"Blair, io non
capisco!" )
La giovane aveva
appena chiuso l'ultima delle sue
valigie, mentre ripensava con un
sorriso sul volto a ciò che stava
facendo: La prima cosa giusta e sensata da qualche mesi a quella parte. subito dopo essere uscita
dallo Studio di Louis, due sere
prima, aveva chiamato suo padre e gli
aveva chiesto di venirla a prendere
all'Aeroporto di Manhattan. Era
lì che stava tornando: a casa sua. Là
dove era nata, cresciuta, e dove aveva tutto ciò che le era necessario: la sua Famiglia, la sua casa, i suoi Amici. Chuck. Sì,
era principalmente da lui che
stava tornando in fretta e furia.
Sospirò, mentre le parole di Louis
le arrivavano alle orecchie come una specie di ronzio. E si voltò
verso di lui.
"Louis. É
molto semplice. Io NON TI AMO."
Nel dire quelle parole,
sputandole fuori senza alcuna
sensibilità, Poté vedere chiaramente quanto
il
ragazzo era rimasto ferito da
quelle parole, ed ebbe un piccolo balzo
al cuore: in fondo, avevano condiviso molte cose in quei mesi, non poteva lasciarlo così con quelle parole tanto crudeli quanto spietate. Sorrise,
e prese le mani del ragazzo tra le sue.
"Blair"
"No. Ascoltami.
Io ti sono molto affezionata,
Louis. Sei una splendida persona, e un ragazzo favoloso! Molte ragazze aspirano ad avere il tuo cuore, questo
tu lo sai. E sono immensamente onorata
che tu abbia scelto me, ma... Semplicemente io non posso... starti accanto. Non posso, mi dispiace. Ci sono schiere di ragazze molto migliori di me, e più adatte
a te di quanto potrò mai esserlo io. Questi mesi sono stati a dir poco fantastici,
credimi! E sono stata benissimo, con te.
Ma"
"Non è a me che
appartiene il tuo cuore.", disse lui semplicemente.
Lei scosse la testa,
" Perdonami, Louis."
"E' per questo
che... non ti sei mai concessa a me.", sospirò, "Avrei dovuto capirlo, sin dall' inizio. Tu appartieni a Lui. Vi appartenete. A vicenda. vous étes
destinés. Lascia che ti aiuti con le valigie, ma chérie. Non ti accompagnerò che fino alla Hall."
Blair sorrise, e
annuì ringraziandolo con lo sguardo e,
mentre il giovane usciva con due delle sue valigie, si voltò ammirando per
l'ultima volta quella stanza in
cui aveva passato le notti degli ultimi mesi, in tutto il tempo del suo soggiorno a Parigi.
L'Albergo era di Louis,ma
quella stanza era sempre stata
soltanto sua. Louis ci aveva
dormito, alle volte, questo sì. Ma non era successo niente di più. Nemmeno
una volta.
Quando arrivò il
Taxi, Blair lo salutò con un caloroso abbraccio e un bacio a stampo pieno di Dolcezza, asciugando poi le sue lacrime. Stava piangendo. Perché lui
l'amava davvero, mentre lei era
stata solo capace di fingere, tutto quel
tempo. Fingere di poter amare qualcun'altro, di poter essere di un'altro, mentre l'unica verità era che
non poteva essere diversamente da
com'era: apparteneva a una sola,
unica persona. E quella persona non era
Louis.
Chuck. Lo voleva
vedere, voleva gettarsi tra le sue braccia e, perché no, anche implorare il suo perdono. Persino in ginocchio. Sarebbe stata pronta a prostrarsi ai suoi piedi: lei, Blair
Waldorf, si sarebbe messa alla
completa mercé di Chuck Bass. Dell'uomo
che amava, che non aveva mai smesso un solo singolo attimo di amare, di volere al suo fianco, di desiderare ardentemente. Niente
aveva senso per lei senza di lui.
Chuck era la sua
Vita. Chuck era la sua Anima. Il suo Cuore. Questo gli avrebbe detto, tra le tante
altre cose, che implicavano innanzitutto
le sue più sincere e umilissime
scuse.
Era strano come solo
pochi mesi fa, era in volo verso
Parigi cercando di non pensare a quel ragazzo tanto insolente quanto premuroso, e adesso si trovava sul Volo di ritorno, e non voleva che uscisse più dalla sua mente: lo voleva lì,
sempre lì con lei, nel suo più minuscolo ed insignificante Pensiero, nei suoi gesti, nel suo comportamento, in tutto ciò
che era e faceva, voleva lui e solo
lui. Chuck. Chuck. E ancora
Chuck. E se la gente avesse pensato che a 21 anni non si può davvero desiderare una sola persona, beh
lei avrebbe smentito tutti. Non le
importava di fare carriera, di diventare qualcuno, senza il
suo Chuck.
