-For the Sake of Pleasure-
Un ballo, una pozione che permetterà di prendervi parte, un
fascicolo di documenti segreti da trovare e un inaspettato cavaliere.
[Gender Bender - Tyki x fem!Lavi, accenni Link x fem!Allen]
FanFiction classificata 1° al Contest “Let's
go
genderswap” indetto da OrangeLoLLipop sul
Forum Collection of
Starlight - C.o.S.
-Autore:
XShade-Shinra
-Titolo della fanfiction:
For the Sake of Pleasure
-Titolo del contest:
Let's go genderswap
-Fandom:
D.Gray-man
-Pairing:
Tyki x fem!Lavi (Lucky),
accenni Link x fem!Allen (Linkllen).
-Personaggi:
Lavi, Tyki Mikk, Bookman, Sean e Bernard (OC Finders),
Howard Link, Allen Walker, Timcanpy.
Solo citati: Mademoiselle des Lunettes (OC), Monsieur
Joël de
la Cour (OC), Conte del Millennio, Lulubel, Cheryl Kamelot, Road
Kamelot, Trisha Kamelot.
-Generi:
Commedia, Introspettivo.
-Warnings:
What if...?, Genderswarp, Het/Shounen-ai.
-Credits:
Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e
comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d'altronde i
fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono
(purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma
solo per puro divertimento.
-Citazione di Simone
de Beauvoir: “Non mi sono mai
regolata in base a dei principi, ma secondo dei fini”.
-Prompt:
Diritto.
-Prompt no:
Innamoramento (né innamorata/o o qualsiasi altra
parola derivata).
-Note personali:
La seconda coppia (la Linkllen)
è stata
trascurata di proposito. In realtà potevo anche non
metterla, ma non avrebbe avuto molto senso mandare Lavi e Bookman da
soli in missione. Se
non avessi avuto il limite delle sei pagine in TNR 12 obbligatorio da
bando del contest avrei potuto
senz’altro sviluppare anche loro.
- For the Sake of Pleasure -
«Signor
Bookman, le ripeto che non può entrare con
un’accompagnatrice, ma con la sua consorte o, al massimo, la
sua fidanzata», ribadì pacato l’usciere
di colore, tentando di far ragionare il vecchio Panda, mentre Allen e
Link, passati poco prima di noi, salivano le scale interne della villa
per raggiungere l’ampia sala da ballo al piano superiore.
«Ma lei è
la mia fidanzata», insistette
il vecchio, indicandomi.
Sospirai, stanco – o sarebbe più corretto dire
“stanca”? – di
quell’imbarazzante buffonata, facendo roteare
l’occhio non coperto dalla benda di pizzo nero.
Glielo avevo detto che non avrebbe mai funzionato, e non
c’ero arrivato grazie al tanto declamato “intuito
femminile” di cui si parla, ma semplicemente usando il
cervello.
Quando il vecchio Panda mi parlò di “piccola
deviazione prima di tornare alla Home” – dopo che
avevamo faticosamente recuperato un frammento dell’Innocence
ed eravamo, di conseguenza, tutti stanchi morti e desiderosi di tornare
al nostro Quartier Generale – non mi preoccupai
più di tanto.
Non m’inquietai nemmeno quando trascinò tutti e
cinque – due Esorcisti, me compreso, un Corvo e due Finder
– davanti a una villa grande quanto la Basilica di San
Pietro, dove entravano solamente ricconi vestiti con costosi abiti, a
braccetto con le loro signore agghindate come alberi di Natale.
Fu solo quando tirò fuori dal suo abito di fattura cinese
due strane fialette contenenti un denso liquido color catarro che
iniziai veramente ad avere un brutto, orribile presentimento.
«Komui mi ha autorizzato a prendere queste dal suo
laboratorio», ci spiegò serio, giocherellando con
quelle fini boccette dall’aspetto terribilmente angoscioso.
«Ma ne siamo sicuri?», domandò sottovoce
Sean, un Finder che ci aveva fatto da supporto durante quella missione
in Francia, facendoci sorridere.
