ff nagakura shinpachi kotsune
- Dove vai di bello?
Cavolo, fu il primo pensiero di Nagakura Shinpachi, che si vide
preclusa ogni
possibilità di uscire dal quartier generale della
Shinsengumi
senza esser visto. Come avrebbe fatto a spiegare a Kotsune, senza farsi
ammazzare, il motivo
per cui non era andato da lei?
"Purtroppo Hijikata-san mi ha beccato mentre stavo per scappare e
venire da te, perdonami!"
Si certo, come minimo l'avrebbe buttato
fuori dal locale e non gli avrebbe più fatto mettere piede
al Kameya, se non direttamente a Shimabara. Doveva inventarsi qualcosa,
sia per non far infuriare Kotsune, sia per convincere il
vice-comandante demoniaco che lui non stava uscendo di nascosto, no,
semplicemente stava facendo una passeggiata.
- Non vado da nessuna parte, sto facendo una passeggiata qui, per il
quartier generale; non riesco a dormire,
disse con il tono più spensierato possibile.
- Ma davvero? Allora mi permetto di farti notare che hai appena
oltrepassato il perimetro del tempio.
Lo sguardo dell' uomo, per quanto l'affermazione fosse ironica, non
ammetteva replica alcuna.
- Ah, non ci avevo fatto caso Hijikata-san,
- Non so perché, ma ho dubbi in proposito,
Il sangue del capitano della seconda
compagnia gelò e
gli sembrò che la sua temperatura stesse calando rapidamente
sotto lo
zero, accompagnata da una serie di brividi lungo la
schiena.
- Nagakura Shinpachi, seguimi.
Harada e Todo guardavano la scena esterrefatti. Hijikata era seduto
davanti al colpevole con uno sguardo che lasciava chiaramente
intendere: sappi che non la passerai liscia, farai seppuku e non sento
ragioni.
- Shinpatsan, come hai potuto farti beccare?
- Non rompere Heisuke! Ero quasi riuscito a defilarmi, ma Hijikata
sembra avere occhi e orecchie ovunque!
- Ma le altre volte è sempre andato tutto liscio!
- Sano, non ti ci mettere anche tu!
ringhiò innervosito.
- Se voi tre avete finito vorrei prendere la parola.
I diretti interessati si girarono verso di lui, con uno sguardo misto
tra la paura e la perplessità. Nel silenzio si
sentì
scappare una risatina, proveniente ovviamente da un divertito
Okita che guardava la scena con un sorrisetto impertinente. In
braccio a lui
Toshizo si crogiolava nelle coccole, miagolando soddisfatto.
- Soji, potresti far sparire quel gatto?
- E perché, Hijikata-san?
domandò il ragazzo con un finto broncio.
- Perché qui si parla di cose serie,
affermò seccato il vice-comandante.
- Infatti io sono serio, e anche Toshi-chan lo è,
rispose il ragazzo continuando a coccolare il piccolo gattino,
scatenando una risatina tra tutti i presenti in sala. L' unico che non
si divertiva era Hijikata e con lui, nonostante il sorrisetto di
scherno, il capitano della seconda compagnia, Nagakura
Shinpachi.
Un colpo di tosse richiamò
l'attenzione sul problema principale.
- Shinpachi, sai perfettamente che non puoi andartene in giro quando ti
pare e piace, che ci sono dei turni e degli ordini da seguire. A quanto
ho capito da quello che hanno detto Heisuke e Sano poco fa, non
è la prima volta che esci furtivamente.
Gli sguardi di tutti si puntarono su i due diretti interessati, in
particolare quello fulminante di Shinpachi.
- La pena sarebbe il seppuku, ma voglio sapere il motivo di
queste uscite. Come hai detto tu qualche giorno fa "se non mi
piace ti ammazzo qui, e subito". Spero si tratti di qualcosa
di
importante, o almeno onorevole, per rischiare così tanto.
Una risatina divertita e difficilmente trattenuta interruppe il
discorso
del vice-comandante, seguita subito da quella sguaiata di Soji. Il
capitano della seconda compagnia si portò entrambe le mani
sul
viso, ormai al culmine dell' esasperazione e dell' imbarazzo.
- Bè... il punto è che... a Shimabara...
Il solo sentire il nome Shimabara fece innervosire il vice-comandante,
che si affrettò a portare una mano alla katana, deciso a non
concedere al capitano nemmeno l'onore del seppuku.
- Su su Hijikata-san, non ti arrabbiare, la motivazione è
più che nobile, non è vero Shinpatsan?
- Soji...
