fae
CAPITOLO I: Fae
***
- Eric, posso farti una
domanda un po’…personale? – dissi
rigirandomi tra le opulente lenzuola color avorio di quello splendido
letto
king size. Diavolo, erano proprio le lenzuola più belle che
avessi mai visto, e
quel letto, quella stanza, tutto era straordinariamente perfetto. Ed io
ero lì,
seminuda, a pochi centimetri da Eric Northman, e l’unica
stupidissima cosa alla
quale riuscivo a pensare era quella fottuta proposta di
matrimonio…
- Cosa pensi del
matrimonio? Voglio dire… non so… Sei mai
stato sposato? Non te l’ho mai chiesto… - oddio,
stavo farneticando come una
dodicenne davanti al primo fidanzatino – Cosa significa per
te il matrimonio?
Essere marito e moglie… Scusa, probabilmente è la
domanda più sciocca che tu
abbia mai sentito? –
Per l’amor di
Dio, non riuscivo ad immaginare una persona,
pardon, un vampiro meno appropriato di Eric al quale rivolgere questa
domanda.
Eppure non riuscivo a smettere di blaterare.
- Non è una
domanda così stupida. Ad essere sincero, non è
che io ci abbia mai riflettuto molto, ma ho visto così tante
mogli – disse con
quel suo insopportabile sopracciglio ammiccante – e anche mariti in questi ultimi
mille anni… -
Io ero persa nei suoi
occhi. Dannatissime luci! La
profondità del suo sguardo sembrava quasi enfatizzata dallo
strano gioco di
luci ed ombre che si era creato attorno al nostro
letto…Aspetta! Nostro letto?
Che diamine mi stava succedendo? Nonostante i miei sforzi per cercare
di
distogliere lo sguardo non riuscivo a smettere di guardarlo…
Era semplicemente
bellissimo, e il meraviglioso blu dei suoi occhi non era altro che
perfetto…
Lui continuò a
parlare: - Quello che intendo è che in tutti
questi anni ho visto bugie, tradimenti… -
Il mio cuore
iniziò a tremare.
- Ho visto quello che gli
umani chiamano amore trasformarsi
in affetto, in routine e poi ancora in indifferenza…a volte
addirittura in
odio… -
Dolorose immagini della
mia relazione con Bill scorrevano
nella mia mente.
- Ciò
nonostante – continuò lui – non posso
negare che il
ricordo dei miei genitori sia ancora vivido nella mia mente. So che
può
sembrarti terribilmente idiota, e umano, forse persino infantile, ma
credo che
non dimenticherò mai il modo in cui mio padre guardava mia
madre… Loro si
amavano veramente. –
I suoi occhi sembravano
persi nel vuoto, forse immersi nel
mare di lontani ricordi che aveva sepolto dentro sé troppo a
lungo. Non riesco
ancora a credere che proprio lui abbia usato QUELLE PAROLE!
“Si amavano
veramente”, ha detto proprio così! Credevo che lui
non capisse l’amore. E
allora lui aggiunse:
- Forse, qualche volta, ti
accorgi semplicemente di
appartenere ad un’altra persona. –
Stava guardando dritto nei
miei occhi, con lo sguardo più
serio e al tempo stesso sconvolgente che avessi mai visto. Non so
perché ma ero
quasi spaventata…
Poi dissi: - Appartenere
ad un’altra persona… Credevo che tu
odiassi questo genere di cose, beh, hai sempre odiato il fatto che io
appartenessi a Bill… -
- Ed io credevo che tu
avessi capito che odiavo l’intera
storia del “Soooookeh’s maahh”
perché tu non sei mai stata davvero sua… Tu sei
nata per essere mia. –
Ok, stavo tremando
ufficialmente… dannazione!
- E che mi dici di te,
Mister
Vampiro-Sceriffo-Maniaco-del-controllo-Non-usare-parole-che-non-capisco-come-amore?
Anche tu sei nato per essere mio? – dissi quelle parole con
un mezzo sorrisetto
malizioso stampato sulle labbra. Volevo davvero vedere come se la
sarebbe
cavata davanti ad una domanda del genere…o forse, solo per
un istante, volevo
solo capire…
Il mio cuore stava
battendo ad un ritmo spaventoso…
- Non sono mai stato
così sicuro di qualcosa in vita mia. –
Mi stava ancora guardando
dritto negli occhi e le sue parole
erano state così scioccanti che credevo davvero che il mio
cuore sarebbe
esploso.
Cosa diavolo era quella?
Una dichiarazione?
Ma chi stavo prendendo in
giro? Stiamo parlando di Eric
Northman! Non è certo un Principe azzurro che dichiara il
suo amore alla
gentile donzella indifesa e poi la porta in salvo sul suo cavallo
bianco! Eric
Northman non era altro che un arrogante bastardo manipolatore e
l’unica
possibilità era che mi stesse prendendo per i fondelli,
punto.