«Questa è una festa a entrata libera, ma solo le
coppie eterosessuali hanno l’autorizzazione a prendervi
parte, ed io non posso lasciarmi sfuggire un’occasione del
genere!», esclamò con ardore, facendoci trasalire.
«Il padrone di casa, Monsieur Joël de la Cour,
custodisce nella propria faraonica villa dei documenti molto importanti
che mi servono assolutamente per avere delle notizie in più
sulla Storia Oscura», ci spiegò. «E
interessano anche a te, Lavi», mise in chiaro.
Annuii preoccupato, non riuscendo a capire cosa c’entrassero
in tutto quello le pozioni che teneva in mano.
«Bookman?», lo chiamò educatamente
Allen, con i suoi soliti modi cortesi. «Non ci sono donne qui
tra noi… Come pensi di fare?», gli
ricordò l’Esorcista.
Il vecchio scosse la testa, facendo ondeggiare la sua lunga coda di
capelli neri.
«Beh, tu e il mio erede degenere, solo per stanotte, lo
diventerete», disse calmo ma con uno strano luccichio negli
occhi, facendo perdere colore a tutti noi presenti.
«Cosa?!», il nostro urlo all’unisono
squarciò la notte.
Alla fine, troppo impauriti per dire di no al vecchio Panda, io e Allen
bevemmo quella pozione all’inaspettato e gradevole sapore
della marmellata di rose, già assaggiata tempo addietro in
Ungheria.
Fu così che ci trasformammo in donne. Naturalmente Bookman
aveva fatto portare a Bernard, l’altro nostro Finder, un
vestito elegante da uomo per l’occasione, e due da donna per
noi, mentre per Due Nei non c’era problema alcuno,
poiché era solito vestirsi sempre con eleganza senza che
fosse richiesto.
Tempo prima mi ripromisi che se fossi mai diventato femmina, la prima
cosa che avrei fatto sarebbe stata utilizzare il mio corpo per sapere
come gode una donna. Il vecchio Panda, però, appena vide
che mi palpavo da solo il seno – e cercare di fare
altrettanto con
quello di Allen poiché era più abbondante
–, mi prese per un orecchio, riportandomi
all’ordine e ricordandomi che dovevamo entrare e fare in
fretta a cercare quei documenti per leggerli e registrare il loro
contenuto, mentre Allen e Due Nei, il quale mi guardava con astio, ci
avrebbero coperti, e i Finder avrebbero sorvegliato
l’esterno, tenendo al sicuro il frammento recuperato.
Solo Link cercò di far notare a Bookman che ciò
che stava facendo si chiamava truffa,
ma l’Esorcista
maledetto cercò di spigargli le nostre ragioni. Comunque, a
tutti gli altri – me escluso – il piano non
sembrava male, ed io e il mio amico ci cambiammo nel boschetto della
tenuta, con Due Nei che mi diceva in continuazione di non allungare le
mani su Allen, per poi presentarci all’entrata della porta ad
arco. La farsa andò bene per Link e Allen – che
ricevettero tantissimi complimenti per essere una splendida coppia, con
forte imbarazzo per l’Investigatore –, ma quando
toccò a me e Bookman, l’usciere si accorse subito
che non potevamo essere fidanzati, nonostante l’insistenza
del vecchio e il fatto che i matrimoni tra giovani donne e vecchi
decrepiti non fossero una novità.
Stavo quasi per tirare un sospiro di sollievo, auspicando di non
riuscire a entrare così da non espormi al ridicolo nei miei
nuovi panni da donna, quando una mano grande e calda si posò
sulla mia vita dalla parte destra, e un tonico braccio si
appoggiò alla schiena.
«Ecco dov’eri finita, mia cara», disse
una voce maschile dall’accento portoghese che avevo
già avuto il piacere di conoscere, seguita da un bacio sulla
guancia destra.
Mi girai insieme a Bookman ed entrambi vedemmo il viso abbronzato di
uno dei nostri peggiori nemici.
