Lettera per te
DISCLAIMER
I personaggi protagonisti della storia non sono di mia proprietà, non scrivo a scopo di lucro.
Lettera per te
Ciao, Brian.
Chi cazzo scrive più le lettere negli anni Duemila? Dovevo
essere io, solo io, necessariamente. Ti starai chiedendo quale sia il
motivo di una simile comunicazione, e la sola risposta è che ho
una voglia terribile di parlare con te. Credimi - ogni tanto mi capita
di dire qualcosa di sensato. E tu mi manchi. Mi manchi. Mi mancano le
nostre parole sussurrate, quelle urlate e quelle per riempire i
silenzi. Mi manca il tempo a perdere passato con te. Mi mancano gli
insulti a sfondo musicale che ci scambiavamo, e i sorrisi che
affioravano sotto di essi. Mi mancano le nostre notti, e quando ti
incazzavi perché dormivo in diagonale. Mi mancano le tue mani
sulla mia schiena, e il modo in cui ti lasciavi abbracciare. Mi mancano
quegli istanti bellissimi in cui respiravamo all’unisono, e a me
sembrava che il mondo si allargasse. Mi mancano i viaggi in macchina
trascorsi a chiedermi quanto sarebbe durata, perché
l’unica certezza che condividevamo era che sarebbe finita. Mi
mancano i progetti che avevamo insieme e quelli che sapevamo non
avremmo condiviso. Mi manca l’attesa che succedesse qualcosa. Mi
mancano le fotografie che non ti ho mai scattato. Mi mancano le
domande idiote che riesco a porre solo a te, e le tue risposte
caustiche. Mi manca il modo in cui mi dicevi che sbagliavo tutto, ma
tornavi sempre da me. Mi manca quando mi davi ragione senza dire nulla.
Mi mancano le cose che non abbiamo mai condiviso perché le
davamo per scontate. Mi manca la tua risata insopportabile, magari
mentre soffiavi fuori il mio nome. Mi mancano i tuoi baci umidi sul
collo e quell’averti dappertutto. Mi manca, cazzo!, la tua voce
che mi provoca, in qualunque modo. Mi mancano i miei vestiti incasinati
e i tuoi piegati ordinatamente. Mi mancano i gesti ripetitivi che
compivi arrivando in cucina, e il mio caffè che non andava mai
bene. Mi manca qualcuno che mi dica che sembro un coglione quando mi
affogo i capelli nel gel. Mi mancano i tuoi occhi, la tua bocca, le tue
gambe e tutto, tutto di te. Mi mancano persino le mie lacrime mentre ci
lasciavamo. Voglio tanto continuare questo elenco all’infinito,
visto che è l’unico modo di riaverci ancora insieme.
Sai, Brian, ho qui davanti a me la cosa più bella che abbia mai
visto. È una bambina minuscola ed è mia figlia,
nonostante io non riesca ancora a capire cosa questo significhi.
È bella e basta, ed è mia. Due cose ho fatto di sensato
nella mia esistenza: una si chiama Muse,
che è una specie di tatuaggio sottopelle, l’altra è
molto meno ingombrante, molto più dolce e splendida da star
male. La amo, Brian, la amo. E rifarei tutto ciò che mi ha
portato a lei. Ferite, lacrime, tutto. Anche distruggerci.
Perché tu concorderesti con me, se ora fossi qui,
se potessi sentirmi in
questo momento in cui tutto è di una chiarezza disarmante. Ho
creato un pezzo di Bellezza, sono contento. E quando la guardo ti penso.
Kate è da sua madre per recuperare non so quale oggetto di
necessità primaria per la bimba, e le due staranno cinguettando
di quanto siano gratificanti la maternità e i figli. Sono
favolose insieme, non avrei sperato in una famiglia migliore per mio
figlio. E Kate è eccezionale. Come madre, come donna, come
persona. Ha un comportamento molto protettivo nei confronti del suo
primogenito, e voglio che si instauri lo stesso anche con il nostro
piccolo gioiello. Kate è nata per fare la madre. Non ho contato
le volte in cui abbiamo litigato in questo anno insieme, e le notti in
cui non ero a dormire con lei. E le bionda del cazzo
che le ho sputato addosso per le sue frivolezze. E le sue risposte
ugualmente colorite. E il non essere pronto a nulla di ciò
che vivevo con lei. Ma è tutto così perfetto, ora.
È tutto perfetto, come lei. Me ne sono innamorato per sbaglio,
ma è stato l’errore più giusto che potessi fare.
Ecco, Brian, è questo il motivo che mi ha spinto a scriverti,
credo. Non ti sapevo collocare in tutto questo. Non sapevo se amavo te,
se amavo Kate, entrambi o vaffanculo a tutti e due. E mia figlia me lo
ha spiegato, facendomi stupire per non averlo realizzato subito. Tu sei
l’unico, Brian, e lei è quella giusta. Tutto qui. Siete
due parti del mondo che non ha senso dividere, né tanto meno
tentare di classificare. Io sono solo un meschino fottutamente
fortunato ad avervi avuto entrambi, per grazia di non so che dio. Penso
sia per questo che ora sono felice. E non me ne volere se, in qualche
modo, tu per me sarai sempre qualcosa.
Matt
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E questa la dedichiamo alla ginnyred, che oggi è anche il suo compleanno :D
Storia con poche pretese contenutistiche o stilistiche, nata da
un’idea di ieri notte, quando la sottoscritta, anziché
mettersi ansia costruttiva per l’esame di Latino, pensa a frasi
stupido–sentenziose mentre è a letto, poi, manco a dirlo,
se ne compiace e le riversa in un file Word. Chiedo venia per la
frammentarietà, ma è un quadro che è nato
pressoché così.
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