Più
del suono della pioggia ~
prompt: #027, silver
La notte in cui l’armata di Glinda
giunse ai cancelli della Città di Smeraldo, che è quel momento delle
cronache del Regno di Oz che segnò l’inizio
della guerra tra il Paese del Sud e l’Esercito della Rivolta di Jinjur, accadde una cosa che nessun padre, quando si siede
davanti al caminetto a raccontare ai bambini questa storia, menziona mai. Forse
le mamme lo farebbero – le mamme di Oz hanno
una grande simpatia per quel Re gentile che è il Boscaiolo di Latta; ma
capirete bene che i papà della Città di Smeraldo sono così
orgogliosi della dignità riacquistata dopo la disfatta della rivoluzione
femminile, che per niente al mondo rinuncerebbero a riempire gli occhi e le
orecchie dei pargoli di lucide decantazioni all’arte della guerra. I romanzetti
non aiutano gli uomini a crescere; così vi dicono.
Ciò non toglie che quella notte il
più nichelato degli eroi del Paese di Oz visse
una diversa avventura tutta sua, e che questa lo attendeva sotto la pioggia.
Era trascorso molto
tempo dall’ultima volta che il Boscaiolo di Latta si era arrugginito.
Proprio
come allora, si era attardato all’aperto senza prestare attenzione alle
coltri di nuvole scure: e tuttavia questa volta non era uscito a far legna, ma
solo ad immergersi nelle romantiche percezioni del suo cuore – cosa che sovente
riempiva le sue notti prive di sonno. Il Boscaiolo amava enormemente, quando i
suoi compagni di carne e d’ossa dormivano, stare un po’ in disparte
e riflettere sulla grandezza e sulla magnificenza del cuore che il Meraviglioso
Mago gli aveva donato; talvolta ammirava le stelle, beandosi dell’armoniosa
bellezza del creato tutto, o – in notti come questa – sedeva
semplicemente ad assaporare di nuovo la gioia di poter provare un sentimento
come l’amore.
L’amore.
Di tutte le cose di cui era stato privato quando lo stagnino, per salvargli la
vita, lo aveva ridotto in questa fredda e metallica forma, l’amore era l’unica
di cui avesse mai davvero sentito la mancanza. Talvolta ancora si domandava
dove fosse la sua bella Mastichina, la fanciulla per
la quale aveva perso il suo primo cuore mortale, molto tempo prima del generoso
dono del Mago. Era difficile trovare una risposta; ma c’era un che di
sublime nell’eterno domandarsi invano – e adesso c’erano dei
battiti nuovi a fargli compagnia in quelle notti solitarie.
Aveva
dunque lasciato la tenda dei suoi amici, dove il piccolo Tip dormiva
raggomitolato sul fianco dello Spaventapasseri, e lo Scarabeo ronfava acciambellato
sul Cavalletto, e si era fatto strada nell’accampamento della Buona
Strega del Sud fino a una rada radura poco distante. Là si era perso in
riflessioni, così profondamente da non avvedersi del mutare del tempo. E
quando era arrivata la pioggia, non aveva avuto modo di fare nulla, prima che
la ruggine iniziasse a risalirgli il corpo.
Il Boscaiolo
era vagamente arrabbiato con se stesso; se fosse stato lì, il suo saggio
amico Spaventapasseri gli avrebbe certo dato una bella rimbrottata per essere
stato così avventato. Immaginò che i suoi compagni sentissero
già, sotto la tenda, lo scroscio della pioggia, e che presto sarebbe
venuto qualcuno a recuperarlo: ma la notte era fonda e nessuno si avvicinava
dalle file di tende disposte dinanzi alla Città di Smeraldo.
L’ultima
volta c’era stata la piccola Dorothy, che un bel giorno era arrivata sulla
strada di mattoni gialli al braccio dello Spaventapasseri e senza indugi aveva
recuperato l’oliatore dalla capanna nel bosco. Ma ora non c’erano
né Dorothy, né Spaventapasseri, né oliatori, né
capanne. Il Boscaiolo di Latta temette molto per la propria sorte, malgrado
sapesse che Glinda non sarebbe mai entrata nella
Città senza aver prima stretto accanto a sé tutti i suoi amici.
E accadde
allora quella che gli parve una vera e propria magia; poiché non appena
la pensò, ecco che Glinda la Buona avanzava
verso di lui, con un sorriso dolce seminascosto dai riccioli rossi bagnati. Non
avrebbe saputo dire da dove fosse comparsa. L’accampamento era lontano e
il sentiero che ne veniva era rimasto deserto fino a un istante prima.
La
Strega gli si accostò con grazia, muovendosi leggera nel suo abito di
velo rosa e bianco. Il Boscaiolo avrebbe voluto salutarla con il riguardo che
le era dovuto, ma già le sue mani e le sue labbra erano totalmente sigillate
dalla pioggia torrenziale; allora, mortificato, implorò con gli occhi Glinda di perdonargli quella mancanza.
La donna
dovette certamente capire, perché rise la sua risata argentina e si avvicinò
ancora, fino ad accucciarsi sulle ginocchia proprio davanti al ceppo su cui il
Boscaiolo di Latta era rimasto seduto, l’ampio vestito sparso intorno a
sé come una nuvola.
