Alele\\Buon compleanno
TITOLO: "Buon
compleanno, amore".
AUTORE: Katia
R.
DATA FINE: 30 marzo 2010
PERSONAGGI:
Alessandro\Elena
Premessa: La
lettera per il suo compleanno. Era un regalo per una vecchia amica,
adesso non ha molto valore. E' solo un ricordo : )
Ho appena acceso lo stereo e le note del nostro cd si
diffondono per tutta la casa.
Ti
starai chiedendo perché questa lettera e potrei dirti che
è una domanda stupida, visto che oggi è il giorno
più importante del mondo. A parte il nostro anniversario,
amore.
Trentadue
anni fa, a quest’ora, una bambina dolcissima dai capelli
castani, urlava a squarciagola per annunciare il suo arrivo nel mondo.
La stessa bambina che in poco tempo è riuscita a conquistare
la sua famiglia e anche i dottori. La stessa bambina che crescendo ha
sconvolto la vita a tutti. A me in particolare.
Non
dimenticherò mai il giorno in cui ti ho incontrata.
Tu
stavi litigando con il tuo motorino mentre io uscivo dalle ripetizioni
di matematica. Mi stavo incamminando quando ad un certo punto ti ho
sentito inveirgli contro e tirargli un calcio, lasciandolo cadere a
terra. Mi sono girato a guardarti mentre un’espressione
disperata si era dipinta sul tuo volto. Mi sono avvicinato chiedendoti
se volevi una mano e tu mi hai sorriso. Credo che per un attimo il mio
cuore si sia fermato per poi riprendere a battere per sistemarti il
motorino. Non avevo mai visto un sorriso così. Ne avevo
ricevuti tanti, per lo più falsi, ma il tuo era diverso. Era
sincero, dolce.
Ti
aggiustai il motorino e dopo essermi pulito ti ho allungato la mano.
“Piacere,
Alessandro”. Mi hai guardato e con un altro sorriso mi hai
stretto la mano dicendomi “Piacere mio! Elena! Grazie mille,
quanto ti devo!?”. E lì mi è venuto
spontaneo scoppiarti a ridere in faccia. Hai inarcato un sopracciglio
pensando molto probabilmente che ero un pazzo.
Mi
sono ricomposto schiarendomi la voce e dicendoti semplicemente
“Non mi devi nulla”. Ti sei posizionata sul sellino
e mi hai passato un casco. Ti ho guardata nello stesso modo in cui mi
avevi guardato pochi secondi prima tu.
“Almeno
concedimi di accompagnarti fino a casa”, hai detto con un
sorriso talmente bello che solo rifiutando il tuo invito avrei commesso
un reato.
Sono
salito e ti ho detto l’indirizzo. Per le vie della
città sfrecciavi tranquilla, così sicura di te,
attenta alla strada.
Ti
sei fermata di fronte al mio palazzo e sono sceso porgendoti nuovamente
il casco.
“Grazie”,
ti dissi.
“Grazie
a te!”, mi dicesti prima di salutarmi e ripartire. E nel
preciso istante in cui l’hai fatto ho subito pensato che non
ti avrei più rivisto. E quello che ho provato dentro di me
era indescrivibile.
Come
faceva una persona appena conosciuta a sconvolgerti la vita in questo
modo?
Dopo
qualche giorno, stesso posto, quasi stessa ora. Esco da casa della mia
professoressa di ripetizioni e vedo te vicino al motorino. Stavolta
però non ci stai litigando. Ti volti sentendo dei passi e
appena mi vedi il tuo viso si illumina del tuo solito, stupendo,
sorriso.
Ci
siamo salutati e mi hai dato un invito per una festa dicendomi che
saresti stata felice se fossi venuto. Poi sei scappata di nuovo. Sempre
di corsa, sempre in ritardo.
