Il sogno
Salve gente! Finalmente dopo tanto tempo ecco
pubblicata la mia primissima in assoluto FF sul nostro caro e amato
mezzo demone! Premetto innanzitutto che questa si
tratta di una RRS ed è cioè scritta a più mani. In collaborazione con la sottoscritta
c’è Rin-chan ( più nota a voi col nome di Daya)
…. immaginate se Inu Yasha fosse assillato
dallo stesso sogno ogni notte…cosa vorrà significare quella lacrima sul volto
del padre? E se per caso Sesshomaru si ritrovasse
coinvolto in una ricerca frenetica nel mondo di Kagome? Magari magari aggiungiamo anche un pizzico di follia… Buona lettura! ^______^ ^__________^
“Era una mattina di fine estate e
come una pazza correvo e saltavo per le vie della
città. Era bello librarmi nei soffi del vento che mi carezzavano
i capelli e mi sferzavano il viso. Correvo e correvo……
sembrava di volare, le strade erano deserte e il dolce profumo del mare mi
pervadeva le narici e l’anima, rendendomi felice e allegra, senza un motivo, ma
lo ero! E mi divertivo tanto a correre così! Mi fermai
avanti la riva di quel immensa distesa azzurra, le
onde si scaraventavano furiose sulle mie caviglie e…. ehm…
eh? Cosa? A sì, certo…. È finita l’ora di storia e
come al solito mi sono lasciata andare a Morfeo. Non è
colpa mia! Quella prof parla talmente piano e la sua voce è talmente bassa che
è molto facile distrarsi pensando ad altro, poi c’è l’estate che bussa alle
porte e il caldo che infiamma la pelle! Eppure, noi
poveri studenti prossimi agli esami, dobbiamo subirci tutto questo: lezioni,
afa e la professoressa di storia!
Driiinn!
Fine delle lezioni!
Eh la vita com’è assurda,
l’estate è padrona delle giornate e governa su tutte le spiagge, ed invece noi siamo obbligati a rimanere chiusi
in camera a studiare. Se ci fosse qui Inu Yasha
sarebbe tutto più piacevole! Inu yasha…. Ehi ma, Kagome torna in te! Che ti prende? Insomma sì, è senza dubbio un bel ragazzo, ma
è pur sempre inu yasha! ah! Il sole alla testa fa davvero male! Eppure mi manca davvero tanto…. ormai
é un mese che non lo vedo, dannati esami e maledetto Naraku! Dove
cavolo si è andato a nascondere? Sono passati tre mesi da quello scontro con
Inu Yasha e ancora non si hanno sue tracce. La cosa peggiore è che si é portato
dietro i suoi frammenti di sfera. Eh eh! È stato un
vero spasso vedere il volto di Inu Yasha rosso di
rabbia! ( eh! Il mio Hanyou è un tipo molto caliente! Che
vogliamo farci! Ndt Kaggy-chan)
[spegnerlo! Ndt Rin-chan].
Chissà dove saranno per ora Sango
e Miroku…. Certamente in riva al mare a godersi un po’ sole…. E chissà cosa avrà combinato Inu Yasha…. Forse…. sarà da qualche parte a saltare da un ramo all’altro come fa
sempre…. Magari adesso sta mangiando, è quasi ora di pranzo….!”
In quello stesso momento nell’era
sengoku….
Inu Yasha era intento nel tenere
a bada Miroku, completamente sbronzo, mentre
rincorreva Sango da un lato all’altro del villaggio, urlando – Ti amo mia dolce
fanciulla! -…. Altro che feste!
- Mannaggia a te Miroku, adesso
basta! Mettiti il cuore in pace per una buona volta! - brontolò accasciandosi per terra sfinito.
- Cosa
c’è Inu Yasha? – ribatté il monaco sedendo al suo fianco –
sei forse geloso? Tranquillo! Io voglio bene anche a te! - continuò strizzando fra le braccia il
povero hanyou.
Sango arrivò
alle spalle dei due, prendendoli di sorpresa - Una gran bella dimostrazione
d’affetto – disse accorgendosi dell’immediato cambiamento sulle gote del
mezzo demone…. Un violetto piuttosto acceso.
- Tranquilli continuate pure! Io
non vi disturbo mica, eh! – rise la sterminatrice ignorando completamente gli
sguardi supplichevoli che le lanciava Inu Yasha.
