.Pioveva, le nubi erano grige e gli irrigatori erano spenti, tuoni e lampi incombevano nel cielo, la TV era accesa e Anna sonnecchiava sul divanetto.
Erano le 15:30, tra un'ora sarebbe dovuta andare a prendere suo fratello che faceva la quarta elementare, ma aveva la mentalità di un bimbo di un anno alle prime armi col girello.
Un lampo colpì l'antennta e la luce andò via, la ragazza si sveglio di colpo, quasi avesse fatto un brutto sogno; si alzò dal divanetto rosso e si stiracchiò. La prima cosa che fece era controllare l'ora: 16:44. Si affrettò a vestirsi, ad infilarsi le scarpe e indossare la sciarpa di lana della sua nonna defunta, il tutto in fretta e furia, con tanto di bestemmie. Uscendo, ovviamente, dimenticò le chiavi, così entrò dalla finestra e le prese, controllando l'orologio da polso: 16:50.
Si avviò col veicolo verso le elementari quasi, investendo un gatto. La sigaretta le cadde sulle ginocchia, bucando i jeans (già strappati di loro), mentre lei cominciò a borbottare qualcosa tipo ''Merda, tutto oggi mi doveva capitare.''
Arrivò a destinazione. Suo fratello la aspettava davanti l'edificio con la sua maestra di matematica, una tipa coi capeli legati e degli occhiali sul naso; Anna la odiava a morte, e la maestra provava la stessa cosa per lei.
Anna si avviò verso il cancello verde scuro, mentre la maestra la guardava borbottando. La ragazza arrivò con timore vicino a lei, prese per mano il fratello e fece per andare, ma la maestra la fermò.
-Che non accada mai più.
-Ho avuto da fare.
-Non penso. Ma comunque, che non succeda di nuovo.
Anna si voltò e sbuffò, proseguendo per la sua strada. Arrivò all'automobile, pronta ad aprire la macchina con le chiavi in mano e suo fratello di fianco a lei, ma d'un trattò si fermò, perchè intravise un ragazzo che s'era appoggiato alla sua automobile.
-Comodo?
Il ragazzo sorrise e si spostò in avanti.
-E' sporca, dovresti pulirla qualche volta.
-Non sono affari tuoi questi.
-Come sei scontrosa.
La ragazza fece finta di non aver sentito le sue ultime parole, apri il bagagliaio e ci mise dentro lo zaino del fratello.
-Comunque, piacere, Simon.
Il ragazzo tese la mano verso di lei, ma Anna la evitò facendo finta di nulla.
-Anna.
Ghignò.
-Ti va di andare a prendere un caffè insieme?
-Non ho ne tempo, ne voglia.
-Mi dai il tuo numero?
Anna estrasse un foglietto dalla tasta del giubbotto e glielo pose.
-Ne farò tesoro.
-Sarò meglio per te, che è l'ultimo, e se lo perdi non te ne darò mica un altro.
Il ragazzo rise alla battuta di Anna, mentre la ragazza lo fissava e il fratello le tirava la manica. Ci fu un lungo attimo di silenzio, interrotto dalla stridula voce del fratello.
-Dai, andiamo!
Anna sbuffò e aprò lo sportello della macchina salutando Simon.
Era strano, ma lei lo pensò per tutto il viaggio scuola-casa.
Arrivata nella sua dimora la prima cosa che fece è stata accendere il cellulare e aspettare una sua chiamata, magari per risentire la sua voce, la sua risata.. |