sagoma di spalle con i
pugni stretti appoggiati alla parete in fondo.
«James, cosa c’è? » mormorò
avvicinandosi. «Non è da te avere questi scatti di nervi. »
«Già, non è da me. » mugugnò James.
«Dovrei essere abituato a certe profezie balzane. Questa volta però… ha
praticamente minacciato di morte Lily! Non ci ho visto più! »
«Sei serio? »
James alzò gli occhi nocciola per
incontrare quelli ambrati dell’amico.
«Cosa? »
«Sei serio, non è uno sfizio? » ripeté Remus.
«Non è il tuo orgoglio ferito a parlare? Lily non è come le altre ragazze, non
merita di essere usata come passatempo e poi buttata via! »
James era quasi intimorito da
quelle parole, aveva l’impressione che Remus lo
stesse mettendo alla prova.
«Sono serio, sì. » rispose infine. «So che sembra strano
detto da me, ma forse per la prima volta in vita mia sono assolutamente
convinto. »
«Di cosa? »
James esitò.
«Dillo, James. » incalzò Remus.
Il ragazzo trasse un sospiro.
«La amo. Amo Lily Evans. »
Per un momento ebbe l’impressione che quello che
attraversava gli occhi di Remus fosse un lampo di
tristezza, poi l’altro continuò con la consueta gentilezza: «Allora devi
tentare, altrimenti non saprai mai cosa prova per te. »
«So già cosa prova per me, Rem.
Non mi sopporta, credo mi consideri un idiota. Ora come ora non oserei nemmeno
rivolgerle la parola. »
«Ricorda ciò che scrisse il grande poeta Babbano
William Shakespeare: “Ciò che amore vuole, amore osa.” Non è da te nemmeno arrenderti
così. »
La porta dello sgabuzzino si spalancò e un applauso li
raggiunse. Voltandosi verso l’ingresso videro Sirius
e Peter che li osservavano.
«Fantastico! » fece il ragazzo dai capelli neri fingendo di
asciugarsi una lacrima. «Siete così teatrali! »
«Sirius! » lo sgridò Remus infastidito dal tono ironico.
«Oh, se non volevi essere ascoltato dovevi mettere un
Incantesimo Imperturbabile sulla stanza. Quanto a te, James,
non disperare: il più affascinante nonché più astuto dei Malandrini è giunto in
tuo soccorso! »
James iniziò a preoccuparsi.
Quando Sirius si metteva in moto c’era poco da
fidarsi.
«Bisogna fare in modo che ti conosca e che apprezzi le tue
migliori qualità. Qual è il tuo vanto maggiore? »
«Essere capitano della squadra di Quidditch
di Grifondoro, ma non vedo cosa… »
«Esatto, amico mio!Invitala alla partita di dopodomani!
Nessuna ragazza resisterebbe all’invito del capitano! »
Consegnare l’invito si rivelò un’impresa piuttosto ardua.
Dopo innumerevoli tentennamenti, James riuscì a
scrivere un biglietto che diceva semplicemente: «Vieni alla partita. » e che
somigliava più ad una lettera minatoria che ad un invito galante. Si rifiutò
categoricamente di firmarlo, sicuro che in quel caso Lily non si sarebbe fatto
vedere, precauzione tra l’altro inutile perché proprio il giorno prima con il
professor Vitious avevano studiato gli Incantesimi
Rivelatori.
Il giorno successivo tentò per ben tre volte di avvicinarla
ma capitava sempre che qualcuno si intromettesse nel momento meno opportuno:
prima la professoressa McGranitt la propose come sua
assistente per la lezione, poi un gruppo di ragazzine adoranti di Tassorosso lo circondarono all’uscita dall’aula, la terza
volta Lily stessa ignorò completamente i suoi goffi tentativi di attirarne
l’attenzione. Alla fine, scoraggiato, poiché la ragazza guardava con sospetto
anche Sirius e Peter
associandoli automaticamente a lui, si risolse a chiedere di nuovo l’aiuto di Remus che in qualità di collega Prefetto poteva avvicinarla
tranquillamente. Il ragazzo consegnò la busta senza problemi ma questa non
sortì alcuna reazione. Per quella avrebbero dovuto aspettare il giorno della
partita, ma almeno James si sentiva sollevato. Ora
aveva finalmente la possibilità di dimostrare quanto valeva.
«La semifinale per la Coppa del Quidditch
è giunta ad una fase di stallo! Grifondoro e Corvonero sono in perfetta parità e il Boccino d’Oro ancora
non si vede. I Cercatori Potter e Chang
volteggiano alti sopra lo stadio mentre la Pluffa
schizza veloce… Patil ribatte un Bolide insidioso!
