Non sono un'appassionata di Fiori o di giardinaggio, ma la
mia ex coinquilina lo era a livelli assurdi e se arrivavi in veranda
sembrava di essere in una foresta pluviale ç___ç
Mi aveva regalato una di queste piantine prima di laurearsi dicendo che
non c'era pericolo di seccarla, dato che lo faceva da sola x°D
Siccome sto in un periodo d'ispirazione povero quanto il deserto del
Sahara ho deciso di partire da questa pianta e delineare una storia.
So that's all :)
Confido nella vostra immensa bontà ù_ù
Solo commenti niente pomodori spiaccicati sullo schermo, grazie!
x°D
Resurrection
Plant
Il suo ragazzo era sempre stato un tipo criptico, uno di quelli che
parla per metafore ed allusioni. Forse era per colpa del suo corso di
studi o per la sua innata indole di perdere il controllo ogni
qualvolta credeva di esporsi troppo. L'aveva capito
quando si era ritrovato un piccolo foglietto stropicciato e cancellato
più volte sul frigorifero, c'erano poche lettere tra le
cancellature, lettere che non riportavano esattamente le parole "Ti
amo", ma lo facevano capire in maniera velata. Quelle stesse parole
che, spesso, si era ritrovato a cantare di fronte al pubblico,
lanciando sguardi maliziosi e complici al ragazzo. Quelle parole che
aveva tutta l'intenzione di tatuarsi sul corpo, precisamente sul
braccio opposto ai tasti del pianoforte, quasi a rimarcare il fatto che
lui -ed il suo spirito- era forviato da due cose : la musica e Ryan.
Solo quello faceva di lui quello che era e lo manteneva in vita,
evitando la sua - inevitabile- caduta nel mondo degli automi.
Non ricordava neanche com'era prima di conoscere Ryan, o meglio, non
ricordava il primo anno dei Panic! L'anno della notorietà,
delle feste di Pete e della droga. Tanta droga, forse anche troppa.
L'anno dei testi dimenticati nel bel mezzo del concerto e dei vuoti di
memoria perenni. L'anno del loro incontro, per farla breve. Quello che
ricordava bene era l'aria spaesata e femminea di Ryan, il suo essere fragile, malleabile...
eppure con quel carisma e con quella forza interiore che non tutti
riuscivano a comprendere o ad accettare. Forse lui riusciva a farlo
solo perché si trovavano sulla stessa barca, odiati da chi
aveva ricevuto la loro prima parola, odiati da chi li aveva creati.
Oppure perché tutti e due amavano demolirsi, quasi fosse un
gioco perverso, quasi amassero realmente perdere pezzi di sé
in locali squallidi ed in bagni oscenamente sporchi.
Ma il concetto principale era che si amavano, nonostante fossero
diversi, nonostante l'uno amasse parlare per metafore e l'altro in
maniera spicciola e diretta.
La seconda volta che, Brendon, aveva capito che Ryan era un tipo
criptico era stato il loro secondo anniversario.
Brendon non aveva il pollice verde, anzi seccava tutto ciò
che passava tra le sue mani, riusciva ad uccidere persino una piantina
grassa, una di quelle che non devono
essere annaffiate per crescere. Non lo faceva apposta,
solo che si dimenticava spesso di averle in terrazzo e vuoi per il sole
o per il vento che le sbatteva a terra rompendo il vasetto di coccio
che le conteneva, quelle piantine facevano una brutta fine. Per questo
si era meravigliato quando aveva visto il suo regalo
elegantemente posizionato al centro del tavolo della cucina, sparso tra
petali di rose e bigliettini scritti con la stessa frase del "Ti amo".
Brendon aveva sorriso, prendendone uno dal tavolo e portandoselo al
cuore. Non era un tipo di smancerie o da carinerie, ma quella frase era
troppo carica d'emozioni per non ridurlo ad un ammasso di zucchero
ambulante.
La piantina che giaceva sul tavolo insieme ai petali di rose era verde,
simile ad una felce, era scialba e priva di fiori, eppure doveva
significare qualcosa, aveva nascosto trai suoi rami un qualche
messaggio.
