1:Welcome to the Jungle.
Ciao a tutti, mi chiamo Bill, sì, lo so, è un
nome da cani, ma prendetevela con mia madre. Abito in Italia da quando
sono piccolo, in un paesino fuori Roma, ma mia mamma è
Tedesca. Non mi ha mai spiegato il motivo preciso per cui si
è trasferita qui, dice ''per lavoro” ma ogni volta
che ne parla c'è una nota di amarezza nella sua voce; ormai
non glielo chiedo più, perché non ho un buon
rapporto con lei.. è una brava donna, che lavora e non mi fa
mancare niente, ma non si interessa davvero a me, anzi, credo che un
po’ mi disprezzi, le da fastidio tutto di me: il mio mettermi
lo smalto, il mio look decisamente ambiguo; ignora ciò che
ho dentro, forse perché non ha mai provato a
capirmi… non capisce il mio attaccamento quasi -anzi,senza
quasi- spirituale,verso la musica, non capisce il fatto che ogni mese
parta due giorni per qualche concerto, non capisce il mio essere; e
piano piano ho imparato a passarci sopra.
Adesso sono sull'autobus e mi aspettano circa 40 minuti di viaggio
prima di iniziare un'estenuante giornata di scuola. Frequento il liceo
ormai da quattro anni, sono stato bocciato in terza, e senza alcuna
reazione negativa/positiva di mia madre, sto ripetendo l'anno; siamo a
novembre e ne ho già per il cazzo, ma dettagli. Sempre con
il mio fedele I-pod ascolto una canzone dei Good Charlotte:'We believe'
e sono assorto nei pensieri, come al solito. Con la musica viaggio, mi
perdo nella mia mente e dimentico quasi quello che faccio, è
come una droga, la migliore droga che ci sia, non fa male, solo
bene…
Mi dicono che oggi sarò anche interrogato, e come al solito
non ho studiato un cazzo. Come farò? Chi se ne fotte... Let
it be, come andrà andrà.
A metà viaggio sale un gruppo di ragazzine, avranno si e no
12-13 anni e, nonostante io abbia la musica a tutto volume le sento.
Una ha appena sbattuto lo zaino per terra e si è seduta con
la grazia di una pachiderma, le altre, un po’ in piedi e un
po’ sedute,Gridano.
-Ooooooh, Valeeeee? Che hai studiato?-.
-Perchè? Che cazzo c'era?-.
-Ce sta tipo l'interrogazione de diritto.-.
-C'è ma porcoddio!-.
Bonjour Finesse...
Qualche vecchietta scandalizzata le guarda per poi sospirare, e non le
do di certo torto. Tutto l'autobus le guarda e loro, ignare,
continuano. Incredibile.
-Soreeeeeeeeeee? Oh, che hai portato il libro de ghimmica?-.
-Ma cogliona, n'aavevi detto che lo portavi tu?-.
-Ma scema, ma stai male? Te ho mandato 'n messaggio ieri su emme esse
enne!-.
-Ma perché stavo su occupato che 'nnavo a
mangnà... e poi ho spento subito er computer, nun l'ho
letto!-.
-Ma che cazzo te magni? Che 'n te sei vista? Magni n'artro
po’ te scambiano pe' la moglie de Shrek.-.
-Ma che cazzo stai a dì? Guarda che sto a dieta!-.
-Menomale, pensa se 'n ce stavi!-.
E sono a due-tre metri di distanza l'una dall'altra, pensa se erano
lontane, ma poi che cazzo, hanno tutta sta voglia di strillare alle
sette di mattina? Giuro che le uccido!
Mi volto verso il finestrino e guardo fuori, è ancora mezzo
buio. Uffa,voglio l'estate...voglio andare al mare e prendere un
po’ di colore, perché ora come ora sono abbastanza
cadaverico, ma di certo non mi lampado o riempio di phard il viso come
quelle là.
Dio, non ci credo, stanno di nuovo gridando. Joel Madden aiutami
tu…
Mentre non riesco a fare a meno di guardarle leggermente accigliato,
scorgo un ragazzo in mezzo all'autobus, in piedi, appoggiato al
finestrino,che guarda fuori. È vestito un po’
largo, tipo i rapper: jeans larghissimi, una felpona bianca e sopra un
gilet. Sta ascoltando anche lui della musica, ma con i cuffioni grandi;
io non ce la farei mai a portare quei cosi, già mi estraneo
totalmente dal mondo con le mie cuffiette a tutto volume, figurati con
quella specie di casse attaccate alle orecchie! Come minimo finisco
sotto una macchina perché non la sento, stava già
per capitare.