Ottima battuta! Il Bolide punta su… »
Il commentatore si interruppe con il fiato sospeso. Molti
metri più in su James volava lentamente in cerchio
tenendo lo sguardo fisso su un punto degli spalti dove tra gli striscioni rosso
e oro spuntava una chioma fulva.
«ATTENZIONE!!! »
Il ragazzo si voltò verso il proprietario della voce e
qualcosa schizzò a velocità folle a pochi centimetri dalla sua testa. Sirius gli si parò davanti infuriato.
«Sveglia, James! » esclamò
brandendo la mazza. «Quel Bolide puntava dritto su di te e ci scommetto la
scopa che Patil l’ha fatto apposta! »
«Scusate, mi ero distratto un attimo… »
«Un attimo, eh? … ATTENTO! »
Sporgendosi dalla scopa Sirius lo
spinse di lato e di nuovo il Bolide schizzò tra di loro. Pochi metri più in
basso Remus lo ribatté indirizzandolo sui Cacciatori
di Corvonero.
«Non è il momento di fare conversazione! » esclamò. «Concentrati,
James! Pensa solo al Boccino!»
«Pensa alla figura che farai se perderemo la partita! »
ribadì Sirius voltando la scopa. «Attivati, Potter! »
Felpato aveva perfettamente ragione, si disse James, non poteva assolutamente permettersi di perdere.
Oltre alla magra figura con Lily sarebbe sfumata anche la possibilità di
conquistare la Coppa. Doveva darsi da fare e per prima cosa doveva liberarsi di
Chang che lo marcava stretto. Avrebbe sfoderato il
meglio del suo repertorio comprese, se necessario, le mosse che teneva in serbo
per la finale contro Serpeverde. Iniziò ad aumentare
la velocità dei giri sopra al campo poi fece virare bruscamente la sua Nimbus 1500 a destra verso le porte di Corvonero.
Chang era sempre dietro di lui anche se la sua Swiftstick non riusciva ad eguagliarlo in velocità. James prese a zigzagare tra i Cacciatori schivando per un
pelo i Bolidi che Patil e il suo compagno Battitore
gli indirizzavano contro. Un aumento di velocità, uno sguardo alle spalle,Chang era sempre lì.
«E’ un Wollongong Shimmy! »strillò il commentatore. «Finalmente dopo una fase
di stanca sembra che Potter si sia ripreso e stia
dando il meglio di sé. Una grande fama meritatissima! Guardate come fila! Chang però non molla e lo marca strettamente. Ma…
attenzione! Che Potter abbia visto il Boccino? »
La scopa di James si inclinò
improvvisamente e prese a schizzare verso il basso a velocità folle per diverse
decine di metri. Il terreno si avvicinava pericolosamente. Il giovane Cercatore
sentì la folla trattenere il fiato.
«Più veloce! Ancora più veloce! »
A poco più di un metro dal suolo James
strattonò bruscamente il suo manico di scopa e sfiorando il terreno con i piedi
riprese a salire. Alle sue spalle, impossibilitato a frenare per tempo quella
corsa, Chang si schiantò al suolo con un tonfo sordo.
Dagli spalti si levarono alte grida di trionfo e di protesta.
«Fantastica, meravigliosa, SPETTACOLARE FINTA WRONSKI DI POTTER!!! » urlò il
cronista con voce magicamente amplificata.
James sentiva l’adrenalina
scorrergli nelle vene e lanciò a sua volta un’esclamazione di esultanza. Non
riuscì però a godere appieno di quel momento perché un riflesso dorato baluginò
al limite del suo campo visivo. Subito si lanciò all’inseguimento dell’agognato
Boccino catapultandosi letteralmente sulle tribune, che evitò per un soffio.
(La professoressa McGranitt non gradì particolarmente
che il suo cappello fosse portato via dallo spostamento d’aria.) Finì di nuovo
tra i Cacciatori che si lanciavano la Bluffa e solo l’intervento della
fantastica coppia di Battitori Black-Lupin gli evitò
di venire abbattuto dall’ennesimo Bolide. Il Boccino si fiondò
verso il basso e James fu costretto a seguirlo.
«Malefica pallina
alata, vuoi farmi fare la fine di Chang? »
Ormai mancavano pochi metri al terreno. La coda della Nimbus raschiò il campo di gioco e James
tese il braccio in avanti.
«Ancora un po’! Ancora
un po’, forza! »
Quando le sue dita strinsero finalmente il Boccino, il peso
del corpo fece sbilanciare definitivamente il manico di scopa e James precipitò a terra in una nuvola di polvere. La Nimbus continuò la sua corsa per alcune decine di metri
prima di fermarsi contro la base degli spalti. Per qualche istante sullo stadio
cadde un silenzio di attesa poi, dopo quella che era sembrata un’eternità, James si alzò tenendo alto il Boccino d’Oro che si
divincolava tra le sue dita sbattendo impotente le piccole ali.
