δ
IL PASSERO E LA MARGHERITA δ
Un passerotto becchettava
qua e là in cerca di cibo quando si sentì chiamare.
“Ehi! Pss! Ehi! Dico a
te!”
Zampettò nella direzione
della vocina e vide una margherita che agitava lo stelo
insistentemente per richiamare la sua attenzione.
“Ciao!”
Il passero cinguettò
piegando la testolina dubbioso.
“Non ti ho mai visto da
queste parti” continuò il fiore.
“Tu sei cip-cibo?”
domandò il passero che continuava a scrutare la margherita.
“Non per te almeno!
Appena conosciuto e già vuole mangiarmi!” disse stizzita.
“Scusa” replicò
mortificato il passero “Sono appena volato fuori dal cip-nido e
devo ancora scoprire molte cose. Cosa sei allora?”
“Io sono un fiore.
Precisamente una margherita. Mi chiamo Margherita!” e si inchinò a
mò di saluto.
“Che cip-fantasia!” la
canzonò l'uccellino.
“E sentiamo, tu come ti
chiami?”
“Io mi chiamo Kalakuja!”
rispose orgoglioso.
“Che razza di nome!”
rise il fiore.
“E' più facile da
fischiettare di Margherita” così dicendo le fece sentire le due
intonazioni.
“Sei molto bravo per
essere un novellino”
“Grazie, mi esercito
tutto il cip-giorno”
“Che altro fai di
solito?”
“Volo in cerca di cibo e
tra poco volerò e canterò per cercare una cip-compagna per formare
una cip-famiglia con lei”
“Dev'essere bellissimo
avere una famiglia!” disse il fiore sognante.
“Non molto quando i tuoi
cip-fratelli ti rubano i vermi di bocca!” replicò sbuffando
l'uccellino.
Margherita rise. “E
volare? Com'è volare?”
In quel momento si udì un
cinguettio più forte degli altri.
“E' la mia cip-mamma!
Devo andare ora.” disse Kalakuja.
“Prometti che tornerai
anche domani!” gli urlò la margherita.
Il passero fece segno di
sì con la testa.
I giorni successivi
Kalakuja fece spesso visita a Margherita e le raccontò del mondo che
vedeva dall'alto. Le raccontava del fiume e di come scintillava
quando il sole mandava i suoi raggi; le raccontava degli alberi
altissimi su cui i suoi amici avevano il nido; le raccontò di tutti
gli animali che incontrava; le raccontò degli uomini e di come
quelli che loro chiamavano “bambini” si divertivano a vederli
svolazzare e spesso tendevano le manine per dargli delle briciole di
pane.
Quei “bambini”
rivolgevano le attenzioni anche ai fiori, pensò Margherita, ma
solitamente lo facevano per strapparli dalla terra. Molte delle sue
amiche avevano fatto quella brutta fine. Ogni volta che ci pensava
diventava triste all'idea che potesse succedere anche a lei. Inoltre
non avrebbe più rivisto Kalakuja.
Un giorno Kalakuja le
annunciò di aver trovato una compagna e di aver costruito un nido
con lei.
“Allora non ci vedremo
più perché tu dovrai badare ai tuoi piccoli.” gli disse “Vorrei
che mi facessi un regalo prima di andartene.”
“Tutto quello che
cip-vuoi.” rispose l'uccellino.
“Fammi volare con te.”
dichiarò.
“Ma se ti stacco dal
terreno morirai!” affermò il passero.
“Non importa” replicò
Margherita “la mia vita volge già al termine. Ti prego, fammi
vedere il cielo da vicino!”
Kalakuja non poteva
rifiutare il desidero dell'amica. Dolcemente la prese con il becco
tirandola con tutte le radici e spiccò il volo. Margherita potè
vedere tutte le cose meravigliose di cui Kalakuja gli aveva parlato:
il fiume blu, il prato dov'era nata, le altissime piante, le case, le
strade, infine il nuovo nido del suo amico.
“Ti ringrazio. Hai
realizzato il mio sogno. Ora so cosa si prova ad essere un passero.
Sono stanca, penso che dormirò.” E la margherita chiuse i petali
per non aprirli mai più.
____________________________________________________________
Ω
Spazio Autrice Ω
Anche questo
racconto ha partecipato a un concorso e non ha vinto. Peccato!
Va beh, io ci ho
provato :) Lo posto qui :)
~
Patty ~
|