- Oh, insomma... - urlò il ragazzo al colmo della
disperazione -
a Shimabara vive la mia ragazza, Kotsune, e questa sera volevo passare
a trovarla, dato che è incinta e il bambino è mio!
Concluse tutto d'un fiato, chiudendo gli occhi, innervosito. Un
silenzio carico di tensione calò nella stanza, mentre il
vice-comandante si soffermava a guardare attentamente l'uomo davanti a
se. Per la prima volta si trovò indeciso sul da
farsi:
ucciderlo sul posto, dargli una wakizashi e ordinargli il seppuku,
oppure pensarci un po' su? Sentì tutti gli sguardi puntati
addosso, in particolare quello di Hajime Saito, probabilmente l'unica
persona seria dentro quella stanza insieme a lui.
- Vice-comandante, se mi posso permettere - cominciò il
capitano della terza compagnia - le suggerirei di evitare il seppuku,
per
ora.
Gli occhi di tutti si spostarono sull' uomo.
- E per quale motivo?
Un miagolio più rumoroso degli altri si fece sentire,
seguito dalla risatina del suo padrone.
- Soji, vuoi smetterla con quel gatto?
- Su su Hijikata-san, calmati, guarda com'è carino il
piccolo
Toshi-chan, non come il suo omonimo - rispose ridacchiando e
aggiungendo subito dopo - e poi, io la penso come Hajime-kun.
Il vice-comandante sospirò. Shinpachi che tenta la fuga per
andare dalla sua fidanzata, una geisha di Shimabara, che è
incinta e tutti i presenti lo difendono. Per ora avrebbe
lasciato
perdere il seppuku, ma il capitano poteva tranquillamente dire
addio alle sue uscite furtive.
- Nagakura Shinpachi, ti sei appena salvato dal seppuku - un sospiro di
sollievo inondò la sala - abbiamo bisogno di uomini e un
capitano in meno non aiuta. Ma questo non significa che la passerai
liscia. Deciderò più in là la tua
punizione. E per
quanto riguarda Shimabara...
Gli sguardi di tutti i presenti si posarono nuovamente sul
vice-comandante, ansiosi di sapere.
Toshi-chan miagolò ancora
una volta e il fukucho sospirò.
- Spiegami tutto da capo Shinpachi, credo di non aver capito bene.
- Ma perché mi devi prendere in giro! Ti ho già
spiegato mille volte come sono andate le cose.
- Shinpachi... ti vorrei tanto uccidere, sai?
Il capitano osservò preoccupato il radioso sorriso che la
ragazza aveva stampato in faccia. Lo sapeva che non
sarebbe finita
bene, lo sapeva eccome. E allora perché era comunque andato
a
Shimabara a trovarla, consapevole di una fine lenta e dolorosa? Ah
già, il caro fuku-taicho.
- Smettila, mi sono fatto perdonare venendo questa sera, no? Tu pensa a
riposare piuttosto.
- Non ti preoccupare per questo. Dato che non ci sei mai mi riposo
già tantissimo.
E un altro sorriso derisorio apparve sul volto della ragazza.
- Sei tremenda,
affermò il capitano con fare malizioso.
- Lo so, e ne vado fiera,
rise la donna divertita e piena di se.
- Sei proprio tremenda,
mormorò ancora il capitano prima di poggiare delicatamente
un bacio sulle labbra della ragazza.
- Senti, ma... i tuoi uomini devono per forza stare qui fuori dal
Kameya? Non per cattiveria, ma anche se non portano la divisa, armati
di spada danno comunque nell' occhio. Non è un po'
pericoloso?
- Ti potrai lamentare con Hijikata-san quando sarà il
momento,
ora è troppo preoccupato per la situazione politica
in
cui versa il paese.
- Lascerai la Shinsengumi?
Il ragazzo scoppiò a ridere.
- Credo sia impossibile, il "codice" lo vieta e anche il fukucho,
l'autore di quel capolavoro, mi ha risparmiato la vita
perché
c'è bisogno di uomini. Non ti preoccupare però,
appena la
situazione si sarà sistemata troverò il modo di
venire a
vivere con te e il bambino.
- Bè, sistemate tutto in fretta, ormai manca poco al parto,
rispose ridendo la donna. Shinpachi sorrise, accarezzando lentamente il
pancione ormai vistoso. Un ombra di malinconia si fece strada per
qualche secondo nei suoi occhi, prima di sparire, lasciando di nuovo
spazio al buon umore.
- Sarà maschio o femmina? - chiese la donna poggiando una
mano su quella del compagno - Tu cosa preferiresti?
- Bè, per me è uguale, ma se devo scegliere,
forse vorrei fosse femmina.
- Davvero? Non me lo sarei mai aspettato da un uomo rude come te.