La folla esplose.
«Potter prende il Boccino!
Centottanta a quaranta! Grifondoro! GRIFONDORO IN FINALE!! Grandioso! Potter
non delude mai! Una performance da fuoriclasse! Questo capitano entrerà nella
storia della squadra! »
Gli spogliatoi risuonavano delle esclamazioni gioiose dei
ragazzi della squadra di Grifondoro. I tre Cacciatori
si congratularono con James ripetutamente e solo
quando Sirius cominciò a dare segni di impazienza gli
permisero di avviarsi verso l’uscita.
«Accidenti, altro che campione! » brontolò il ragazzo che lo
aspettava insieme a Remus. «Con quella Finta Wronski mi hai fatto perdere dieci anni di vita! Non hai
mai mezze misure, o dormi sulla scopa o ti lanci in mosse suicide! »
Remus ridacchiò sentendo l’amico
brontolare in quel modo: lui era decisamente il meno indicato a raccomandare
cautela. James intanto continuava a giocherellare con
il Boccino che teneva nella mano sinistra con un sorriso estatico stampato in
faccia. Non vedeva l’ora di vedere Lily e sentire i suoi commenti entusiasti.
«Credo sia meglio che tu vada in infermeria. » sentì invece
dire da Remus.
Quando tentò di ribattere l’altro continuò: «Non mi incanti
tenendo la mano destra in tasca. Quando sei caduto dalla scopa ti sei fatto
male, vero? »
James fu costretto ad ammettere
suo malgrado che sì, il polso gli dava un po’ fastidio, ma era tutto sotto
controllo. Quando Sirius lo sfiorò però si lasciò
sfuggire una smorfia di dolore.
«Potrebbe essere slogato, rotto non credo. Dammi retta. »
ripeté Remus. «Madama Chips
ti rimetterà in sesto in un attimo. »
Così, mentre i due amici si incamminavano verso la Torre di Grifondoro, James si avviava in
direzione dell’infermeria con il braccio appeso al collo con una rozza
fasciatura ricavata dalla cravatta. Portava ancora la divisa da Quidditch e quando svoltò l’angolo del corridoio si trovò
circondato da un gruppo di ragazze che rientrava dallo stadio.
«Fantastico, Potter, una presa
meravigliosa! »
«Eccezionale! Sei il migliore capitano che la squadra abbia
mai avuto! »
«Potter, ti adoro! Mi autografi la
camicetta? »
«Anch’io! Anch’io! »
«Mi regaleresti il Boccino vincente? »
«Quando esci con me? »
Tutte quelle attenzioni e quei complimenti lo frastornarono
piacevolmente. Essere l’idolo delle ragazze era il suo sport preferito dopo il Quidditch.
«Grazie, siete davvero adorabili. Grazie. » si mise a
rispondere a casaccio chinandosi a firmare un paio di autografi.
Quando rialzò la testa al di sopra delle chiome bionde e
brune che lo circondavano ne intravide una fulva.
«Lily! » esclamò tentando di districarsi da una ragazza che
gli si era letteralmente appesa al braccio sano.
Lily Evans lo fissava immobile
dall’altro lato del corridoio. Il suo sguardo di smeraldo era come James non l’aveva mai visto.
«Lily… »
La ragazza si voltò bruscamente.
«Non parlarmi! Ho la nausea! »
Un macigno.
Sullo stomaco.
Sul cuore.
James la guardò allontanarsi senza
voltarsi e sparire dietro l’angolo mentre un pesante senso di sconforto lo
invadeva e tutta la tensione accumulata durante la partita gli piombava addosso
facendolo sentire spossato. Le giovani Grifondoro lo
circondavano ancora ma James tentò di allontanarle.
«Devo andare in infermeria… per favore… » disse stancamente.
Quando finalmente riuscì a liberarsi riprese a camminare
chiedendosi se sarebbe stato in grado di arrivare fino all’infermeria o qualche
altra catastrofe lo aspettava dietro il prossimo angolo. Non che esistesse
qualcosa di peggiore delle parole
pronunciate da Lily… Si fece coraggio e lo svoltò trovandosi davanti Severus Piton. Se è vero che non
c’è mai limite al peggio è anche vero che con questo peggio a volte ci si può
divertire. Un ghigno si dipinse sul volto di James:
questa era l’occasione giusta per sfogarsi. Mise al sicuro il Boccino nella
tasca della divisa e brandì la bacchetta con la mano sinistra.
«Guarda chi si vede! Mocciosus! »
esclamò.
Piton strinse più saldamente i
libri che portava.
«Che vuoi, Potter? » chiese
diffidente.
James ridacchiò.
