Università
POV
EDWARD
Fischietto
felice mentre guido. Oggi
sono proprio emozionato. Mi hanno chiamato per sostenere una lezione
universitaria, cioè non come professore, ovviamente, ma come
esperto di
chirurgia. Eh si, sono un medico, un chirurgo con precisione. Pur
essendo molto
giovane, 29 anni, ed anche bellissimo, lo so, sono un chirurgo molto
ricercato
e molto bravo modestamente.
Ricordo
ancora il giorno in cui
misi piede ad Harvard come studente. Ero emozionatissimo. Sin da
bambino volevo
seguire le orme di mio padre e diventare un ottimo medico, ma non
credevo che
sarei diventato così bravo in così poco tempo. La
mia adorata moglie dice che
sono così ricercato perché amo il mio lavoro, lo
svolgo con devozione e
passione, ed ha ragione.
Ahhh
mia moglie, una figa
colossale, senza offesa, però è veramente la
donna più bella che sia mai stata
creata. No, non sono di parte, purtroppo, in molti, anzi troppi, la
pensano
come me. Fortunatamente lei ha avuto occhi solo per me, ed ha occhi
solo per
me, da quando aveva 15 anni, ora ne ha 27. Anche io ho avuto, ed ho,
occhi solo
per lei. È stata la mia prima ed unica ragazza. La prima
volta che la vidi
rimasi senza parole. era il suo primo giorno al liceo, si aggirava
spaurita tra
i corridoi, ed inciampando, finì tra lei braccia, che gran
fortuna. Certo ci ho
impiegato quasi sei mesi per farmi avanti, ma ero molto timido, non
avevo mai
avuto una ragazza. Inoltre quasi tutti gli studenti
dell’istituto le facevano
una corte spietata ed io credevo proprio di non aver alcuna speranza.
Diciamola
tutta, ero un po’ bruttarello da piccolo, poi però
sono migliorato, molto migliorato,
ma lei è rimasta e rimarrà l’unica
donna del mio cuore. Io invece non sono più
l’unico uomo del suo cuore, anzi credo di esser scalato in
classifica, però il
primo posto appartiene ai nostri angeli, o meglio terremoti, due
gemelli di
quasi sei anni che manipolano tutte le attenzioni della loro adorata
madre.
Robert e Thomas, la nostra gioia.
Ricordo
ancora il giorno in cui,
sotto la pioggia le aprii il mio cuore, mi aspettavo di tutto, uno
schiaffo, un
pugno, un rifiuto, invece mi ha sorriso e ha detto di amarmi dal primo
giorno.
io per la troppa emozione ero svenuto. Poi svenni nuovamente,
però in solitudine
a casa mia, il giorno in cui, un anno dopo, facemmo l’amore
per la prima volta.
Anche lì le emozioni avevano avuto la meglio. Ma gli
svenimenti non sono finiti
lì, accadde nuovamente quando accettò di
sposarmi, quando mi disse che aspettavamo
un bambino, che poi si sono rivelati due e quando nacquero. Eh si, mi
emoziono
facilmente. Infatti, la mia adorata mogliettina, credeva anche che
sarei svenuto
quando mi hanno chiamato per propormi questa lezione. Diciamo che adora
prendermi in giro.
Con
la mente ritorno a questa
notte, ripenso alla mia pantera, i suoi graffi sulla schiena bruciano
un po’,
ma li adoro tutti. Ebbene si, la mia dolce mogliettina, tutte le notti,
diventa
una pantera. Diciamo che la passione tra di noi non riesce a spegnersi,
per
fortuna.
Oh,
sono arrivato. Parcheggio e
mi avvio verso l’aula che mi ha visto studente fino a pochi
anni fa.
Felice
entro in aula. Mi guardo
intorno e noto che ci sono veramente tanti studenti. Le ragazze mi
guardano con
aria sognante, ma metto in mostra la fede e sospirano rassegnate. Non
riesco a
perdermi nei ricordi che il mio vecchio professore mi saluta.
“Dottor
Cullen, è un piacere
conoscerla, sono Jacob Black. La ringrazio per aver accettato
l’invito. Ed inoltre
le faccio i miei complimenti per la sua carriera, so che è
un ottimo medico.”
