Scritta per il TVG!Fest con prompt child!Caroline/child!Jeremy “Se vuoi posso essere
anche il tuo di fratellino”.
Bonded.
Even
the best fall down sometimes
Even the
stars refuse to shine
Out of the back you fall in time
I somehow find you and I collide
Collide. Howie Day
A cinque anni, il piccolo Jeremy era un
concentrato di vivacità e curiosità.
Dall’età
di tre, aveva dimenticato il significato di espressioni come “non correre” e
“stai fermo!” e se proprio non gli era possibile trottare da una parte
all’altra della casa, allora incominciava a saltellare, perché camminare era una di
quelle parole che detestava più di ogni altra al mondo.
Quel particolare pomeriggio, Jeremy si
stava divertendo a fare le capriole sull’erba, mentre la sorella maggiore e i
suoi amici giocavano a nascondino sul retro di casa Gilbert.
“Ehy Caroline!”
Il bimbetto si raddrizzò un po’
goffamente e si fiondo di corsa verso la ragazzina che sedeva a gambe
incrociate sul prato.
“Caroline, Caroline!” pigolò prima di
atterrare in scivolata di fronte alla bambina, rovinandogli addosso.
“Jeremy, fermo!” Caroline esclamò indignata mentre
il piccolo rideva, sollevandosi in piedi.
La ragazzina lo squadrò dalla testa ai
piedi: così conciato, con i vestiti striati di verde e il visetto sporco di
terriccio, ricordava più Mowgli che il fratellino della sua amica del cuore.
Però era buffo.
“Perché te ne stai qui tutta sola?” domandò candidamente Jeremy , acquattandosi
sul prato accanto a lei. Incominciò ad agitare i piedi e Caroline gli scoccò un’occhiata
infastidita.
“Non sono affari tuoi!” lo rimbeccò la bambina, portandosi
le braccia al petto.
“Sei arrabbiata con Elena?” continuò Jeremy, prendendo a far
sbattere le scarpe da ginnastica l’una contro l’altra.
“Vuoi stare fermo?”
Caroline strinse con le mani i piedi del
bambino per bloccarli, con il risultato che Jeremy incominciò a scalciare
furiosamente, ridacchiando divertito.
“Sei un piccolo mostro!” commentò la ragazzina lasciandogli
andare i piedi. Decise di allontanarsi in direzione di casa Gilbert e lo fece,
dando le spalle al bimbetto con aria di superiorità.
“RAWR!RAWR!”
Jeremy si sollevò in fretta e prese a
saltellare dietro Caroline fingendosi un dinosauro.
“Ti mangio, Caroline!Ti mangio!”
Caroline roteò gli occhi e non aggiunse nulla,
ben sapendo che l’unico modo per far desistere Jeremy era quello di ignorarlo. Ma il bambino non si arrese e dopo
un paio di minuti trotterellava ancora al suo fianco con aria vivace.
“Perché hai litigato con Elena?”
Non avendo ottenuto risposta alla sua
prima domanda, si era semplicemente convinto che Caroline avesse litigato con
sua sorella.
“Non ho litigato con nessuno. Voglio
solo giocare un po’ da sola, tutto qui. Perciò stai alla larga, Nanetto.”
Nonostante, nella maggior parte dei
casi, a Caroline scocciasse avere Jeremy intorno, c’era una cosa in lui che
invidiava tremendamente: il fatto che non se la prendesse mai per nulla. Lei e Elena (e
qualche volta anche Bonnie) lo chiamavano “nanetto”, “moccioso” e “mostro” in
continuazione, ma di rado Jeremy si offendeva o incominciava a piangere.
Perché Caroline non riusciva a fare
altrettanto?
“Perché…” la ragazzina si lasciò sfuggire sistemandosi
nuovamente sul prato, mentre Jeremy faceva altrettanto.
“…Perché Elena ha sempre tutto e io no?”
Ecco. L’aveva detto.