«Nessuna
magia buona è in grado di sovvertire i fenomeni naturali» gli
disse, la voce più fresca del suono della pioggia; «ma posso
tentare comunque di aiutarti, mio caro Nick.»
Il
Boscaiolo considerò quanto fosse insolito sentir pronunciare il proprio
nome dalle labbra di una sì nobile signora, e subito dopo si accorse che
una cappa magica, sospesa all’altezza dei rami più bassi degli
alberi, li riparava ora entrambi dalla pioggia, irradiando sulla pelle di Glinda una luce soffusa di un caldo color dorato. La Strega
era tanto vicina da permettergli di distinguere con chiarezza le ciglia che le
contornavano gli occhi.
Poi,
nelle mani delicate di Glinda apparvero un oliatore d’argento
e un panno morbido, e la buona Strega si sollevò sulle ginocchia per
ungergli con cura le giunture immobili del viso. Era ancor più vicina,
adesso, e il Boscaiolo di Latta ricordò distintamente il turbamento che
si prova quando si arrossisce.
Non appena
le sue labbra furono di nuovo in grado di muoversi, il Boscaiolo trovò doveroso scusarsi per l’incresciosa
situazione.
«Mi
addolora molto, signora, che siate qui in ginocchio ai miei piedi a salvarmi
dalla mia sciocca avventatezza. Tutto ciò mal si confà al vostro
rango e alla vostra grazia.»
Glinda rise di nuovo, allegramente, mostrando il bagliore
dei denti candidi. «Sei un adulatore, Nick Chopper, e la tua futura
moglie è una donna fortunata.»
Il
Boscaiolo cercò di sorridere, molto imbarazzato da queste parole. «Può
darsi... Ma la donna che intendevo sposare è ora molto lontana, neppure
io so dove, e persino nei miei ricordi i suoi lineamenti si fanno sempre
più confusi.»
La sofferenza
che da sempre accompagnava questo pensiero – e che mai, mai prima d’ora,
si era risolto ad esprimere con parole – si riversò tutta nella
sua voce, che per una volta non stridette di qualcosa d’inerente alla
latta di cui era fatto. Glinda continuò ad
ungerlo in silenzio per un po’, passando dal suo viso al suo collo alle
sue spalle; e solo dopo aver bene oliato anche le sue membra rigide
sollevò il panno per asciugare le lacrime che improvvise gli erano
comparse negli occhi.
Poteva vedere tante cose, la buona Glinda.
«Non
devi essere triste, Boscaiolo di Latta. Finché si ama non si deve mai
perdere la speranza. E tu sai amare di un amore immenso, lo sai.» Gli
posò entrambe le mani sui lati del viso freddo, quasi sfiorandogli il
naso con il suo. «La ritroverai. Te lo prometto.»
Vi fu
un istante, mentre il Boscaiolo si perdeva nell’immensa e mite dolcezza
di quello sguardo, in cui gli parve che nessuna
donna avrebbe mai saputo comprendere il suo cuore quanto Glinda la Buona. E forse fu solo un istante, solo un
riflesso di pensiero nitido come l’argento; chiuse gli occhi e non seppe
mai, in seguito, con esattezza se avesse soltanto immaginato il tocco lieve
delle labbra di Glinda sulle sue.
Quando
la Strega si alzò, tendendogli la mano, l’uomo che un tempo era
stato Nick Chopper fu grato a quella pioggia che nel silenzio di una placida
notte era riuscita a farlo sentire un po’ meno solo, e un po’
più al riparo, sotto la mano gentile di una maga dai capelli rossi.
Insieme
s’incamminarono sotto il bagliore dorato della magia.
È, questa, una piccola parentesi di
pura realtà; perché vedete, anche gli eroi più bizzarri,
in fondo, sono umani. E se vostro padre ieri sera davanti al caminetto ha
saltato questa parte della storia, be’, molto
probabilmente è solo perché il suo cuore è un po’
diverso da quello del Boscaiolo di Latta; ma voi non fategliene una colpa. L’amore
fa sempre un po’ paura, ragazzi miei, e ve ne accorgerete prima di quanto
pensiate.
Nota: Oh, cielo! E questo pairing da dove diavolo
viene fuori? xD
Il che non è solo quello che vi state chiedendo voi, ma ciò
che io stessa mi sono detta quando ho avuto l’idea. Onestamente non
saprei spiegare... Non c’è nulla o quasi nei libri di Oz – perlomeno nei due che ho finora letto –
che sottintenda un qualche legame romantico tra il Boscaiolo di Latta e Glinda la Buona; so anzi che il Boscaiolo [SPOILER!]
ritroverà prima o poi la Mastichina di cui era
innamorato quando era ancora un uomo [/SPOILER!]. Però, ora che ci
penso, c’è un passaggio del primo romanzo in cui Glinda dice al Boscaiolo di trovarlo “più brillante”
dello Spaventapasseri, e di preferirlo a lui per questo. Oh, be’. Prendiamo quello che viene xD
Il momento che ho scelto di trattare è collocato, invece, nel
secondo volume, prima dell’incontro dell’Esercito di Glinda con quello di Jinjur. E ho
volutamente cambiato un po’ stile, perché per una volta mi andava
di scrivere come se fosse lo stesso Baum a raccontare.
Naturalmente sto facendo rivoltare un genio nella tomba, e me ne pento vergognosamente.
;_;