Jacob Black, il suo nome mi porta ad odiarlo automaticamente, e
c’è un valido
motivo. Serro la mascella e gli porgo la mano.
“La
ringrazio professor Black,
sono lieto di poter tenere questa lezione.” Lui non si
ricorda di me, lo so,
qualche anno fa era un assistente e adorava particolarmente mia moglie.
Stronzo.
Per fortuna, o per sfortuna, mia moglie ha dovuto lasciare
l’università a causa
della gravidanza. In quel periodo mi sentivo in colpa. Lei voleva
laurearsi e
per colpa mia doveva abbandonare tutto, ma le sue parole mi colpirono.
“Amore,
lascio l’università perché
nella mia pancia crescono i nostri figli, e non puoi immaginare la
felicità che
provo sapendo che tra qualche mese potrò accudirli tutti i
giorni. Non preoccuparti,
volendo potrei riprendere a studiare quando saranno un po’
più grandi.” Nei suoi
occhi e nelle sue parole lessi solo felicità, dolcezza e
amore.
“È
pronto?” Ti faccio il culo a
strisce oggi.
“Si.”
Dico scontroso. Annuisce e
si volta verso la classe, tutti hanno smesso di chiacchierare.
“Bene
ragazzi, come vi avevo
detto ieri, oggi ci sarà un vecchio, si fa per dire,
studente, Edward Cullen. È
un chirurgo molto famoso, ma non credete ha solo 29 anni. Oggi lui ci
parlerà
in modo più approfondito della chirurgia, in particolar modo
ci parlerà di ciò
che accade realmente nella sala operatoria, che è totalmente
diverso da ciò che
apprendete dai libri.” Era una battuta quella che ha fatto
all’inizio?
“Prego
Dottor Cullen, può…” Viene
interrotto dal rumore della porta che si apre. Diventa livido di
rabbia,
sicuramente il povero malcapitato passerà un brutto quarto
d’ora, ma appena
vede il nuovo arrivato la sua espressione diventa quella di un pesce
lesso. Ma chi
è arrivato? Sposto lo sguardo e resto incantato.
È bellissima, favolosa,
semplicemente divina.
Ma
non è troppo scoperta per
trovarsi in facoltà? Tutti gli studenti le rivolgono sospiri
e sguardi sognanti
e il professore non è da meno, serro la mascella e digrigno
i denti. La dea
sposta lo sguardo verso di me e mi sorride timidamente. Io invece le
rivolgo un
sorriso abbagliante e lei arrossisce. È bellissima con le
guance rosse.
“Mi
scusi professore, ho av…”
“Ma
non si preoccupi signorina,
capita tutti di
essere in ritardo. Lei è
sempre puntuale ed inoltre è la prima del mio corso, non ci
sono problemi.”
Dice l’ameba al mio fianco, poi notando lo sguardo
contrariato delle altre
studentesse e il mio furioso, si ricompone.
“Ma
spero non accada più,
altrimenti non sarò più così
clemente.” Ma a chi vuole darla a bere.
“Certo
e grazie.” La ragazza si
volta e ondeggiando sui suoi tacchi si avvia verso il primo posto in
prima
fila, l’unico libero. Quella gonna, gliela strapperei di
dosso. È
aderentissima, le si vedono tutte le forme.
Edward, calmati, non fare questi pensieri, potresti eccitarti e non
è proprio
il caso.
“Che
gran culo.” Spalanco gli
occhi e rivolgo a Black un’occhiata omicida.
“Non
mi guardare così, chiunque
farebbe pensieri poco casti su quella sorta di dea. Secondo me a letto
deve
essere…”
“Professore
se non le spiace
vorrei iniziare.” Che qualcuno mi fermi dallo spaccargli la
faccia.
“Si,
si certo.”
Inizio
la lezione, ma non sono
concentrato come vorrei. Tutti i ragazzi presenti in aula non fanno
altro che
fissare la dea. Lo stronzo non fa altro che fare sorrisini ammiccanti
ma lei
non lo degna di uno sguardo per fortuna, anzi lancia sguardi languidi
al
sottoscritto. Sto andando nel pallone. Lei intanto inizia ad
accarezzarsi
lascivamente il collo, oppure sono solo io che vede della malizia in
quei
gesti. Si mordicchia le labbra, no, non rovinare così quelle
splendide rose. Se
le umette. Si sposta i capelli. Sto per esplodere.