- Mia cara Sango! – Miroku spinse
l’amico x terra e strinse le mani della giovane fra le sue – io non potrei mai
tradirti con quel esaltato di Inu Yasha! – continuò
fissandola con occhi languidamente teneri.
SBAM!
Il pugno del mezzo demone fece la
sua comparsa sulla testa del giovane monaco. – Dicevi Miroku? -.
- Aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhh!
Sango! Inu Yasha è cattivo! – strillo l’altro rifugiandosi dietro la ragazza.
L’hanyou x tutta risposta fece
spallucce e si allontano.
Non sapeva che fare, era
annoiato, abbattuto, non riconosceva questi aspetti nel suo carattere, certo un
mese fa era tutto diverso! Azione, azione e azione! Adesso
nemmeno fermare le imprese perverse di Miroku era più tanto divertente. Kagome
gli aveva chiesto un po’ di tempo per prepararsi agli esami e Naraku era
scomparso. Non avevano più alcuna traccia di lui, ne
della sua potente aura maligna, come si poteva nascondere una presenza così
potente? Alzò il viso al cielo e lasciò che il vento gli penetrasse fra i
lunghi cappelli argentei, lo respirò a fondo riempiendosene i polmoni, infine
si appollaiò ai piedi di un albero giocando con la collanina d’oro che portava
al collo. Gliel’aveva regalata quell’assurda
ragazza. Erano trascorse 4 settimane dall’ultima volta che aveva attraversato
il pozzo, un lungo e intero mese passato senza lei,
Kagome….
“Chissà che starà facendo
adesso?”
- Che cosa sono questi cosi???? – piagnucolò Kagome accasciandosi sui libri di
matematica, distrutta e vinta. Era da almeno 2 ore che guardava e riguardava
quella serie di numeri e simboli, cercando di decifrarne il funzionamento. Ma
davanti ai suoi occhi non erano altro che segni e linee!
- La matematica! Chi è stato quel
pazzo che ha inventato la matematica? Non aveva niente di meglio da fare quel
giorno? – bisbigliò rompendo una matita.
Era inutile, per quanti sforzi
facesse, per lei i numeri rimanevano ugualmente un ardito mistero! Ahh… quanto aveva voglia di ritornarsene nel periodo
sengoku..
- Kagome! Cercano te al telefono!
– la voce del fratellino le giunse dalla stanza affianco.
- Uargh!
CHI è? – brontolò stiracchiandosi sulla sedia.
- Dice di chiamarsi Hojo! –.
“ Hojo? Che vorrà
a quest’ora?”
- Padre, padre! Dove andate padre! -.
- Figlio mio, inu
yasha … -.
- No padre, no! Non andate via, io sono qui!
Da questa parte! -
- PADRE, NOOOO! – tirò su la
testa dal tronco respirando affannosamente. Avide gocce di sudore gli scendevano
lungo il viso, sconvolto e provato. (vieni qui piccolino
che ti asciugo io! Ndt Kaggy-chan)
[ -__-“ Ndt Rin-chan]
Gli occhi colore dell’ambra erano sbarrati e confusi, mentre il cuore in petto sembrava stesse per scoppiare. Di nuovo quel
sogno, quel dannato sogno!
- Maledizione! – imprecò
sbattendo i pugni sulle ginocchia, cosa diavolo significava quel
incubo che ogni notte lo tormentava? Cosa?
cosa?
Era una mattina di pioggia. Le
gocce d’acqua che gettava il cielo battevano forti sul volto del mezzo demone,
delimitandone i lineamenti; i capelli arruffati venivano
ripetutamente mossi dal vento e la lunga veste rossa svolazzava sotto i suoi
soffi.
Certo, Miroku aveva ragione, era una vera pazzia rimanere lì, [una broncopolmonite non te la toglie nessuno! Ndt Rin-chan]
(e io che ci sto a fare? Ndt
kaggy-chan, sotto i panni di un’infermiera molto mooolto provocante) seduto e fermo ad osservare le nubi
nere che facevano capolino da dietro i tetti delle capanne. Nonostante lo sapesse però, non voleva alzarsi e raggiungerlo dentro. Così
riusciva a riflettere, pensare e magari riuscire a capire che razza di
significato si potesse celare dietro quel assillante
sogno di ogni notte.
Non conosceva suo padre, non
sapeva minimamente che forma avesse il suo viso, ciò nonostante lo intravedeva
sempre di più nell’oscurità di quel incubo e, notte
dopo notte, la sua figura si faceva sempre più nitida. Accidentaccia!