"Tesoro!"
"Papà!!",
la giovane corse verso suo padre e lo strinse "Ciao papà!
Mi sei mancato tantissimo!!"
"Anche tu,
piccola mia."
Blair fece
portare i suoi bagagli al taxi da un fattorino, mentre a braccetto del suo papà si avviava con lui
verso l'esterno, raccontandogli
gli ultimi sviluppi, i suoi Pensieri
e i suoi Sentimenti rinnovati, anzi
mai finiti, per Chuck. E lui
sorrideva, e annuiva: perché
la conosceva, e sapeva
PERFETTAMENTE che é da quel ragazzo tanto arrogante quanto generoso che sarebbe tornata. Lo aveva capito dal
primo istante in cui li aveva visti assieme, bambini,. Che erano
destinati.
"All'Empire", disse l'uomo all'autista.
E mentre il TAXI percorreva le rumorose e caotiche strade di Manhattan, il cuore di Blair si librava in aria leggerissimo, palpitante, al pensiero che di lì a poco avrebbe rivisto il suo Amore. L'unico Amore della sua Vita. E
il padre la guardava sorridendo
felice. Sua figlia aveva trovato il suo posto, e non poteva esserne più commosso e orgoglioso: aveva lottato
coi denti e con le unghie per arrivare fin lì, e sapeva che ce
l'avrebbe fatta.
Di nuovo.
Non appena l'autista si fermò davanti all'Hotel di proprietà
di Chuck, la ragazza ridendo
felice scese di tutta fretta,
stavolta indossando un paio di ballerine che le permettessero di correre molto più
velocemente. Sapeva che lo avrebbe trovato da solo nella sua stanza: sull'Aereo aveva scoperto facilmente i suoi impegni, e sapeva che Rhaina non sarebbe tornata dal suo convegno prima di quella sera e che non sarebbe stato, quindi ,molto difficile trovare Chuck senza di lei.
Chuck era difatti
dentro la sua stanza, da solo,
davanti al computer dove stava avendo una intensa conversazione
d'affari assieme a un paio di
impresari stranieri, e parlava con loro fitto fitto, stabilendo i termini di un
contratto tra loro, lui, e il padre
di Rhaina, il Signor Thorpe:
in quegli ultimi giorni, le
distanze con Rhaina non si erano
affatto accorciate, anzi sembravano
nettamente aumentate. E tutto questo
perché lui non riusciva a
smettere di pensare a Blair.
Sentiva che c'era qualcosa che non andava, in quei giorni, come una sensazione stranissima e buffa alla bocca dello stomaco, come se da un momento all'altro lei potesse comparire nella sua
stanza, aprendo la porta e
dicendogli "sono
tornata", parole seguite da innumerevoli scuse che, con
tutta probabilità, lui avrebbe accettato.
Stava giusto mettendo
i punti su quel contratto, quando la porta
della sua stanza si aprì DAVVERO:
inizialmente non vide nessuno, non sentì nessuno. Poi udì dei passi leggeri, con andamento elegante ma dolce,
e la prima cosa che vide, furono un paio di ballerine
della più costosa Marca
Francese, gialle girasole, e un paio
di gambe stupende, lineari e
perfette, che non poteva non riconoscere. Tante volte le aveva viste, le aveva
carezzate con dolcezza e passionalità...
E per poco non cadde
dalla sedia quando la vide entrare, mentre
il suo cuore faceva un enorme
salto fuori dal petto. Era lei.
Era lì. Nella sua stanza. Avanzò
di altri due passi, e poi si
fermò proprio di fronte a lui,
che lentamente si alzò.
"Chuck."
"Blair..."
Quando l' uno
pronunciò il nome dell'altro,
entrambi avvertirono la scossa che attraversò il loro corpo, che fece tremare loro le gambe e il cuore, portando i loro piedi a camminare
e avanzare l'uno verso l'altro
,come due calamite dai poli opposti che inevitabilmente si attraggono.
"Ciao...", sussurrò lei
Chuck sentì il
proprio cuore battere. Battere DAVVERO. Per la
prima volta dopo tanti mesi,
il suo cuore aveva ripreso finalmente a battere! Per tanto tempo aveva aspettato quel momento, e adesso che lei era
lì davanti a lui, c'era una sola cosa che gli veniva in mente: avanzò
ancora di più verso di lei, in
due passi fu a mezzo millimetro da lei, e
la strinse fra le sue braccia
scoppiando a piangere come un bambino .
