Il suo eroe.

di Sara_Marauders
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Il suo eroe.

 
 
Vuota. La casa era vuota. Non c’era più la risata di sua figlia; quella era morta con lei.
Andromeda salì piano le scale ed aprii la stanza del nipotino: doveva prendere le cose di Teddy e portarle a casa sua. Si avvicino all’armadio e prese i vestiti. Poi si diresse verso il lettino per prendere tutti i pupazzi. E fu allora che lo vide: quel quadro.
La farfalla raffigurata volava ancora, ma ora le sue ali portavano con sé dolorosi ricordi.
 
 
Vedeva sua figlia correre felice: i capelli che ogni tanto cambiavano colore e gli occhi sempre luminosi. Erano nel giardino davanti casa. Andromeda era seduta su una sedia e il suo sguardo non si allontanava mai dalla sua bambina.
Ad un certo punto però, la vide fermarsi. Così si avvicinò.
<< Che succede Dora?>>
<< Guarda mamma! C’è una farfalla… lei è uguale a me>>, sussurrò la piccola.
<< Perché uguale a te?>>
<< Non lo vedi? E’ di tanti colori, e lo sono anch’io!>>
Andromeda osservò il viso della figlia.
<< Tu non sei di tanti colori. Solo i tuoi capelli…>>
<< Me la prendi ? >>, esclamò Dora, che non l’aveva neanche ascoltata.
<< No, Dora>>, rispose Andromeda.
<< Ma mamma!>>, protestò la figlia.
<< Visto che sei uguale a lei, ti piacerebbe se qualcuno ti catturasse per non liberarti mai più?>>
<< No…>>
<< Allora devi lasciarla andare>>
Dora, un po’ triste, acconsentì e, dopo un po’, vide la farfallina volare via: non sarebbe stata sua, ma almeno libera.
 

*

 
<< Dora!>>, chiamò Andromeda.
<< Cosa c’è?>>, rispose Dora annoiata.
<< Vieni qua>>
Un po’ infastidita perché la madre aveva interrotto i suoi giochi, Dora s’incamminò verso la camera dei genitori: era una stanza molto bella anche se semplice, con un gran letto, una scrivania ed un enorme armadio. Entrò e si diresse verso la madre che le dava le spalle. Cercò di vedere cosa stesse facendo, così si alzò sulle punte dei piedi, e fu in quel momento che vide un quadro con raffigurata una farfalla che volava libera fra tante margherite.
<< Mamma… ma è bellissimo…!>>, esclamò estasiata la bambina.
<< Non direi… non sono stata mai molto brava nel disegno, ma ho pensato, che se tu volevi una farfalla, perché non disegnarla? Lei sarebbe stata libera di volare, ma anche tutta tua…>>
Dora le saltò al collo felice, senza darle il tempo di continuare, l’abbracciò stretta e poi le sussurrò all’orecchio: << Grazie, grazie, grazie. Sei la mamma più brava e più bella del mondo, anzi tu sei il mio eroe! Sì, tu sarai per sempre il mio eroe. Ti voglio bene>>
Detto questo la piccola prese il quadretto e corse felice verso il padre per fargli vedere cosa le aveva regalato il suo eroe.
Andromeda era commossa. Un quadro, solo un quadro, era bastato per far felice la sua bambina.
Ma in futuro non sarebbe bastata una tela a far felice la figlia, lei lo sapeva, però andava bene così.

 
 
Infatti, un quadro non era bastato. C’erano voluti un marito, un figlio e la vita.
Certo, lei non poteva sapere che sua figlia appena vedeva quel quadro sorrideva ancora, felice.
Certo, lei non poteva sapere che sua figlia prima di andarsene per sempre da quella casa e dal mondo aveva sussurrato al quadro “ Sarò libera, mi hai sentito? Presto sarò libera come te, mia cara farfallina.”



Angolo Autrice:

  
Ringrazio Eruannë per l'ottimo giudizio, per avermi fatto notare gli errori, il sesto posto e il Premio Originalità.
Spero che vi piaccia.

Sara

   

    




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