La
sera dopo mi sono presentato alla festa. Subito mi hanno puntato gli
occhi addosso. Qualcuno mormorava qualcosa a bassa voce. Altri mi
guardavano come se avessi ucciso qualcuno. Poi ti ho vista in fondo
alla stanza che parlavi con delle altre ragazze. Una di loro ha
iniziato a fare cenni verso di me, facendo girare te e le altre. Tu mi
sei corsa contro, urlando il mio nome. Ti ho sorriso e ti ho salutato
con due baci sulle guance. Mi hai fatto conoscere le tue amiche: una
decina di nomi di cui l‘attimo dopo ne ricordavo solo due
appena. Mi hai presentato come tuo “meccanico
personale” per poi trascinarmi dall’altra parte
della stanza per farmi prendere qualcosa da mangiare.
Non
sto raccontando quella sera tanto per. La sto raccontando
perché quella è stata la
“nostra” sera! La sera del nostro primo bacio. Ok,
ammetto che eravamo un po’ brilli, ma ogni singola emozione
la ricordo ancora adesso. Ci siamo messi sul balcone e tu non la
smettevi più di ridere. La tua risata era il suono
più bello quella sera. La tua risata è il suono
più bello anche oggi.
Ed
è lì, su quel balcone, con quella leggera brezza
primaverile e quel cielo stellato, che ci siamo scambiati il primo
bacio.
Quel
giorno, così lontano ma vivo nei miei ricordi.
Avevo
diciotto anni. Tu ne avevi diciassette. Da quel giorno non ci siamo
più separati.
Anzi,
tre anni dopo è successa una cosa indimenticabile. Ricordo
ancora quel giorno come fosse ieri. Ero appena tornato da lavoro ed ero
stanchissimo. Mi sono buttato sul divano e ho notato un fascicolo con
una coccarda colorata, sopra. L’ho preso curioso e
l‘ho aperto. Era il documento più importante della
mia vita. Della nostra vita. Non ho capito più niente, mi
sono girato verso di te, che eri comparsa dietro le mie spalle e sono
corso ad abbracciarti con una gioia immensa. La gioia più
grande di questo mondo: tra pochi mesi saremmo diventati genitori!
Come
dimenticare le tue voglie alle tre di notte. Voglia di una cioccolata,
voglia di fragole e panna. La tua voglia di anguria e pesche alle
cinque di mattina. E io che pur di non farti star male mi giravo mezza
Roma, anche a costo di dormire in piedi, l’indomani, sul
lavoro.
Per
te avrei fatto di tutto. Anzi, mi correggo. Per te farei ancora di
tutto!
Mi
hai ridato la forza di andare avanti nei momenti più bui,
quando pensavo che tutto fosse destinato a finire. Sei arrivata tu,
bella come sempre, con quel sorriso con cui cercavi di nascondere il
tuo dolore, con tutti i tuoi problemi ma con una grande forza di
vivere. Di combattere per una vita che non ti aveva regalato tanto. Sei
stata con me per tutti questi anni, gli anni più belli della
mia esistenza. Quindici anni del nostro amore. Quindici anni pieni di
sorrisi, lacrime. Quindici anni pieni di emozioni.
Quel
giorno, quel 19 ottobre, quando ho deciso di fermarmi a darti una mano
con il motorino, non lo dimenticherò mai.
Vorrei
che tutto il mondo conoscesse come sei veramente. Anzi, meglio di no.
Poi dovrei stare attento a non farmi rubare il bene più
prezioso della mia vita.
Auguro
a tutti di avere una persona come te accanto in ogni momento della vita.
Si,
forse a volte hai un brutto carattere, litighiamo spesso, ma ogni volta
aspettiamo entrambi una cosa soltanto: fare pace. E non intendo fare
pace in modo “fisico”, ma nei modi più
strani e dolci che ci siano. Bastano poche parole a volte. Anche una
sola.
E
poi ho tanti motivi per i quali amarti. Elencarli tutti sarebbe
impossibile.