Per
fortuna il professore, dopo
quasi due ore, concede dieci minuti di pausa. Mi siedo distrutto sulla
sedia. Se
avessi operato mi sarei stancato di meno. Lei mi regala un sorriso
malizioso. Oddio,
non avevo immaginato la malizia, c’era veramente. Oh no, mi
sto eccitando, e
che cazzo. Pensa Edward, pensa a qualcosa di brutto. Ecco ci sono,
penso a
quando cambiavo i pannolini con la pupù dei miei figli. Si,
si va bene, mi sto
calmando.
“Andiamo
a prendere un caffè?” Ne
ho proprio bisogno e poi devo portare lo stronzo fuori di qui. Mentre
mi alzo
per prendere la giacca noto un gran movimento in prima fila. Strabuzzo
gli occhi
quando mi accorgo di cosa sta succedendo. Una marea di ragazzi sta
cercando di
convincere la dea ad uscire con loro, ma dico non hanno proprio un
po’ di
educazione? Ecco che la rabbia torna in me, inizio a tremare e fisso
tutti
quegli ormoni viventi con sguardi di puro odio. Loro non ne sono
minimamente
scalfiti, anzi continuano nel loro intento. Per fortuna la dea non li
degna di
uno sguardo, anzi continua a fissarmi languidamente.
“Lascia
perdere.” Black mi
risveglia dai miei istinti omicida.
“Cosa?”
“Lasciala
perdere, non ci
riuscirai mai.” Non capisco cosa vuole dire.
“Si
quella ragazza. Le ho chiesto
più volte di uscire con me, ma lei niente, non mi ha mai
degnato di uno sguardo.
Anzi mi ha sempre detto che la sua vita è completa e felice,
che scusa del
cavolo.” Lo guardo con ira.
“Non
potrebbe essere fidanzata?”
Si mette a ridere.
“Non
credo proprio, quale
fidanzato sano di mente non le starebbe appiccicato dalla mattina alla
sera
mandando via tutti quegli ammiratori?” Ha ragione non posso
negarlo. Respiro affannosamente
quando ricordo che lui le ha chiesto di uscire.
“Conta
che l’avevo conosciuta
quando ero un assistente, era fidanzata se non sbaglio, ma anche in
quel
periodo mi ha sempre e solo dato due di picche. Sono rimasto molto
colpito
quando me la sono ritrovata qui, piacevolmente colpito. Ma anche ora,
sono due
di picche.” Ehehe e lo saranno sempre.
“Ma
mi pare che abbia un anello
al dito.” Cerco di salvargli la dignità.
“Figurati,
secondo me lo tiene
solo per tenere lontani gli ammiratori, ma a quanto pare non
è servito.” Basta,
basta, basta, riprendiamo che sto per scoppiare.
“Ragazzi
tornate a sedere,
riprendiamo che poi ho un impegno con mia moglie e i miei
figli.” Sbuffando tutti
tornano a sedere, mentre alla dea si illuminano gli occhi.
“Bene,
ho qui i risultati dei
progetti che vi ho assegnato ad inizio anno. Ora li proiettiamo
così li vedrete
anche voi. Inutile dire chi sia stata la più brava e la
più accorta nelle
ricerche.” Compare l’immagine con i risultati e
come avevo sospettato, al primo
posto c’è il suo nome.
ISABELLA
CULLEN.
Tutti
fissano la dea e me
confusi, anche il professore. Io invece ho un ghigno sulla faccia. Bene
è l’ora
della mia vendetta.
“Oh
Dottor Cullen, la studentessa
migliore ha il suo stesso cognome. Siete parenti, magari fratelli per
caso?” Chiede
ingenuamente il professore. Ma è scemo?
“Si
siamo parenti professore.” Sospira
sollevato, ma ancora non ho sganciato la bomba.
“Ma
non siamo fratelli. Isabella Cullen
è mia moglie, nonché la madre dei miei
figli.” Dico con uno sguardo di fuoco
rivolto a lui, che è diventato più bianco di un
cadavere, e a tutti gli
studenti. Nessuno fiata.
