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Welcome To PageBreeze
Bottoni freddi come il ghiaccio contro il collo
bollente
Ne era convinto: non aveva mai amato
nessuno tanto intensamente.
Lo
sentiva bene, tra il viso e il collo: un calore che si spandeva per tutto il
corpo, fino ad accendergli il volto di strani colori. Si sentiva anche
perennemente sudaticcio, accaldato, e pregava gli dei di tutte le religioni del
mondo che Blaine non si accorgesse di quanto tenesse a lui: perché altrimenti,
sicuramente, gli avrebbe dato del pazzo.
Era
malsano amare qualcuno a quella maniera, maniacalmente, fino a star male per una
virgola o un punto messo male in un messaggio inviato distrattamente...maledetto
T9, si ripeteva, e lui che si
ostinava ad usarlo.
Ma
nonostante questo, quando -lontano, vicino, triste o allegro- si preoccupava
della sua salute, tentava buffamente di farlo sorridere e si scioglieva in
quella dolcezza che solo l’amore vero può...in quel momento avrebbe voluto le
sue labbra si fondessero con lo zucchero delle parole che sapeva formulare solo
nella sua mente, per dare un senso a tutto.
Perché sentiva i vent’anni sulla pelle,
li temeva come una nuova coscienza: e anche se razionalmente li sapeva ancora
lontani, non poteva fare a meno di dirsi:
“Hai vent’anni e
riesci ancora a ridurti così per qualcuno?”
Era
avvilente, anzi, svilente si diceva: vent’anni a costruire il suo io, la sua
coscienza, il suo orgoglio di omosessuale dichiarato, la sincerità dei suoi
atteggiamenti...e ora -con l’irrazionale paura di perderlo- era diventato
tutt’altro.
Incosciente, artificiale, pronto a tutto.
Lo
sapeva benissimo che non era giusto e che se Blaine l’avesse saputo non gli e
l’avrebbe perdonato: ma sapeva anche quello di cui lui aveva bisogno. Era
quella fragile e dolce forza che sembrava stesse scoprendo dentro di sé giorno
per giorno, solo per potergliela donare, senza pretese, senza chiedere nulla in
cambio.
Si era
creduto freddo e insensibile, si era chiesto perché i suoi amori fossero stati
sempre passeggeri, fugaci...si era chiesto perché non riuscisse ad amare
qualcuno con tutto se stesso.
Col
senno del poi, aveva capito: non
erano occhi glaciali i suoi, quelli nei quali si incontrava guardandosi allo
specchio, ma era l’anima che cercava di uscire fuori dal suo involucro; non
aveva non amato davvero, ma amato in
un modo che non era esattamente amare.
Era stato un flebile desiderio, e per
questo non era andato mai niente a buon fine.
Blaine
l’aveva aiutato a scoprirsi, a capire il suo posto nel mondo, in bilico tra
quella scandalosa dolcezza e una forza d’animo essenzialmente
sopravvvivista.
Era stato un fulmine a
cielo aperto in un momento in cui davvero pensava nulla avrebbe potuto
destabilizzarlo: invece era arrivato, inaspettato e magnifico. Aveva capito
subito di cosa si trattasse.
...
Eppure, nella sua mente, questo non aveva affatto un’accezione
positiva: lo amava, aveva imparato ad accettare la forza del suo sentimento e in
qualche modo a dominarlo, ma...
Ancora continuava ad
avere problemi emotivi.
Si
sentiva fragile, come di terracotta.
Sapeva che questa sua tenera delicatezza d’animo piaceva molto a
Blaine, come se gli desse una spinta in più in quella loro pseudoamicizia.
Invece
a Kurt no, non piaceva per niente, perché quando gli succedeva di esporsi -ed
era il più delle volte- non poteva fare a meno di pensare che avrebbe voluto le
di lui braccia intorno alle spalle, il viso contro il suo petto, quasi a
nasconderlo, per sfogare tutte le lacrime del mondo.
...
averlo qualche minuto interminabile solo per sé.
Avrebbe voluto scavarsi piano e con leggerezza un posticino nella
sua anima, con le sue lacrime e i sorrisi, quelli del dopo...
Dopo
il pianto,
dopo
una consolazione,
una
carezza,
un gioco strano, dolce e ambiguo.
Nonostante questo, si, lo stava facendo: stava baciando
ardentemente (e per la prima volta, aggiungeva mentalmente) il suo migliore
amico nella sala comune dell’Accademy. La masochistica certezza di stare lì solo
a contrariarsi, la sicurezza di amare davvero quel ragazzo che -chissà- forse
stava davvero ricambiando ritmicamente i suoi movimenti di labbra e
lingua.
Non
sapeva, e nemmeno ne voleva sapere nulla.
Un’unica certezza.
Quella
che strusciava leggera contro il suo collo era la manica della divisa di Blaine,
ne era sicuro.
Perché?
Perché aveva due bottoni
freddi come il ghiaccio contro il collo bollente.
*Fine*
Ancora
di getto e ancora un po’ nonsense, spontanea, sentita.
Non
sono una Klainer (se si dice così, visto che sono una profana dei pair) e non
chiedo troppo ad una misera storiella come questa.
(Sono
una feticista degli smoking e delgli abiti classici, quindi amo la divisa dei Warblers. I bottoni
poi hanno qualcosa di così ambiguamente sexy... Di qui il titolo).
Inoltre devo ringraziare le sei meravigliose persone che hanno
recensito Strong 'n lonely,
con
la speranza che anche questa shot -qualora passino di qui- sia di loro
gradimento.
Riguardo al punto comune di molte
recensioni (e parlo del biografismo)
non è qualcosa di tangibile nelle mie shot... Da lì partono le idee, che
finiscono poi col prendere la loro strada nell’
IC.
Senza contare che, come insegna FMA, i contrappassi sono leggi a senso
unico...e l’amore è un sentimento egoista.
See you <3
DISCLAIMER:
i personaggi qui trattati non sono di mia proprietà ma degli aventi diritto e
nel mio utilizzarli non c’è nessuno scopo di lucro.