Intanto che ascolto la musica, guardo male le ragazzette, e fisso i
tamarri.
La prossima fermata è la mia, mi alzo pigramente e mi dirigo
verso la porta avvicinandomi sempre di più al tamarrone che
piano piano fa lo stesso, deve scendere anche lui.
Dopo un po’ qualcuno mi picchietta la spalla; mi tolgo
prontamente la cuffia, e mi volto. La tipetta mi guarda malissimo.
-Che 'n ce senti? T'ho chiesto se scendi!-.
-Oops! Sì, sì, che scendo, sono davanti alla
porta, scendo.- dico con espressione da capitan ovvio.
-Se vabbè, però stai calma.-.
Tralascio di sottolineare il fatto che sia un maschio, non ne ho voglia
di discuterne, anche perché me la sono cercata io. Non posso
girare con la Louis Vuitton, jeans a sigaretta, giacca di pelle e
collane,capelli lunghi, piastrati e truccatissimi e pretendere che mi
diano del maschio. Hanno anche ragione.
Scendo.
Mi dirigo verso il bar, saluto le uniche due amiche che ho e ci sediamo
al tavolo.
Davanti al mio fumante cappuccino rigorosamente ''chiaro'' dico con
voce assonnatissima -Je, oggi ci sono io in lista di arte vero?-.
Lei fissa il vuoto, dev’essere più stanca di me;
poi improvvisamente si gira.
-Sì, sì, ci sei tu! Che non hai studiato?-.
-No…- dico stropicciandomi gli occhi -Cazzo!-.
Ecco, chiamatemi genio. Mica mi posso stupire se mi sono smerdato tutto
con il trucco; solo io posso essere così idiota!
Prendo velocemente lo specchietto dalla borsa e passandomi un dito
sotto gli occhi cerco di aggiustarmi: non è un danno poi
così irreparabile, menomale.
Mentre mi specchio l'altra mia amica mi dice prontamente -Vuoi che vada
io? Ho studiato…-.
-Ma no, no, vado io; sai che me la cavo… poi non
è giusto: tu sei dopodomani, perché devi
rischiare oggi? Tranquilla.-.
Lei sorride.
Grande ragazza Giulia..lei e Jessica sono le uniche persone adorabili
di quella classe, le uniche che mi vogliono bene, le uniche che mi
hanno accettato fin da subito, anzi, mi invidiano pure!
Ahahah sono pazze, ma le adoro.
Dopo aver finito di mangiare scendiamo insieme le scale che portano a
un gran piazzale, proprio davanti all'edificio.
Non è una novità che tutti mi guardino passare,
non è una novità che dicano ''Ahò
anche oggi ce sta er frocio!'', ma io non sono di quelli che ''non ci
fa più neanche caso''; me ne fotto, ma devo esprimermi,
sempre; così mi giro verso quell'idiota che l'ha detto e
guardandolo con estrema aria di sufficienza gli faccio -Intanto al
frocio guardi sempre il culo.-.
Lo vedo arrossire, vedo il suo sorrisino sparire immediatamente e i
suoi amici zittirsi immediatamente. Lui apre di nuovo bocca.
-Ma che stai a dì, brutta checca de merda? Ma me fai schifo!
Te se visto? No scherzo daa natura!-.
Giulia mi sta strattonando la mano ma io non mi lascio prendere per il
culo così, non lo farò mai, mai più.
-Io lo scherzo della natura? Io sono frocio, so di esserlo e me ne
vanto; tu ti proclami etero e poi però mi guardi sempre
quando passo. Chi è sbagliato?- vedendo che sta zitto lo
fisso dritto negli occhi e mi lecco il labbro, facendo poi schioccare
la lingua, e lasciandolo li imbambolato, giro sui tacchi e seguo le
ragazze entrando nell'edificio.
-Ahahahahahah! Dio, ma come l'hai spento? È inutile
Bì: fai diventare froci anche quelli che non lo sono, e li
prendi pure per il culo. Sei il migliore, veramente!-.
Je si esalta sempre quando rispondo a quelli che mi sfottono, e devo
ammettere che mi diverto anch'io.
-Sì, vabbè, però lui mi ha provocato,
se no non l'avrei nemmeno cagato.-.
-Ma veramente in quanto a PROVOCAZIONI anche tu mica hai
scherzato!Ahahhaah!-.
E tra una risata e l'altra entro in classe.
Stessa scena di tutti i giorni: tutti che si muovono a lentezza bradipo
come se stessero andando tutti al patibolo, gente che legge
compulsivamente il libro e gli appunti come se riuscissero a imparare
qualcosa in quei due minuti prima dell'arrivo del prof; che capre.