Eppure, i suoi
occhi…Mi stavano facendo impazzire! Potevano
i suoi occhi mentirmi in quel modo? Non potevo saperlo. Sapevo solo che
una
piccola parte del mio cuore, una molto molto piccola, lo giuro, stava
tremando,
aggrappandosi con tutte le sue forze a quelle travolgenti parole.
E se stesse dicendo la
verità?
- Fidati di me, min
älskling. –
disse lui, come se mi avesse letto nel pensiero e avesse percepito
tutti i miei
dubbi e le mie incertezze.
- Eric,
io non… -
-
Shhhhh… Non parlare…
- E in quel preciso istante si sollevò dal letto e
appoggiando il suo possente braccio al lato del mio cuscino
avvicinò il suo viso al mio. Continuava a fissare
i miei occhi.
-
E’ quasi l’alba.
Dovresti dormire, min älskling. Domani sarà una
lunghissima notte… - disse
sollevando quel maledetto sopracciglio in quella
stupida smorfia che mi faceva
girare la testa dalla prima volta che l’avevo
visto.
Poi si
avvicinò ancora
e mi sfiorò le labbra.
Fu solo un attimo,
il
più lungo della mia vita. Socchiusi i miei occhi e risposi
al suo bacio,
dolcemente, solo un paio di secondi.
Dannato
sopracciglio!
Subito dopo, mi
strinse la mano e si adagiò nel letto di fianco a me.
Era morto per il
mondo.
L’unico
contatto tra
di noi erano le nostre mani intrecciate. Mi addormentai pochi attimi
dopo con
un sorriso idiota sulle labbra.
***
-Cazzo! Un altro di
quei fottutissimi sogni! – mi svegliai con il mio ormai
solito mal di testa. Mi
ero appisolata solo per pochi minuti ma sognavo Eric sempre
più spesso negli
ultimi tempi. Questo sogno però…Non era uno dei
soliti sogni che emanavano
sesso e lussuria da tutti i pori. Era diverso. Mi ricordava del primo
sogno che
avevo fatto a Dallas dopo aver bevuto il sangue di Eric…
Eric:
Un tempo pensavo
che non sapessi divertirti...
Sookie:
E io che tu
fossi insensibile, duro come una pietra e del tutto vuoto dentro...
Eric:
E ora?
Sookie:
Che sai
fingere molto bene... che sei sensibile, profondo... e che hai tanto
amore da
offrire...
Eric:
Soltanto a te...
Ricordare quel sogno mi
fece rabbrividire. Pensavo spesso ai
giorni trascorsi a Dallas, a Godric, al modo in cui quel vampiro
millenario si
era fidato di me e mi aveva chiesto di prendermi cura di Eric. Ma come
avrei
dovuto prendermi cura di lui? Lui è
così…Eric! Non permette a nessuno di
avvicinarsi…o forse, non ci ho nemmeno provato. Ero talmente
presa dalla mia
folle relazione con Bill…Che idiota sono stata!
- Sookie! Sei sveglia?
–
Oh, fantastico!
È già
ora di cena e non sono affatto pronta!
-
Ehm…Si… Solo un
momento… - Dissi mentre correvo verso il bagno, giusto per
lavarmi il viso e
sistemare velocemente i capelli. Poi tirai fuori dall’armadio
il mio vestitino
bianco e quasi mi ruppi una gamba nel tentativo di indossarlo. Infine
corsi
alla porta e la aprii di scatto.
- Eccomi, Claudine!
Sono pronta! –
Claudine mi condusse
velocemente in una piccola sala da
pranzo in fondo al corridoio. Non ero mai entrata in quella stanza.
Sembrava
uscita da un vecchio film ambientato nell’antica Grecia o
giù di lì, con tutti
quei decori scolpiti nel marmo che rivestiva tutte le superfici della
stanza.
Claudine mi spiegò che poco dopo si sarebbe tenuto un
importante incontro nel
cortile principale dell’edificio e quindi avremmo dovuto
cenare il più in
fretta possibile. Finsi di stare male: la cena aveva un ottimo aspetto,
ma
considerate le stranezze alle quali avevo assistito poche ore prima non
avevo
alcuna intenzione di ingerire nulla di tutto ciò che mi
veniva servito. Non
riuscivo a smettere di pensare a ciò che avevo scoperto
appena arrivata.
***
Quando Claudine
aveva preso la mia mano, in un attimo ci
eravamo ritrovate catapultate in una specie di cortile. Si trattava di
uno
splendido patio, circondato da
bellissime colonne che incorniciavano superbamente quel luogo magico.