Perché non arrivava mai a sentire le sue parole, cosa era quella
enorme barriera trasparente che non sapeva scavalcare? E poi come mai quel uomo non sentiva le sue urla? Perché
non la cessava di ripetere in continuazione il suo nome? Perché non riusciva a
raggiungerlo?!
INU YASHA
INU YASHA
- Ehi Inu Yasha! Ma cosa fai ancora li! Ti decidi una buona volta a venire
dentro!? – la voce della vecchia Kaede lo distrasse,
strappandolo ai suoi pensieri. Noiosamente si voltò a guardare il capo della
donna sbucare da dietro una porta di bambù. Aveva capito che quella mattina non
c’era proprio verso di poter rimanere un po’ per conto suo – dai per Miroku,
dai per Kaede.. - così saltò giù dal suo ramo correndo
incontro alla sacerdotessa.
- Si può sapere che ti prende
oggi? Come mai stai sempre per i fatti tuoi? – gli chiese quella, una volta che
l’ebbe raggiunta. Il mezzosangue non rispose. Le mise in mano la casacca
bagnata e si appollaiò in un angolo della capanna.
La donna sospirò stendendo la
giacca rossa del ragazzo su una cordicella posta accanto al fuoco.
L’hanyou la guardò fare: era la
sacerdotessa del villaggio, sorella minore di Kikyo. La sua statura, piuttosto
bassa, riusciva si e no a raggiungere l’altezza del
suo mento, e il corpo, invecchiato dei 50 anni ormai trascorsi, era vestito del
solito kimono che un tempo era appartenuto alla miko
prima di lei.
- ahh
Inu Yasha ragazzo mio… - sospirò lei – vorrei tanto sapere cos’è che ti turba
-.
- nulla di particolare, non mi va
di aprir bocca tutto qui – le disse, cercando di essere
convincente il più possibile. Lo sguardo che gli lanciò la vecchia confermò la
sua non riuscita.
Infastidito dalla situazione,
sbottò un – buona notte! – per niente garbato, e si rannicchiò in terra dando
le spalle ai presenti.
Sango solo allora smise di pulire
Hirakotsu, aveva atteso in fatti che il mezzo demone si
fosse “distratto” per poter chiedere al monaco se
magari lui ne aveva capito qualcosa.
- ne so quanto te – le aveva risposto lui, fissando curioso la figura dormiente
dell’amico – ma voglio al più presto delle spiegazioni -.
Notte…. Notte fonda…. Buia e silenziosa, infida e misteriosa…. Un
giovane hanyou correva nell’oscurità…. I suoi lunghi capelli oscillavano ad
ogni suo movimento…. I capelli scuri rispecchiavano
alla perfezione il colore degli occhi, inondati di lacrime…. Poi una figura,
nitida e possente avanti a lui…. Gli dava le spalle, ma la sua voce continuava
a chiamarlo…. E lui non poteva raggiungerlo, neppure
quella notte…. Batteva e ribatteva i pugni nel vuoto…. Lì c’era
una barriera, lo sapeva….gli era impossibile
attraversarla… la voce di quell’uomo continuava a chiamarlo, ferma e decisa…. Ora
però vedeva scendere lacrime da quel volto, lacrime
che brillavano nell’ombra, accompagnate dalle sue…. Inu yasha…. Inu Yasha…
Inu Yasha….
Inu Yasha….
- Inu Yasha svegliati! -.
- padre – in un sussulto si
piazzò a sedere ritrovando la figura di Miroku accanto a sé, guardarlo
stranito.
Inghiottendo più volte poggiò la
schiena contro la parete legnosa fissandosi le mani tremanti. Era sconvolto, avvertiva il corpo sudato e accaldato. Di
nuovo.
L’amico lo squadrò attentamente
per una decina di secondi, poi gli tese un panno bagnato affinché si asciugasse
il viso - deliri Inu Yasha? –.
Quello non
rispose, afferrò distrattamente l’oggetto e si distese nuovamente cercando di
riprendere a respirare regolarmente. Lo sguardo perso nel vuoto come
sempre, dopo il risveglio.
- No, caro il mio mezzo demone,
adesso ti rialzi e mi racconti tutto quello che ti sta
succedendo – disse il giovane tirandolo per le orecchie.
- Mmh! Mollami stupido – protesto l’altro liberandosi dalla stretta
del monaco – io non ne voglio parlare -.
- Invece ne parliamo, anzi ci
facciamo una bella chiacchierata. Quindi siediti qui e
racconta -.