Blair, che aveva formulato lo stesso suo identico pensiero, lo strinse immediatamente, piangendo anche lei con lui, come se fosse
tornata bimba. E la sensazione
che provò quando sentì le sue braccia stringerla di nuovo, non fu neanche lontanamente paragonabile a quella
che aveva immaginato durante il
viaggio di ritorno: era la sua Isola. LUI era
il suo posto, dove si sentiva protetta, al sicuro, che nessuno e
nulla poteva scalfirla o farle del male.
" Perdonami, Chuck.
Io"
"Sht. Restiamo
in silenzio ancora un po'.",la interruppe lui.
I due restarono così
in silenzio per un quarto d'ora buono, Chuck
la cullava tra le braccia con immensa dolcezza, baciandole
teneramente quei morbidissimi boccoli
corvini, e lei sorrideva e
piangeva insieme, felicissima.
Fu Chuck a spezzare il silenzio:
" Cosa fai qui?"
"Ho lasciato
Louis.", rispose lei guardandolo,
"Chuck. Non ho fatto che pensare a te, tutto quanto il
tempo che ho passato assieme a Louis. Ti ritrovavo
in ogni mio gesto, nel mio cuore, sempre
e dovunque. Mi manchi..."
Chuck la guardò e prese un respiro profond per poi staccarsi da lei e mettere le mani nelle tasche dei
pantaloni eleganti che aveva indosso, e la guardò
assumendo un'espressione dura e
una posa delle sue, stracolma di presunzione.
" Mi dispiace,
Blair. Ma io adesso sto
insieme a Rhaina. E sono feli "
"Bugiardo!", urlò
lei, " Lo so PERFETTAMENTE che non potresti mai essere felice con lei.
L'ho visto nelle foto in Rete,
Chuck: avevi lo sguardo triste,te l'ho letto negli occhi,e posso
farlo anche ora.", disse avvicinandosi, "Tu senti la mia mancanza,
Chuck. Ammettilo. Magari non mi hai perdonata per averti lasciato,né d'altronde io ho perdonato me stessa per essermene andata e aver gettato via tutto quanto così stupidamente... Ma ti
manco!"
Fu lì che la proverbiale sicurezza di Chuck Bass vacillò: dopo mesi, Blair Waldorf riusciva ancora con così tanta facilità
a scalfire la sua corazza, costruita
con tanta fatica e tanto
duramente. E a vederlo nel profondo.
Dove nessuno era mai
riuscito anche solo ad avvicinarsi,
figurarsi a raggiungerlo!
Nessuno. Nessuna.
Tranne LEI .
"Chuck, sono"
Sia Blair che
Chuck si voltarono verso la porta della stanza dove, adesso, c'era Rhaina che guardava la scena perplessa. E si avvicinò.
" Sei tornata
prima.", disse Chuck.
"Già... Che ci fa qui?", chiese accennando all'altra, "Non
dovresti essere a Parigi dal tuo
amato Louis? Dal tuo Principe Azzurro ?"
Lei scosse la testa.
"Non é il mio
Principe. E io non sono sua.",
guardò Chuck, " Io appartengo a te, Chuck Bass.
Non sono mai stata di nessun'altro, mai. Sono stata una sciocca, una... Vera idiota,
ma... Io ti amo, Chuck. Tu e io siamo destina"
" Forse.",
la interruppe lui, "O forse
no."
Quando vide il suo sguardo,
così freddo, così duro, il cuore di Blair si spezzò in maniera definitiva,
fino al più piccolo pezzettino... fino a che non rimase
che polvere. Si sentì come svuotata, senza significato, la stanza iniziò persino a rimpicciolirsi, le pareti
si stringevano addosso a lei come
in uno di quei film dell'Enigmista; lo guardò ancora, per poi abbassare lo sguardo mentre calde lacrime sostituivano quelle appena versate. La gioia che fu sostituita dal Dolore .
Quando vide le piccole e preziose gocce sul tappeto,
capì che stava piangendo, e capì anche cosa aveva appena fatto: il suo cuore iniziò a stringersi
sempre più, mentre il suo sguardo
si addolciva, ma lei non poteva vederlo. Avanzò di due passi
verso di lei, ma come lei vide i
suoi piedi avvicinarsi, si allontanò. Indietreggiò senza alzare lo sguardo. Guardò Rhaina,
che nel vederla così fragile e
con lo sguardo vuoto, vacillò.
"B..Blair, stai"
Blair fu tentata di fuggire, di andarsene... e seguì
quella tentazione: non le importava che cosa mai potessero pensare di lei, non
le importava più di niente.
Adesso che Chuck non la voleva più che, forse non la amava più, voleva
solamente correre lontano , andarsene
da tutti da tutto, senza nessuno
dietro. E corse via, fuori da quella stanza.