Tutti,
attorno a me, indossavano dei vestiti bianchi o di colore
chiaro, quindi fui
molto sorpresa di vedere un uomo vestito di nero venirmi incontro
pronunciando
il mio nome.
- Barry?
– Sembrava sorpreso di trovarsi lì quasi quanto me
e accennò qualcosa sul tizio che lo accompagnava, una sorta
di fata madrina,
così come Claudine mi aveva spiegato pochi minuti prima. Poi
farneticò qualche
parola su come fosse straordinario trovarci in un luogo in
cui non sembravamo
dei mostri e si voltò per assaggiare uno di quegli strani
frutti luminosi che
ci erano stati offerti.
B : - Dovresti
provarne uno. E’ come…se mangiassi pura
felicità. -
Fu in quel preciso momento
che mi accorsi che qualcosa non
andava. Tutti sembravano come ipnotizzati, intenti a mangiare, quasi
divorare
quegli strani frutti, come se non potessero farne a meno. Poi scorsi
qualcosa
che non mi sarei mai aspettata di vedere: mio nonno, Earl, era
lì, intento anche
lui a divorare quei Lumieres, o almeno credo si chiamassero
così. Mi avvicinai,
l’ultima volta che lo avevo visto avrò avuto 5 o 6
anni al massimo. Ero
totalmente sconvolta ma al tempo stesso felice di rivederlo. Lo chiamai
ma lui
ovviamente non mi aveva riconosciuto. Gli dissi il mio nome e lui
sembrò cadere
da una nuvola:
- Sookie? Ti ho vista solo
la settimana scorsa. Era il tuo
compleanno. – disse, lasciandomi esterrefatta. Erano passati
20 anni! Era forse
impazzito?
Poi ricordai di quando ero
arrivata a Fae la prima volta.
Ero stata con Claudine solo pochissimi minuti eppure quando mi ero
svegliata
erano passate molte ore. Che il tempo trascorresse diversamente in quel
luogo?
Mi sembrava l’unica spiegazione plausibile, così
pensai di chiedere spiegazioni
alla mia “madrina”. Eppure qualcosa ancora non
quadrava…
Mi guardai attorno ancora
una volta e mi accorsi che
continuavano ad apparire nuove persone continuamente, proprio come
eravamo
apparse in quel luogo io e Claudine. Che fossero altre “fate
madrine” con i
loro protetti? Fu allora che mi accorsi che nessuna delle
“madrine” stava
toccando cibo, mentre i protetti ingurgitavano chili e chili di
Lumieres senza
mai fermarsi. Un pensiero mi balenò nella mente: e se
stessero usando quei
magici frutti per intontirli, per… drogarli, per impedire
loro di andare via?
Con tutte le mie forze iniziai allora a concentrarmi per abbassare le
mie
barriere mentali e quello che sentii fu come un colpo al
cuore… focalizzai la
mia attenzione sui protetti e con mia enorme sorpresa mi accorsi che
nelle loro
menti non scorreva alcun pensiero, se non immagini felici e
l’aura di quel
diabolico frutto. Poi concentrai la mia attenzione sulle madrine,
stando
attenta che nessuno si accorgesse che stavo
“origliando”, anche se telepaticamente.
Per l’amor di
Dio! Avevo “intercettato” una conversazione
mentale tra Claudine e Loyd, la “madrina” di Barry.
- Che razza di idioti!
Sono secoli che ci cascano! Basta
parlar loro di famiglia, di normalità e di stupide
chiacchiere sdolcinate che
subito si lasciano abbindolare! Stupidi mezzosangue! –
pensò Loyd con un tono
di derisione che mi avrebbe fatto venir voglia di prenderlo a calci in
quel suo
fottutissimo sedere fatato.
- Non dovresti parlare
così. Ti ricordo che se non fosse per
uno di loro noi non esisteremmo nemmeno. Se Niall non avesse trovato un
modo
per estrarre dal sangue ibrido la
linfa
vitale, non so come avremmo fatto a sopravvivere! –
- Già,
Niall… Ha fatto proprio una brutta fine
quell’idiota!
Come aveva potuto pensare che suo figlio si sarebbe salvato visto che
proprio
lui era la Cura? - continuò il ragazzo noncurante di
ciò che gli accadeva
intorno, sorseggiando un calice di quello che sembrava champagne. Lo odiavo ancora di
più. - Come ti senti
sapendo che proprio la cara nipotina di Niall, la tua adorata protetta,
sarà la
prossima a morire? –
Il panico mi
assalì all’improvviso. Poi Claudine
aggiunse: - Povera
ragazza… Mi spiace
molto per lei, ma non abbiamo altra scelta. Lei è
l’ultima prescelta della
discendenza reale della famiglia Brigant. –
Di che stavano parlando?
- La profezia dice che
solo con il suo sangue riusciremo ad
uccidere i vampiri una volta per tutte –
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