Ciao
a tutti! È da tanto che non ci si vede...vabbè!
Oggi
posto una piccola fiction su Heiji e Kazuha che mi auguro vi
piacerà.
Ci
vediamo a fine pagina!
“Vieni
con me. Adesso. Sei in pericolo.”
Le
parole di Heiji continuavano a risuonarle nella mente, non le davano
tregua, mentre sul motorino di lui sfrecciavano in fretta fuori
città.
“Spiegami
cosa è successo”, disse lei, preoccupata.
“Sta'
zitta, ora. Fai silenzio. Non ho tempo per risponderti. Potrebbero
ascoltarci...”, rispose Heiji, accelerando ancor di
più. Lei
afferrò ancora più forte la giacca del detective,
senza
accorgersi che lui, a quel gesto, era arrossito.
“Ma
chi? Heiji, devi dirmelo!”, esclamò Kazuha,
esasperata.
“Se
te lo dico, ti spaventerai”, mormorò il ragazzo.
“Non
m' importa! Voglio solo sapere la verità”,
tentò di
convincerlo lei, che davvero non ne poteva più.
“Sono
gli Uomini in Nero”, sbottò lui,
“vogliono te.”
“E
perché? Cosa ho fatto?”, domandò la
ragazza.
“Tu,
nulla. La vera causa di tutto questo sono io...”,
sussurrò
il detective.
“Heiji,
spiegati. Non riesco a seguirti.”, mormorò lei.
“Kazuha,
io non posso...non posso spiegarti. Se sapresti, sarebbe ancora
peggio. Saresti ancora più in pericolo.”
I
due rimasero in silenzio e non parlarono più.
“Dove
stiamo andando? Almeno questo devi dirmelo.”, gli fece notare
poi
Kazuha, interrompendo quel silenzio surreale.
“In
campagna c' è una casetta abbandonata. Non è
molto
grande, ma una volta al mese la vecchia proprietaria va a sistemarla.
Dovremmo trovarci bene.”, spiegò lui.
“Va
bene. Per quanto ci rimarremo?”, chiese ancora la castana,
cercando
di rimanere calma e razionale. Sentì che Heiji si irrigidiva.
“Non
lo so”, mormorò il detective di Osaka.
“Fin quando non
sarai più in pericolo.”
“E
se gli Uomini in Nero mi prendessero...cosa mi farebbero?”,
sussurrò lei.
“Non
oso immaginarlo”, rabbrividì il ragazzo,
“ma di sicuro non
ti piacerebbe.”
Di
nuovo calò fra di loro quel silenzio surreale.
“Heiji?”,
lo chiamò dopo qualche minuto Kazuha, piano.
“Cosa
c' è, ancora?”, chiese lui, imitando un tono
seccato, anche
se in realtà gli piaceva sentirla parlare, la sua voce gli
dava coraggio.
“Perché
hai voluto salvarmi? Voglio dire, non eri obbligato...”,
mormorò
timidamente la ragazza.
“Perché...”,
tentennò lui, “perché sei la mia
migliore amica.
Ma dovresti già saperlo.”
“Infatti”, sorrise lei, “ma
volevo sentirtelo dire.”
Il
detective arrossì, poi accelerò ancora di
più.
*****
“Ehi,
piccola, svegliati. Siamo arrivati.”
Kazuha
aprì gli occhi e si trovò davanti ad una casetta
molto
carina, un po' piccola ma accogliente. In un certo
senso...stranamente familiare. Poi si accorse che era in braccio ad
Heiji e arrossì. Ringraziò il buio per essere
sceso nel
cielo e non aver dunque fatto notare nulla al detective.
“È
davvero bella, Heiji”, mormorò la ragazza.
“Beh,
sì. Mi sono ricordato...di quando venivamo a
giocarci.”,
raccontò lui.
Improvvisamente
lei ricordò tutto. Quando erano piccoli, i loro genitori li
lasciavano sempre a giocare in campagna e la signora che abitava
lì
vicino dava sempre loro la chiave per entrare nella casa,
raccomandando loro solamente di stare attenti a non rompere niente.
Da
allora quella casetta era diventata il loro nascondiglio preferito,
il loro segreto.
Successivamente,
essendo diventati più grandi, i due non vi tornarono
più,
ma Heiji aveva ancora le chiavi della casa.
“Spero
vada bene...non torniamo qui da quando avevamo dieci anni”,
mormorò
il moro.
“Andrà
benissimo, se c' è ancora la signora che viene a fare le
pulizie una volta al mese.”, accertò lei.
“Sai,
l' ho incontrata due settimane fa, quando ancora non ne sapevo nulla
di ciò che stiamo vivendo adesso. Le ho detto che avevo
ancora
le chiavi di questa casa, ma lei mi ha detto che potevo tenerle e di
fare come se questa casa fosse mia...a patto che ci venga insieme a
te.”, raccontò il liceale.
“È
strano che si ricordi ancora di noi, no?”, domandò
la
castana, che intanto era scesa già da un po' di tempo dalle
braccia dell' amico, che annuì aprendo la porta.
I
due rimasero quasi a bocca aperta, felici e stupiti, presi dai
ricordi.
“Oh,
mio Dio, c' è ancora! Il nostro disegno sul
tavolo!”,
esclamò Kazuha.
“Ma
dai! Ci sono anche delle nostre fotografie!”, rise Heiji.
“Guarda!
Il nostro diario segreto! Ti ricordi? Ci scrivevamo tutti i nostri
sogni e le nostre promesse”, disse, dolcemente, la ragazza.
“Davvero?
Fai un po' vedere”, fece lui, allegro.
I
due si sedettero sul tappeto grande e morbido come facevano da
bambini, e improvvisamente si accorsero che servivano due cose per
aprire il diario: due cose che solo loro due possedevano.
...e
rieccoci. Beh, che dire...se il capitolo vi è piauciuto,
potete sempre recensire :D
Videl241097
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