ed
ecco il nuovo caitolo! Scusate per il tempo che c'ho messo, ma sono
stata un po' impegnata. Beh, questa volta il capitolo è
più lungo però! ;)
Dal
prossimo capitolo incomincerà la VERA storia, spero che
continuerete a leggere! ç^ç
Vall.
E
questa è la mia storia.
-Ehy...Ma
guarda chi si vede...- Sorride piegando un po' la testa di lato
soddisfatto del terrore che incute, mentre io non riesco a parlare
con gli occhi spalancati. Comincio a tremare, indietreggio cercando
di allontanarmi da lui.
-Credi
di potermi scappare?- Si avvicina a me con una sola falcata e mi
blocca contro il muro. -Adesso vedrai come non ti scorderai mai
più
di me. E così pagherai, per tutto quello che hai fatto.- Con
uno
schiaffo mi fa voltare la faccia e lascia il segno delle cinque dita.
-Vedrai...- si avvicina a me bloccandomi la faccia fino a poggiare le
sue labbra sulle mie. Provo a ribbellarmi senza risultato.
-Hahahha
Puoi provare a liberarti quanto vuoi, tanto non ci riuscirai.-E con
quel sorriso strafottente stampato sulla faccia, comincia a
trascinarmi verso la mia stanza. Mi strappa a maglietta, cominciando
a baciarmi dappertutto, e mi sfila anche il pantalone...
Interruzione
-
Ti ha violentata?!-
-Sim,
non urlare!- Gli faccio chiudere la bocca spalancata. - Comunque
sì.
Adesso fatemi finire di raccontare.
-Ma...Ma...
-Senza
parole, eh Steve? - Sorrido. Adesso forse capiranno un sacco di cose.
I miei comportamenti, anche verso di loro.
-Sì.
Completamente...- Sorrido amaramente, perdendomi nei miei pensieri.
-Beh...Stavo
raccontando...- Mi riprendo poco dopo, continuando il racconto che
era stato interrotto.
La
storia.
è
mezzanotte. Lui
è andato via circa una mezz'oretta fa', Claudia stasera non
torna,ha chiamato qualche minuto fa'e ha detto che dormiva da
un'amica, mia madre dovrebbe tornare fra poco e...Mi sento sporca.
Ancora tremo, anche se adesso lui non c'è più e
le lacrime
continuano a scendere imperterrite, senza volersi fermare lasciando
delle strisce bagnate sul viso che bruciano. Mia madre sta per
tornare meglio darsi una ripulita. Mi alzo e vado in bagno, mi faccio
una doccia veloce e mi metto il pigiama, la maglia stracciata l'ho
già buttata per strrada. La doccia non è servita
a nulla, mi sento
ancora sporca. Cerco di non farci caso e me ne torno in camera. Sento
il rumore delle chiavi che fanno scattare la serratura e mi infilo
subito nel letto facendo finta di dormire. Lei viene, controlla in
camera e va a cambiarsi e a dormire. Le lacrime escono da sole e non
riesco a fermarle. La scena di poco tempo fa' continua a venirmi in
mente, senza lasciarmi nemmeno un momento di tregua. Dopo un'oretta
passata a piangere riesco finalmente ad addormentarmi.
Passano
due mesi da allora. Ormai sono diventata un automa, le giornate sono
tutte uguali e Lui ogni volta che sono da sola ne approfitta. Piango
ogni sera, ma ormai ci sono abituata. Una sera sento mia madre che
parla a telefono.
-Ma
è sempre più strana, ormai non parla con nessuno,
non si vede più
con le sue amiche...E ogni tanto la sento anche piangere. Ma non
posso fare nulla. Cosa devo fare?- Ecco. Sto anche facendo
preoccupare seriamente mia madre... Le passo davanti dicendole che
andavo a farmi un giro non lasciandole il tempo di replicare ed esco,
dirigendomi verso la stazione dei carabinieri.
-Posso
esserle utile?- Mi distrae dai miei pensieri un poliziotto. Comincio
subito a tremare e sudare freddo e il poliziotto deve essersi accorto
delle mie condizioni visto che mi fa sedere.
-
Non si preoccupi, signorina... Le faccio preparare una camomilla?-
Annuisco con la testa, e lui sorridente chiede ad un altro collega di
prepararla e si siede di nuovo di fronte a me. Rimaniamo in silenzio,
fino a quanlche minuto dopo che arriva la camomilla fumante. Me lo
porge sorridendo, lo prendo ringraziandolo ed esce dalla stessa porta
dove è entrato. Mi lascia bere un po' la camomilla, poi
incomincia:
-Allora...