«Morivo dalla voglia di vedere la tua faccia. Ora che siamo
in finale stracceremo Serpeverde come se niente fosse!
Siete sempre stati degli incapaci, non avete speranza di cavarvela. »
Improvvisamente sentiva il bisogno insopprimibile di dire
cattiverie.
«Mi minacci con la bacchetta per dire sciocchezze simili? »
ribatté Piton che nel frattempo l’aveva estratta a sua
volta. «Se casualmente dovesse
passare un professore o un Prefetto faresti perdere parecchi punti alla tua
Casa e la tua splendida partita
sarebbe stata inutile. »
«Purtroppo, come vedi, non c’è nessuno e io ho giusto un
paio di incantesimi niente male da sperimentare… » sibilò James
con aria sadica.
«Cos’è, Potter? La tua piccola
Mezzosangue ti ha mandato un bianco? »
James non ci vide più ma Piton fu pronto a rispondere. Due raggi scaturirono dalle
rispettive bacchette e un violento lampo di luce li accecò entrambi. James si sentì scaraventare indietro e andò a sbattere
contro una parete. Uno scricchiolio sinistro e il dolore acuto che gli trafisse
il polso destro gli suggerì che probabilmente ora l’osso si era davvero
incrinato. Quando riaprì gli occhi scoprì che Piton
galleggiava a mezz’aria e tutto il suo corpo si era gonfiato fino a raggiungere
dimensioni doppie rispetto al normale.
«Non osare mai più parlare di Lily in quei termini o te la
farò pagare cara, sono stato chiaro?! » ringhiò James
alzandosi e raddrizzandosi gli occhiali.
Il polso gli faceva male a morire, era furioso con Piton nonostante fosse stato lui a provocarlo e tutta
l’euforia della vittoria era scomparsa. Inoltre le parole di Lily gli pesavano
sul cuore più di quanto fosse disposto ad ammettere persino con sé stesso.
Piton mugugnò qualcosa e James brandì la bacchetta. L’incantesimo che stava per
pronunciare venne interrotto dalla voce secca di Madama Chips
che era uscita dalla porta in fondo al corridoio.
«Insomma, un po’ di silenzio! Questa è un’infermeria! Signor
Potter, signor Piton, cosa
sta succedendo? »
Il suo sguardo indagatore saettò dal braccio di James appeso al collo con la cravatta a Piton
che volteggiava sempre più verso il soffitto con il volto contratto dall’ira.
«Stavo venendo a farmi medicare quando sono… ehm… inciampato
su Piton. » rispose James
come se quella fosse una spiegazione sufficiente.
Madama Chips preferì non
approfondire l’argomento e prendendo lui per il braccio sano e il gorgogliante Serpeverde per un piede, li trascinò dentro l’infermeria
dove già si trovava Chang di Corvonero
che lanciò loro occhiate truci.
Il pomeriggio seguente il polso di James
era tornato a funzionare a dovere ma l’umore del ragazzo era, se possibile,
peggiorato ancora di più. Ce n’era voluto del bello e del buono per convincerlo
a lasciare l’infermeria e tornare alla Torre di Grifondoro.
Sirius, Remus e Peter non riuscivano a capacitarsi di quel cambiamento
radicale. Quando l’avevano lasciato, James sprizzava
gioia da tutti i pori e ora… Avevano visto anche Piton
in infermeria (che volteggiava nei pressi del soffitto, legato alla testiera
del letto per una caviglia, colpito da quello che sembrava un bizzarro incrocio
tra gli Incantesimi Engorgio e Levicorpus)
ma era poco probabile che la vittima predestinata dei loro scherzi riuscisse a
influenzarlo tanto. Doveva esserci lo zampino di qualcun altro.
«James, sei pronto? » esclamò Sirius rivolto all’amico che sedeva apatico nel vano della
grande finestra della loro stanza nel dormitorio.
Il ragazzo si voltò appena.
«Ricordi? Eravamo d’accordo che se avessimo vinto la partita
di ieri, oggi ci sarebbe stata una riunione straordinaria della squadra per la
pianificazione degli allenamenti in vista della finale. » incalzò Sirius.
James tornò a guardare fuori dalla
finestra gli ampi prati inondati di sole. Alcune ragazze si rincorrevano
ridendo sulle rive del lago. Gli sembrò di intravedere una chioma rossa, ma un
attimo dopo si rese conto di essersi sbagliato.
«Oh, Sirius, lasciami stare. »
mormorò. «Non riuscirei ad acchiappare un Boccino nemmeno se fosse grosso come
una Pluffa e mi volasse a due centimetri dal naso! »
«James! Sirius!
A che punto siete? » chiese Remus sopraggiungendo in
quel momento. Lui era già pronto da almeno mezz’ora.
