L'ultimo respiro
Era
successo tutto talmente in fretta che nessuno ancora riusciva a
capacitarsi che su quel letto di ospedale, adesso c’era Luca
Benvenuto, il loro commissario.
Gabriele l’aveva visto sbalzare in aria come fosse un
semplice pupazzo, senza forze, senza difese.
Si era subito avvicinato per trascinare il suo corpo lontano da quel
casale che da lì a poco sarebbe divampato tra le fiamme. I
soccorsi erano arrivati in poco tempo, da una prima occhiata Luca
sembrava in gravi condizioni. Appena arrivato in ospedale lo portarono
subito in sala operatoria per togliere le schegge che potevano
compromettere le funzioni vitali. Dopo circa due ore di operazione, il
dottore aveva dato la notizia che Luca era in coma e che forse non
avrebbe superato la notte.
Nessuno aveva osato muoversi da lì. Guardavano Luca
attraverso il vetro che li separava, legato a tutte quelle macchine, e
fasciato in varie parti del corpo.
L’esplosione era avvenuta in tardo pomeriggio. Vittoria era
riuscita ad avvisare Anna solo la sera.
Lei non ci aveva pensato due volte: aveva prenotato il primo aereo per
Roma mentre metteva qualche indumento in un piccolo borsone. Aveva
chiamato un taxi ed era scappata subito in aeroporto, pregando per
Luca, l’uomo più importante della sua vita.
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Il rumore
delle macchine a cui era legato Luca non dava pace a chi entrava
dentro, anche solo per potergli accarezzare una mano. Vittoria
è svenuta dopo qualche minuto che stava dentro,
fortunatamente un infermiere l’ha presa in tempo e
l’ha portata fuori dalla stanza.
Sono le tre di
notte passate. La stanchezza inizia a farsi sentire in ognuno dei
presenti, ma nessuno sarebbe riuscito ad andare a casa a riposare.
Qualche minuto dopo nel corridoio si sentono dei passi, quasi
impercettibili. Si girano tutti a guardare chi sia, anche se non
è difficile da capire. Gli occhi vengono puntati su Anna,
gli occhi gonfi e rossi, il viso bagnato dalle lacrime, sue compagne di
viaggio, e le mani che continuavano a tremare. Da una rapida occhiata a
tutti e con un cenno del capo li saluta, per poi fermare un infermiere
per convincerlo a farla entrare nella stanza.
Anna entra
immediatamente nella stanza, e si ferma a pochi passi dal letto,
mettendosi una mano davanti alla bocca per bloccare un singhiozzo
prepotente. Avanza lentamente e si abbassa posandogli un dolcissimo
bacio sulla fronte -Luca, sono arrivata. Sono qui- dice accarezzandogli
la parte sinistra del viso.
E poi
è un attimo. Non si capisce più nulla. Abbassano
le tapparelle, oscurando completamente la vista dei presenti, mentre
cercano di allontanare Anna che, invano, continua ad urlare il nome del
suo amato Luca.
E poi le
parole che mai si sarebbe aspettata di sentire: “Ora del
decesso 3.40”.
E
poi…
E poi nulla
più. Buio completo. Anna crolla tra le braccia dei dottori e
non sente più nulla.
Mentre
qualcuno fuori dice “Stava aspettando lei”, tra i
singhiozzi e l’abbracci.
--- [la scena
sfuma verso il nero] ---
Varco
l’enorme cancello nero e inizio a camminare sopra i ciottoli
che sotto le mie scarpe emettono un leggero rumore.
È
passato un anno, ma ancora non riesco a capacitarmene. Non riesco a
capacitarmi che proprio tu, Luca Benvenuto, il più valoroso
dei poliziotti che abbia mai conosciuto, non ci sei più.
Mi accovaccio
e poggio la rosa rossa sulla tua tomba e con le dita sfioro la tua
foto. Bello, sorridente. È così che ti
ricorderò sempre, Luca. Come l’uomo che
è riuscito a cambiare la mia vita. Come l’uomo che
ha saputo rendermi migliore. Come l’uomo che riusciva a farmi
sentire al sicuro, anche solo con uno sguardo.
Oggi ho
ricevuto la mia laurea! È stato molto emozionante.
C’erano tutti. Mancavi solo tu.
E sai, ancora
ci speravo. Speravo che spuntassi con il gigantesco mazzo di rose rosse
che mi avevi promesso, e che ti fossi seduto nel posto ad honorem che
avevo riservato per te. Ma tu non c’eri, e quel posto
è rimasto vuoto.
Non lo so,
Luca. Non so più cosa fare! È il giorno della
coronazione di un sogno, ma non riesco a ridere. Non riesco a far altro
che piangere perché non ci sei tu con me. Perché
io questo sogno l’avrei voluto coronare con te accanto.
Perché io il mio futuro l’ho sempre immaginato con
te, al mio fianco.
E invece
adesso vedo solo nero. Non vedo più un futuro felice,
perché io stessa ho smesso di esserlo da quando te ne sei
andato. Vado avanti grazie ad Abel e ai nostri amici che non mi
lasciano sola. Oggi sono stati loro a portarmi il mazzo di rose rosse
giganti. E appena l’ho visto sono scoppiata in lacrime e non
hanno avuto bisogno di fare domande.
Mi manchi,
Luca. Mi manchi anche se so che sei accanto a me.
Mi manchi
perché non siamo riusciti a dirci tutto, a chiarirci.
Bacio la tua
foto e mi rialzo, sorridendoti -Tu non sarai mai roba vecchia. Ti amo,
Luca- dico con un filo di voce, mentre le lacrime continuano a scendere
copiose. Guardo un’ultima volta la tomba e varco nuovamente
il cancello.
--- [la scena
sfuma verso il nero per l’ultima volta] ---