"BLAIR!"
Chuck non ci pensò
due volte: le sue gambe si mossero da sole. Cominciarono a correre dietro
di lei,seguendo i passi di
Blair come se essi lasciassero una scia da seguire.
"Blair, tesoro.
Che"
Blair aprì la
portiera del TAXI e salì, mentre suo padre abbassava il Giornale e
la guardava preoccupato.
"Parta.",
disse lei all'autista
"Blair, cosa"
"LE HO DETTO DI
PARTIRE!! METTA IL PIEDE SOPRA QUEL CA*** DI ACCELERATORE, E
PARTA!! "
L'autista, troppo
spaventato dal suo tono e
dalla possibilità di perdere il Lavoro per un reclamo, spinse il piede
sull'acceleratore senza pensarci
due volte, uscendo dal Parcheggio proprio
mentre Chuck usciva dall'Albergo
urlando il nome di Blair, che
piangendo non voleva nemmeno sentirlo.
"BLAIR! BLAIR TI PREGO! FERMATI!"
"VADA! VADA!!", urlò lei dall' interno all'autista.
E il TAXI partì, mentre
Blair in lacrime raccontava
tutto quanto a suo padre, che la consolava abbracciandola con tanto amore paterno, e le sussurrava con tanto affetto che
tutto sarebbe andato bene,e che
tutto si sarebbe aggiustato,
mentre Blair scuoteva la testa e
non faceva che sussurrare il suo
nome "chuck", per
poi scoppiare a piangere di nuovo
ancora più disperatamente, mentre
le grida di Chuck la seguivano.
Così come Chuck
seguiva il taxi, corrergli dietro
con tutto il fiato che aveva nei polmoni, gridando
il suo nome piangendo. Correva
quasi fosse una questione di
Vita. E lo era. Perché era la sua Vita quella che stava andando via in quel
Taxi. Tutto ciò di cui aveva bisogno, che voleva,
che desiderava da sempre, se ne
stava andando in quello stramaledetto taxi. Il fiato
gli mancò, e dovette
fermarsi nonostante avesse solamente 21 anni. Si piegò sulle ginocchia, guardando il taxi andare
via.
Accadde quando stava per tornare indietro a
prendere la sua auto: il
Semaforo poco più avanti scattò sull'arancione,
e come scattò l'arancione l'autista del TAXI accelerò,probabilmente per
non prendere il rosso. Talmente concentrato a guidare,che non la vide. Furono
gli occhi di Chuck a sgranarsi quando vide
quell'auto, una Berlina gialla che correva a tutta velocità... puntando
dritta al TAXI. Non aveva intenzione di rispettare
l'incrocio...
Tutto quello che ne
seguì fu un susseguirsi di immagini: Chuck cominciò a correre verso il TAXI,mentre
all'interno del TAXI stesso tre persone
avevano reazioni diverse: l'autista, nel
vedere quella Berlina gialla avvicinarsi
sempre di più, accelerò ancora, anche se già aveva accelerato al massimo. Provò a mettere la quarta, la quinta
,tutte le marce che poté, mentre nei sedili posteriori il Signor Waldorf sgranò
gli occhi, col cuore che batteva più di
quanto umanamente possibile. Il signor Waldorf guardò quell'auto e poi sua figlia, e non ci
mise che due istanti per pendere la
decisione...di proteggere la Vita di sua figlia. Così le si mise davanti, dandole le spalle.
"Papà? Che
stai"
Fu in quel momento
che Blair vide quel puntino giallo in lontananza,divenire sempre più vicino,fino
a che riuscì a distinguere una Berlina. Una Berlina gialla che correva verso di
lei, verso suo padre, che stava per colpirli in pieno, e
la prima cosa che le venne in mente fu di girarsi indietro. Attraverso lo sportellino posteriore guardò indietro
verso di Lui. La sua mano si posò sopra
al vetro e le sue labbra sussurrarono
il suo nome, mentre le lacrime le bagnavano il viso.
Poi uno stridio di
ruote le fece voltare nuovamente lo
sguardo, i suoi occhi tornarono su quell'auto che oramai era vicina.
Troppo vicina.
Quello che seguì fu....
Il BUIO.
Mi
state detestando, vero? ^^"
scusatemiii!!!! Ma Chuck è
stato veramente TROPPO DURO.
TROPPO STRON**!!!!! DOVEVO dargli una
Lezione!!!! -,-''
Tranquilli ragazzi, non
pensate che le cose andranno male!!!
Blair
e Chuck.... superano tutto quanto
,no? Sono BLAIR&CHUCK!! ^^
<3