I gotta bulletproof heart
You gotta hollow point smile
Ci pensi
mai a quando eravamo bambini e correvamo per il cortile della Tana?
Ci piaceva
sporcarci col fango, odorare di erba e sudore.
Tua madre quando ti vedeva con i capelli incrostati di terra e appiccicati
al viso ti rivolgeva sempre una smorfia contrariata, ma a te non importava. Ti bastava sapere che io ero lì, accanto a te,
e che avrei ricevuto il tuo stesso trattamento. Ti bastava quello per sorridere
anche quando tua mamma ti trascinava a darti una pulita. Per sorridere a me. Solo a
me.
Io ti
osservavo salire le scale senza che il sorriso abbandonasse il tuo volto.
Sorridevo anche io, divertito.
E aspettavo,
aspettavo che venisse qualcuno a prendere me per pulirmi. Naturalmente non
aspettavo mia mamma, lei era morta, lo sapevo bene, come sapevo bene che c’era
sempre qualcuno disposto ad immergermi in una vasca piena di bolle e a
grattarmi via la sporcizia con la stessa metodicità e lo stesso amore che ci
avrebbe messo lei. Beh, forse un po’ meno metodicità, dato che di solito ci
pensava Molly, e più metodico di lei non esiste proprio nessuno.
Poi siamo
cresciuti, abbiamo smesso di giocare in giardino, di correre. Io sono andato ad
Hogwarts, e tu sei rimasta a casa. Io mi sono fatti
degli amici, ho scoperto nuove cose, imparato a vivere. Mi sono allontanato
dalle nostre giornate di sorrisi e spensieratezza, le ho cancellate dalla
mente. Chissà perché, forse perché avevo deciso che dovevo avere il diritto di
essere un po’ immaturo anche io, come tutti gli altri. Volevo essere normale anche io. Tu invece non sei mai
cambiata, hai sempre continuato a sorridere alla vita, a tutto ciò che ti si
trovava davanti. E’ facile, hai sempre detto. In fondo perché non dovresti
farlo? Sei così bella quando sorridi. Tutto attorno a te si illumina, i tuoi
occhi cominciano a brillare e chiunque attorno a te non può far altro che
sorridere. E io sento le farfalle nello stomaco, mi rendo conto che ho davanti
la cosa più bella che il mondo mi abbia mai regalato.
Non mi ero mai
reso conto di quanto amassi quel sorriso fino a quando non ti ho vista piangere.
Quel giorno in cui la neve scendeva fitta, imbiancando il mondo col suo pallore
magico. Più magico del castello in cui ci trovavamo. Era una giornata davvero
bella a dirla tutta, c’era un’atmosfera fantastica, e tutti erano allegri.
Tutti ridevano, persino io. Tutti, tranne te. E quando me ne sono accorto, mi
sono reso conto che non c’era nessun buon motivo per continuare a farlo se tu
non mi facevi compagnia. Così mi sono seduto vicino a te, ti ho abbracciata, ti
ho ascoltata, ti ho consolata. Poi ti ho presa per mano e siamo corsi per il
prato innevato, come se nulla fosse cambiato tra di noi, come se fossimo stati
ancora gli stessi bambini che amavano rotolarsi nell’erba. E abbiamo capito che
non smetteremo mai di esserlo, finché saremo insieme.
Abbiamo capito
che il mondo poteva anche crollarci addosso, ma noi avremmo continuato a
guardarci allo stesso modo, ad amarci allo stesso modo, a sorriderci allo
stesso modo. Per sempre.
Grazie a te,
in fondo, ho un cuore a prova di proiettile. Grazie al tuo sorriso, che mi
devasta l’anima.
Spazio autrice.
Non so cosa sia, e nemmeno come sia
venuto fuori. Non parliamo poi del perché. E’ solo…
questo. Un tributo a una delle mie coppie preferite di Harry Potter: Ted/Victoire. Naturalmente tutto quello che ho scritto è tutto
frutto del mio cervellino deforme, fatta eccezione che per alcune cose per le
quali ringrazio dio, ben più nota
come Joanne Kathleen Rowling. La citazione all’inizio è Bulletproof
Heart dei My Chemical Romance. I hope you like it
;D