an ordinary girl.

di sheloveshim
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Capitolo 2.

La mattina seguente mi svegliai, con il solito gallo che cantava fuori dalla finestra. Mi stropicciai gli occhi prima di drizzarmi in piedi e sgranchirmi le gambe. Era domenica mattina, ed era l’ultimo giorno di vacanze. E cosa più importante: tra meno di due ore, mio fratello sarebbe stato a casa.
Andai in bagno e, dopo una doccia veloce, legai i miei lunghi capelli con un elastico buttato sul lavabo. Indossai dei jeans a caso e una canotta sopra. Mi guardai allo specchio e subito il mio sguardo si posò su quelle protuberanze sul petto. Dio, le odiavo più di me stessa. Cercai di non darci peso, anche se erano loro a dare peso su tutta la mia spina dorsale  -si, la facevo tragica, come se portassi una sesta-.
Scesi di corsa giù, e la casa era in completo silenzio. Mia madre e mio padre erano già fuori tra gli animali. Li seguii e andai nella stalla dei cavalli. Salutai Hope, la mia cavalla. Perché Hope? Perché quando nacque, rischiò di morire ma per chissà quale miracolo era ancora qui con me. Da speranza, insomma.
La sistemai e salii in sella. Facemmo il giro di tutto il ranch e tra i pascoli, come ogni domenica e tutti i pomeriggi.
«Mi mancherà questo sole.» le dissi accarezzandole la chioma. Scesi da cavallo e mi sedetti tra l’erba. Seguita da lei che si stese affianco a me.
Restammo lì ancora un po’, fin quando mio padre non ci raggiunse con il suo cavallo. Subito Hope si alzò e andò vicino a Jerry –che nome stupido per un bestione come quello-. Io mi alzai e raggiunsi mio padre.
«Indovina chi c’è? Spaparanzato sul divano con un paio di valigie ai piedi.» non risposi neanche e mi misi a correre verso casa, dopo qualche minuto ci arrivai e con l’affanno mi precipitai dentro.
«Cosa fa la piccolina per il suo fratellone.» disse ridendo, già con le braccia aperte aspettando il mio abbraccio. Non ci pensai neanche e mi fiondai sulle sua braccia. Ecco, il suo profumo, la sua stretta, mio fratello.
«Mi sei mancato, stronzo.» gli dissi stringendolo più che potevo.
«Hey, hey, hey. Chi ti ha insegnato ‘ste parole?» disse staccando l’abbraccio.
«Un estate con Jamie e i suoi amici.» ammisi ridendo, rise anche lui e mi ricominciò a stringere.  Dopo pochi minuti si riallontanò e mi presentò un ragazzo, un ragazzo che io avevo già visto.
«Piacere Justin..» mi disse porgendomi la mano.
«Bieber.» finii io stringendogliela. Sorrise e mi lasciò la presa.
«Lei è Johanna, Justin –disse mio fratello-. E per qualche strana ragione ha dimenticato il suo nome.» risi e mi presentai per bene.
Justin Bieber, il cantante più acclamato del momento era nel mio salotto. Ed io, tranquilla in camera mia a sistemarmi i vestiti per il giorno dopo. 





Eccovi il secondo capitolo, spero che sia di vostro gradimento. 
Grazie per le recensioni, e  cercherò di fare capitoli  più  lunghi. (non vi assicuro niente.  twt)
Recensite,  si credo che si dica così. 
E  sciao. 
-toto.





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