La prima neve dell’inverno era scesa quella notte su
Hogwarts. L’atmosfera del castello si era fatta se possibile ancora più
incantata del solito e per Harry era un momento magico e particolare da
aspettare con ansia ogni anno. Seguiva con lo sguardo Edvige che si librava
bassa nel cortile, assaporando la mancanza di un qualsiasi rumore che non fosse
prodotto dal suo sbattere d’ali, e non pensava a niente. Si sentiva estasiato
come un bambino al primo incontro con la neve (e dire che ormai aveva quasi 17
anni e mezzo) ed era combattuto fra il desiderio di urlare al mondo la sua
felicità e la paura di infrangere il silenzio in cui era immerso. Per un attimo
pensò di andare a chiamare Hermione e Ron perché si unissero a lui nella sua
osservazione estatica, ma poi si rese conto che il silenzio ne avrebbe
decisamente risentito: ultimamente la vita accanto a quei due si stava facendo
insostenibile, perché i loro litigi avevano raggiunto la massima frequenza
storica. Spesso arrivavano la mattina a lezione già imbronciati dopo il primo
litigio a colazione e allora non si sedevano neanche accanto, cosa di cui Harry
era grato, perché almeno gli permetteva di seguire la lezione in pace! A pranzo
la collera invece di diminuire era aumentata o comunque veniva fomentata da
altre liti e l’intera casa di Grifondoro cominciava a dare segno di disagio per
non poter consumare un pasto in santa pace. Dopo le lezioni del pomeriggio e
dopo essere stati rimproverati da Harry, i due tentavano di studiare insieme
per un po’, ma presto Ron si alzava furente e si rifugiava al campo di
Quidditch in anticipo oppure Hermione andava in biblioteca, se sapeva che non
c’erano allenamenti.
Nell’ultimo anno e mezzo i suoi 2 amici avevano passato fasi
di convivenza alterne. Al ritorno per il VI anno ad Hogwarts, Harry e Ron si
erano resi conto che Hermione, seppur loro non se n’erano accorti nell’ultimo
mese a Grimmauld Place, aveva cominciato a lasciare indietro la bambina e a trasformarsi
in una donna. Anche se non bellissima, stava diventando carina (aveva deciso di
usare qualche accorgimento cosmetico babbano) e gli altri ragazzi l’avevano
notato: ricevette varie proposte di appuntamento e qualche volta le accettò
anche. Ron era evidentemente angosciato dalla situazione, pur non ammettendolo,
ma era rincuorato dal fatto che comunque loro tre erano sempre insieme, tra
compiti scolastici e extra con l’ordine della fenice…
La situazione sembrò degenerare quando Hermione trascorse le
vacanze di Pasqua in Bulgaria, per andare a trovare Viktor Krum; Ron sembrava
deciso a non rivolgerle più la parola, ma al ritorno lei spiegò che era andata
là per far capire a Viktor che loro due potevano essere solo amici. Il resto
dell’anno era stato troppo occupato dalla guerriglia contro Voldemort per
pensare ad altro. Ma al ritorno ad Hogwarts per l’ultimo anno, proprio quando
Harry credeva di aver capito, da alcuni fumosi discorsi dell’amico, che avrebbe
preso in mano la situazione e si sarebbe dichiarato, la situazione era
degenerata improvvisamente: circa un mese prima, una sera Hermione aveva
ricevuto un grosso pacco nella sala comune di Grifondoro. Una volta aperto,
rivelò all’interno un piccolo scrigno contenente una bellissima collana: era un
monile antico, bellissimo, di foggia sudamericana, con pietre lavorate in
maniera eccelsa! C’era un piccolo biglietto d’accompagnamento e Ron ed Harry
approfittarono della meraviglia di Hermione e di tutte le altre ragazze di
Grifondoro per leggerlo:
“Alla mia dolcissima Hermione, che saprà sempre dove
trovarmi. Buon Compleanno di nuovo. Mi dispiace se il regalo si è fatto
aspettare tanto, ma doveva essere qualcosa di speciale. Viktor”
Harry non aveva ancora ben afferrato la cosa che Ron si era
alzato, furente, e si era rivolto ad
Hermione un tono sprezzante ed ironico:
“Beh, che dire, hai fatto male a lasciarlo perdere Hermione!
