Five Methods - 1
Round 1
“Non mi sembra affatto il
caso, Harry, davvero.”
“Dai, Hermione, non ci
vorrà molto.”
“Harry, se qualcuno ci
scoprisse sarebbe imbarazzante.”
“Andiamo, l'abbiamo fatto
altre volte.”
“Perché non lo chiedi a
Ginny?”
“Scherzi? E' la sorella del
mio migliore amico.”
Hermione gonfiò indispettita le
guance, guardando Harry Potter seduto sulla poltrona di rimpetto alla sua. Aveva
quell'aria maledettamente convinta, quell'aria disinvolta che portava guai a
chiunque fosse diretta. A lei, per esempio.
Harry aveva una capacità che lei
non aveva. Convincere le persone, piegarle con gentilezza al suo volere. Non
esisteva persona in tutta Hogwarts che riuscisse a dire no! ad Harry
Potter. Ok, qualche Serpeverde, Draco Malfoy. Ma Draco-sono-io-il-furetto-Malfoy
non aveva voce in capitolo, dal momento che Harry non aveva il minimo interesse
di convincerlo a fare qualcosa.
Hermione roteò lo sguardo,
puntando con ostinazione i tendaggi della Sala Comune. Le sue dita
picchiettavano a ritmo sul bracciolo della poltrona, mentre le sue labbra
avevano preso a muoversi liberando una stupida canzoncina, canticchiata nei casi
di emergenza. E quello era un caso di emergenza. Hermione aveva un intuito
sopraffino nel captare situazioni potenzialmente pericolose.
“Ti assicuro che si
tratterà solo di un giorno.”
Continuando a guardare altrove,
la maga sospirò, afferrò il libro che aveva abbandonato sulle ginocchia e tornò
a leggere con ostinazione. Harry sollevò un sopracciglio con disappunto, notando
il disinteresse dell'amica. Tornò ad affondare nella comoda poltrona e prese a
pensare ad un altro stratagemma per indurre la compagna ad accettare la sua
proposta.
“Potrei darti qualcosa in
cambio.”
“Sì, Harry. Divertente.”
Borbottò Hermione, senza sollevare lo sguardo.
“Che significa quel sì
Harry divertente? Ho delle potenzialità.”
Hermione puntò le iridi nocciola
in quelle verdi del ragazzo. Capendo il significato di quello sguardo, Harry
aggiunse. “La fama, ad esempio.”
La ragazza riabbassò lo sguardo,
mormorando qualcosa di incomprensibile.
“Vediamo... potrei
schiantarti qualcuno. Voglio dire, non ti sporcheresti nemmeno la bacchetta.”
Rimanendo in silenzio, con gli
occhi fissi alle pagine del suo libro, Hermione puntò con un dito lo stemma di
Capo Prefetto che aveva cucito al petto.
“Giusto. L'avevo
dimenticato.” Disse Harry con una smorfia.
Quando Hermione chiuse con un
tonfo il suo libro, giudicando conclusa la sua lettura, Harry le rivolse uno
sguardo speranzoso.
“Non posso Harry, mi
spiace. Ma rischi di mettermi in seri guai.”
“Pensavo che gli amici
contassero di più di una semplice spilla del potere.” Ribatté Harry, acido.
Hermione, esasperata, sollevò le
braccia in aria. “
Harry, sai benissimo che farei qualsiasi cosa per te e Ron, ma adesso non posso.
Non è il momento giusto. Se qualcuno ci scoprisse tu rischieresti solo una
lavata di capo e di pulire la stanza di Gazza, io verrei dimessa dal mio
incarico e diventerei lo zimbello di tutta Hogwarts. Per cosa poi? Per uno
stupido voto.”
“Non è un voto da poco!”
Ribatté acceso Harry.
“Harry Potter se tu avessi
studiato dall'inizio dell'anno, adesso non saresti così disperato.” Proferì
tagliente Hermione, sapendo di cogliere nel vivo l'amico.
“Il fatto, poi, che la
professoressa McGranitt ti abbia ricattato mi giunge alquanto sospetto.”
Aggiunse, assottigliando lo sguardo come per sondare quanta verità ci fosse in
ciò che Harry le aveva raccontato. Harry, da parte sua, si alzò di scatto,
prendendo a percorrere avanti ed indietro l'intera distanza dalle poltrone al
camino. Hermione tentò più volte di ascoltare i borbottii del ragazzo, ma
inutilmente.
