-La pioggia sulla pelle-
Capitolo
1
Il
silenzio della mia voce
Yamamoto
Takeshi non era lo stupido idiota del baseball. Questo Hayato lo aveva
capito bene. Non era uno stupido, Yamamoto, anche se rideva tanto e
forse troppo. Chi del resto poteva dire di averlo visto arrabbiato? Chi
poteva dire sinceramente di avere visto uno Yamamoto diverso senza
dovere per forza associare il suo nome a una faccia allegra e a una
risata spensierata, a un paio di occhi che sorridevano essi stessi di
serenità e di gioia? Nessuno.
Tranne me.-
mormorò una voce stanca ma decisa.
Ho visto in quegli occhi
la lama brillante della sua spada, quella spada che taglia e divelte,
che sfida fiera e superba i suoi avversari. Ho visto quegli occhi
gridare di testarda cocciutaggine davanti ai più fieri
avversari, deciso a non morire e a non dover soffrire a sua volta per
la perdita dei suoi amici, i denti digrignati per non cadere. Il dolore
non era per lui.
Ho visto il sorriso di quelle labbra serrarsi in una linea dura, le
sopracciglia distese in una linea morbida aggrottarsi.
E io stesso a volte sono stato causa di tali cambiamenti.
Lo odiai, lo sfidai, lo invidia, quell' idiota, con tutto me stesso
senza sapere che quella sfida aveva un solo concorrente e quello ero io.
Gokudera chiuse gli occhi aspirando l' ultima boccata di
fumo prima di alzarsi stordito dal letto, in una stanza troppo buia,
troppo vuota, dove l' aria viziata sembrava essersi fermata,
ristagnando in un silenzio immobile e pesante.
Non c' era posto per la luce, non ce ne sarebbe stato più,
nemmeno il più timido raggio di sole filtrava dalle persiane
abbassate. Era forse fuggito il sole?
-Non me ne stupirei.-
E le labbra del ragazzo che aveva pronunciato questi pensieri si
distesero in un sorriso ironico e amaro.
Gokudera cercò di alzarsi dal letto buttando di lato le
lenzuala leggere già arrotolate su stesse per i suoi sonni
inquieti, annaspò cercando qualcosa sul comodino. Una
sveglia? Ottenendo l' unico risultato invece di far cadere qualcosa che
si ruppe in mille pezzi ai suoi piedi. Hayato fece un passo mettendo le
mani avanti per raccogliere distrattamente quanto caduto: Una cornice e
una foto, una stupida foto.
-Cazzo!- Una scheggia lo ferì alla mano ma Hayato
fissò per un momento la ferita bruciante fin
quando lo sgurado fu attirato dalla foto sul pavimento.
Una stupida foto. Una
maledettissima foto. Io nemmeno volevo farla, idiota! Questo taglio
è come te... brucia, dannato. Brucia e fa male. Avevi detto
che non te ne saresti andato.
Bugiardo!
Idiota!
Lo hai fatto alla prima occasione. Non sei un santo Yamamoto, non sei
altruista. Sei un babbeo egoista.
-Fottiti!- gridò con tutto il fiato che aveva
in gola, gridò al nulla, al silenzio della sua stanza.
Gridò alla sua solitudine, a Yamamoto che non poteva
sentirlo.
Strappò la foto che li ritraeva insime. Una delle ultime
scattate durante una gita in montagna con tutti gli altri al ritorno da
quello stupido viaggio nel futuro. Li fece in mille pezzi con rabbia
buttandoseli alla fine alle spalle diretto verso il bagno.
Tre mesi, dodici giorni,
ventidue ore e quattordici minuti. Questo è il lasso di
tempo in cui sono tornato a dannarmi l' anima. A marcire nella mia
solitudine e nella mia rabbia. Non lo sai tu cosa è successo
in questo tempo. Non lo sai perchè non ci sei.