« Ti piace?
» aveva commentato Ryan apparendo alle sue spalle.
« Non so cosa
sia, ma ispira... Non mi dirai quello che è, vero?
» aveva chiesto conoscendo la risposta, ma tentare non
costava nulla.
« No...
c'è un tempo preciso per tutto ed ora non è il
momento. » gli aveva sussurrato all'orecchio prima di
baciarlo.
Brendon non aveva fatto domande, non aveva chiesto come si chiamasse
quella pianta, non aveva chiesto neanche quando e come dovesse essere
innaffiata. Aveva deciso che l'avrebbe fatto Ryan, come del resto
succedeva con il resto delle piante che adornavano l'appartamento.
Erano passati mesi e quella pianta era diventata una palla marrone. Non
c'erano foglie, era come se si fosse seccata perennemente. Brendon era
sull'orlo delle lacrime mentre fissava quella palla secca e marrone,
era come se quella pianta fosse legata a doppia mandata con il loro
amore... e se quella si era seccata, il loro amore avrebbe fatto lo stesso?
«
Hey, cosa sono quegli occhi lucidi? » gli aveva chiesto
Spence entrando in cucina e fissando il suo cantante con gli occhiali
appannati ed il respiro mozzato.
« Ho ucciso
il nostro amore.. » aveva biascicato indicando la pianta - o
almeno quel pezzo marrone che ne rimaneva-
« Io e te non
siamo mai stati innamorati, Brenny! E poi non farei mai una cosa simile
a Ryan, dovresti saperlo... »
Brendon aveva alzato il dito medio, prendendo tra le mani la pianta e
scrutandola con fare critico. Doveva per forza esserci un
modo per farla rivivere, non poteva aver ucciso, nuovamente, un essere
vitale come quello. Ryan lo avrebbe ucciso di rimando, sicuramente.
«
Cos'è quella cosa? Cacca? » aveva chiesto schifato.
« Era la
pianta che mi ha regalato Ryan per l'anniversario... l'ho seccata! Sono
un cattivo ragazzo, Ryan mi ucciderà! Mi lascerà
senz'acqua come io ho fatto con questa pianta, il frutto del nostro
amore! Ho ucciso il frutto del nostro amore! Sono fottuto! »
« Non
è un bambino, Urie! è una pianta e.. prova ad
annaffiarla! Magari torna verde e splendente come prima, no? »
Brendon aveva preso un bicchiere, lo aveva riempito d'acqua e lo aveva
versato nel piccolo vaso di terracotta che lo conteneva. L'aveva
fissata speranzoso per qualche minuto, aspettando che succedesse
qualcosa, un lampo, un botto, un qualcosa che riportasse in vita quel
pezzo di sterpi marrone. Ma non era successo nulla. Così
aveva provato nuovamente a mettere dell'acqua nel terriccio. Ma anche
in quel momento non era successo nulla.
Aveva guardato Spencer che se la rideva, come se non comprendesse la
gravità di quella situazione. Poi, piano piano, il sorriso
sornione di Spencer si era tramutato in un'espressione meravigliata.
Brendon si era repentinamente voltato verso la pianta. Era tornata
nuovamente verde, come se fosse una pianta magica.
[..]
Non aveva raccontato nulla a Ryan - né della morte della
pianta né della sua apparente resurrezione- per qualche
giorno. Poi la sua incapacità di tenere un segreto con il
ragazzo aveva fatto sì che svuotasse il sacco proprio mentre
facevano l'amore. Brendon era così, la sua bocca poteva
contenere tutto,
ma non riusciva a contenere un segreto.
Ryan aveva cominciato a ridere, fissando gli occhi liquidi del moretto
e la sua espressione sorpresa.
« Hai creduto
di aver ucciso il nostro amore? Solo
perché hai fatto seccare una pianta? Dai, seriamente, come
ti è venuto in mente? » aveva
esclamato, continuando a ridere.