Sir Tyki Mikk, il Noah del Piacere.
«Ma ch—», feci per dire, ma il signor Neo
mi strinse di più a sé, pizzicandomi appena la
vita.
«Sta’ al gioco, Guercino, o ti strappo la
milza», mi sussurrò a denti stretti, fingendo di
sorridere all’usciere. «Dopo ti
spiegherò tutto».
«Guarda che la milza è a
sinistra…», sibilai, sconvolto da cotanta
ignoranza.
«Oh, Sir Mikk!», esclamò contento
l’uomo di colore, rendendogli il sorriso. «Non
pensavo che fosse proprio lei il fidanzato di questa bella giovane.
Prego, entrate», fece, mettendosi da parte con un inchino.
Le cose stavano succedendo troppo velocemente per i miei gusti, ragion
per cui guardai in direzione di Bookman per sapere come dovessi
comportarmi, mentre Tyki mi conduceva con falsa delicatezza dentro la
villa. Il vecchio Panda annuì serio, facendomi cenno di
proseguire, e gli feci un segno di rimando per fargli intendere che
avevo capito, varcando la soglia di quella villa assieme a colui che
poco tempo prima aveva cercato di uccidere il mio migliore amico
strappandogli il cuore dal petto.
Io e Tyki salimmo in silenzio le scale, tenendoci a braccetto.
L’adrenalina al massimo, tutti i sensi all’erta.
«Come mai qua, signor Neo?», gli domandai con la
mia voce leggermente più fine del normale, a causa della
trasformazione che mi aveva privato del pomo d’Adamo.
Pur vestendo i panni rossi di un’avvenente ragazza, il mio io
interiore rimaneva pur sempre un maschio e non riuscivo ancora a
adattarmi al peso del seno che gravava sulla schiena, a
“S” a causa del bustino, alle anche larghe e alle
scarpe con il tacco. Mi chiesi come facessero le donne a sopportare
quella tortura, per non parlare della gonna che danzava a ogni mio
passo, facendomi ancheggiare pur non volendo. Mi sentivo volgare e
civettuola in quelle vesti, armata di un ventaglio di piume.
«Il Conte è stato invitato qui da Monsieur
Joël de la Cour, ma ieri notte ha fatto indigestione al
banchetto offerto da Mademoiselle des Lunettes, e così gli
ho dovuto fare da sostituto…», mi
raccontò. Sembrava parecchio scocciato
dall’accaduto. «Lulubel era in missione e mio
fratello non ha voluto lasciarmi la piccola Road per paura delle
chiacchiere, e quindi sono andato da una conoscente di Trisha, la
moglie di Cheryl, che mi avrebbe fatto da dama, ma ci metteva troppo a
prepararsi e mi sono trastullato con la sua cameriera…
motivo per il quale non ha più voluto venire con me alla
festa. Sono venuto lo stesso, sperando che ci fosse qualche bruttona
libera, ma mi è andata meglio del previsto». Mi
stava raccontando davvero tutto; probabilmente non vedeva
l’ora di sfogarsi con qualcuno per quella giornataccia che
gli era capitata.
Quasi senza che me ne accorgessi gli accarezzai il dorso della mano.
«Fidati, non hai visto ancora il peggio del
peggio…» gli dissi pensando alla pozione.
Avevamo appena finito di salire la lunga scalinata che portava al primo
piano, ed eravamo entrati nella sala da ballo, dove i musicanti avevano
già iniziato a suonare una musica leggera e lenta.
«E tu, Junior, come mai sei qui vestito così? Non
pensavo ci fossero frammenti dell’Innocence anche in questo
luogo…», mi chiese, mentre camminavamo fino a
giungere alle comode sedie con il cuscino di raso rosso disposte lungo
la parete della sala.