“Perciò
smettete di provarci con
lei, è off limits. Questo vale anche per lei professore, non
si permetta più di
importunare mia moglie, ed ora ha scoperto perché le ha
sempre rifilato due di
picche, sta con me da 12 anni, ci siamo sposati 9 anni fa e abbiamo due
figli
di sei anni. Ha ripreso l’università per crescere
i bambini. Ricordo quando ai
tempi del college ci provavi con lei ed è solo grazie a lei
se in quegli anni e
in questi mesi, non sono venuto a cambiare tutti i tuoi connotati.
Fosse stato
per me, sarei venuto con il mio bisturi. Ed ora scusami ma io e mia
moglie
dobbiamo andar via.” Ancora non si muove, è fermo
come una statua. Non terrò
mai più una lezione, questo è poco ma sicuro.
Con
un sorriso trionfante vado
verso mia moglie, l’aiuto a raccogliere i libri e usciamo
insieme, con un mio
braccio che l’avvolge possessivamente, alla massa di studenti
che abbandona l’aula.
“Ahahah,
credevo che ti sarebbe
venuto un infarto.” Le pizzico un fianco.
“Non
sai cosa ho dovuto subire,
tutti i commenti e gli sguardi su di te, non li sopporto.”
“Dai
amore stai tranquillo, sai
che ci sei solo tu.” Mi dice dolcemente mentre mi accarezza
il viso. Le afferro
la mano e le bacio il dito dove c’è la fede.
“Si,
lo so. Lo so da dodici anni,
i migliori anni che abbia mai potuto vivere.”
“Sai
amore avevo pensato ad una
cosa.” La incito a parlare con lo sguardo.
“Voglio
lasciare l’università.”
La guardo confuso.
“Perché
mai? È sempre stato il
tuo sogno fare il medico.”
“Si
è vero, ma questo prima di
diventare mamma. Ora voglio fare la mamma a tempo pieno. Non abbiamo
problemi
economici, anzi di soldi ne abbiamo forse un po’ troppi.
Però i bimbi mi
mancano durante la giornata, saperli senza di me,
io…” Inizia ad agitarsi.
“Ssh
amore, se vuoi così per me
va benissimo, anzi più che bene, così nessuno ti
potrà importunare.”
“Amore,
c’è un’altra cosa.”
È raggiante.
“Dimmi.”
“Vieni
con me.” Mi afferra la
mano e mi trascina per i corridoi, fino ad arrivare a quello stesso
sgabuzzino
dove ci lasciavamo andare alla passione, quando frequentavamo insieme e
dove mi
ha confidato di essere incinta. Che bei ricordi.
Entriamo
come due ladri.
“Dimmi
amore, mi devo
preoccupare?” Lei nega con il capo, ohhh…vuoi
vedere che…sorrido raggiante
anche io.
“Hai
capito vero?” L’abbraccio
stretta al mio corpo e lei ricambia la stretta. Iniziamo a piangere
dalla
felicità.
“Si
amore, aspettiamo un bambino.
Sono troppo felice.”
“Anche
io, però ieri sono andata
dal ginecologo, quando sono passata a prenderti c’era Rose e
ho detto perché non
fare anche una visita? Volevo essere sicura prima di dirtelo.”
“È
tutto apposto?” Chiedo
apprensivo.
“Si…cioè…ohhh
è un’altra coppia di
gemelli.” Ma come diavolo è possibile? Ci escono
solo gemelli?
“Non
dici niente?”
“Spero
che siano femminucce
questa volta.”
“Ti
amo Bella.”
“Anche
io ti amo Ed. che ne dici?
In fondo è qui che abbiamo procreato i nostri primi bambini,
sarebbe carino…”
Non le do tempo di continuare che è già in
braccio a me e contro il muro.
Ahh
la passione.
Ciao
ragazze, buona
domenica, sono tornata. Allora questa OS è nata
così, senza un motivo preciso. Spero
che vi piaccia e che mi fate sapere cosa ne pensate. Volevo dirvi che a
breve
posterò una nuova storia, si intitola Scuola
e amore,
ovviamente sarà una long fic. A presto, un bacio Mary.
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