« Tu non
regali o non dici niente che non contenga un messaggio nascosto! Quella
pianta chiaramente aveva in sé qualche metafora! Ecco
perché l'ho collegata al nostro amore e... vederla ridotta
ad un mucchio di sterpi... mi ha fatto diventare triste! »
aveva commentato fingendosi imbronciato ed incrociando le braccia al
petto.
Ryan lo aveva stretto a sé, respirando a pieni polmoni il
profumo del suo shampoo, non era feticista, lo calmava. E, in quel
momento, aveva bisogno di molta calma. Stava per aprire totalmente il
suo cuore al ragazzino, stava per lasciare da parte tutte quelle
metafore, tutti quei codici e tutte quelle tiritere per dire, forse per
la prima volta, quello che realmente pensava.
« Vedi,
Brenny... Quella pianta viene chiamata "pianta della resurrezione"
» aveva commentato tenendo gli occhi incollati a quello del
più piccolo «
Lo sai perché? Perché è abituata a
rimanere per lunghi periodi in luoghi secchi e senz'acqua... ma basta
poco, forse una qualche goccia d'acqua e torna come prima, come se non
si fosse mai seccata.. »
Brendon sorrideva, ma era troppo impegnato a meravigliarsi
dell'apparente schiettezza del ragazzo per parlare o aggiungere
qualcosa. Sapeva dove Ryan voleva andare a parare, ma voleva sentirlo
da lui con la sua voce. Quella voce che amava da morire.
« E
potrà sembrarti banale, ma io credo che quello che
c'è tra di noi... sia simile alla rosa, capisci? Potranno
passare tanti mesi di siccità, magari uno di noi due se ne
andrà, oppure smetterà d'amare all'improvviso
come all'improvviso ha iniziato a farlo, ma... basterà un
piccolo contatto, un solo sguardo e tutto tornerà rigoglioso
come era all'inizio, scacciando via ogni singolo ricordo di
siccità. »
Brendon era il tipo che aveva sempre la parola pronta, niente riusciva
a zittirlo, ma quel discorso e quella voce mista a quello sguardo lo
avevano destabilizzato, inoltre il terrore di perderlo lo aveva
ammutolito definitivamente. Si era, istintivamente, aggrappato alle
spalle del più grande, stringendolo forte e biascicando
qualche frase sconnessa come "Tu non mi lascerai mai" o "Ti amo". Ryan
lo aveva stretto di rimando, sussurrandogli "When the moon fell in love with the
sun
All was golden in the sky. All was golden when the day met the night."
Il loro personale modo di dirsi ti amo.
Tutto si era fermato, quella notte, come in uno squallido film
romantico in bianco e nero. Tutto si era fermato e tutto si era
impresso, di prepotenza, nella mente di Brendon.
Non era passato poi così tanto tempo da quella sera, forse
un paio d'anni, forse un po di più.
Le loro strade, come nei loro peggiori incubi, si erano divise. Eppure
la rosa era ancora lì, chiusa nei suoi sterpi. Brendon non
l'aveva più innaffiata da quella sera, aveva deciso di
aspettare.
Di aspettare il ricongiungersi delle loro strade per annaffiarla, non
avrebbe retto alla vista di tutto quel colore, non avrebbe retto senza
Ryan a sorreggerlo. Continuava a cantare quella canzone sul palco,
voltandosi verso di Ian e cercando in lui quello sguardo complice, ma
non c'era nulla, solo un batuffolo di capelli ricci ed un
paio di sorrisi timidi. Così provava a voltarsi verso di
Spence che, sorridendo, cercava di infondergli quel coraggio necessario
e sufficiente a farlo arrivare all'ultima strofa senza piangere o
gettarsi a terra privo di forze. E come nei migliori film aspettava
sempre di trovarsi di fronte Ryan, magari nel bel mezzo del pubblico.
Ma nulla di quello era ancora successo e forse non sarebbe mai tornato
il periodo delle piogge ad annacquare quella piccola rosa di Gerico
trasformata in un mucchio di sterpi senza vita, ma Brendon ci credeva,
come aveva sempre creduto che il sole potesse innamorarsi, realmente,
della luna.
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