«Infatti», borbottai. «Sono qui in veste
di Bookman, non di Esorcista», spiegai. Probabilmente ero
stato fortunato e il mio cavaliere d’eccezione non aveva
visto che in sala con noi c’erano anche Allen e Link, quindi
avrei potuto sfruttare il loro intervento come effetto sorpresa in caso
di pericolo.
Con molta fatica mi sedetti stando attento a non rovinare la gonna,
mentre Tyki occupava il posto a sedere accanto a me, chiedendomi di
essere più chiaro.
«Dovrei perlustrare questa casa per trovare e leggere un
documento…», risposi vago, guardando il signor Neo
che fermava un cameriere e prendeva due bicchierini di pregiato vino.
«Per le vostre ricerche, suppongo…»,
mormorò ed io annuii, prendendo il bicchiere che mi veniva
offerto.
Tyki era uno tra i Noah più forti e sadici, eppure era anche
quello che teneva di più agli esseri umani e aveva
addirittura degli amici, quindi non era difficile instaurare una
chiacchierata cordiale con lui. Inoltre era sempre molto annoiato e non
uccideva nessuno se non dietro specifica richiesta del Conte.
Cercai Allen con lo sguardo intanto che sorseggiavo il pregiato vino
offertomi dal Sir, e lo trovai insieme a Link mentre ballavano
lì vicino, che mi teneva d’occhio, chiedendosi
probabilmente cosa ci facessi con quel Noah, ma gli feci segno di stare
tranquillo. Avevo tutto sotto controllo, per il momento.
Sospirai. Il mio abito rosso era molto più comodo del suo
color panna, ugualmente infiocchettato e pieno di merletti. Il vecchio
Panda ci aveva procurato una tournure da mettere sotto il vestito
– gabbia di tessuto che, al contrario dell’antenata
crinolina, permetteva perlomeno di sedersi –, ma quelle
scarpe alte sicuramente non lo mettevano a proprio agio,
perché lo vedevo spesso incespicare ed essere afferrato al
volo dalle braccia di Link, trovando poi riparo contro il suo petto
largo. Inoltre quel buffo cappello piumato - dov’era nascosto
Timcanpy, che sembrava proprio un ornamento d’oro –
in tinta con il vestito lo faceva sembrare ancora più basso.
Bookman non aveva proprio gusto… L’unica cosa di
cui gli dovevo essere grato era quella di aver scelto per me un vestito
che sotto aveva una camicetta bianca in pizzo a collo alto, senza
scollatura, poiché le mie forme, messe in risalto dal
corsetto, erano valorizzate fin troppo.
Sapere tutte quelle cose da donna, in quel momento, non mi faceva molto
onore…
All’ennesimo scivolone
di Allen, una spallina del
vestito si abbassò appena, scivolando sul suo braccio
sinistro. Vidi Link arrossire pudico, mentre gliela risistemava per
coprire l’Innocence, e il suo occhio cadere solo per un
attimo proprio alla prosperosa scollatura di Allen.
“Hai capito il puritano…” pensai,
portandomi il ventaglio di piume di struzzo davanti alla bocca per
nascondere le labbra rosse stirate in un sorriso malcelato.
“Poi chiedo ad Allen se c’è qualcosa che
io non so tra loro…”, a quel pensiero,
però, mi depressi: iniziavo anche a diventare impiccione
come una donna… O forse lo ero già da
prima?
Mentre continuavo a guardare i due ballerini, mi sentii stranamente
osservato, e mi voltai nella direzione delle due iridi auree che mi
fissavano.
Tyki mi studiava affamato, come se quel mio nuovo corpo gli piacesse.
«Hai fatto un ottimo lavoro, Junior», rise,
prendendomi in giro. «Che cosa hai messo sotto il vestito per
avere un balconcino così?», chiese, palpandomi il
seno sinistro, che, a quanto pareva, credeva finto.
A quel gesto – forse perché quella mano era troppo
vicina al mio cuore o forse per puro pudore femminile – il
rumore di un sonoro schiaffo risuonò per la sala, seguito
poco dopo dallo schianto dei nostri due bicchieri che andavano in
frantumi, facendo girare molti presenti, esattamente come la faccia di
quel damerino da strapazzo, che posò la mano sulla propria
guancia offesa, guardandomi con occhi spalancati.