“Potremmo trovare un'altra
soluzione.” Disse Hermione, bloccando l'amico.
“Sarebbe?” Domandò Harry,
minimamente convinto delle soluzioni della ragazza.
“Ripetizioni.” Disse,
semplicemente, lei.
Gli occhi di Harry, al di sotto delle lenti,
luccicarono sorpresi e sconvolti. “Assolutamente NO.”
Hermione aggrottò la fronte, non capendo affatto da
dove derivasse tutta quella convinzione. “Perché no? E' un modo
legale per assicurarsi un buon voto.”
“No, no e no.” Harry scosse
la testa e i suoi occhiali minacciarono di scivolargli sul grembo.
“Ok, fai come vuoi.”
Hermione si alzò, stringendosi il libro al petto. “Convincimi del perché dovrei
mai usare una pozione Polisucco e poi, forse, ne riparleremo.”
Harry fece un passo verso di lei, deciso a
trattenere la ragazza dall'andare. Sembrava, decisamente, a corto di idee.
“Perché sei una mia amica!”
Esclamò, come se solo quello bastasse a convincerla. Hermione stirò le labbra in
un sorriso.
“Harry, non scherzare.” Il
ragazzo la osservò sbigottito. Detto ciò, Hermione diede le spalle all'amico,
dirigendosi verso il dormitorio femminile. Harry giurò di sentire una risata
provenire dalla rampa delle scale.
*
Lunedì mattina, Ron Weasley fermò Hermione di fronte all'aula di
Trasfigurazione.
“Hai idea di cosa sia
successo ad Harry?”
“No, perché?” Domandò,
intuendo vagamente cosa affliggesse realmente Harry. Ron si grattò la base del
collo, tenendo ben salda la borsa a tracolla che pendeva da una sua spalla.
“Ieri sera mi è sembrato più nero del solito. Non vorrei che la sua cicatrice
gli facesse di nuovo male.”
Hermione sorrise. “Parlerò con Harry, stai
tranquillo.” Ron le rivolse un cenno con il capo e la precedette all'interno
dell'aula. Notando che il giovane Weasley non era in compagnia del Ragazzo
Sopravvissuto, Hermione sostò un poco accanto alla porta. Tutti gli studenti del
sesto anno che avevano lezione con la professoressa McGranitt entrarono
nell'aula, prendendo posto; ma di Harry nemmeno l'ombra.
“Ron, dov'è Harry?” Domandò
Hermione a Ron, seduto in una delle ultime file. Il ragazzo scosse il capo.
“A colazione ha detto che
aveva dimenticato la piuma alla Torre.”
Hermione aggrottò la fronte ed aprì la propria
borsa. “Ron,” disse la ragazza
portandosi la sacca di traverso. “Dì alla McGranitt che sono in Infermeria.”
“Ma che-?” Ron spalancò la
bocca; Hermione Granger che lo intimava a dire una bugia ad un professore. Non
si era mai sentito! Osservò la ragazza sparire dietro al portone dell'aula ed un
attimo dopo la professoressa di Trasfigurazione fece il suo ingresso. Notando lo
sguardo perso del ragazzo, la McGranitt simulò un colpo di tosse.
“Per Merlino, signor
Weasley. Non le ho ancora chiesto di trasfigurarsi in un pesce lesso.”
*
Ginny Weasley cacciò, frettolosamente, un pezzo di
carta nella mano di Harry. La Sala Comune di Grifondoro era deserta, tutti gli
studenti di Hogwarts (tranne due) erano alle rispettive lezioni. Harry
scannerizzò il foglio, muovendo lo sguardo dall'alto in basso e dal basso verso
l'alto.
“E funziona?” Domandò
scettico. Ginny sbuffò, smuovendo una ciocca vermiglia che le ricadeva davanti.
“Ovvio che funziona! E'
stato sperimentato su un soggetto... bhé, un po' difficile.”
Harry sollevò lo sguardo sulla sorella di Ron,
inarcando un poco il sopracciglio. La ragazza roteò gli occhi. “Ok, un soggetto
impossibile. Ma tanto meglio, no?”
“Tutto sta nell'attenersi a
quanto ho scritto. Vedrai che otterrai quello che vuoi!” Esclamò raggiante
Ginny.
“Ok, ipotizzando anche che
funzioni...” Prese a dire Harry. “L'ultimo punto mi lascia perplesso.”
Ginny si mise di fianco al ragazzo e, sollevandosi
sulle punte, lanciò uno sguardo al foglietto di carta. Infine, un largo sorriso
solcò le sue labbra.
