Addio
Una
ragazza era seduta in prossimità di un laghetto. I raggi
tiepidi
della luna la illuminavano. Sulla superficie dell’acqua si
risplendeva il suo
riflesso. Una ragazza dagli occhi nocciola e i lunghi capelli corvini,
era
avvolta nel suo comodo kimono con motivi floreali.
Le gambe penzolavano nell’acqua mentre lei
era assorta nei suoi pensieri. Era triste. Lo si vedeva dal suo
sguardo.
Fissava la luna con una nostalgia ormai familiare. Fin troppe volte
aveva
sofferto in silenzio e lui ogni volta andava da lei, fingendosi
sì dispiaciuto.
Così finivano per fare pace e lei ritornava sempre da lui.
Scosse la testa. Era
una sciocca. Chiuse gli occhi.
Era
una stupida.
Lui
non l’avrebbe mai amata.
Lui
la vedeva solo come un oggetto per individuare i frammenti della
sfera. La stessa sfera che l’aveva trascinata in quel mondo.
La
stessa sfera che aveva permesso il loro primo incontro.
Calde
lacrime amare scivolavano lungo le sue guance. E così si
ritrovò
a piangere un’altra volta, una delle tante che ancora avrebbe
dovuto fare.
Ma
era giunto il momento di finirla. Il suo cuore perse un battito. Un
atroce dolore che colpì il cuore all’idea di
tradire i suoi compagni. Ma doveva
farlo, doveva se voleva liberarsi del suo ricordo.
Riaprì
gli occhi. Ormai era determinata a portare avanti il suo
progetto.
Lentamente
si rialzò e guardò per l’ultima volta
la luna, quella luna
che non avrebbe più rivisto. Non in quell’epoca.
Ritornò con calma alla capanna
della vecchia Kaede. Il più silenziosamente possibile
sgusciò al suo interno.
Si spogliò e prese ad indossare la sua uniforme scolastica.
Accese una candela
e si sistemò in modo che la luce non potesse svegliare i
suoi compagni. Scrisse
una lettera. Una lettera d’addio. Non
c’è l’avrebbe mai fatta a dire addio ai
suoi compagni se fossero stati svegli. Avrebbe sentito la loro mancanza
ma non
la sua. Una volta che ebbe finito, sistemò la lettera sotto
il cuscino di
Sango. Era sicura che l’avrebbe trovata. Spense la candela e
raccolse il suo
zaino, ormai vuoto. Aveva deciso di lasciare la sua cassetta del pronto
soccorso nel caso si fossero fatti male. Uscì nuovamente
dalla capanna e corse
verso il pozzo.
In
prossimità di esso si fermò. Guardò il
fondo del pozzo.
“Addio
Sango. Addio Miroku. Addio Shippo” mormorò fra le
labbra.
Lui
non avrebbe sentito la sua mancanza. D’altronde si stava
consolando
fra le braccia della sua amata. Senza pensare ulteriormente, si
lanciò dentro
il pozzo.
Addio.
Il
giorno dopo, quando Sango e Miroku si svegliarono si allarmarono nel
vedere che Kagome fosse sparita. La cercarono per tutto il tempo. La
chiamarono
a gran voce. Ma non riuscivano a trovarla. Shippo continuava a
piangere, per il
bambino che era. Sango e Miroku trovarono la lettera e la lessero.
Inuyasha ritornò
poco dopo.
Vedendo i volti dei suoi compagni si allarmò.
“Dov’è
Kagome?” domandò, notando la sua assenza. Nessuno
gli rispose. Sentendo
quel nome, Shippo gli saltò addosso continuando a piangere e
sbattendo i
piccoli pugni sul torace del mezzo demone. Miroku decise di
intervenire. Lo
prese in braccio e lasciò la capanna. Sango era ancora
seduta al centro della
stanza. In una mano stringeva la lettera della sua amica. Inuyasha la
guardò,
ancora più confuso di prima.
“Come
Inuyasha, non lo sai? Se ne è andata” rispose con
tono freddo la
ragazza. Il mezzo demone restò pietrificato.
Com’era possibile?
“Nah,
non se ne sarebbe mai andata senza avvisarmi prima” rispose
il
ragazzo, convinto delle sue stesse parole. Sango lo guardò
con astio, lo
fulminò con lo sguardo. Si alzò di scatto,
spaventandolo.
“Questa
volta no, Inuyasha. Se ne è andata per colpa tua!”
esclamò. Gli
occhi le si riempirono di lacrime ma le trattenne. Da parte sua il
ragazzo non
si sarebbe mai aspettato una simile risposta.
Scosse
la testa, non voleva crederci. Uscì in tutta fretta dal
capanno
e corse in direzione del bosco. In poco tempo arrivò al
pozzo. Ci saltò dentro
ma questa volta era diverso. Non si sprigionò il solito
bagliore viola che gli
permetteva di raggiungere la sua epoca. No, questa volta non lo avrebbe
attraversato. E non lo avrebbe fatto mai più. E oer la prima
volta pianse.
Pianse per l’unica donna che lo aveva amato per quello che
era.
“ … il
peso che più mi aggrava
è quello di dirvi addio. Addio amici miei. Non riesco
più a sopportare di
vederlo, sapendo che per lui non sono nulla più che uno
strumento per i suoi
scopi. Vi porterò sempre con me. Addio.
Vostra
Kagome “
Ed
eccomi di nuovo qui con una one-shot questa volta. xD
Perdonatemi se in questa storia Kagome "odia" Inuyasha. Beh
più che altro è da compatirla... Insomma vedere
il ragazzo di cui sei innamorata tratarti come se tu fossi uno
strumento che gli serve momentaneamente e poi essere gettata non
è molto bello. Per questo ho deciso di scrivere una storia
in cui Kagome se ne va, lasciando anche i suoi amici con cui ha passato
tante avventure, sia belle che dolorose, solo perché restare
al fianco del mezzo demone è diventato più
difficile. Sorridere quando sei triste, non ribellarsi quando vieni
usata e assecondarlo solo perché lo ami e lui non ti calcola
nemmeno.
Spero che vi sia piaciuta la storia anche se parla della decisione di
abbandonare Inuaysha. Vi prego non uccidetemi. E questo, infine, non
implica che mi piaccia la coppia Inuyasha e Kikyo. Anzi la detesto! xD
Baci.
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