Per un attimo credetti che volesse colpirmi di rimando per
l’offesa subita, invece mi prese per il polso, trascinandomi
dietro una colonna, abbastanza lontano da sguardi e orecchie
indiscrete.
«Cos’è questa storia?», mi
chiese, più stupito che arrabbiato. Aveva tastato con mano
che la mia terza non era falsa.
«Il peggio del peggio di cui ti parlavo poco fa, Marcantonio
dei poveri…», borbottai.
Tyki continuò a fissarmi il petto e fece per riavvicinare
entrambe le mani, che afferrai saldamente quando furono troppo prossime
al vestito.
«Non ci provare di nuovo…», borbottai.
Probabilmente qualsiasi altra bella donna avrebbe dato fegato, milza e
intestini per essere al centro delle attenzioni di Tyki, ma io e lui
eravamo nemici, e quelle sue mani mi facevano paura.
«Perché no? Tanto sei comunque un uomo,
no?», mi chiese, sperando di potermi raggirare con le parole,
non sapendo che in quello il vero campione ero io.
«Perché non hai alcun diritto di toccare il mio
corpo!», ringhiai, tenendolo più saldamente per i
polsi.
«Quante storie…», borbottò,
liberandosi una mano grazie al suo potere Noah e posando il palmo
inguantato sulla mia testa, accarezzandomi i capelli. «Sei
davvero bello, sai? Quasi ti preferisco così che in veste di
uomo».
«Non m’incanti con le tue belle
parole…», gli dissi, nonostante sentissi un
confortevole calore dove mi coccolava. «Dimmi chiaramente
quello che vuoi…», pretesi, lasciandogli il polso.
Il suo modo di muoversi, di respirare, l’acqua di colonia con
un leggero fantasma di puzzo di sigaretta, quel suo sorriso malizioso
erano tutte cose che sarebbe stata più propensa a notare una
donna, ma io, in quanto Bookman Junior, le avevo già
osservate da molto tempo prima, a Edo. Fin da
subito lo avevo considerato un
bell’uomo, ma, a causa della
trasformazione, in quel momento lo trovavo addirittura
affascinante, se non seducente; e questo mi
preoccupava.
*
Intanto, fuori dalla finestra…
«Che sta combinando quell’imbecille?!»,
Bookman sputava fuoco e fiamme dalla bocca, mentre, aiutato da Sean e
Bernard, che gli avevano fatto da scala umana – come quella
che erigono i bambini per spiare le femminucce in bagno mentre si
cambiano –, seguiva il tutto dalla finestra del primo piano.
La colonna che aveva scelto Tyki era perfetta per nascondersi dagli
occhi indiscreti delle coppiette presenti al ballo, ma non per
un’eventuale spia dall’esterno, giacché
era particolarmente vicino a una finestra.
«Onorevole Bookman, la prego, non si muova
troppo…», uggiolò il Finder
più vicino a lui, che faticava a sorreggerlo.
«Soffro pure di vertigini…»,
cercò di fargli pena, ma invano.
«Zitto!», abbaiò il vecchio, continuando
a fissarci, tenendosi con le mani allo stretto balcone di marmo di
Carrara.
*
Perso nei miei pensieri, non mi accorsi che Tyki si era avvicinato a
me.
«Ai balli mi annoio, e dopo una certa ora amo appartarmi
nelle camere. Monsieur Joël de la Cour lo sa molto
bene…», sussurrò al mio orecchio,
riscaldandomelo con il suo fiato.
«Mi… Mi stai dicendo che tra poco sarò
di troppo?», chiesi, balbettando appena all’inizio
della frase. Non che mi dispiacesse essere lasciato per qualche
avvenente tardona, anzi sarei stato ben lieto di liberarmi della sua
presenza, ma senza di lui sarei stato braccato da qualche altro
signorotto per qualche ballo e non avrei avuto l’occasione di
svolgere la missione, e questo al vecchio Panda non sarebbe piaciuto
per niente.