“Non ti preoccupare, Harry.
Quello è solo nei casi di emergenza.” Harry non s'azzardò a chiedere se Ginny lo
avesse o meno sperimentato. Era ancora rimasto scombussolato dalla vita
sentimentale della rossa. “Adesso devo andare Harry. Se c'è qualche problema non
esitare a chiedermelo.” Detto ciò, gli diede un leggero bacio sulla guancia e
corse verso il ritratto della Signora Grassa.
Harry rimase in piedi, di fronte al camino della
Sala Comune. Fissò nuovamente il foglio di carta. Nell'angolo in alto a destra,
la calligrafia chiara di Ginny spiccava vivida, accentuata dall'inchiostro rosso
che la ragazza si ostinava ad usare.
"5 Metodi per Ottenere Ciò che Si vuole da una
Persona"
Metodo #1. Essere gentili. La gentilezza è
sempre l'arma migliore da usare, specialmente nei confronti di una ragazza.
Lavora di fantasia, Harry!
Metodo #2. Darle sempre ragione. Su tutto.
Con Draco ha funzionato!
Metodo #3. Dimostrarsi accondiscendente e
saperle dare conforto. Ora, non so cosa abbia Hermione di che preoccuparsi, ma
indaga!
Metodo #4. Difenderla. Da qualsiasi cosa.
Metodo #5. SOLO in caso di emergenza.
Persuasione s-
“Harry Potter!”
Harry sobbalzò, cacciando il foglietto di Ginny in
una tasca dei pantaloni. Si voltò lentamente, immaginando i punti che sarebbero
stati tolti a Grifondoro e la punizione in una delle aule di Piton. Quando vide
Hermione, ansante, che si teneva allo stipite, si rilassò un poco, ma non
troppo.
“Cosa. ci. fai. qui?”
Sibilò Hermione, abbandonando la sua postazione e camminando verso il ragazzo.
Harry si trovò perso per qualche secondo.
“Ahh, ho dimenticato la mia
piuma.” Disse Harry, indietreggiando, tuttavia, di un passo.
Hermione incrociò saldamente le braccia al petto,
puntando torva il ragazzo. Dopodiché, sotto lo sguardo sconvolto di Harry, la
ragazza aprì la propria borsa e ne estrasse la piuma bianca del ragazzo. “L'hai prestata a me ieri.”
Harry diventò rosso. “Oh-ah! Vero! Che scemo,
l'avevo dimenticato. Grazie Herm!” Il ragazzo allungò una mano, ma Hermione
ritrasse la piuma prima che Harry potesse anche solo toccarla.
“A che gioco stai giocando,
Harry?” Domandò Hermione, mentre un piede prese a picchiettare sul pavimento
della Sala.
“G-gioco? Che gioco?”
Balbettò.
Hermione lo guardò, per niente convinta. “Non lo so. Dimmelo tu. Se
si tratta di quella storia del voto-”
Harry sollevò il palmo di una mano, interrompendo
la ragazza. “Sto valutando l'idea di...
delle ripetizioni, Herm.”
Sembrò la risposta giusta, perché Hermione
abbandonò il suo cipiglio e sorrise al ragazzo. “Ottimo!”
Tuttavia Harry si trovò a frenare il suo
entusiasmo. “Anche se preferirei la
Pozione Polisucco.”
Hermione sbuffò. “Harry.”
“Lo so, devo convincerti.”
Disse il ragazzo, sorridendo consapevole. All'improvvisa sicurezza dell'amico,
Hermione aggrottò la fronte.
“Non ti arrendi proprio
mai, eh?”
“Raramente.”
Hermione rimase in silenzio, ma Harry continuò a
parlare. “Cosa fai qui, Herm?”
La ragazza divenne improvvisamente rossa. “So-sono venuta a
cercarti.”
“Hai saltato un'ora?”
Domandò Harry, stupefatto.
Hermione sbuffò e tornò a posizionare la borsa a
tracolla. “Già.” Si avviò verso
l'uscita della Sala Comune, ma si arrestò, voltandosi verso Harry.
“Ho fatto dire a Ron di
essere in Infermeria. Quindi, Harry, trova un'altra scusa per giustificarti. Ci
vediamo!”
Harry, rimasto solo, sospirò. Ecco il primo
problema che gli bloccava la strada. Pensò di cercare Ginny e chiedere aiuto.
Che cavolo s'inventava adesso? |