Le guance della bambina si tinsero di
rosso, mentre Jeremy infilava le manine nell’erba, agitando in fretta le
ginocchia.
“Ma non è vero che Elena ha tutto. Un cane
non ce
l’ha,
perché papà non ce
lo
vuole prendere. Tu invece hai un gatto. Elena un gatto non ce l’ha!” spiegò il piccolo con aria
pratica, ben disposto a venire a capo della questione.
“…E poi tu hai capelli gialli. Elena quelli
mica ce li ha.”
Caroline sorrise debolmente, leggermente
sollevata.
“Ma Elena è più veloce di me. E non perde
quasi mai a nascondino. E ha una mamma fantastica che le fa le trecce e che la
porta al parco…”
“… Ma anche la tua mamma è una forza! Fa lo
sceriffo! Chissà quanti cattivi ha messo in prigione. Lei prende i cattivi
e… TUM!Li butta a
terra con un pugno!E poi TUM! Un altro pugno sul naso!E poi…”
Jeremy si inginocchiò e incominciò a fare a
botte con un nemico immaginario, agitando i pugni contro l’aria.
Caroline scoppiò a ridere, mentre con le
dita scacciava via in fretta la piccola lacrima rimasta appesa a una delle sue
ciglia.
“… Elena è anche più simpatica di me.” ammise infine la bambina,
strappando un filo d’erba e intrecciandolo intorno al suo indice, per farsi un
anello.
“Per questo, quando si fanno le squadre,
Bonnie la sceglie sempre per prima. E anche Matt.”
Jeremy si alzò in piedi e si sistemò di
fronte a Caroline con le manine ben piantate sui fianchi: era così buffo,
piccolo com’era, con quel cipiglio così determinato.
“Tu sei tanto di più simpatica di Elena.” Ribattè con aria seria. “E anche più
bella!” aggiunse poi.
Con quelle parole, Jeremy riuscì
finalmente a sfilare via l’ultimo filo di tristezza intrappolato nello sguardo
della bambina.
“Oh Jeremy!”
Caroline sorrise e strinse forte a sé
quel bimbetto minuscolo che si divincolò con furia.
“Scusa se ti chiamo sempre “nano”, o
“mostro”. O “senza denti”
“Guarda che io i denti ce li ho!”
Jeremy spalancò la bocca arricciando il
naso e ringhiando. Con quel gesto, esibì una piccola schiera di dentini da
latte alla quale però ne mancavano diversi, caduti troppo presto per via
dell’iperattività del bimbo.
“…E sono più pericolosi di quelli dei
vampiri!”
La bambina gli scompigliò i capelli con affetto.
“Lo vedi? Elena ha anche un’altra cosa
che io non ho.” Aggiunse poi, con aria solenne.
Jeremy smise di fare le boccacce e la
osservò incuriosito.
“Che cosa?”
Caroline si chinò, per essere alla
stessa altezza del bimbetto.
“Un fratellino mitico come te!” gli rispose con un sorriso.
“Davvero?”
Jeremy ricambiò il sorriso con aria
orgogliosa, ignorando la finestrella che spuntava proprio al posto di uno degli
incisivi.
Caroline annuì.
“Adesso devo tornare a giocare sul retro
però. O capiranno che
mi sono arrabbiata perché Matt mi ha scelto dopo Elena”.
“...Caroline?”
La mano di Jeremy si infilò in quella
più grande della ragazzina.
“…che c’è Jer?”
Il piccolo inclinò leggermente il capo
verso destra e diede una scrollata di spalle.
“Se vuoi posso essere
anche il tuo di fratellino.”
Caroline lo osservò con attenzione
piacevolmente sorpresa.
“Dici sul serio?”
La mano della bimba si strinse con un
po’ più di decisione attorno a quella del piccolo e Jeremy annuì con aria
solenne.
“Sul serissimo!”
La ragazzina scoppiò a ridere, mentre il
viso del bimbo si
imperlava
di entusiasmo.