«No, al contrario…», fece il Noah,
sorridendo in maniera maliziosa.
Appoggiò il suo petto contro il mio, facendomi posare la
schiena contro il freddo marmo della colonna.
«Tyki…», feci un po’
spaventato, trattenendo il fiato.
«Mi permetti di proporti un’offerta che non potrai
rifiutare?», domandò, per poi continuare senza
attendere la mia risposta in merito. «Allora, tu potresti
essere la mia dama di compagnia per questa notte, ed io, in cambio, ti
fornirò un alibi valido per recarti ai piani
superiori», propose.
Lo guardai scandalizzato.
«Cosa?!», mi scappò dalla bocca.
«Sesso in cambio di favori. Non ti piace
l’idea?».
«Ma… ma… Io non sono una
puttana!», gli feci notare a voce alta, mentre una sua mano
si poggiava sulla mia vita stretta e l’altra mi pizzicava al
mento con due dita.
Tyki rise. Una risata che non mi piacque abbinata a quel suo sorriso e
allo sguardo lascivo.
«Sei buffo, Coniglietto», disse, chiamandomi con
quel ridicolo appellativo. «La tua risposta sarebbe dovuta
essere “Ma io
sono un uomo”. Mi fai quasi sperare
in una risposta affermativa…».
Lo guardai spalancando la bocca e l’occhio.
In effetti avevo difeso di più il mio onore di donna che i
miei gusti sessuali.
«Grrr…», ringhiai basso, ritrovando
lucidità e facendo per dargli un altro schiaffo, prima che
potesse continuare con la sua farsa da gentil nobiluomo,
ma mi
anticipò:
«Non ti pago per fare sesso con me, Coniglietto. In
realtà saresti tu a dover pagare per una notte di fuoco con
me… ma scommetto che sei ancora vergine sotto queste tue
mentite spoglie, quindi non ti chiederò nulla. Per me si
tratta solo di uno scambio equo di favori, non sei d’accordo?
Inoltre, se aggiungiamo il fatto che sarò un validissimo
escamotage
per le tue ricerche, oggettivamente parlando, ti conviene accettare,
no?», mi portò a pensare, poggiando la
punta del naso contro la mia.
Rimasi a ponderare le sue parole.
Il suo ragionamento filava. Avrei potuto provare il mio momentaneo
corpo per “ampliare il mio bagaglio culturale di
Bookman”, e sarei potuto salire al secondo piano senza dare
nell’occhio.
Ma una donna si sarebbe davvero comportata in quel modo?
«Allora?», mi chiese insistentemente Tyki. Grazie
alle sue lunghe braccia, fece scorrere la mano lungo il mio vestito
fino al ginocchio, poi iniziò a sollevarmelo piano,
scoprendomi le gambe.
Valeva davvero fare la faccia da brava ragazza quando io per primo
avrei voluto provare le meraviglie del corpo femminile? Inoltre, in
quanto Bookman, non avevo bisogno di un cuore, quindi non ci sarebbero
state complicazioni sentimentali per il dopo. Solo e puro sesso,
nient’altro.
«Solo se manterrai il segreto», risposi deciso.
«Sapevo che non avresti potuto declinare
l’offerta», sorrise serafico, mentre il vestito
ormai mi scopriva le fini ginocchia.
«Non mi sono
mai regolata in base a dei principi, ma secondo
dei fini», risposi, fiero del mio ruolo di
Bookman, persone
che bramano la conoscenza, giornalisti della storia pronti ad andare
dalla parte degli Esorcisti e abbandonare i Noah per i loro fini. Solo
dopo mi accorsi della gaffe e mi corressi: «Volevo dire
“regolato”».
Tyki rise – a quanto pareva doveva trovarmi molto divertente
– e la sua risata s’infranse sulle mie labbra
pitturate dal rossetto.
