L'allarme
rimbomba per le pareti, accompagnato da una luce lampeggiante. Una
porta si apre sferragliando. Poi un'altra porta, a sbarre, gli scorre
davanti. Ha gli occhi fissi nei miei e un'espressione indecifrabile.
China
appena la testa di lato quando lo lasciano entrare. E mentre mi viene
incontro non mi guarda più.
Si
siede, le mani intrecciate in grembo e lo sguardo basso. Ma il volto
è rilassato e non leggo alcuna emozione. Niente di niente. Se
sorridesse, almeno penserei che è impazzito, ma così... così...
Mi
sporgo vero il plexiglas che ci separa.
Che
fine hai fatto, Patrick?
E
lui esita e io capisco. Lo sguardo passa colpevole sulle bende
bianche che spuntano dalla mia giacca. Come se fosse quello, come se
non lo sapessimo tutti e due.
Afferro
la cornetta affianco a me. Legate ai polsi dalle manette, deve alzare
entrambe le mani. Posa il cornetta sull'orecchio e resta in silenzio.
La
botta finale per me è quel ronzio piatto attraverso il quale sento
il suo respiro lento. Serro gli occhi, senza neanche provare a non
piangere.
– Sto
così male in arancione? –
Mi
esce un buffo suono a metà tra una risata e un singhiozzo.
– Fa
a pugni con i tuoi capelli. – mi sento dire.
Ci
guardiamo. C'è una piega sul suo volto che riecheggia i suoi sorrisi
– quelli veri.
Bentornato
Patrick.
– Avevo
chiesto quello a righe. Quand'è che l'hanno abolito? –
Tiro
su col naso: – Farò una petizione per riportarlo in auge. –
Non
sono esattamente le parole che vorrei dirgli. E lo sa. Arriccia le
labbra ed evita di nuovo il mio sguardo.
– Teresa...
–
Non
ce la faccio. Non lo sopporto. Rimetto giù la cornetta e mi alzo di
scatto. Faccio un cenno alla guardia alle sue spalle.
E
lui mi fissa con stupore, la cornetta ancora attaccata all'orecchio.
Ogni
sentimento si sta sgonfiando inesorabilmente, lasciandomi svuotata.
Ogni sentimento tranne uno. Come faccio a sentirmi colpevole, quando
è l'uomo davanti a me ad aver commesso un omicidio?
E
poi lui si alza lentamente e la fa – proprio come mi aspettavo.
Quella sua solita espressione da cucciolo che sa di aver fatto
qualcosa che non deve, ma che sta cercando di scampare la punizione
ricorrendo ai suoi occhioni.
Non
ha capito che qui, per colpa sua, quella che verrà punita sarò io?
E vorrebbe evitare che m'incazzi?
Siamo
punto e a capo. Lui lì, con le manette e la tuta arancione, io qui,
con il distintivo e un foro di proiettile nella spalla. E uno schermo
di plexiglas spesso due centimetri e mezzo a dividerci. Prima c'era Red
John, adesso uno schermo trasparente.
Cos'è
peggio, Patrick?
La
guardia lo sta venendo a prendere.
Lo
sta venendo a prendere.
Mi
si apre la terra sotto i piedi e il cuore mi fa più male che la
ferita ancora fresca. Afferro veloce la cornetta. Lui ce l'ha già in
mano. Non l'ho mai visto così speranzoso.
– Vedi
di tirarti fuori di qui Jane. – sospiro secca – Possibilmente in
maniera legale. –
E
tutto mi sarei aspettata, tutto, ma non questo. Non il suo palmo
premuto contro la superficie trasparente, nel più banale dei cliché.
Poso
la mia mano sopra la sua. I palmi combaciano perfettamente.
Le
sue labbra s'increspano in un sorriso. Sorride davvero.
– Ricordami
che devo dirti una cosa, quando esco. –
Non
ho più la terra aperta sotto i piedi, in compenso è il cuore che mi
si è aperto, come una mela.
Riaggancia
e si fa portare via. Lo seguo con gli occhi, minacciosa, e lui
continua a sorridere.
Ti
amo Patrick.
Uomo
avvertito...
|