«James, stai ancora così? » disse
indicando l’uniforme nera della scuola che il ragazzo indossava ancora al posto
della sgargiante divisa scarlatta di Grifondoro. «Faremo
tardi agli allenamenti. Il capitano non può mancare alla riunione della
squadra. Cosa c’è? Il polso ti fa ancora male? »
«Che importa? Tanto la disgusto… »
Remus e Sirius
si scambiarono un’occhiata perplessa e il bel moro fece roteare la mazza da
Battitore in segno di impazienza.
«Cosa dici? » esclamò Peter
sgranando gli occhi. Era spuntato da dietro Remus
senza che nessuno se ne accorgesse. «Non è assolutamente vero! Sai benissimo
che ti adora! Non potrebbe vivere senza di te! »
James rivolse la propria
attenzione verso l’interno della stanza, illuminandosi.
«Peter? »
«Ma certo! Ci sono stati degli screzi, è vero, ma tu sei
fondamentale per la squadra di Quidditch! »
«La… squadra di Quidditch…? »
James non credeva alle proprie
orecchie.
«Sto parlando di Lily! LILY!! Dopo
la partita mi ha detto che le do la nausea! »
Nella stanza scese il silenzio. Nessuno dei tre amici sapeva
cosa rispondere ad un’affermazione del genere.
«Senti, James, » tentò infine di
mediare Sirius. «non è possibile che Evans sia disgustata dal Quidditch
e non da te? »
«Fantastico! Il primo amore della mia vita che disprezza il
secondo. Andiamo sempre meglio! Detto questo con che coraggio mi chiedete di
venire con voi? »
Sirius lanciò un’occhiata
eloquente a Remus che annuì con espressione
preoccupata. Se James si rifiutava di giocare a Quidditch era decisamente ora di prendere provvedimenti
seri.
«Il tuo problema è che Evans ha
un’impressione sbagliata di te. Lei conosce solo il lato superficiale del tuo
carattere e per questo è giunta probabilmente alla conclusione che sei
solamente un arrogante pieno di sé. » disse Remus
come parlando tra sé. «Lei non sa quello che hai fatto per noi. Per Sirius… e per me. »
«E sarà meglio che non lo scopra. »
«Sta’ zitto, Sirius! Quello che
stavo tentando di dire è che l’idea di Felpato non era malvagia, solo non è
stata applicata nel modo giusto. Quello che Lily deve conoscere non è Potter l’idolo della scuola, ma James
il ragazzo gentile sempre disposto ad aiutare i suoi amici. Capisci cosa
intendo? Per fare questo però devi parlarle e darle il tempo di capirti. Non è
esibendoti come miglior Cercatore che farai colpo su una come Lily. »
Un allegro battito di mani accompagnò la fine del discorso
di Remus.
«Bravo il nostro professor Lupin! »
esclamò Peter. «Una lezione perfetta! A questo punto
ci stiamo chiedendo perché non hai una ragazza. »
Gli occhi ambrati di Remus si
velarono mentre li abbassava.
«Perché io non me lo posso… permettere… »
Se gli sguardi potessero uccidere, quello di Sirius avrebbe incenerito Peter
all’istante per la sua ingenua e colossale mancanza di tatto.
Improvvisamente James, che era
rimasto in silenzio fino a quel momento, balzò in piedi gettando sul proprio
letto la tunica nera dell’uniforme.
«Forza, ragazzi! » esclamò rianimandosi. «Gli allenamenti ci
aspettano e siamo già in ritardo! »
I tre amici si scambiarono a vicenda occhiate perplesse poi
sorrisero.
Forse erano sulla buona strada.
Forse.
Quella sera, nonostante la stanchezza, James
non riusciva a chiudere occhio. Tutto l’entusiasmo che sapeva trasmettergli il
solo salire sulla sua Nimbus 1500 stava gradualmente
lasciando il posto all’ormai familiare senso di sconforto. Alzandosi
silenziosamente, allontanò le coperte e si avvicinò alla finestra. La notte era
nuvolosa e del grande parco si distinguevano solamente le sagome nere del lago
e del Platano Picchiatore.
«Devi parlarle e darle
il tempo di capirti… »
La faceva facile Remus. Lui non
veniva squadrato da capo a piedi ogni volta come se fosse stato un Vermicolo o peggio. Lui con Lily riusciva a parlare. Sì, ma
lui, si disse James
insultandosi mentalmente, aveva patito e pativa ben di peggio…
Aveva voglia di vederla. Aveva voglia di parlarle, ormai era
diventato un pensiero fisso. Voleva vederla adesso.