«Allora, affare fatto, Coniglietto», mi disse,
facendo per adagiare le labbra sulle mie, mentre mi sollevava il
vestito fino a scoprirmi la coscia. Prima che riuscisse a baciarmi,
però, presi il mio Oodzuchi Kodzuchi dalla giarrettiera,
dove lo avevo fissato per essere sempre pronto a qualsiasi occasione
– nemmeno in quelle vesti mi sarei mai separato dalla mia
preziosa arma anti Akuma –, e gli puntai alla gola la croce
sulla sommità del martellino, tenuto ancora in dimensioni
mignon.
«Non ci provare, Noah!», abbaiai.
Tyki mi guardò spalancando gli occhi, ma, prima che potesse
parlare, lo precedetti:
«Volevi prendere la mia arma, vero?», gli chiesi
malfidato.
Lui mi guardò stranito, poi rise. Una risata lunga e di
gusto.
«Ahah! Signor Benda, pensi davvero che avrei messo su tutta
questa farsa?».
Corrucciai le sopracciglia. L’occhio ridotto a una fessura.
L’arma ancora contro la sua giugulare.
«Sì. Tu adori giocare con le persone»,
risposi freddo.
«È vero, lo ammetto, ma mi piace di più
un casto gioco di
seduzione. E poi ti ricordo che non sono qui per
scontrarmi con te e il mio ragazzino».
«Come sai che c’è anche
Allen?». In quel momento ogni mia barriera cadde.
«Guarda che non occorre essere donna per notare le
cose», mi disse, lasciandomi andare e invitandomi a voltarmi
per vedere Allen e il signor Neo che ancora ballavano guardandosi negli
occhi, come se fossero dentro a una bolla che conteneva solo loro due.
«Meno male che contavo su di lui…»,
borbottai a mezza voce.
«Ricorda che le donne non possono mai contare sugli
uomini», rise Tyki, prendendomi per il mento e facendomi
girare delicatamente il volto, posando dunque le labbra sulle mie.
Per la sorpresa spalancai l’occhio, ma il mio stupore
durò ben poco, perché mi lasciai trascinare
subito dal piacere che timidamente cresceva insieme alla passione di
quel bacio, scaldandomi come la fiammella di una candela.
Dopo un poco la sapiente lingua del mio partner abbandonò la
mia bocca, dove aveva preso la supremazia del bacio, e mi
sussurrò piano che voleva che io fossi suo, usando un
linguaggio non proprio galante.
Lo guardai con un sorriso birichino, allacciandogli le braccia al collo
e facendo un saltello in modo che mi afferrasse al volo a mo’
di sposina.
«E allora prendimi», dissi, tornando a baciarlo con
foga, mentre sentivo che mi portava via da dietro la colonna e saliva
le scale, trasportandomi in una stanza da letto per consumare la nostra
passione.
*
Bookman, intanto, stava urlando istericamente dalla finestra chiusa,
mentre mi vedeva salire le scale con Tyki.
«Lo ucciderò! Appena uscirà da quella
casa e tornerà uomo lo ridurrò in polpette! Solo
la morte lo potrà salvare dalla mia ira!»,
sbraitò come un ossesso, facendo dondolare paurosamente la
scala umana.
«Onorevole Bookman, mantenga la calma…»,
cercò di dire Sean, ottenendo il solo risultato di farlo
urlare ancora di più.
«Zitto, dementeee—!», urlò il
vecchio Panda, mentre tutti e tre cadevano sul prato verde del
giardino.
*
L’alba arrivò fin troppo presto quel giorno. Dallo
studio, vicino alla camera che avevo condiviso quella notte con Tyki,
si
poteva vedere il sole che iniziava a sorgere, intanto che rimettevo a
posto il documento che avevo trovato e letto da quando Tyki si era
addormentato – “Prima
il piacere e poi il
dovere”, aveva detto –, memorizzando
ogni suo
singolo contenuto, a partire dal tipo d’inchiostro per finire
con il modello di rilegatura, compreso il testo.