“Va bene allora!” Caroline acconsentì allegramente,
prima di chinarsi un’ultima volta e sfiorargli la guancia con un bacio.
“Grazie.”
Jeremy si pulì disgustato con il dorso
della mano.
“Preeego!” cantilenò, concedendole un ultimo sorriso sdentato.
Caroline lo osservò allontanarsi di
fretta colto dall’improvviso desiderio di fiondarsi nell’erba in combutta con
qualche creatura invisibile – probabilmente un vampiro-.
Fino a solo una decina di minuti prima,
Jeremy le
era
caduto addosso facendola innervosire e sporcandole il vestito di terriccio.
Ma in quel momento, non riusciva a fare
altro che sorridere, al pensiero delle parole ingenue del bimbo. Dei suoi
tentativi buffi e maldestri di consolarla.
Si erano scontrati, ma quello scontro
aveva portato a qualcosa di buono. Una complicità silenziosa, che cominciava
con uno e terminava con l’altro.
Un’amicizia invisibile, che li avrebbe
tenuti legati per sempre.
***
“Bonnie ti prego rispondi”.
Caroline fece scorrere la mano sui tasti
del cellulare, mentre lo sceriffo Forbes le dava le spalle, osservando il vuoto
con aria vacua.
Finalmente il telefono prese a vibrare,
mentre il nome dell’amica lampeggiava ad intermittenza sul display.
“Bonnie.”
Caroline si premette il ricevitore
contro l’orecchio e smise di respirare.
Trattenne il fiato fino a che non fu
sicura che le parole appena avvertite fossero state pronunciate sul serio.
Trattenne il fiato fino a che le lacrime
non ripresero a sgorgare dai suoi occhi.
Ma questa volta erano lacrime di sollievo.
“Va bene. Grazie. Ci sentiamo
dopo.”
Finalmente permise ai suoi polmoni di
nutrirsi: generose sorsate d’aria le scivolarono lungo la gola, mentre sua
madre volgeva lo sguardo verso di lei.
Per un istante, solo un istante, Caroline
chiuse gli occhi. L’immagine di un bambinetto sporco di terriccio lampeggiò con
insistenza di fronte ai suoi occhi.
La stessa immagine che non aveva fatto
altro che tormentarla nel corso dell’ultima mezzora.
“Se vuoi posso essere
anche il tuo di fratellino.”
“Era Bonnie.”
Caroline avvisò sua madre avvertendo
un’insolita sensazione di calore irradiare ogni angolo del suo corpo.
“Jeremy è vivo.”
Nota dell’autrice.
Non ha un granché senso, lo so.
Ma l’ho scritta principalmente per due
motivi.
1. Sto passando un periodo di blocco per
quanto riguarda la scrittura e avevo bisogno di qualche piccola peste per
aiutarmi a riprendermi.
2. Jeremy e Caroline sono una delle mie
accoppiate preferite in assoluto e desideravo tanto scriverci qualcosa sopra da
un mucchio di tempo. Ho sempre immaginato il piccolo Jeremy come la
vivacità in persona. Un vulcano di iperattività e ingenuità. Caroline deve essere
stata una piccola diva, ma in un momento di fragilità avrebbe potuto
tranquillamente lasciarsi consolare dal candore disarmante del “nanetto” in
questione.
Piccolo appunto: le parole di Caroline
verso il finale sono tratte dalla puntata 2x22 – As I lay dying. Quella seconda
parte è ambientata proprio in quell’episodio, nel momento in cui Caroline
riceve la chiamata di Bonnie e scopre che Jeremy è vivo. Spero che si sia
capito D:
Ultima cosa e poi vi lascio andare: ho
da poco aperto una pagina su facebook in cui prenderò
nota di tutti gli aggiornamenti delle mie storie. La potete trovare qui: http://www.facebook.com/#!/pages/Kary91/178479098854560
Detto questo fuggo, perché mi sono dilungata
anche troppo.
Un abbraccio.
Laura