Come ti chiami?
-Valeria.
-E
quanti anni hai?
-sedici.
-Sedici?
Okkei. Ehm...Non potrei interrogarti senza un genitore...Potresti
darmi il numero di uno dei due?
-Cosa?
No. Mia madre non sa niente. E non deve sapere niente!
-Ma...
-Niente
ma. Mia madre NON DEVE sapere NIENTE!- Mi alzo dalla poltroncina e
di conseguenza anche lui, con una faccia stupita.
-Va
bene, Va bene, siediti. Aspetta un secondo e ne parliamo ok?- Mi
sorride ed esce dalla stanza, lasciandomi sola. Comincio di nuovo a
tremare, senza sosta. Dopo un po' torna.
-Okkei,
allora racconta quello che è successo. - Lo guardo un po'
insicura.
- Non dirò niente a nessuno, segreto professionale. E
cercheremo di
aiutarti, in qualche modo. Comincio a raccontare quello che
è
successo 3 mesi fa'. Dopo un po', mi chiama mia madre. Si
starà
chiedendo che fine ho fatto.
-Pronto?
-Eh..Signorina?
-Chi
è?- Chiedo preoccupata.
-Sono
il dottor Meller. Dall'ospedale...
-
Cos'è successo a mia madre?- Lo interrompo, spaventata.
-Nulla
di grave, ma devo parlare con un magiorenne.
-Non
m'interessa, cos'è successo a mia madre? Come sta? Dove si
trova?
-Non
si preoccupi, sua madre sta bene...- Lo interrompo.
-Sta
bene un cazzo! Se stava bene non si trovava in ospedale!
-Calma,
signorina. Ha fatto un incidente e..- Lo interrompo un'altra volta.
-Un'incidente?!...Lo
sapevo...Non dovevo...Come sta?
-Adesso
sta riposando, non si preoccupi. Già le ho detto troppo,
dovrei
parlare con un maggiorenne.
-Sì....-
Gli do il numero di mia zia, che sarebbe la sorella di mia madre. Nel
frattempo esco dal commissariato correndo, con i carabinieri che mi
chiamano da dietro. Corro il più in fretta possibile verso
il
cardarelli, arrivando un quarto d'ora dopo. Non era tanto, tanto
vicino dal commissariato, e pieno di salite. Entro, sentendomi subito
fuori posto, gli ospedali non mi sono mai piaciuti, e non vedevo
l'ora di uscirne. Chiedo ad un'infermiera di mia madre e mi indica
la direzione della sua stanza.
-Mamma....-Era
stesa su un lettino con le coperte bianche, una flebo attaccata al
braccio, il viso pallido, indossava una veste bianca dell'ospedale, e
mostrava graffi e ferite ovunque, persino una sulla guancia destra.
Mi scese una lacrima, non riuscendo a trattenerla, che lasciai
scorrere sul mio viso continuando a guarare la figura addormentata
stesa sul letto. Il silenzio regnava in quella stanza, l'unico suono
ad interromperlo era quell'aggeggio che regolava il battito del
cuore, che continuava a fare quel suono..Bip, bip...Che mi faceva
innervosire. Era colpa mia. Era colpa mia se adesso sua madre era
finita in quell'ospedale in quelle condizioni. Le strinse una mano e
poco dopo sentivo quel macchinario fare quel bip i maniera
prolungata che mi mise in ansia, non sapendo cosa fare. Corsi
velocemente fuori dalla stanza, chiamando un dottore in lacrime che
corse subito dentro per controllare. Io rimasi fuori ad aspettare in
silenzio, con le lacrime che continuavano a scendere, guardando il
dottore che assumeva una faccia più preoccupata.
Uscì dalla stanza
e chiamò altri dottori, la portarono in un'altra sala e
restarono lì
per molto, molto tempo.
Quando
apro gli occhi una luce me li fa chiudere quasi subito, mi metto
seduta e me li stropiccio un po', provandoli ad aprire subito dopo.