Sospirando appena, aprii la finestra, trovando già Bookman
fuori ad aspettarmi. Mi avrebbe ucciso.
Presi il mio martellino da sotto la gonna, dove lo avevo riposto dopo
che Tyki lo aveva fatto volare su un armadio assieme ad una scarpa e
al bustino, e gli dissi di allungarsi fino a quando toccò
terra, poi mi appesi a esso e mi feci portare comodamente
giù.
«Bentornato…», mi salutò
Bookman con un ringhio, mentre i due Finder scuotevano appena la mano,
sudati e in tensione. La mia povera coda di paglia stava per prendere
fuoco.
«Grazie…», lo salutai a disagio,
incrociando le braccia dietro la nuca, facendo
“inavvertitamente” sollevare il mio seno, e
sorridendo come mio solito. «Come mai siete sporchi di
terra?», chiesi loro.
«Nulla…», rispose serafico il vecchio.
«L’Ispettore Howard Link e Allen
Walker?».
«Non so…», feci, guardando verso il
cielo rosato. In realtà sapevo benissimo che si erano
appartati anche loro in una camera, poiché li avevo ben
uditi verso l’una mentre cercavo il fascicolo di documenti,
ma non avevo voglia di fare la spia. Non ne valeva la pena:
mi sarei fatto ben pagare per il mio silenzio.
«Hm… Ok, li aspetteremo»,
borbottò il Panda, ma non fece in tempo a finire la frase
che la porta delle cucine per i garzoni si aprì, e Link e
Allen (nella sua uniforme maschile da Esorcista) uscirono seguiti da un
caloroso saluto della servitù, che aveva regalato loro cesti
di cibo in abbondanza.
Io, Bookman e i Finder li guardammo con un grosso punto interrogativo
sulla testa.
«Ciao!», ci salutò cordiale Allen,
tornato maschio, mentre mangiava dei pasticcini insieme a Timcanpy.
«Buongiorno», fece anche Due Nei, sempre con i suoi
modi marziali.
«Ma… che…», chiesi
– o almeno ci provai. «Perché eravate in
cucina?».
Allen arrossì appena, poi ci spiegò come stavano
le cose:
«Alle tre mi è venuta fame e Link mi ha detto che
mi avrebbe preparato volentieri qualcosa, allora siamo andati in cucina
e i cuochi, vedendolo lavorare, all’inizio si sono stupiti,
ma quando hanno assaggiato le sue creazioni l’hanno nominato
capocuoco per la colazione».
Signor Neo, tronfio di sé, diede un colpetto di tosse:
«Proprio così». Si vedeva che gli faceva
piacere che le sue opere d’arte culinaria fossero tanto
apprezzate.
«Però…», fece il vecchio
Panda, scrutando Walker. «Da quando sei tornato
maschio?».
Quella domanda mi fece tremare, e iniziai ad arretrare, pronto a
fuggire.
«Da metà nottata…
Perché?», domandò il mio amico, senza
sapere che mi aveva appena condannato a morte. Infatti, Bookman si
girò verso di me con gli occhi spiritati e iniziò
a correre nella mia direzione.
«Erede degenere!», sbraitò,
raggiungendomi in poco tempo e provando a colpirmi con la seria
intenzione di farmi fuori. «So benissimo cosa hai fatto
stanotte con quel Noah! Tentavi di fingerti ancora donna per non farti
picchiare da me, eh? Torna qui!».
«Aiuto!», urlai, tentando di schivare i suoi colpi
di arti marziali, correndo impacciato verso l’uscita
– le mele che avevo usato come seno finto
m’infastidivano quanto la gonna, il bustino stretto e i
tacchi.
I nostri compagni di viaggio ci inseguirono – presumibilmente
per fermare il vecchio Panda –, così nessuno si
accorse di un giovane uomo che ci guardava da una finestra del secondo
piano, fumando una sigaretta con un sorriso soddisfatto in volto.
«Alla prossima, Coniglietto…».
§Fine§
XShade-Shinra
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