Se ti eri messa con lui magari a quest’ora ti mandava tutte le perle del
Pacifico come regalo di compleanno!”
Hermione, lo guardò incredula:
“Ron, hai per caso letto il biglietto? Con quale autorità?”
“Oh, scusa hai ragione- fece lui - io non posso mica
permettermi…non sono mica un tuo amico: se lo fossi mi avresti detto a verità
su te e Krum!”
“Cosa vai blaterando? Io ti ho detto la verità!”
“Si, come no! E infatti una collana del genere si manda ad
una ragazza che ti ha respinto, vero? Fammi il piacere! Tu stai trescando con
lui e non ci hai detto niente!”
“Come ti permetti!- urlò Hermione – Io non tresco un bel
niente! Sei tu a non fidarti di me! Sei insopportabile Ronald Weasley!”
Ron parve molto colpito da quella definizione. Paonazzo in
viso replicò, molto lentamente:
“Ah si, eh? Insopportabile? Beh…almeno io sono sincero! E
non intendo più continuare ad essere abbindolato da te e dalle tue storie!
Perché non te ne vai dal tuo bulgaro e ci lasci in pace?”
Hermione si morse le labbra; sembrò per un attimo che stesse
per piangere, ma poi il suo sguardo diventò feroce:
“Ronald Weasley, con questo noi due abbiamo ufficialmente
chiuso! Non intendo mai più rivolgerti la parola. Mi siete tutti testimoni!-
urlò alla sala comune – Non ti parlerò mai più.” E detto questo raccolse il suo
regalo e si avviò verso il dormitorio.
Ron la guardò andarsene furente. Poi, d’improvviso, con un
calcio rovesciò il tavolo davanti a sé, sotto gli occhi di Harry, il quale
aveva mantenuto un espressione ebete per tutto il litigio, come tutti gli altri
compagni.
“E sia! – urlò Ron – Va’ al diavolo, Hermione Granger!” e
uscì sbattendo la porta dalla sala. Harry dopo un attimo di sgomento gli corse
dietro. Cercò di fermarlo più volte, ma Ron lo respinse e finirono in giardino,
miracolosamente non visti da nessuno. Ron aveva i pugni serrati e cadde a terra
in ginocchio. Harry intuì che stava per urlare e gli tappò la bocca con le
mani.
“Sta’ zitto! Se ci beccano a quest’ora…Si può sapere cosa
cavolo ti è preso?” lo accusò. Si aspettava che ricominciasse ad urlare ma
invece il corpo di Ron prese via via a sussultare e quando Harry sentì la mano
sulla faccia dell’amico bagnarsi, capì che Ron stava singhiozzando.
“Oh, Harry! Non ce l’ho fatta, ho perso del tutto il
controllo! Non volevo, ma mi sono sentito come pervaso da una furia e non mi
sono potuto trattenere! Non pensavo di certo le cose che le ho detto!”
“E allora perché accidenti le hai dette? Perché ti sei
arrabbiato?”
“Ma perché…cavolo Harry, ma non hai visto la sua faccia
quando ha aperto il regalo, quando ha letto il biglietto? Io non sono mai stato
così male in vita mia! Io…ero geloso marcio!!!!”
Harry non credette alle sue orecchie! Ron stava ammettendo i
suoi sentimenti per Hermione.
Ron si liberò della sua stretta e si alzò in ginocchio
guardandolo:
“Non dirmi che non l’avevi capito?”
Harry strabuzzò gli occhi:
“Beh, si l’avevo capito, da parecchio, direi…da un paio
d’anni!”
Ron arrossì:
“Io invece me ne sono reso conto da poco…anche se
inconsciamente è dall’arrivo di Krum che ho i miei problemi…Ma tanto lei non mi
guarderà mai!” e si riaccasciò su se
stesso.
“Piantala Ron, non è vero! Almeno… io non credo che sia
così…davvero!”
“No, lei mi vede solo come l’amico idiota e buffone…no,
anzi, dopo stasera non potrò contare neanche su quello! Ho rovinato tutto!”
Dopo un’ora di sfogo e pianto, Harry fece rialzare Ron e
tornarono indietro, sperando che alla luce del giorno le cose sarebbero
migliorate. |