Un grugnito offeso echeggiò per la stanza, seguito da una
risatina.
- Come potremmo chiamarla?
domandò pensierosa.
- Ehi aspetta, non correre troppo, e se è maschio?
- Pensavo a Eikichi, il tuo nome da bambino.
Il capitano spalancò per qualche secondo la bocca, poi
sorrise divertito.
- E se è femmina Oiso,
affermò ridendo soddisfatto.
- Oiso? Mi piace. Allora è deciso, se è femmina
Oiso.
Il capitano passò un braccio intorno alle spalle della sua
fidanzata, avvicinandola e facendola poggiare a se. Nonostante in quel
momento fosse la persona più felice del mondo, sentiva che
qualcosa stava per arrivare. Sperò fosse solo una sua
impressione, magari dettata da quel po' di paura per il
futuro.
Rimase in silenzio, seduto sui tatami con la donna che amava tra le
braccia, rapita da un sonno ristoratore. La osservò per
qualche
minuto, poi, stanco, si addormentò.
- Toshi, è stato un gesto molto bello il tuo. Anche se
mandare
la squadra al completo è stato forse un po' troppo eccessivo.
- Kondo-san, conosci la situazione in cui si trova adesso il paese, no?
Non possiamo commettere errori; l'ho salvato dal seppuku
perché abbiamo bisogno di lui e ho mandato l'intera
unità
per sicurezza.
- E' tutto qui?.
- Si. Non riportare a galla il passato, ora non ho voglia di
rammentare e comunque i ricordi non hanno influenzato
minimamente
la mia decisione.
- Come vuoi, Toshi.
Per qualche minuto ci fu solo silenzio. La discussione era
diventata improvvisamente pericolosa.
- Grazie, kyokucho,
affermò Hijikata prima di girarsi verso la scrivania e
riprendere a lavorare. Il comandante della Shinsengumi lo
guardò
un po' perplesso, poi scoppiò a ridere divertito.
Tra le risate si udì un miagolio provenire da dietro il
fusuma.
Il fukucho finse di non sentire niente, ma quel miagolio apparentemente
felice lo tirò su di morale; almeno Toshizo, il suo omonimo,
era
contento.
L'11
Dicembre 1867 Kotsune morì poco dopo aver dato alla luce una
bambina, Oiso.
Nagakura Shinpachi, che non poté assistere al parto,
impegnato
di li a breve nella battaglia di Toba-Fushimi, riuscì
comunque a
ritrovare la sua bambina appena nata. La affidò alle cure
della
sorella di Kotsune, che abitava nel villaggio di Fudoson e a malincuore
andò via, sicuro di non vederla mai più,
dicendole addio.
Note finali:
Come dire... inzio promettente, finale deprimente (a mio parere anche
l'inizio non è questo granchè xD)
Cenni storici: premettendo che si tratta di fonti storiche che
potrebbero aver subito qualche modifica nel corso degli anni, Kotsune e
Oiso sono esistite davvero e erano la
fidanzata (non so se moglie) e la figlia di Nagakura Shinpachi. Le
ultime tre righe sono pura verità, purtroppo. Aggiungo una
piccola annotazione: Shinpachi rivedrà la figlia ancora due
volte (la seconda la ragazza sarà una star affermata) e
questa
è una cosa che in un certo senso mi consola. Per quanto
riguarda
invece Hijikata, il passato fa riferimento a Okiku, una delle sue
amanti,
dalla quale ebbe una bambina, morta presto. Ribadisco che se
da
una
parte sono certa di queste informazioni, dall' altra preferisco non
sbilanciarmi troppo.
xD
Passando alla one-shot in generale, bè, che dire, spero vi
sia
piaciuta e non vi sia sembrata troppo ooc. xD Nel caso fatemelo
sapere, devo imparare a rimanere IC, ma ogni volta finisco per
sforare
ç_ç Hijikata verso la fine ho paura di averlo
reso molto
molto molto severo e insensibile, o forse è all' inizio che
è un
po' troppo buono xD Per quanto
riguarda invece la citazione: "se non mi
piace [il motivo] ti ammazzo qui, e subito" è presa dalla
puntata
numero 4 di Hakuouki Shinsengumi Kitan. Ah, quanto è
fascinoso
Shinpachi! xD
Spero davvero che la fanfiction vi sia piaciuta e ringrazio in anticipo
chiunque vorrà commentare ;) (se trovate errori non fatevi
problemi a segnalarmeli xD)
Alla prossima!
Bye bye xD
saku
p.s.: Un favore, potreste avvisarmi se vedete la storia scritta a
caratteri cubitali? Grazie mille ^^
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