Vado nel mio fedelissimo ultimo banchetto, solo soletto. Prima ero con
la Giulia ma poi ci chiacchieravo troppo e mi hanno spostato, di certo
vicino a qualche altra ragazza sarebbero stati seri problemi. Mi siedo
e comincio a spegnere il cellulare, quando un'ombra arriva sul mio
banco,facendomi alzare lo sguardo.
-Senti Kaulitz, hai studiato, vero? No perché de finire
nella merda perché invece che studiare te fai
inculà dali tuoi amichetti froci non ne abbiamo voglia.-.
Deborah, la più troia della scuola, fa più
pompini lei di me. Deve sempre avere qualcosa in bocca, tipo la
cannuccia dell'estathè che sta bevendo. Che schifo l'odore
di estathè di prima mattina. Indietreggio qualche centimetro
per non vomitare.
-Certo che ho studiato, e per tua informazione ieri sì, mi
sono fatto inculare per bene; ti interessa così tanto la mia
vita privata? No perché se vuoi ti racconto anche delle
altre serate... se proprio non hai altri interessi.-.
-Fottiti.- dice con assottigliando gli occhi.
-Stasera di sicuro! Dedicherò il momento a te.- rispondo con
un gran sorriso. Giulia e Jessica stanno già ridendo di
gusto. Quella cogliona si è levata dal cazzo; Dio
quant'è brutta: porta la 48 come minimo, ha il piercing
sopra il labbro, lato destro, di un fine; quando parla sembra un
camionista, e… prende cazzi. Cioè, io ancora non
mi capacito.
Arriva la prof e scattiamo tutti in piedi. E dietro di lei
c'è un ragazzo: il tamarro dell'autobus.
Lo guardo divertito, sembra anche simpatico; poverino, questa
è una scuola femminile e i pochi maschi che ci sono, sono
tutti degli idioti; magari è anche normale ma tempo qualche
giorno verrà anche lui contaminato, peccato.
Tutte, Giulia e Jessica comprese, lo guardano e cominciano a parlarsi
nell'orecchio mentre lui sta in piedi vicino alla prof che sta dicendo
che si chiama Tom -anche lui ha un nome da cane, evvai!- e parla poco
l'italiano perché si è trasferito da poco dalla
Germania -ok, seconda coincidenza, ci piace-.
Mentre la prof parla un po’ di lui, le ragazze, avendo capito
che non capisce cominciano a commentare ad alta voce con carinerie del
tipo:
-Anvedi che pezzo de figo, ahò!-.
-Che ma te lo insegno io l'italiano, ma prima me devi dà la
bestia che c'hai lì sotto!-.
-Ah prof, che sto qua non capisce proprio un cazzo? O quarche parola la
sa? No perché se no glielo dico pur'io che moo scoperei de
brutto.-.
Io mi limito a guardare la scena scioccato, e lui lo sembra
più di me. Poverino,è solo in una classe di gente
che grida e non sa nemmeno cosa dicono, e menomale cazzo! E come
direbbero i miei amati Guns: ''Welcome to the Jungle'' ragazzo.
-Kaulitz!- la prof mi chiama. Lui sentendo quel cognome sorride, ha
capito che sono anch'io mezzo crucco. Mi alzo in piedi.
-Sì?-.
-Tu lo sai un po’ di tedesco, vero?-.
Questa non ci voleva! Cioè da piccolo lo sapevo, ma ora lo
so di merda: lo so come gli italiani sanno l'inglese. Di merda! Vorrei
dirlo alla prof ma non mi sembra proprio il caso.
-Ehm… dovrei un attimo riprendere a parlarlo per parlarlo
benissimo. Per ora le cose basi però le so.-.
-Benissimo, allora affiancherai tu Tom, va bene?-.
E inevitabilmente altre urla.
-Poraccio oh, proprio er frocio je doveva capità!-.
-Ma nooo, ma prof! Ma quello lo violenta… ma non
può!-.
-Ecco kaulitz, aiutalo te... ahahahah!-.
Io questa volta non ho voglia di controbattere, così
annuisco alla prof e mi risiedo. Inutile dire che la bidella sta
portando un banchetto singolo vicino al mio e il terrone crucco sta
prendendo posto proprio vicino a me. Sorrido mentre si siede e quando
lo fa gli tendo la mano.
-Piacere Bill!- inutile dire che ci rimane un pochino di merda.
-Ah, sei un maschio...-.
-Eh, così mi hanno detto da piccolo… ma io non ci
credo mica tanto.-.