«E’ notte fonda, non
esiste scusa plausibile per questo. Riuscirei solo a farla arrabbiare e a farmi
insultare… di nuovo. »
Cosa le avrebbe detto? Era perfettamente consapevole di non
riuscire a fare un discorso completo con lei. Si sarebbe impappinato a metà e
avrebbe fatto l’ennesima figura da scemo. Non riusciva a togliersi dalla mente
l’immagine del loro incontro dopo la partita di Quidditch,
lo sguardo fiero dei suoi brillanti occhi verdi, la carnagione pallida che
metteva in risalto le efelidi e il rosso fuoco dei capelli. Non gli era mai
sembrata tanto bella.
Spostò il peso da un piede all’altro picchiettando il
davanzale con un dito.
«James,
bello mio, non è così che si fa! » si rimproverò. «Non è possibile che tu sia così vigliacco! Basta! »
Presa la sua decisione si voltò a guardare i compagni di
stanza che dormivano beati. L’unico suono che giungeva a spezzare il silenzio
era il ritmico russare di Peter. Sirius
giaceva mezzo scoperto tra le lenzuola scomposte. Remus
era volato verso di lui e i lineamenti distesi gli davano un aspetto tranquillo
e innocente. Badando di muoversi il più silenziosamente possibile prese gli
occhiali dal comodino, si infilò la vestaglia di flanella rossa e cominciò a
frugare nel suo baule. Ne estrasse la bacchetta, la Mappa del Malandrino e il
Mantello dell’Invisibilità in cui si avvolse, poi lasciò furtivamente la
stanza.
Spente anche le ultime braci residue nel camino, la Sala
Comune era buia e silenziosa. Dame e Cavalieri, nei ritratti appesi alle
pareti, dormivano della grossa. James si fermò alla
base delle scale che portavano al dormitorio maschile, sempre avvolto nel Mantello
dell’Invisibilità. Non che pensasse di incontrare qualcuno a quell’ora, ma nel caso sarebbe stato complicato e
imbarazzante spiegare cosa ci faceva in giro per la Torre di Grifondoro nel cuore della notte. Mormorò: «Lumos.» poi
toccò con la punta della bacchetta la Mappa del Malandrino.
«Giuro solennemente di
non avere buone intenzioni. »
Sotto i suoi occhi prese vita la mappa completa di Hogwarts e James poté verificare
la posizione di ogni suo occupante. Gli allievi erano tutti nelle proprie
stanze, i professori anche a parte qualche studioso nottambulo, Gazza e la sua
gatta si trovavano nello sgabuzzino che si ostinavano a chiamare ufficio.
Naturalmente anche Lily era… James si bloccò e
strabuzzò gli occhi: Lily non era
nella sua stanza. Percorse con lo sguardo l’intera mappa e alla fine scorse in
puntino con accanto il suo nome posizionato sulla torre della Guferia. Non perse tempo a pensare né a chiedersi il
perché, infilò la mappa in una tasca, tese la bacchetta in avanti per fare luce
e uscì dalla Sala Comune attraverso il buco del ritratto. Salì rapidamente
diverse rampe di scale controllando ogni tanto che non si avvicinasse nessuno e
ben presto giunse alla porta della Guferia. Quando la
aprì silenziosamente rabbrividì per la temperatura improvvisamente più bassa,
poi gettò uno sguardo all’interno. I trespoli sul soffitto erano vuoti, tutti i
gufi dovevano essere fuori a caccia, nella Foresta Proibita o nel parco. In un
angolo scorse una figuretta nera rannicchiata contro
una parete. Dava un’impressione molto triste e James
rimase fermo ad osservarla per qualche minuto. Dopo un attimo la ragazza si
alzò volgendo le spalle all’ingresso e si appoggiò alla balaustra sospirando. James si avvicinò di soppiatto e le coprì gli occhi con le
mani. La sentì irrigidirsi contro di lui e quando capì che stava per gridare,
una mano scese a chiuderle la bocca.
«Non urlare. » la implorò allontanando il Mantello e
mostrandosi a lei. «Non urlare, per carità. Sono io. »
Gli occhi di Lily si spalancarono, le sue guance si
arrossarono leggermente, poi l’espressione passò da stupita a severa.
«Potter! Mi hai spaventata a
morte! Cosa ci fai fuori dal dormitorio a quest’ora?
In vestaglia e ciabatte, oltretutto. »
James sorrise.
«Non riuscivo a prendere sonno e ho pensato di venire fin
quassù a farmi rimproverare dalla mia Prefetta
Perfetta preferita. »
Anche Lily si lasciò sfuggire un piccolo sorriso davanti a
quella specie di scioglilingua e James si sentì
riempire di gioia. Stava sorridendo e sorrideva a lui.
«Seriamente, perché sei qui? » continuò la ragazza.
«Seriamente, volevo vederti. »
Lily assunse un’espressione diffidente.