Credevo che mi avresti
salvato, credevo di potere diventare indispensabile per te come tu lo
eri per me. Evidentemente mi sbagliavo. Mi hai lasciato anche tu. O
forse è stata solo colpa mia. Ma io non riesco ad essere
come te, a sorridere, a dire ti amo come se ti chiedessi di passarmi lo
zucchero.
-Riesci solo a darmi
dell' idiota e a tenermi il muso. Perchè Gokudera?- mi hai
chiesto quel giorno sul terrazzo. Eri serio, maledettamente serio. E
incazzato.
-Non capisci un cazzo-
sbottai dopo un attimo in cui rimasi in silenzio spiazzato. Ma in fondo
che volevo pretendere. Avevi ragione tu.
-Sono senza certezze- mi
hai detto laconico alzando i tacchi.
E' l' inferno.
E' iniziato.
Riempì la vasca da bagno. Chiusa la porta
dietro di sè il vapore invadeva la stanza, pesante. Gli
girava la testa, ma in fondo che importava? Si immerse nella vasca
piena d' acqua e rimase lì in attesa, consapevole che quell'
acqua, così pura, delicata, non avrebbe lavato via i suoi
affanni, non si sarebbe portata via nè i suoi pensieri
nè le sue angoscie come fa invece il corso lento di un fiume
che lava via il fango e i suoi vermi.
Non era possibile Hayato, perchè solo quell' acqua in cui
eri immerso ti ricordava lui. Così placido e calmo,
così opposto a te. Yamamoto è la
pioggia, è la pioggia che lava via tutto. Tu sei
la tempesta, la tempesta che tutto distrugge.
Respirò profondamente uscendo un braccio dall' acqua e
portando la mano in alto proprio davanti ai suoi occhi. Si
osservò vedendo la pelle bagnata di mille goccioline
delicate. Erano come la pioggia.
Il mio braccio bagnato
in quel momento si confuse con la pelle bagnata dalla pioggia
incessante. Quella che mi feriva la pelle non era una di quelle dolci
pioggerelline, no, era quella furiosa di un temporale. Non sarei dovuto
uscire, non con quel tempo almeno ma avvertivo l' urgente bisogno di
vederlo. Non ne potevo fare a meno, era più forte di me. Mi
resi conto che era difficile stargli lontano, così
difficile che mi ritrovai davanti alla porta della sua casa per qualche
minuto buono indeciso se suonare o meno. Poi quella porta si
aprì e Yamamoto si ritrovò di fronte la mia
faccia accigliata e di pessimo umore, come sempre.
-Dove vai?- chiesi indifferente
-Da te- fu la risposta sorridendo
-Sono qui- feci entrando e superandolo all' ingresso intimamente felice
perchè anche lui non poteva fare a meno di me. Sarebbe
venuto in barba al temporale, io lo avevo solo preceduto.
Quella volta facemmo sesso -l' amore- per la prima volta e mentre lui
mi spogliava dei vestiti zuppi la mia pelle accoglieva una pioggia ben
più dolce. E la tempesta fuori sfumava lentamente in pioggia
quieta.*
ANGOLO
AUTRICE: Questa doveva essere una semplice shot.
Evidentemente non lo sarà. Mi scuso per il linguaggio
poco... aehm... poco. Punto.
*L' ultima parte, appunto segnata con l' asterisco si ispira alla mia
shot "Sotto il
cielo scuro" ed effettivamente questa long nasce propria a
partire da lì.
Ripeto per la millemillesima volta che non sono molto avvezza a
confrontarmi con KHR e i suoi personaggi, dunque critiche e consigli
saranno ben accetti, al di là del fatto che mi piacerebbe
sapere il vostro parere, soprattutto se la storia vi piace
perchè è anche più piacevole per me
lavorarci su, di sicuro con maggiore solerzia. Mi auguro che i
personaggi non risultino OOC nel qual caso perdonatemi, eventualmente
provvederò a correggere il tiro o a mettere l' avvertimento.
Un saluto,
Haru.
DISCLAIMER: I personaggi di Katekyo Hitman Reborn non mi appartengono
ma sono degli aventi diritto. La storia non è scritta a
scopo di lucro.