-Ahahah. Beh, almeno sei felice. Piacere Tom.-.
Menomale, non è omofobo -Tre punti per Bill, juppiiii-.
Faccio per girarmi quando riprende a parlare.
-Sei tedesco anche tu?-.
-Eh, sì... ma non ho una bellissima pronuncia,vero?- e metto
giù il labbrino. È vero,non lo parlo bene. Lui
sorride.
-Ma no, hai una pronuncia un po’ strana, ma si capisce bene
quello che dici. Di dove sei?-.
-Mia madre era di Amburgo, ma io sono venuto qui che ero piccolissimo;
non mi ricordo niente della Germania..,
-Ah sì? Io invece sono di Brema. Mi sono trasferito qua da
un mesetto per il lavoro di mio padre.-.
-Oh, immagino dovrai cominciare tutto da capo...-.
Un urlo disumano.
-Kaulitz! La pianti di blaterare? È appena arrivato, non lo
aiuti di certo facendogli perdere la concentrazione!-.
-Prof, tanto non capisce una mazza, stavo solo socializzando.-.
E la Deborah figurati se non se ne esce -Sì prof, deve
socializzà lui: l'unico maschio che ce sta in classe mica se
lo può fa scappà! Attento Tom, te vuò
trombà!-.
Tom si gira verso di me.
-Cosa ha detto quell'ippopotamo, scusa?-.
-ahahahah,niente niente, poi t’o dico.-.
La prof intanto, dato che non ha le palle per difendermi, ha lasciato
cadere il discorso ed è tornata a spiegare.
E dato che devo parlare in tedesco ne approfitto per insultarla un
po’.
-Cazzo di cogliona che non ha nemmeno le palle di tenere testa a una
classe.-.
-Ho visto subito che non sei molto integrato, magari mi sbaglio.-.
-No, no, non ti sbagli. Ora, senza girarti, quelle due ragazze che ti
stanno mangiando con gli occhi, loro sono le uniche mie amiche: sono
due ragazze d'oro, anzi, se vuoi conoscere qualcuno vai dritto da loro
che sono le migliori. Le altre lasciale perdere. Tutte volgari, zoccole
e omofobe di merda.-.
-Oddio, ma ti discriminano per questo? Devono essere parecchio
indietro, poverine.-.
-Eh già! Comunque ascolta, a ricr…-.
-Kaulitz! Senti, dato che hai voglia di chiacchierare, vieni qua a
parlare, tanto sbaglio o eri programmato?-.
-No, non si sbaglia.- mi alzo prontamente e vado alla cattedra.
Strano che le puttane non mi debbano sfottere.
-E anche oggi Kaulitz l'ha preso nel culo...-.
Tutte a ridere. Fanculo.
E l'interrogazione di storia dell'arte alla fine non va malissimo. Ho
viaggiato tanto per cui me la cavicchio sempre; e la faccia scazzata
delle mie compagne non hanno prezzo, proprio non riescono a sopportare
il fatto che anche se non studio un cazzo me la cavo sempre.
Giulia e Jessica mi guardano sorridendo quasi orgogliose di me. Ma
c'è un'altra cosa che mi colpisce: i suoi occhi.
È tutto il tempo che mi fissa e io sono in soggezione; mi da
fastidio, cazzo! Che cazzo ha da fissare quel terrone tedesco? Che poi
non mi da proprio fastidiosissimo, semplicemente mi fa agitare, e io
odio agitarmi. Ma soprattutto, perché mi agito? Non
è decisamente il mio tipo.
Me ne torno a posto con un bel 7 e un sorriso compiaciuto -di me
stesso- stampato sulle labbra.
-Com'è andata?-.
-Sette!-.
-Cazzo, mi dispiace… ma sembrava che parlassi abbastanza!-
dice stranito.
-Ahaha ma no! Qui è il contrario! Qui 7 è un bel
voto; si va in ordine crescente, più vai bene più
si sale, dall'uno al 10. Capito?-.
-Ah ok, bene. Ecco perché mi hanno ammesso subito a questa
scuola, avevo tutti due!-.
E ridiamo insieme.
Però ha un gran bel sorriso, illuminato dal piercing a lato
del labbro inferiore, poi quegli occhi grandi, marrone
chiaro… un po’ come i miei, gli stanno bene. Devo
ammettere che è un bel ragazzo. Se solo si vestisse un
po’ meno da scappato di casa…
Suona la campanella e una volta che la prof si è congedata
Je mi fa subito segno di andare al loro banco.
-Scusami Tom, ma vado a subire il terzo grado dalle mie amiche, mi
dicono che hai fatto colpo! Ahahah!-.