«Sei fuori dal dormitorio di notte. Non credere che non
sappia che tu e i tuoi compari siete soliti a questo genere di cose. Cosa stai
macchinando? »
James si sedette a terra sulla
paglia avvolgendosi nella vestaglia.
«Forse per la prima volta da quando ho messo piede a Hogwarts non sto macchinando niente. Anzi, la tua stessa
mancanza di disciplina, cara signorina Prefetto, mi ha evitato un grosso
rischio. Sarebbe stato complicato inventare una scusa plausibile per
giustificare la mia presenza di notte nel dormitorio femminile, e poi ho la
netta impressione che tu mi avresti picchiato. Almeno la Guferia
è territorio neutrale. »
La ragazza continuava a non sembrare convinta e rimaneva in
piedi a un paio di passi da lui.
«Saresti venuto a svegliarmi a quest’ora
solo per vedermi? » chiese scettica e James annuì
convinto.
«In effetti non mi sono fermato a rifletterci, comunque
anche tu stai violando le regole, quindi… »
«Cosa vorresti dire? » scattò Lily.
«Niente, niente, cerca di rilassarti un po’. Non ho
intenzione di chiederti perché sei qui. »
Lily rimase in silenzio tornando ad appoggiarsi alla
balaustra e scrutando il cielo notturno. Dopo alcuni minuti si sedette a sua
volta sulla paglia, sempre badando di mantenere una distanza di sicurezza da James, raccolse le gambe e le circondò con le braccia. Il
ragazzo si beava nella sua vista: era così bella. Alla sola luce bella
bacchetta abbandonata sul pavimento e delle poche stelle che facevano capolino
tra le nubi, il suo profilo puro la faceva assomigliare ad una malinconica
bambola di porcellana. Fragile e meravigliosa come un sogno.
Quasi non si accorse quando iniziò a parlare.
«A volte mi prende una strana malinconia. Qui a Hogwarts sono sempre stata molto bene ma stranamente capita
che mi manchi il mio mondo. I miei genitori mi scrivono regolarmente ma mia
sorella… bhè… sono anni che praticamente non mi
rivolge la parola. Da quando poi ha conosciuto quel ragazzo e si sono
fidanzati, i nostri rapporti si sono definitivamente spezzati. Sai, lui
disprezza i maghi… »
Un improvviso scricchiolio mise James
all’erta. Mentre Lily continuava a parlare di un certo Vernon
Dursley, tese le orecchie poi improvvisamente la
afferrò per la vita e la trascinò in un angolo buio. Spense la bacchetta con un
rapido: «Nox! »
e gettò su entrambi il Mantello dell’Invisibilità.
«Ferma e zitta! » le intimò in un soffio.
Lily stava per protestare ma un attimo dopo vide la porta della
Guferia aprirsi ed entrare Mastro Gazza con una
lanterna, accompagnato dall’immancabile Mrs. Purr.
«Avrei giurato di aver visto una luce quassù. » brontolò tra
sé.
James si irrigidì. Fosse stato per
lui non ci avrebbe pensato due volte a prendere in giro il guardiano e a
scappargli sotto il naso. Se poi fosse stato scoperto, non sarebbe stato un
gran problema. Avrebbe fatto perdere un po’ di punti alla sua Casa ma ormai si
trattava di fatti all’ordine del giorno. Per Lily invece era diverso, lei era un
Prefetto. Se fosse stata sorpresa a violare le regole sarebbe stata nei guai. James inorridì quando vide che a pochi metri dai piedi di
Gazza, seminascosta dalla paglia smossa, si trovava la Mappa del Malandrino.
Doveva essergli caduta quando si era alzato di scatto. Se il custode l’avesse
trovata sarebbe stato un disastro di proporzioni che a stento riusciva a
immaginare.
Mentre Gazza continuava a muovere attorno la lanterna in
modo sospettoso, la gatta si fermò proprio accanto alla pergamena, la annusò poi
puntò i suoi occhi gialli dritti nella direzione dove si trovavano i ragazzi.
Lily si rannicchiò contro James e lui la strinse di
più a sé con il braccio libero. Dopo alcuni interminabili secondi, Gazza
abbassò la lanterna deluso.
«Andiamo, tesorino. Qui non c’è
nessuno. » disse. «Dev’essere stato di nuovo quel Pix. Ah, ma se lo prendo… »
Stava ancora inveendo contro il poltergeist
quando i suoi passi svanirono per le scale.
James tirò un sospiro di sollievo
e si rilassò lasciando cadere il mantello. Fu allora che si accorse della
posizione in cui si trovavano: aveva Lily praticamente seduta in braccio e la
stava abbracciando. La vide alzare gli occhi e avvampare. Era imbarazzata?
Ovvio! Indispettita? Molto molto probabile… Ora gli
avrebbe fatto una scenata, eppure non riusciva a pensare ad altro che al fatto
che la stava tenendo tra le braccia ed era meraviglioso.