Amo
quando la mattina suona la sveglia e tu inizi a bofonchiare qualcosa
per poi trascinarti giù dal letto e andare in bagno. Amo
quando mi alzo e ti raggiungo in cucina e già a
quell’ora del mattino inizi a cantare attivando la tua
modalità “jukebox”. Amo quando sorridi e
ti butti tra le mie braccia, e io sono sempre pronto a stringerti a me
e ad annusare i tuoi capelli che sanno sempre di pesca. Quando mi alzo
per andare a lavoro e mi stampi un tenero bacio dicendomi
“Buona giornata, amore mio”, e già da
lì si colora la mia giornata. Amo quando sono sul lavoro e
ho i nervi a palla, e appena entri tu in ufficio e mi abbracci, tutto
cambia e mi rilasso. Quando torno a casa e sento uno strano odore, per
poi affacciarmi in cucina, guardarti negli occhi e capire che hai di
nuovo bruciato il pranzo. Amo quando inizi a sbraitare per casa,
insultando qualsiasi cosa. Quando inizio a leggere delle pratiche e in
sottofondo sento te che canti per casa, sistemando le cose. Amo tante
cose di te. Come quando siamo distanti e stiamo ore e ore al telefono,
senza stancarci mai. Quando ritorni dal viaggio e sento il campanello e
mi precipito ad aprire e tu prontamente mi butti le braccia al collo e
mi riempi di baci. Amo quando prendi nostra figlia in braccio e le
dedichi tutte le attenzioni possibili. Quando torno tardi dal lavoro e
ti trovo sul divano che dormi con Daniela tra le braccia. Lei, con quei
riccioli castani, splendente nei suoi 5 anni e Marti, accoccolata
accanto a te, nei suoi quindici anni. Rimarrei a guardarvi per ore.
Amo
quando dopo una giornata pesante sei stanca e inizi a dire
“Vado a letto perché mi sto
trascinando”, e io che sono sempre pronto a farti qualche
battuta sullo strano verbo che usi.
Amo
anche litigare con te, pensa un po’! Si, perché
urliamo, sbraitiamo, ci offendiamo, ma in cuor nostro sappiamo che ci
amiamo talmente tanto che è impossibile rimanere con il muso
a lungo.
L’elenco
sarebbe troppo lungo da fare, ma già lo sai. Amo tutto di
te! E te l’ho ripeto da sempre e non mi stancherò
mai!
Hai
solo un difetto: non sai apprezzarti per quello che sei. Ed
è il difetto più brutto di tutti,
perché sei la cosa più bella che abbia mai visto,
incontrato. Sei quella che riesce a donarmi un sorriso quando credo di
non poter più sorridere.
E
citando una parte di uno dei nostri libri preferiti…
“Come
la guardava! Era come un cieco che vedeva il sole per la prima volta.
Come un collezionista che scopre un Leonardo sconosciuto, come una
madre che guarda negli occhi il figlio appena nato.”
Molto
probabilmente potrebbe essere la mia descrizione vista dal punto di
vista di chi mi sta accanto!
Con
l’unica eccezione che per me sei più bella del
sole e di qualsiasi altra cosa magnifica di questo mondo. Sei la mia
ottava meraviglia del mondo! Anzi, sei la prima perché le
altre, per me, di fronte a te, diventano insignificanti.
Tanti
auguri, amore mio! Spero con tutto il cuore di poter esserci ad ogni
tuo compleanno, di poterti portare la colazione a letto, di poterti
trattare da vera regina, e di potermi dimenticare del mondo per
concentrarmi interamente su di te!
Ti
amo, piccola. Ti amo e se dovessi tornare indietro sceglierei sempre e
comunque te. E sceglierò te per sempre, qualsiasi cosa
succeda. Grazie di esistere! E questa non è una semplice
frase di circostanze, ma è una cosa che sento davvero.
Ancora
tantissimi auguri e…
Ti
amo e ti amerò per sempre.
Tuo
Alessandro
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