Mentre mi allontano sento lui che ride, ha pure una bella risata, un
po’ volgare… da tedesco, insomma!
-allora? cosa dice?-.
-che palle! Perché non mi sono iscritta a tedesco?-.
-Sì, ma Bill sei il solito culattone!-.
-Vabbè, qui non c'era dubbio…-,
-Ahahahah!-.
-Ragazze?-.
-E poi Dio, ma hai visto il piercing… Dio, che figo!-.
-Ragazze?-.
-Bill, mi dispiace per te ma spero che sia fermamente etero.-.
-Ragazze?!-.
-Oh, scusa Bì,volevi dire qualcosa?-.
Poverine, quando vedono un maschio non capiscono più un
cazzo.
-Ragazze... allora, scusatemi tanto se la prima cosa che gli ho chiesto
non è stata ''No ma sei etero? No perché sa,i qua
ti vogliono tutte scopare, in caso non lo fossi meglio per me''.-.
-Ahahaha! Dai Bill, cerca di essere serio. Ma non sa proprio niente di
italiano?-.
-No, è qua da solo un mese.-.
Stranamente nessuna troia della mia classe rompe i coglioni, se ne
stanno tutte in gruppo per i cazzi loro a parlottare. Bah, che strano.
Poi entra la prof.
Le due ore passano velocemenete. Io chiacchiero col nuovo arrivato, mi
ha detto che fa i graffiti sui muri e in Germania è
così conosciuto dai poliziotti che c'è diventato
amico, che è in crisi perché qua è
solo e non potrà fare la vita di sempre, che adora fare
shopping -quattro punti per Bill,oh yeaah!-, che abita quattro fermate
dopo la mia, che suo papà ha un'importante ditta di
marketing e sua madre non l'ha mai conosciuta -come me con mio padre.
Cinque punti a favore, sono un pazzo-, che a Brema aveva la sua
compagnia, che passavano le giornate per le strade a ballare sotto i
portici e a smerdare i muri, che con suo padre non ha mai avuto un bel
rapporto, che gli piace il gelato al pistacchio -che schifo- e che ha
due cani, ai quali è molto affezionato e che si sente molto
solo, piccinoooo.
Piccino un cazzo,che cazzo sto dicendo?
Ricreazione, amata ricreazione.
Jessica e Giulia si alzano e si fiondano verso la porta per andare alle
macchinette, come sempre.
Io mi alzo tranquillamente, mi metto il giacchetto e sto per uscire
quando qualcuno mi chiama.
-Beeeih?-.
Bill, vorrei dirgli, mi chiamo BILL! ma povero crucco,
imparerà prima o poi a pronunciare il mio nome all'italiana.
-Sì?-.
-Si può uscire? Cioè, vorrei fumare.-.
-Oh sì, che maleducato. Stavo giusto andando, vieni?-.
E usciamo dalla classe insieme.
Tutti come al solito mi guardano, ma nessuna battuta acida. Nessuna,
forse perché ignorano il fatto che Tom, anzi, come dice lui
''Thamm'' non sappia l'italiano e forse hanno paura.
Dio, ma che castelli mi faccio?
Una volta in cortile mi accendo subito una Malboro e…
-Shaisseee! Mi dai l'accendino? Devo averlo perso.-.
Mentre lo faccio accendere non posso fare a meno di sfotterlo un
po’, è la mia natura!
-Per forza, anche io perderei la roba in quei tasconi! Ahahah, ma non
hai freddo?-.
Lui sbarra un po’ gli occhi -Ehm… cosa c'entra?-
è serissimo, che figura di merda… arrossisco come
un'idiota.
-No... cioè.. non ti entra l'aria nei pantaloni? Nella
maglia?-.
Lui mi guarda un po’, quasi curioso e scoppia a ridere di
gusto: mi sta prendendo per il culo allegramente.
-L'aria nei pantaloni? Ahahahah, questa è la più
bella... sei forte Beeeih!-.
-Bill!-.
-E che cazzo ho detto?-.
-Hai detto qualcosa tipo ''Beeeh''-. lo imito.
E lui ride ancora.
OK,mi sta sul cazzo.
Io lo guardo accigliato, accigliatissimo, incazzato nero. E
poi… rido, insieme a lui.
Orgogliooo? Dove sei?
Risuona la campanella e mi affretto ad entrare con lui dietro.
Mentre entro sento qualcosa cadere, mi giro e raccolgo l'accendino. E
in quegli istanti lo becco… becco lui che mi guardava il
culo, piuttosto compiaciuto.
|