«Oh, santo cielo!
Cielo! Cielo! Devo trattenermi! »
Lily avvicinò il viso al suo e invece dell’insulto che si
aspettava James sentì posarsi sulla sua guancia un
bacio delicato. Impulsivamente le prese il viso tra le mani e la baciò sulle
labbra. Inizialmente Lily fece per ritrarsi poi si abbandonò tra le sue braccia
ricambiando il bacio.
James non credeva a quello che
stava succedendo. Se non era magia quella…
«Non mi hai ancora spiegato come hai fatto a sapere che ero
qui. » incalzò Lily mentre James raccoglieva dalla
paglia la Mappa del Malandrino.
«Intuito? Diciamo che ho le mie fonti… Fatto il misfatto! » così dicendo toccò con la punta della
bacchetta la pergamena e se la infilò in tasca.
«Quella cos’era esattamente? »
«Eh? Oh… nulla. Solo una… ehm… sciocca pergamena stregata
da… Sirius, che prende in giro chiunque tenti di
leggerla… »
Non si era ancora ripreso dalla shock emotivo di poco prima
e la calma della ragazza lo spiazzava.
«Pensavo mi odiassi. » si lasciò sfuggire.
Questa volta fu il turno di Lily rimanere senza parole.
«Ma… »
«Dopo la partita. Mi hai detto che ti do la nausea. In
effetti mi sono comportato male, ti ho invitata e poi mi sono fatto trovare con
tutte quelle ragazze. Mi hanno teso un agguato sulla strada per l’infermeria.
Comunque non volevo fare la figura dello sbruffone e dell’arrogante, anche se… »
«Frena, frena! Aspetta! » lo bloccò Lily tendendo una mano
in avanti. «Io non ho mai detto di avere la nausea di te. »
«Cosa…? »
«Sì, è vero, ero arrabbiata e mi sentivo anche discretamente
male per quello che avevi fatto, ma le tue ammiratrici c’entrano ben poco. Mi
hai invitata a una partita dove per ben due volte hai rischiato di ammazzarti.
Non ero disgustata, ero spaventata. »
James non credeva alle proprie
orecchie. Aveva avuto paura per lui.
Lily arrossì e distolse lo sguardo.
«Quando ti ho visto lanciato in quella Finta Wronski mi si è quasi fermato il cuore… »
«Allora questo vuol dire che… » iniziò James
entusiasta.
Gli occhi di Lily tornarono a puntarsi su di lui
impedendogli di continuare.
«Vuol dire che anche tu se vedessi la persone che ti…ehm…
tormenta compiere un’azione suicida ti preoccuperesti, vero? »
«Tormenta? Se vedessi Lucius Malfoy precipitare dalla sua scopa gli farei solo un
applauso… »
Lily non fece commenti. Si limitò a togliersi dal collo la
sciarpa con i colori di Grifondoro che portava e a
riavvolgerla attorno a sé stessa e a James.
«Stai gelando. Sarà meglio rientrare. »
Scesero dalla Guferia e
attraversarono di nuovo i corridoi sempre celati dal Mantello
dell’Invisibilità. Quando giunsero nella Sala Comune, prima di salire in
dormitorio, Lily si voltò brevemente.
«Sia ben chiaro, Potter. Quel bacio
che ho lasciato che mi dessi è stato solo per ringraziarti di avermi aiutata.
Se ne farai parola con qualcuno, i tuoi compari compresi, e credimi che verrei
a saperlo, troverò il modo di fartene pentire amaramente. Buonanotte. »
A metà della rampa di scale si sentì afferrare per un
braccio.
«Ok, condizione accettata, però tu
domani sera dovrai venire con me. Ho in mente una sorpresa. »
CONTINUA…
NOTICINA DI YUKI:
Ecco qua la prima
parte! Questa è una storia originariamente nata per essere tutta di seguito e
non divisa in capitoli, ma mi sono trovata a doverla tagliare per “esigenze di
pubblicazione”, fatemi sapere cosa ne pensate e presto pubblicherò le altre due
parti! RECENSITE, MI RACCOMANDO! I vostri commenti sono la mia gioia! Mi scuso
se in questo o nei seguenti capitoli i personaggi vi sembreranno un po’ OOC, il “mio” James e il “mio” Sirius sono un po’ più nervosi e meno scanzonati di quanto
immagino siano gli originali ma quando ho scritto stavo attraversando un
periodo un po’ teso e una volta terminata la storia ho preferito lasciarli così
per non dover cambiare tutta la trama. Spero vi piaccia lo stesso! Come al
solito ringrazio VampiraSix per la prima lettura e i
preziosi consigli! Un bacio e alla prossima! YUKI-CHAN