- Cosa
ti devo raccontare? -.
- Lo sai! Cosa ti accade il questo periodo Inu Yasha? -.
Il ragazzo, per tutta risposta, si imbronciò dandogli le spalle.
- Pronto? -.
- ma che diavolo vuoi. Non hai paura di svegliare Sango e gli altri? –
mugugnò fra i denti Inu Yasha.
- Dai! – Miroku lo prese per il braccio obbligandolo a girarsi – parla -.
Il giovane sospirò, quando quel
bonzo si ci metteva di impegno riusciva a metterlo
sempre con le spalle al muro.
- Sono diverse notti – iniziò evitando di guardarlo in volto – che faccio sempre lo
stesso sogno. È notte e io mi ritrovo a correre verso il volto di mio padre,
non so come ma ad un certo punto una barriera, venuta dal nulla, mi impedisce di raggiungerlo. Di li
in poi sento solo la sua voce chiamarmi … -.
- Inu Yasha…. Sono un tuo amico
quindi ti formulo la domanda in forma gentile “ma sei
fuori?” -.
L’altro lo guardò senza capire. [tanto tonto com’è che altro poteva fare? Ndt Rin-chan] (stai zitta tu!
Pensa a come salvarti piuttosto, che quando finisco di scrivere ti faccio raggiungere Kikyo in un secondo! Ndt
Kaggy-chan)
- Ascoltami….e stai molto
attento. Tu non conosci tuo padre, quel poveruomo è
morto poco dopo la tua nascita. Ora spiegami: come fai a vederlo in sogno!? La sera non è meglio fare a meno degli ultimi bicchierini
in più?! – gli chiese guardandolo di sottocchio.
- Ma che cavolo dici? – sbottò infastidito l’hanyou.
- beh! A me sembra molto strano,
sicuro di non bere troppo? -.
- La vuoi piantare? Io non ho mai
bevuto! Il fatto è che notte dopo notte il suo viso si
fa sempre più nitido, più vivo! Nonostante io non lo
conosca! Io corro e corro, infine mi risveglio in
queste condizioni: sudato e sconvolto -.
- Tutto ciò è tremendamente
assurdo -.
- Già…. Inoltre questa notte ero
umano, non so come ma a differenza delle altre volte, ero un umano ….-.
- Non so che dirti, ma forse è solo
la tua voglia di incontrarlo che ti spinge a sognare tutto ciò, infondo è
normale che un figlio che non ha mai conosciuto il padre voglia vederlo – lo consolò battendogli una mano sulla spalla.
- Sarà – il
giovane mezzosangue si strinse nelle spalle.
- Dammi retta mettiti il cuore in
pace e ritorna a dormire. Vedrai fra qualche giorno la smetterai di fare questo
sogno assurdo – il monaco si stiracchio le braccia
alzandosi in piedi – adesso vado a dormire, buona notte Inu Yasha -.
- Buona notte…. Miroku – l’hanyou
vide l’amico accovacciarsi accanto alla sterminatrice, che in quel momento
dormiva beata su un letto di paglia.
Sospirò
nuovamente, poi distese la schiena per terra chiudendo gli occhi….
Kagome dove sei?
La tessaiga, cosa ci faceva nelle sue mani? Perché
la bandiva con tanta rabbia? Il taglio nel vento…. Lo stava per usare contro la
barriera…. Nulla solo il silenzio….poi, da lontano una voce,
una voce familiare….
- Figliolo…. Come stai? – quell’uomo lo
fissava con infinita dolcezza. Aveva lunghi capelli argentei raccolti in una
coda alta, la voce roca, gli occhi colore dell’oro… proprio come i suoi.
- Padre… - sussurrò.
L’uomo sorrise.
C’era silenzio fra i due… fermi uno dinanzi all’altro… era suo padre…
avrebbe voluto dirgli tante cose fargli tante domande… pretendere delle rispose, ma niente… dalla sua bocca non usciva alcun suono….
Poi d’un tratto comparvero delle immagini avanti ai suoi occhi… lui e
sesshoumaru… brandivano entrambi la stessa spada… il
fratello la chiamava sounga… poi solo un fascio di luce…. – sesshoumaru? –
disse….l’uomo sorrise facendogli segno di si col
capo.. poi la mano del padre si staccò dalla sua spalla…solo allora si accorse
di essere un umano…
Finito! Che ve ne pare di questo primo
capitolo? Eh eh! Gente commentate commentate commentate! Ci
si rivede alla prossima!
Continua….