Troppi
Attraverso
l’unica, grande finestra della stanza entrava un
sottile raggio di luna che diffondeva una luce diffusa, che le
permetteva di
distinguere con una certa precisione le sagome dei mobili, non che ce
ne
fossero molti.
I lunghi capelli castani,
liberi dalla stretta treccia nella
quale era solita costringerli, erano sparpagliati sul cuscino. Alcune
ciocche
le sfioravano i contorni del viso tondo e altre le carezzavano la
schiena nuda.
Socchiuse gli occhi
assonnata e mosse pigramente le dita,
affusolate, delle mani. Strinse un lembo del lenzuolo e fece un
profondo
respiro. L’odore pungente del sudore le riempì le
narici, ma non ne fu
infastidita. Lo trovava, in un certo senso, confortante, una
consuetudine che ormai
accompagnava quasi tutte le sua notti. Sua
nonna diceva spesso che un uomo puzzava
sempre di sudore, non profumava certo di rose come Sokka, scatenando
l’ira
del nipote.
Rise rivedendo il viso
rugoso e sorridente della donna,
sbiadito dagli anni. Quanti anni erano passati? Troppi.
Non era più la
ragazzina petulante e apprensiva che era
stata durante l’adolescenza, durante la guerra. Era
cresciuta, era cambiata,
era diventata, in un certo qual modo, più donna,
più vuota.
Aveva perso
quell’atteggiamento materno e apprensivo, il
vizio di osservare sospettosa tutti i movimenti di suo fratello, di
lanciare
frecciatine a Toph, di arrossire davanti ad Aang.
I
morti le erano
indifferenti, ormai.
Allungò le
gambe stiracchiandosi, distese le labbra in un
sorriso appena accennato e si rigirò nel letto. I capelli
frustarono l’aria
prima di rassegnarsi nuovamente sul cuscino rosso.
Il suo naso
sfiorò quello di un uomo addormentato. Questo
socchiuse gli occhi ambrati e la fissò contrariato,
poi, facendo forza sui gomiti, poggiò le sue labbra su
quelle di Katara.
I capelli neri gli si
spostarono dal viso e la vistosa
cicatrice che ne percorreva il lato sinistro fu scoperta.
-Dormi.-soffiò
Zuko sulle labbra di Katara, prima di
passarle un braccio attorno alla vita e di rimettere la testa sul
cuscino.
Le sottili sopracciglia
castane si contrassero insoddisfatte
e, prima che la donna cadesse in un sonno privo di sogni,
l’ultima cosa che le
iridi celesti colsero fu la fiamma dell’ultima candela
rimasta accesa, in un angolo
della stanza, che si spegneva.
Angolo
autore:
In origine questa cosa
doveva
essere una fluff, poi la mia
vena malinconica/triste/sadica/insensata ha preso il sopravvento e
questo è
stato il risultato. Prima o poi riuscirò a scrivere una
Zutara fluff, vedrete! è_é
Questa fan fiction
partecipa all’Avatar's Characters
Challenge sul Forum di EFP, indetta dalla sottoscritta :D
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