-Ehi,
ti sei svegliata!- Mi giro e vedo mia nonna che mi guarda, triste e
con gli occhi lucidi. Mi guardo intorno, mettendo a fuoco la stanza e
riconoscendola come la sala d'aspetto dell'ospedale. Quanto tempo
è
passato? Mugugno qualcosa, ma non dico niente. All'improvviso mi
ricordo di quello che è successo, il cuore di mia madre che
aveva
smesso di battere all'improvviso e quel venire e andare dei dottori
con quelle facce preoccupate che non mi davano conforto. Scatto in
piedi, guardando la figura di ognuno di loro, c'erano tutti, mia zia,
mio nonno, mia nonna e le mie sorelle.
-Mamma?
Come sta? Vi prego, ditemi che è ancora viva e sta bene!- Li
imploro, mettendomi quasi in ginocchio.
-Sì,
è viva. Adesso sta riposando...-A rispondermi è
stata mia nonna,
con le lacrime agli occhi, ma mi nascondeva qualcosa.
-però..?
-è
in coma. - Mi guarda negli occhi, io rimango paralizzata per un po',
non sò dire quanto tempo, poi abbasso la testa lasciandomi
andare
sulla sedia.
E
adesso che faccio?
I
miei occhi diventano lucidi, cerco di trattenermi ma non posso
evitare ad una lacrima di scendere..
-
Su, tesoro, vedrai che si risolverà tutto..Vedrai che si
sveglierà
presto...- Lo sapevo che lo diceva solo per tirarmi sù di
morale, e
non perché ci credeva davvero. Lo sapevo benissimo che
c'erano
possibilità che restasse in coma per mesi, se non per anni,
o
addirittura che non si svegliasse più, ma io dovevo essere
forte e
sperare che si svegliasse ma quella era l'unica cosa in cui potevo
credere, sperare che si svegliasse, al più presto. Passo una
mano
sulla lacrima che mi ha rigato la guancia e guardo i presenti che
hanno tutte facce tristi e distrutte.
-Adesso
noi dove andremo? Ti prego, dimmi non da lui...
-Beh,
non lo so, ma credo di si..- Di bene in meglio. La cosa migliore che
poteva capitarmi era quella di andare a vivere con mio padre.
Già
non lo sopportavo normalmente, adesso anche andarci a vivere...
Abbasso la testa, incassando il colpo.
Passano
altri mesi e mia madre è nella stessa situazione, alla fine
ha vinto
mio padre e siamo andati ad abitare con lui, ma non per molto.
Infatti sono scappata, prendendo il treno che partiva prima...
-Ed
è così che mi sono ritrovata ad Amburgo. La
signora Kathrin mi ha
trovato e mi ha portato nella vostra casa. Da là, la sapete
la
storia.
-Wow...Non
ci posso credere...- Esclama Simone, sbalordito. Si sente la
suoneria del mio cellulare, lo prendo dalla tasca e rispondo.
-Pronto?
-Ehi,
Vale! È da un sacco che non ci sentiamo, come stai?-
è la voce di
una donna adulta e allegra.
-Signora
Kathrin! Tutto bene, a lei? Dov'è adesso?- Sto tornando a
casa, ho
provato anche a chiamare ma non rispondeva nessuno..
-Sì,
siamo andati a farci una passeggiata, ma stavamo tornando!
-Oh,
sono contenta. Beh, adesso vado ma appena torno vi devo presentare
delle persone! Abbiamo ospiti, stasera!
-Va
bene, adesso torniamo a casa.
-Va
bene, ciaoo!- Attacca.
-Cosa
voleva la signora Kathrin?- Mi chiede Steve, curioso.
-Beh,
ha detto che ci sono ospiti e che sta arrivando a casa, quindi
dobbiamo muoverci a tornare! Su, forza e coraggio!- Mi alzo dalla
panchina, trascinando anche gli altri fuori dal parco, diretti verso
casa. Arriviamo giusto un secondo prima che arrivi la Signora con
quattro ragazzi dietro di lei. Uno moro, capelli corti portati
indietro dal gel, matita nera che gli contorna gli occhi, molto alto
e magro, quello affianco è alto quanto il moro, piercing al
labbro e
capelli neri in delle treccine, gli abiti di almeno tre taglie in
più
rispetto alla sua. Gli altri due sono un po' più normali,
più
muscolosi, uno capelli biondi con degli occhiali dalla montatura nera
doppi e l'altro capelli castani fino alle spalle.
-Mi
sembra di averli già visti...- Afferma Marco a bassa voce.
-Beh,
logico! Sono molto famosi...Loro sono i Tokio Hotel!
Continua...
BebyBolly:
Beh? Voglio sapere il tuo parere anche su questo capitolo!
Sù, qesto è più lungo e spero ti
piaccia. :D
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